incesto
La profia e suo figlio 1
di geniodirazza
22.08.2024 |
16.202 |
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"Adesso volevano ambedue scopare come dio comanda; si stese supina sul letto, divaricò le gambe e tirò su le ginocchia, invitandolo a salirle addosso a..."
Rosalba, cinquantacinque anni, era una donna assai bella che gli anni avevano leggermente appesantito senza turbare quasi per niente il fisico statuario da sempre caratterizzato da due gambe snelle e tornite da una lunga abitudine a viaggiare sempre su tacchi di almeno dieci centimetri, se non dodici o quattordici in particolari abbigliamenti; al di sopra, spiccava un culo disegnato col compasso, sodo e rotondo che il naturale ancheggiamento faceva diventare irresistibile attrattiva per gli occhi e per il desiderio.Il seno, un quarta che si ergeva prepotente a fendere l’aria coi capezzoli spesso ritti, era una vera gioia per lo sguardo e per la voglia irresistibile di tutti i passanti; il viso di classica bellezza mediterranea, con occhi neri e profondi, era circondato da una folta capigliatura nera tenuta sciolta sulle spalle; la bocca carnosa e sensuale, ravvivata da un rossetto di colore acceso, pareva un invito alla fellazione; il nasino dolce leggermente all’in su completava una figura eccitante e lussuriosa.
La sua vita era scivolata serena e armoniosa lungo i trent’anni di matrimonio e i cinque di fidanzamento che, vissuti tutti con gioia e allegria col marito Nicola, l’avevano vista protagonista di infinite scappatelle e trasgressioni, sempre d’intesa e in coppia con suo marito, che avevano dato vita a infinite occasioni di sesso spesso anche in ottima compagnia di amici, amanti occasionali e bull assoldati all’occasione; solo nell’ultimo anno problemi di prostata di Nicola avevano frenato l’impeto ed era a secco da qualche mese.
Insegnava nel locale Liceo dove era diventata un riferimento imprescindibile per le generazioni di studenti che si succedevano e dei giovani insegnanti che si alternavano quasi a ritmo continuo; l’attività di suo marito, dirigente in una delle numerose fabbriche del territorio, forniva, insieme al suo stipendio, un reddito sufficiente a vivere con serenità ed essere spesso attivamente presenti nella vita sociale e culturale della città.
L’unico cruccio veniva da Lucio, il figlio ventenne studente del liceo dove insegnava; frequentava l’ultimo anno di corso per affrontare l’esame di maturità; purtroppo, un’attitudine assai scarsa all’impegno ed allo studio lo aveva fatto escludere dagli esami l’anno precedente; adesso frequentava la stessa classe da ripetente ed aveva legato immediatamente con alcuni bulli, tutti più o meno della sua età, che mettevano in agitazione la classe e l’Istituto; era questo l’altro cruccio che la tormentava.
In casa, il rapporto col figlio era connotato da uno strano miscuglio di liberale permissività, da parte dei genitori, e da un qualche rancore segreto, da parte del ragazzo, che lo agitava e su cui non dava indicazioni utili; Rosalba, resasi conto che suo figlio prelevava dalla cesta dei panni da lavare i suoi slip usati e li utilizzava per saporite masturbazioni, dopo averne parlato un poco col marito, arrivò alla conclusione di una voglia edipica del ragazzo nei suoi confronti, aggravata dai discorsi coi bulletti della classe.
Nicola le suggerì, alla prima occasione, di affrontare lealmente il problema col figlio; nel caso, poteva anche accettare l’esperimento di un rapporto sessuale, a patto che fosse chiara la finalità terapeutica dell’intervento e che si trattasse di una sola occasione senza strascichi o conseguenze; gli disse che ci avrebbe pensato bene, perché comunque di un incesto si trattava, e che gli avrebbe fatto conoscere gli sviluppi della vicenda.
