Lui & Lei
Impotenza
di geniodirazza
05.02.2025 |
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"La porto a cenare con pesce in un locale tipico; per una ragazza cresciuta sull’Adriatico, è facile capire e scegliere i tipi di pesce e persino il vino per..."
Mi sento molto giù, da un po’ di tempo; non riesco a capire come una ragazza come me, bella, piena in tutte le forme, ammiratissima e corteggiatissima, non riesca a rimanere incinta di un marito con un cazzo bello grosso e pronto ogni volta che gli chiedo di fottermi; a venticinque anni, con cinque di matrimonio alle spalle, non riesco a capire perché non mi riesce di avere un figlio; sono quasi certa che è lui la causa di tutto; deve essere per lo meno sterile.Di sborra ne ha tanta e me ne scarica abbondantemente in bocca, quando lo succhio come so fare io; sono certa che anche la figa mi riempie quando mi scopa da ogni parte; perfino dal culo sento scorrere rivoli di sperma, quando mi strapazza con la forza che sa mettere nelle sue scopate nel retto; vorrei che si facesse controllare, ma non c’è verso di imporglielo perché non ne sente la necessità; ma io sono certa che non ho problemi, visto che tutte in famiglia sono prolifiche.
Continuiamo su questa dialettica stupida; è inutile che lui mi continui a consolare dicendomi che avere un figlio o non averlo non è problema, se le nostre cose vanno benissimo così; siamo giovani, operai nella stessa fabbrica e quindi abbastanza benestanti da goderci la vita; un figlio potrebbe rovinare gli equilibri; meglio affrontare il problema più avanti negli anni, quando la vecchiaia ci potrà pesare.
Decido di dimostrare che la colpa è solo sua e mi cercherò qualcuno da sostituirlo per farmi ingravidare a costo di riempirlo di corna; ci sono molti ragazzi che mi corteggiano e mi intrigano; decido di provarci con un trentenne dello stesso mio capannone di lavoro e comincio a stuzzicarlo per indurlo a scoparmi, per lasciarmi incinta di lui che è bello, forte e intelligente, il padre ideale per il figlio che sogno; inutilmente Ines insite a ricordarmi che le corna pesano e che mio marito non è tenero.
Faccio in modo da trovarmi a tu per tu con Egidio davanti al distributore di bevande; gli svolazzo intorno facendo volteggiare la gonna con evidenti intenzioni; mi blocca in vita e mi bacia; rispondo infilandogli la lingua in gola; si stacca rapidamente per non creare casini e mi sussurra che mi aspetterà alle 18 al bar di fronte alla fabbrica; aspetto con ansia l’ora, lascio mio marito alle prese con i suoi programmi preferiti di sport e vado al bar.
Egidio mi aspetta, mi prende per mano, mi guida alla sua auto e va a casa sua; abita un monolocale in un quartiere popolare; ferma davanti ad un caseggiato e mi guida al secondo piano, al suo appartamento; quando abbiamo varcato la soglia, mi spinge contro la porta chiusa e mi avvolge in un abbraccio tentacolare; mentre mi bacia lussuriosamente in bocca, sento il cazzo gonfiarsi nel pantalone e premere contro la figa già rovente.
Mi spoglia freneticamente e si impossessa dei miei seni gonfi e matronali, si attacca ai capezzoli rossi e grossi come fragoloni; succhia con la passione di un poppante e mi sento sciogliere fra le cosce; ho appena la possibilità di sussurrargli tra un bacio e l’altro che non ho moltissimo tempo, prima che mio marito si accorga della mia assenza.
“Non stare a pensare a quel cornuto; per ora, goditi il mio cazzo!”
Mi guida al letto che fa bella mostra di sé là davanti; mi fa sedere sul bordo, apre la patta e tira fuori una mazza di bella conformazione; non è più grossa di quella di Tommy che ha un cazzo di prima categoria; prenderlo in bocca, tenendogli in mano i coglioni, e leccare poi tutto dalla radice alla punta, è un esercizio che mi è frequente e congeniale; sento che lo mando in visibilio, mentre faccio scivolare in gola la mazza fino quasi a soffocarmi; strizzo i coglioni perché voglio che sborri in figa.