Anche per le faccende dell’esame di suo figlio, che nelle loro condizioni non poteva vedere a rischio, e per la disciplina da assicurare in aula, chiese l’opinione dei colleghi; un’insegnante più matura e di larga esperienza le confidò che un professore della scuola, responsabile del maggior numero delle materie e incaricato di rappresentare l’istituto nella commissione d’esame, già in altre occasioni aveva dimostrato la concreta disponibilità a certi ‘mercati’.
Conoscendo molto bene le abitudini e la storia di Rosalba, la collega le fece sapere che, praticamente, il professore in discussione aveva difeso e sostenuto efficacemente alcuni ‘casi disperati’ perché le belle madri avevano accettato di incontrarlo per un rapporto sessuale, per quel che ne sapeva neppure molto impegnativo, una fellazione o una spagnola in pratica; conoscendo il passato della collega, era certa che avrebbe potuto ottenere il migliore risultato possibile appartandosi solo una volta, d’intesa col marito.
Naturalmente, la prima cosa che fece fu di parlane con Nicola, che impiegò poco a convincersi che una garanzia ulteriore per il loro figlio di superare lo scoglio della maturità valeva bene una scopata con uno sconosciuto; Rosalba non impiegò molto ad irretire il collega maschilista e arrogante nella sua rete di seduzione; con qualche sculettamento e poche frasi di finta complicità riuscì a stabilire un appuntamento per qualche sera successiva.
Dopo una prevista riunione fiume che tenne inchiodati gli insegnanti fin quasi a sera, attesero di rimanere soli e si rifugiarono nell’auto di lei che, nel corso degli anni, per servire utilmente agli scopi di trasgressioni frequenti nei loro rapporti di amore e di sesso, lei e suo marito avevano adattato meravigliosamente ad alcova, rendendo estendibili e ruotanti i sedili e dotando l’interno di lubrificanti, preservativi e tutto quanto potesse risultare utile.
In particolare, avevano fatto sistemare un’attrezzatura che consentiva di riprendere l’interno durante le scopate, per avere poi dei documenti da commentare e su cui sollazzarsi ulteriormente; la web camera, sistemata dietro lo specchietto, si notava solo se si faceva caso alla lucetta verde; ma, oltre loro due, solo pochissimi amici molto fidati erano in grado di rendersi conto che la ripresa era in atto; lei era abilissima ad attivare tutte le dotazioni dell’auto.
Non appena si furono seduti nell’abitacolo dell’auto, sistemata nel punto più buio del parcheggio vicino alla scuola, lui le si lanciò addosso violento, con la chiara intenzione di una scopata aggressiva e rapida; lei lo bloccò e si limitò ad abbassare il corpetto del vestito per portare alla luce il seno abbondante e sodo; amava molto farsi succhiare i capezzoli e guidò la testa di lui alle mammelle, imponendogli il ritmo delle leccate ai globi, alle aureole ed ai capezzoli duri di voglia e di piacere.
Prese la mano di lui e la spostò sulla figa, imponendogli di infilare il medio e titillare; eseguì docile e finalmente convinto a seguire le voglie di lei che, intanto, aveva aperto la zip e infilato la mano nello slip; incontrò un cazzo notevole, nella media da lei preferita dei cazzi assaggiati nelle trasgressioni realizzate con la complicità del marito; il pensiero volò a lui mentre estraeva la mazza dal pantalone e la faceva ergere superba dal ventre quasi contro il suo viso.
Aveva intanto avviato la ripresa segreta e una sola occhiata alla lucetta del led le diede la certezza che la fellazione che si apprestava a fare fosse ripresa integralmente e con molta precisione, data la qualità della macchina adoperata; si dedicò allora con fervore alla mazza, rievocando in mente le grandi sedute di sesso orale fatte con suo marito e con amici e bull occasionali; questa che teneva in mano titillandola quasi con amore reggeva bene il confronto.