Mi stende sul letto e comincia a leccarmi con devozione; niente a che vedere con mio marito, autentico artista del cunnilinguo; ma mi strappa orgasmi continui che mi fanno sbrodolare a lungo; passiamo così un lungo tempo a succhiarci, prima alternativamente poi a sessantanove; finalmente, quando ormai comincio a fibrillare perché è tardi, si decide a montarmi e mi cavalca a lungo in figa; l’orgasmo che mi scarica nell’utero sicuramente deve essere determinante per mettermi incinta.
Lo costringo a riaccompagnarmi, perché non ho tempo, ma gli prometto che mi scoperà ancora, almeno per quel mese; lo vedo a giorni alterni, approfittando della passione di Tommy per lo sport; le sue partite a calcetto sono l’ideale per vedermi col mio amante e farmi sborrare in figa abbondantemente per rimanere incinta; quando il ciclo compare puntuale, sono profondamente delusa; neanche questo è riuscito a soddisfare la mia ansia di maternità.
Imprecando alla sfortuna che mi perseguita, rivolgo l’attenzione ad un ragazzo poco più che ventenne che ho incontrato al bar; Ines ancora una volta mi mette sull’avviso che sto creando tutti i presupposti per farmi cacciare da mio marito; le sbatto in faccia che non ha la capacità di mettermi incinta e che un figlio lo voglio, a qualunque costo; garbatamente, mi chiede di verificare se per caso non è mio il problema; la caccio via, perché sono certa che la colpa è di mio marito, sterile e impotente.
Comincia il ‘mese del ragazzo’; ci scopo continuamente, perché sono convinta che più mi riempie, maggiori sono le probabilità di rimanere finalmente incinta; non mi accorgo che la mia distrazione è ormai chiara a Tommy che non sopporta gli sgarbi, la slealtà e i tradimenti; me ne frego e vado avanti per la mia strada, anche quando mi rendo conto che mi ha visto andare via col ragazzo per una solita grande scopata.
E’ agosto, la fabbrica chiude per due settimane; vado a trovare i miei parenti per un paio di giorni; al ritorno a casa, Tommy non c’è e mancano molte cose sue; non ci bado e mi cerco un modo per riempire le due settimane scarse, ma non so dove andare; finisco per abbrutirmi in città, con qualche puntata alla piscina comunale.
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A ventotto anni, operaio di fabbrica con un reddito sicuro, forte di una qualifica di montatore specializzato, con una grande esperienza sulle macchine, patito di automobili e di motociclette, appassionato di sport, sposato con una meravigliosa ragazza, conosciuta quando era poco più che maggiorenne e impalmata quando aveva solo venti anni, mi ritengo soddisfatto e ormai arrivato; non chiedo altro alla vita che tenermi la mia famigliola. Unico neo, la mancanza di un figlio che non arriva.
Per la verità, ci diamo dentro di brutto perché mia moglie Dolores, Dolly per gli amici, è molto calda e vogliosa; negli ultimi tempi si è fissata con la sua ansia di maternità e mi dà il tormento perché, secondo lei, sono sterile e il mio sperma non serve d ingravidarla; più volte mi ha chiesto di sottopormi a controlli; ma mi sono rifiutato, in parte per un senso stupido di maschilismo che mi impedisce di dichiarare una mia possibile infermità, che invece attribuisco a lei; in parte perché non vedo il problema.
Almeno per il momento, trovo più bello e soddisfacente, ad appena cinque anni dal matrimonio, potere continuare impunemente a scoparmela in tutti i modi; mi piace passare ore intere a fare sesso con una donna molto bella, con bellissime tette, una figa stupenda e un culo da favola; oltretutto, lei non è aliena dal desiderio e scopa con tanta voglia, con amore e con passione; quindi, trovo esasperato preoccuparsi sin da adesso di un figlio; tra qualche anno potremo occuparcene con serenità.
Sono costretto a temere che Dolly abbia fatto qualche sciocchezza quando la vedo uscire a orari fissi per andare dalle amiche e scoprire poi che le amiche non l’hanno vista; una stupida fiducia nella sua lealtà mi impedisce di credere che mi stia facendo le corna; ma, dopo il primo mese di dubbi, la situazione peggiora quando i ritmi cambiano e comincia a frequentare sempre più assiduamente il bar dove incontra di solito le amiche.
Le cose precipitano a ridosso delle vacanze estive; mentre faccio un giro di prova con la motocicletta che penso di usare per le vacanze, scopro mia moglie che esce dal bar con un ragazzo assai giovane; parcheggio, entro nel bar e chiedo alle amiche di mia moglie; fanno i pesci in barile e dicono di non averla vista; guardo Ines con commiserazione e le sussurro in un orecchio.