Manovrò i sedili in modo da potersi distendere con agio in tutto l’abitacolo e sfilò a lui pantaloni e slip portando alla luce il basso ventre e, soprattutto, la mazza superba su cui si avventò con voglia; cominciò a leccare con la debita devozione il cazzo dall’ano fino alla cappella, prima di spingerlo contro le labbra che lasciò aprirsi con dolcezza e lentezza per accentuare la sensazione, in lui, di violare una figa apparentemente vergine.
Lui tentò qualche ‘botta’ per cercare si scoparla in bocca ma Rosalba, bene avvezza anche alle fellazioni più adite, impiegò un niente a frenare l’empito e ridurre l’asta alle sue voglie; la guidò con la lingua contro il palato e la fece scorrere dolcemente finché passò l’ugola senza fastidi; il movimento della testa assegnò al cazzo il ritmo del pompino che lei volle attribuire; lui si trovò a chiavarla in bocca senza riuscire ad imporre nessuna delle voglie che aveva elaborato.
Nell’ora successiva, Rosalba agì sul cazzo con un’abilità ed una maestria che sconvolsero il presunto latin lover; con la sua sapiente abilità a succhiare, leccare, mordere, carezzare e stringere di colpo, impose una fellazione che mandò il maschio alle stelle e diede a lei il campo per esercitare tutta la sua voglia di cazzo, insoddisfatta da qualche mese; più volte lo portò al limite della sborrata e, con una strizzata di coglioni, lo indusse a ricominciare da capo.
Finalmente si stancò, anche perché la mandibola cominciava a dolerle per la stanchezza, a gli diede il colpo finale, facendolo copulare in gola fino a che, esausto, lasciò partire una sborrata intensa e rapida, che lei accolse volentieri e ingoiò devotamente, come era abituata a fare ormai da anni con suo marito e con gli amanti occasionali di corollario; mentre si rilassavano dalla grande scopata, lui si lasciò andare aduna pericolosa considerazione.
“E’ stata davvero una bellissima scopata; sono sicuro che le prossime volte, con maggiore agio, sarà ancora più bello ... “
“Senti, stronzo, non ci sarà una prossima volta; il patto era una scopata per il sostegno a mio figlio; la scopata l’hai avuta e, come hai appena detto, è stata bellissima; adesso tu farai la tua parte ... Prima che aggiungi altre stronzate, sappi che quella lucina verde indica che una web cam ci sta registrando fin da quando ti sei seduto qui a fianco; ora, nel nostro computer e nei telefonini mio e di mio marito il pompino risulta in tutta evidenza dall’inizio alla fine.
Visto che hai provato a ricattare, sappi che se le cose per mio figlio non andranno come promesso, quella registrazione arriverà direttamente a tua moglie, al preside, al provveditore e al ministro; ovviamente, il mio viso sarà irriconoscibile e il tuo chiaro come la luce del sole; perderai in un solo colpo matrimonio famiglia e lavoro; adesso datti una regolata e, se riesci a diventare un uomo serio e maturo, cambia registro; ora vattene, perché mi hai già nauseato.”
“Dai non prendertela così calda, ci ho provato; mi piaci e mi è sembrato doveroso farlo .. Okay; addio, ci vediamo alla fine degli esami; farò la mia parte, stai certa.”
Corse a casa super eccitata e abbracciò suo marito; era rabbiosa e si sfogò raccontandogli tutto; lui la sostenne con l’affetto di sempre e la indusse a calmarsi; alla fine, i risultato finale era che il loro figlio avrebbe avuto la strada spianata grazie a sua madre e lui poté darle con la bocca con le mani e con un dildo, gli orgasmi che l’altro non si era curato di assicurarle; lei lo amò con tutta l’anima perché sentì in quella funzionalità solo relativa una capacità d’amore infinita.