“Ho visto benissimo che usciva con un ragazzo. Avvertila che me ne vado.”
Mi è caduta di colpo dal cuore; non provo odio, ma sono nauseato della sua stupidità; penso con tristezza ad Imma, all’anagrafe Immacolata, una piccola dirigente dell’età di mia moglie, gentile e diafana, col corpo esile ed elegante, il colorito tenue e delicato, che mi ha lasciato spesso intendere che mi ama; sono molto preso da lei ma la mia stupida fedeltà mi ha portato sempre a tirare dritto per non offendere mia moglie.
Di colpo, decido che è l’alternativa giusta; vado in fabbrica, dove so che si trattiene per gli ultimi adempimenti; mi ha confidato che, al rientro dalle vacanze, è destinata alla nuova sede della ditta a Pescara, in Abruzzo, da dove è originaria e dove vivono i suoi genitori; a sorpresa, senza darle il tempo di ragionare, le chiedo dove intende passare le vacanze; non sa e non ha deciso niente; potrebbe andare dai suoi che hanno una casa sul mare.
“Se ti proponessi una vacanza con me, in motocicletta e in tenda, eventualmente anche all’estero o in un campo di naturisti, cosa mi diresti?”
“Questo si propone alla propria ragazza; tu sei sposato … “
“Io lascio mia moglie e voglio che tu sia la mia ragazza, adesso e per sempre. Cosa ne dici?”
“Ti dico che vengo anche all’inferno; quando torneremo, io mi trasferirò alla sede di Pescara, andrò a stare dai miei; se sarà stata solo una follia, cercherò di dimenticarti.”
“Quanta possibilità c’è di farmi trasferire con te?”
“Te la sentiresti di cambiare tutto e di lavorare in un’autofficina tutta tua?”
“Stai parlando di un sogno?”
“Sto parlando dell’autofficina di mio padre che vuole smettere e cerca un erede.”
“Cosa ti serve per essere pronta?”
“Sulla tua moto? Solo la tuta; metto in uno zaino poche cose e sono felice di lanciarmi con te in un’avventura impensata; io non scherzo quando dico che ti amo; fuggire con te è l’ideale.”
“La tuta c’è già, nel borsone della moto; il resto ce lo mettiamo noi. Posso chiamarti amore mio?”
“Se vuoi davvero che il sogno si avveri, devi cominciare qui stesso; non mi baciare qui, in pubblico; lo faremo quando ci fermeremo; dovrai essere molto dolce; sei il primo uomo al quale mi concedo.”
“Ti amo davvero!”
“Ma … tua moglie? … “
“E’ andata dai parenti; quando tornerà, io sarò con te in paradiso, se sei con me.”
Sbriga le pratiche rimanenti, monta dietro di me e andiamo a casa sua; scende con uno zaino; indossa la tuta che era di Dolly; le calza a pennello; prende posto dietro di me, mi abbraccia con calore e appoggia la testa alla mia schiena; le prendo le mani e le fermo sul mio ventre; le accarezzo con dolcezza e via verso la nostra vacanza al mare; decidiamo per l’Istria e in serata abbiamo varcato la frontiera; ci fermiamo in una camera d’affitto e ci rilassiamo.
La porto a cenare con pesce in un locale tipico; per una ragazza cresciuta sull’Adriatico, è facile capire e scegliere i tipi di pesce e persino il vino per accompagnarli; comincia la storia più bella che io abbia vissuto, assai più bella dell’incontro con Dolly; Imma è dolcissima e piena di coccole, di premure e di carezze che realizza ad ogni movimento, anche il più banale; sento l’amore sprizzare da tutti i pori e mi incanto alla sua dolcezza, alla fiducia che suggerisce, al sentimento che cresce ed esplode.
Quando ci ritiriamo in camera, la sento molto titubante.
“Cara, che ti succede?”
“Tommy, aiutami; è la prima volta che sto da sola con un uomo, in una camera e mi preparo a fare l’amore; non so neppure cosa sia e come si faccia; avrai abbastanza pazienza?”
“Tesoro mio, è chiaro che sei Immacolata di nome e di fatto; se non te la senti, rinunciamo e dormiremo come fratello e sorella, come amici, senza neppure sfiorarci; se vuoi essere la mia compagna, allora affidati e pensa solo a quello che ci unisce; è il fondamento per darci completamente; se hai ancora dubbi, rimanda, non preoccuparti; ti capirò e ti amerò anche di più.”
“Stupido, ti voglio; voglio che tu sia il mio uomo; ti chiedo solo di guidarmi, ma fino in fondo, fino ad essere la tua donna. Prendimi tutta e fatti amare.”
La abbraccio e la bacio dolcemente; spingo delicatamente la lingua contro le labbra, le apre e mi lascia entrare; impiega un niente e mi sta già divorando la lingua in un gioco di alternanza che ci porta a succhiarci l’anima dalla bocca; il mio cazzo si è rizzato in tutta la sua possanza e le batte contro il pube.
“Questo che mi preme il ventre è il mostro che dovrà riempirmi? Sei certo che non mi farà male? E’ così grosso!”
“Ascolta, quando ti penetrerò, un piccolo dolore lo sentirai; ma proverai, insieme, tanta gioia, tanta dedizione che, a sua volta, sarà niente rispetto a quello che mi darai; il tuo corpo è predisposto a ricevere quello che tu chiami mostro; tra poco lo chiamerai la fonte della tua gioia, del tuo piacere, del sentimento reciproco, credimi.”
“Non aspettare oltre, dammi nel ventre tutto il tuo amore; io voglio darti il mio!”
“Imma, non credo che nessun altro abbia amato come fai tu in questo momento; sono felice di diventare il tuo uomo!”
“Io sono ancora più felice di diventare la tua donna; tutto questo te lo darò sempre, con la stessa intensità, determinazione, gioia; se mi dovessi lasciare, vivrò del ricordo di questo momento.”
“Io non ti lascerò mai; dovrò lottare per liberarmi di mia moglie; ma tu mi starai vicino e vinceremo noi, vedrai; da questo momento ci apparteniamo e nessuno ci separerà.”
E’ un autentico momento di incanto quello in cui salgo su di lei; siamo ambedue poco vestiti, lei con una vestaglia trasparente che mostra tutte le sue forme delicate e meravigliose, io solo con uno short che a malapena copre il cazzo; me ne libero in fretta e apro la vestaglia, mi adagio sul suo corpo e lo domino con la mia stazza; sento gli arti coincidere ed amarsi, indipendentemente, dal torace che sente il seno delicato e contenuto, alle cosce che si sfregano lussuriosamente.
Le sto carezzando con dolcezza il viso, la bocca, gli occhi; lei prende una mia mano e se la porta tra le labbra, quasi in adorazione; il cazzo scivola autonomamente tra le cosce e si adagia contro la figa; vedo che sorride.
“Che c’è, tesoro?”
“Così, accostato al mio corpo, non mi fa più tanta paura, mi fa godere e sento che mi bagno dolcemente … “
“T’avevo avvertita che l’amore avrebbe trionfato; questo è il momento più bello e significativo per noi; sto per farti mia; ti amo, tanto!”
“Ricorderò sempre come, dove e quando sono diventata tua; ti amo tantissimo al di sopra di ogni cosa al mondo.”
Guido con la mano l’asta verso la vagina, entra per un breve tratto; mi fermo.
“Lascia che sia io a prenderti dentro di me; ti aaaaamoooooo!”
Con una spinta di reni ha fatto entrare l’asta tutta nel canale vaginale; non credo che il grido fosse di dolore, forse solo di gioia; ma sono in lei, tutto; la verginità è saltata in un tripudio di dolcezza che non avrei mai pensato; mi abbraccia stretto e spinge perché siamo fusi sempre più; le sposto le ginocchia con le mie e si accorge che la penetrazione si fa profonda, alza i piedi dietro le mie spalle e si aggrappa con tutto il corpo, siamo una cosa sola.
“Tommy, non ho quasi sentito il dolore; sento solo tanto amore, tutto l’amore che volevo; sono felice di essere la tua donna; ma voglio il tuo corpo tutto, voglio imprigionarti in me; ti voglio tutto, sempre.”
“Imma, non avere dubbi; sarà così, siamo una sola cosa, adesso; ti amo e sento il tuo calore da tutto il corpo. E’ meraviglioso sentirmi in te.”