Quando finalmente si sdraiò a rilassarsi dopo l’ennesimo feroce orgasmo, avvertì suo marito che le restava da risolvere il problema della disciplina in classe; per questo, pensava di imporre al ragazzotto che dominava il gruppo dei bulli una lezione da ricordare nel tempo; Nicola le suggerì prudenza perché la condizione di alunno poneva il ragazzo nella condizione di essere considerato comunque vittima di una ninfomane; lei lo rassicurò che non sarebbe andata oltre i limiti della decenza.
Decise e portò l’attacco in un intervallo tra due ore di lezione; aveva studiato il soggetto e sapeva che amava andare a fumare nei bagni dei professori quasi sempre vuoti; entrò precedendolo e, quando lo ebbe a tiro, lo trascinò in una delle cabine e chiuse la porta alle sua spalle; lo abbracciò con forza da dietro, aprì la cintura dei pantaloni, li abbassò alle caviglie insieme alo slip e afferrò da dietro il pisellone del ragazzo davvero notevole per la sua età.
“Allora, dimmi; cosa racconti che vorresti fare con questo pisellino alla tua profia? Squarciarle figa? Sfondarle il culo? Ah, no; vorresti infilarglielo in gola e farla soffocare; che violento sei! E tutto questo con un pisellino da ragazzino al massimo buono per una sega? Hai mi visto un cazzo vero in azione? Hai mai scopato una femmina calda come la tua profia? Ragazzino, parlo con te! Hai mai fatto esperienza con una femmina vera? Sei in grado di soddisfarla? Scommetto che sei ancora vergine dappertutto!”
“Profia, ti prego, non prendertela con me; io ero solo il pappagallino stupido che ripeteva cose dette da altri ... “
“Ah, davvero!? E chi sarebbe questo ‘altro’ di cui lo stupido pappagallino ripete le frasi?”
“Perdonami, profia; lo so che dovrei stare zitto, ma non mi va di essere maltrattato io solo mentre tuo figlio Lucio dice di te cose inenarrabili!”
“Va bene; poi farò i conti con Lucio; adesso però fammi sentire cosa davvero sei capace di fare con questa tua arma spuntata ... sai che hai proprio un bel culetto, ragazzo? Senti la mia figa come si struscia contro il tuo osso sacro? ... Se fossimo a casa mia, userei uno strapon asinino e ti sfonderei questo culetto verginale e intonso; se mi capiti a tiro, te lo faccio davvero; mi piacerebbe sentirti urlare di piacere mentre ti inculo, sai?”
“Profia, perdonami; non esagerare; da te mi farei fare qualsiasi cosa, ma non insistere qui a scuola; continua a farmi una sega; è troppo bello sentire anche solo la tua mano dolcissima sul cazzo; non mi trattare male per favore. Non avrai più problemi in classe, ma non mi umiliare ancora; non ho esperienza e lo so; ma davvero mi piacerebbe che mi svezzassi almeno un poco ... “
Il cazzo era diventato una barra d’acciaio nelle mani di lei che sapientemente lo titillava da dietro mentre si strusciava con la figa sul culo nudo; lei si immerse tanto nel piacere della sega che riuscì a sborrare prima che il ragazzo se ne accorgesse; con pochi e precisi movimenti della mano lo portò al limite e si godette le vibrazioni del cazzo che spruzzava contro le piastrelle; gli accarezzò dolcemente la nuca mentre sentiva il cazzo afflosciarsi teneramente nella mano; uscì con cautela e rientrò in classe.
La prima cosa che fece fu parlare con Nicola dell’esperienza vissuta nei bagni della scuola; gli disse anche del ruolo avuto dal figlio nella vicenda; suo marito le suggerì di parlare con Lucio e di proporgli una scopata che fosse di soddisfazione per lui e di compensazione per lei; se restava un episodio unico, poteva solo placare gli istinti di entrambi; quel venerdì non sarebbe rientrato a dormire a casa per un controllo da fare in un’altra città; poteva essere l’occasione giusta.