“Non quanto lo è sentirti dentro di me, profondamente; giurami che mi insegnerai tutto quello che sai; quello che non sai, lo imparerai per insegnarlo a me; voglio essere la tua donna sempre e in tutto; giuramelo!”
“Sei mia e sono tuo; siamo due corpi in un solo spirito; ti amo; vorrei che il tempo si fermasse o morire qui, mentre mi prendo tutto questo!”
“Sei pazzo? Io comincio a vivere; io voglio vivere in eterno e amarti sempre come in questo momento; sento che è solo l’inizio; devi ancora farmi provare tante cose; fallo e non fermarti; ora ti voglio, ti voglio, ti voglio, lo capisci?”
Cavalcarla mi dà la sensazione di una bambola di cristallo da trattare con tutta la delicatezza possibile; ma Imma adesso è scatenata, sente le pulsioni della vagina, del ventre, della passione e vuole godere, da me; la faccio godere, cavalcandola a lungo; quando sente esploderle nel corpo il primo vero orgasmo, devo tapparle la bocca per non fare arrivare in piazza le urla di piacere; quando si calma, scoppia a ridere.
“Tommy, è così bello godere?”
“Sei tu che godi meravigliosamente; c’è gente che in tutta una vita non arriva a questo piacere; sei tu che hai caricato il sesso di tanto amore e che adesso esplodi; vuoi continuare?”
“Dammi il tempo di lavarmi; qui non c’è nemmeno il bidet, dovrò arrangiarmi al lavandino e con le tovagliette umidificate; è stato immenso, indicibile; non sai quanto sono felice!”
“Credi che, se controllo la mia felicità, non ritroverò la stessa della tua?”
“Ma io ti amo di più; è stata la mia prima volta.”
“E’ stata la prima volta per tutti e due; io non l’avevo mai vissuto con questa intensità!”
“Allora, diciamo che siamo felici; quante volte si riesce a fare?”
“Credo che tu non smetteresti fino a domani; io, dopo averti dato tanto amore, devo fermarmi un momento; al massimo, riuscirei a dartene per tre, quattro volte; ma domani non sarei in grado di fare niente.”
“Allora lasciamo che questa prima volta sia unica e meravigliosa; avremo due settimane per consumarci.”
“Due settimane in vacanza; ma io ti darò tutto questo ogni sera della nostra vita; e mi sa che dovrò frenarti, quando imparerai a dominare tu.”
“Non aprire una vertenza su chi domina; sono tua quanto tu sei mio; ti amo quanto mi ami, ti faccio fare l’amore quanto me ne fai fare tu; sono per la parità di genere. Mi limito ad amarti; lo puoi fare anche tu?”
“Sono felice; che posso volere di più, dalla vita?”
Riusciamo finalmente a dormire; il giorno seguente, nel campo naturisti, comincia la nostra vera vacanza; Imma ha qualche timida esitazione iniziale; di fronte alla disinvoltura degli altri ospiti, decide di denudarsi senza problemi e le sembra di confondersi con le tante bellezze; è la mia inguaribile gelosia a farmi cogliere gli sguardi ammirati di cui è oggetto, persino da donne altrettanto belle alle quali risulta inspiegabile la fragile trasparenza dell’incarnato.
Nella canadese striminzita che riempiamo al massimo, coi corpi incastrati quasi fossimo sempre compenetrati, diamo vita alla più bella stagione di sesso che mai un uomo abbia potuto sognare; il calore irrefrenabile della mia donna dovrebbe distruggermi, tanto intensa è la voglia di passione, di sesso; ma chiaramente anche io sono caricato al massimo di desiderio, perché riusciamo ad amarci per due settimane quasi senza interromperci.
Il ritorno a casa è più triste di quanto avessimo pensato; lei per tutto il viaggio si tiene abbarbicata al mio tronco e mi appoggia continuamente la testa alle spalle per comunicarmi tenerezza; non mi sono mai sentito tanto deliziosamente perduto a galleggiare in una nuvola rosa di dolcezza; l’amore è una realtà viva della nostra esistenza; facciamo scalo a casa sua.
Il giorno dell’apertura della fabbrica, mi guida direttamente agli uffici, dove consegno la lettera di licenziamento e le indicazioni del conto su cui versare il TFR che mi compete; do l’indirizzo del mio avvocato per non dichiarare il mio nuovo recapito; passo dallo studio del professionista per avvertirlo che faccio riferimento a lui per ogni pendenza residua e gli chiedo di avviare la pratica per il divorzio; lei incarica una ditta per il trasporto delle sue cose a Pescara; io non prendo niente di mio.
In pratica, evito qualunque contatto con la mia ormai ex moglie; dormiamo a casa di Imma, abbarbicati nel suo lettino come avevamo fatto in tenda; ci mettiamo in moto e partiamo; non mi guardo neppure indietro mentre lascio la mia vita precedente; impattiamo direttamente coi genitori, che ci accolgono con chiara gioia e suo padre, in poche ore, mi indica il lavoro che vuole affidarmi, che è esattamente quello, me ne accorgo solo adesso, che avrei voluto sempre fare.
Mentre mi abituo alla nuova realtà e conosco i clienti soliti che restano impressionati dalla mia competenza, Imma confessa discretamente a sua madre che non le è venuto il ciclo; l’idea di un figlio nostro la manda a toccare il cielo.
“Ora la mia felicità è completa; se anche tu mi lasciassi, il figlio che mi resterebbe sarebbe la mia ragione di vita.”
“Imma, quel figlio è anche mio, è una cosa nostra e sarà la nostra ragione di vita, fino alla fine.”
Comincia una nuova vita, quando suo padre decide di fare costruire per noi, su un terreno che possiede, una casa gemella della loro; l’attesa del figlio stravolge tutti e non facciamo che progettare modi di vita, da genitori e da nonni.
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Quando sono andata a passare il fine settimana dai parenti, tutto mi sarei aspettata tranne che di trovarmi, al ritorno, sola in una casa persino troppo grande; per molti giorni cerco di resistere alla certezza che Tommy mi ha lasciata; poi la rassegnazione subentra lentamente; saputo che ha chiesto la separazione, vendo la casa, che non potrei reggere col mio salario, e compro un monolocale dove mi riduco nelle ore che trascorro in casa; sono un’anima in pena tra lavoro e bar con le amiche, che passano sale sulle ferite.
A furia di rincorrere voci, arrivo ad apprendere che mio marito se n’è andato con Imma, la piccola e dolce funzionaria che sapevo innamorata di lui; l’avvocato mi ha avvisato che c’è una richiesta di divorzio alla quale potrei oppormi, ma inutilmente e a caro prezzo; tra le altre cose, la compagna attuale aspetta un figlio da lui e qualunque mia pretesa sarebbe certamente respinta dal giudice; lui si è licenziato e fa un altro lavoro; neppure dalla fabbrica sanno darmi notizie.
Il dato più grave e significativo è che mi debbo arrendere all’evidenza che il ‘mio’ Tommy era tutt’altro che impotente o sterile; il figlio che aspetta è suo e dimostra che i suoi organi sono a posto; io, invece, sono costretta a farmi controllare da un ginecologo e scopro con immenso dolore che le mie ovaie sono sterili dalla nascita e non c’è possibilità di rimedio alcuno; in pratica, ho distrutto un amore e una vita per testardaggine e imbecillità; il colpo finale arriva dal tribunale che sentenzia la separazione legale in attesa di divorzio; la mia infelicità è decretata.
Nel corso della tarda primavera, Ines mi avverte che ha scoperto dove vive adesso il mio ex marito con la giovane compagna che ama follemente; in un suo viaggio di piacere ha dovuto fermarsi a Pescara per un imprevedibile guasto alla macchina; hanno trasportato il veicolo ad un’officina convenzionata e vi ha trovato a dirigerla con estrema competenza il vecchio amico, ex marito della sua cara amica; vive lì con Imma ed hanno appena avuto Matilde, una meravigliosa bambina.
L’hanno accolta con il massimo affetto e lui ha chiesto anche notizie della sua ex moglie, che ricorda comunque con dolce nostalgia, cosciente che un banale errore di valutazione l’ha indotta a rompere un matrimonio in fondo felice; ora che la sentenza è operativa, non esclude neppure di poter tornare a incontrarla; Imma è più sospettosa, ma fa affidamento sull’amicizia per placare le sue ansie; Ines afferma che si è affrettata a rassicurarlo sul mio stato d’animo.