Il venerdì, dopo avere pranzato con suo figlio, lo prese in disparte e gli parlò apertamente; quando accennò alla possibilità di passare con lei la notte tra venerdì e sabato l‘altro si limitò ad abbracciarla con forza; ricambiò la stretta con amore e lo attirò a se.
Sentì che le mani di Lucio si muovevano nervose ad afferrare le natiche, le palpavano, le stringevano ed esaltavano la sua voglia; mosse la mano ad afferrare il cazzo da sopra i vestiti ed ebbe la certezza che lo spessore e la lunghezza fossero quelli che in genere la soddisfacevano ampiamente; lo guidò verso la camera, sempre allacciati nel bacio vorace che divorava la lingua di lui e la succhiava come un piccolo cazzo; ai piedi del letto, si sedette e slacciò la cintura del pantalone.
Lo mandò giù abilmente trascinando insieme il boxer; mentre lei afferrava il cazzo finalmente nudo davanti ai suoi occhi, lui si liberò, scalciandoli, degli indumenti e delle scarpe, le prese le tempie tra le mani e cominciò a scoparla in bocca; non era delicato, suo figlio, e rischiava di soffocarla; afferrò l’asta e regolò la penetrazione in bocca mentre la lingua faceva il suo dovere deliziando la cappella e la mazza tutto intorno.
Il pompino era da manuale; Rosalba era troppo esperta perché un ragazzo di venti anni potesse reggerle; con linguate e risucchi, affondi in gola e manipolazioni varie, lo portò all’orgasmo più rapidamente di quanto immaginasse; sentì lo spruzzo della sborra esplodere e venne anche lei, urlando come un animale scannato; continuò a succhiare il cazzo che scemava e si faceva barzotto; le sue leccate, come sperava, fecero risorgere rapidamente la mazza.
Lo spogliò completamente e gli succhiò a lungo i capezzoli, eccitandolo oltre ogni dire; lo rimproverò sensualmente che non aveva neppure accennato a spogliarla, eppure era già in intimo con sopra una vestaglia; si spogliò rapidamente, si stende sul letto e portò la testa di lui fra le cosce; dovette guidarlo a succhiare, leccare e mordicchiare la figa, perché era completamente a digiuno di cunnilinguo; contrariamente che a scuola, apprendeva in fretta.
In pochi minuti fu in grado di succhiarle l’anima; sentì che sempre più abilmente leccava le grandi labbra, stimolava quelle piccole ed afferrava con la bocca il clitoride, provocandole sferzate irresistibili di piacere ed orgasmi; si abbandonò languida al giovane amante e si fece succhiare avidamente tutto il sesso; si girò carponi e lo invitò a riprendere a leccare, ma da dietro, stavolta, e a stuzzicare soprattutto il buco del culo che fremeva dalla voglia di una forte inculata.
Infoiato come un animale, il ragazzo si scatenò a succhiare, mordere, tormentare tutto, figa culo e circondario, finché ebbe lo sprazzo giusto; si stese sotto di lei, a sessantanove, e spinse in basso la testa perché si prendesse in bocca il cazzo; più esperta, lei si organizzò a fermarlo con le cosce quando voleva succhiarlo e a liberarlo quando voleva essere succhiata; per molto tempo si alternarono nella doppia fellazione e si fermarono solo quando le mandibole dolevano ad entrambi.
Adesso volevano ambedue scopare come dio comanda; si stese supina sul letto, divaricò le gambe e tirò su le ginocchia, invitandolo a salirle addosso a montarla; non ci pensò due volte e con irruenza le sbatté i venti centimetri del cazzo dentro la figa; sentì un urto violento e dolcemente lo invitò a muoversi cautamente su e giù; ad ogni colpo, i suoi orgasmi si scaricavano; quando sentiva la voglia di avvertirlo dentro tutto intero, gli cingeva i fianchi con le gambe e, con i piedi intrecciati dietro la schiena, dava il ritmo della scopata.
Sentì l’orgasmo montare con grande lussuria nel ventre a mano a mano che il ragazzo la scopava al ritmo imposto ed a cui si adeguava rapidamente; quando esplose, le sembrò che il ventre si aprisse per accogliere tutto il corpo del giovane amato; contemporaneamente il calore degli spruzzi che sentiva scaricarsi nell’utero la avvertì che anche lui aveva sborrato, con grande lussuria e abbondantemente.
Si fermarono ansanti; lentamente lei si divincolò dalla presa che aveva realizzato sul corpo di lui; aspettò che il cazzo, per naturale riduzione dopo la sborrata, si sgonfiasse e scivolasse dolcemente dalla figa rilassata e slabbrata dalla monta violenta; spostò dal suo il corpo del ragazzo e si stesero supini sul letto a riprendere fiato; non servì molto tempo al partner; la giovane età gli consentì di recuperare rapidamente e facilmente il massimo della possanza.
Non voleva che tutto si riducesse ad una scopata veloce e unica; intendeva però offrirgli anche il massimo che la voluttà le suggeriva e consigliava; prima di liquidarlo, un passaggio nel culo se lo voleva concedere; se restavano tempo e energie, si sarebbe fatta scopare alla spagnola; per ora, si preparava all’inculata.
Mentre lui quasi si appisolava godendosi il languore conseguente alla grande monta e a due sborrate consecutive, lei andò in bagno, in parte per lavare dalla figa la sborra e le scorie della scopata, ma soprattutto per prelevare dal cassetto dei medicinali il tubo del gel lubrificante che aveva felicemente sperimentato per tante inculate, anche con cazzi di taglia decisamente maggiore di quello che si stava spupazzando al momento.
Rientrata in camera, si dispose di nuovo gattoni sul letto e indicò al figlio di andarle dietro e leccare; eseguì prontamente e per un lungo tempo si dedicò a titillare con dita e lingua tutto il perineo, dal pube all’osso sacro soffermandosi, su indicazioni della madre, sul buco del culo e sulla figa, nei quali infilava la punta della lingua per una sollecitazione anale molto efficace; sempre guidato da lei, infilò nel culo le dita, prima una e poi due tre e quattro, chiuse a cuneo, per allargare l’accesso.
Il ragazzo intuì che lei si stava facendo preparare ad una grossa inculata e si eccitò ancora più bestialmente, se possibile; prese il gel che lei gli aveva passato e, intanto, lo spalmava sulle dita che infilò nel canale rettale trovandolo aperto e disponibile; quando lei lo incitò, unse per bene col lubrificante culo e cazzo, appoggiò la cappella al buco e spinse; la mazza scivola dentro come un coltello caldo in un pane di burro; tirò a se le natiche, prendendola per le anche.
Cominciò per lui un viaggio imprevedibile, insperato e travolgente nel culo della madre arrapata; si lasciò guidare alla nuova esperienza con la voglia di godere alla morte e di imparare tutto quello che era possibile conoscere sull’inculare; lei lo avvertì che, se da quella posizione spingeva il culo contro il ventre, il rumore dei corpi che si scontravano era eccitante; se poi si afferrava alle tette che, in quella posizione, pendevano inutilizzate, poteva aggiungere altro piacere stimolando i capezzoli.
Il giovane amante rivelò ancora una volta prontezza e capacità di adeguamento; anche di fronte ad un’indicazione nuova e per lui inedita; immediatamente colse il senso delle indicazioni e si dedicò all’inculata con l’abilità di un amante maturo e smaliziato; Rosalba attivò tutte tutte le sue abilità, maturate in molte esperienze, per serrare il cazzo nello sfintere e ‘obbligarlo’, in qualche modo, a scopare senza lasciarsi andare alla sborrata finale.
Con l’ormai acquisita prontezza nel mettere in pratica lei indicazioni, lui cominciò a scoparla nel culo in maniera travolgente; si godé a lungo la pecorina; quando lei lo spinse di lato e piombarono ambedue sul letto, capì che poteva continuare a scoparla da dietro, prima sdraiato sul lato destro, poi su quello sinistro; tenendole sollevata la gamba libera, si beava dello schiocco del ventre contro il culo e delle palle contro la figa; infilò una mano e torturò il clitoride.
Lei ormai era in paradiso, con la grossa mazza che scivolava lussuriosamente nel canale rettale, avanti e indietro, procurandole continui orgasmi di varia intensità; lui imparò a montarla velocemente in alcuni momenti e a soffermarsi in altri per godere e farle godere la penetrazione lenta e profonda fino all’intestino, tirando via talvolta il cazzo fino alla cappella; la alternava con scopate veloci che esaltavano il piacere di entrambi.
Lo bloccò, ad un certo punto, e volle essere inculata mentre lo guardava negli occhi; si stese supina sul bordo del letto, col culo leggermente in fuori, e lo invitò a incularla così; guardava il cazzo che andava avanti e indietro e si eccitava; leggeva le sue smorfie di piacere e godeva; si spostò al centro del letto, si mise tutti i cuscini sotto le reni e si fece inculare ancora da sopra; dopo una lunga monta, lui la fece girare bocconi sulle lenzuola e la inculò disteso sulla sua schiena; muovendosi avanti e indietro, la scopava con tutto il corpo.
Rosalba trovava molto sensuale quella scopata a schiena intera; gli prese le mani e se le portò sulle tette, una, e sulla figa, l’altra; lui colse al volo e titillò sapientemente capezzoli e clitoride; infine, la scopò ancora nel culo, dall’alto, con le spalle appoggiate sul letto e le gambe al collo di lui; la sensazione che lei provava, di essere sventrata come un animale al macello, col cazzo che perforava il ventre dall’alto, era di lussuria infinita.
Tornato ad incularla da dietro, scivolando sulla sua schiena per chiavarla con tutto il corpo dalle spalle alle natiche, raggiunse la terza sborrata della giornata, intensa, lunga, sazia; la scaricò nel culo con il massimo piacere possibile e si abbatté sulla schiena di lei ansante e al limite della resistenza; convinta della sua capacità di ripresa, lei lo lasciò sdraiato e si manipolò la figa per prolungare il piacere infinito che aveva provato.
La donna non aveva nessuna voglia di porre fine a quella performance di ottimo sesso con un cazzo giovane e potente; nelle ore successive che passò con lui nel letto matrimoniale, si fece scopare tra le tette, nella più classica spagnola, lo prese in figa per quasi un’ora, impedendogli di sborrare; si fece violentare il culo ancora due volte, con sempre maggiore enfasi e voglia; sapeva che non avrebbe accettato più di scopare con lui per non esporsi a rischi; volle quindi prendersi tutto quello che era in grado di darle.
Se non lo prosciugò completamente, certamente lo usò a lungo e molto volentieri; scoparsi un torello così giovane e voglioso le dava quasi la sensazione di aspirare dal suo corpo una nuova giovinezza, che ogni scopata fosse per lei una carica che proveniva da una protesi separata alla nascita e che la riempiva.
Quella notte si diede molto da fare per godere allo spasimo; passarono le ore a scopare come mandrilli, fino all’alba; lei non era mai sazia, lui riuscì a spremere dalle palle tutta la sborra che lei gli chiese; in quella sola seduta, il giovane apprese quanto avrebbe imparato in anni di sesso, con un’insegnante della troiaggine di sua madre che lo aveva amato e guidato a scopare.
Quando Nicola prese il posto del figlio nel letto matrimoniale, Rosalba gli raccontò tutto, nei particolari, provocando una forte emozione nell’impotente consorte; rinunciarono ad una delle loro scopate perché lei era stanca, ma decisero di chiarire meglio i possibili sviluppi del loro anomalo rapporto.
Continua ... probabilmente
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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