Difatti, mi sono ormai rassegnata ed ho cercato anche di trovare un sostituto all’uomo che, ora lo so, amavo al di sopra di tutto, e che avevo bistrattato per una testardaggine infantile; dopo avere sperimentato inutilmente alcuni percorsi per trovare il compagno giusto, ho rinunciato e vivo la solitudine in grande amarezza ma con dignità; ogni volta che provo ad uscire con qualcuno, scopro che il vero rifugio è l’amicizia di Ines; le chiedo, alla prima occasione, di andare insieme a trovarli.
L’amica mi fa presente che sarebbe solo girare il coltello in una piaga che è meglio lasciare guarire col tempo; ma ho quasi un bisogno fisico di vedere il mio ex, la felicità che ha saputo costruirsi e la bambina che è nata da quella mia disgrazia; l’amica non riesce ad opporsi con la dovuta forza e mi assicura che, qualora se ne presentasse un’occasione, mi accompagnerebbe nel mio assurdo pellegrinaggio tra le rovine del passato.
Trascorre più di un anno, prima che riusciamo ad organizzarci; l’estate successiva decidiamo di fare insieme le vacanze in Abruzzo e di scegliere Pescara per stare qualche giorno con la coppia di amici; parlo con l’avvocato, unico referente utile, perché chieda al mio ex coniuge quali reazioni potrebbe scatenare una mia visita a casa loro; Tommaso, sentita Imma, avverte che sarei la benvenuta, nonostante gli scontri pregressi.
Prenotiamo in una pensione nei pressi e partiamo appena la fabbrica chiude; il viaggio in auto è più lento e fastidioso di quanto ci aspettavamo e impieghiamo tutto il pomeriggio di venerdì; decidiamo di passare a trovarli il sabato mattino; l’autofficina è chiusa ed Imma è libera dal lavoro; quando sente suonare al cancello, va ad aprire con molta esitazione; per un attimo resta interdetta di fronte alle amiche, poi ci abbraccia con autentico affetto.
Anche l’incontro più delicato, quello col mio ex coniuge, si risolve meglio di quanto chiunque potesse pensare; non ci sono autentici rancori, tra noi; possiamo quindi teneramente abbracciarci e baciarci sulle guance; devo ricacciare indietro una lacrima solo quando prendo fra le braccia la piccola Matilde, che per me significa fallimento dei sogni, nostalgia e rimpianto; ma anche solo tenere tra le braccia la figlia del mio ex uomo mi dà sollievo.
Mentre prendiamo il caffè, arrivano anche i genitori di Imma, decisamente pazzi per la nipotina; passiamo l’intera giornata insieme a raccontarci tutti i pettegolezzi su quello che è stato il posto di lavoro per anni; sarei tentata di chiedere ad Imma se mi procura il trasferimento a Pescara, ma so che sarebbe indelicato, vista la separazione in atto e il divorzio in vista; non riesco a non illudermi che vivere la loro serenità, separata ma da vicino, mi allevierebbe la vita.
Passiamo in vera allegria le due settimane di vacanze; Ines si lancia più audacemente in ipotesi di avventure estive e riesce ad ottenere qualche risultato; io sono assai più restia e quelle volte che aggancio un ragazzo, finisco per rinunciare ad andare in fondo, perché la vicinanza anche fisica di Tommaso mi riporta troppo facilmente alla felicità distrutta; qualche incontro fugace si risolve al massimo con una rapida fellazione, in un angolo discreto, ad un italian lover in caccia, da dimenticare dopo l’angolo.
Molto più mi intriga passare mattinate con la bambina dei due e con la mamma di lei, una persona dolcissima che ha per me una strana passione; ha saputo dei miei errori ed ha una sorta di benevola comprensione che mi pesa assai più dei rimproveri che mi ha spesso mosso Ines e persino dei morsi della mia coscienza; aver perso presto la mamma mi agita, adesso che vivo quella dell’altra che si comporta con me come una vera madre; glielo dico; mi accarezza la guancia.
C’è qualcosa che le pesa sul cuore e riguarda sua figlia, dai modi accorati con cui spesso mi parla; alla vigilia della partenza, alla presenza anche di sua madre, Imma mi fa un discorso che mi sconvolge; è in analisi per disturbi di difficile identificazione, teme che un cancro la stia divorando, forse di quelli che non perdonano; Tommaso non ne sa niente, ma lei teme di non reggere abbastanza per occuparsi come vorrebbe di lui e della loro figlia.
In buona sostanza, mi chiede di prometterle che, se dovesse mancare, mi assumerei la responsabilità di tornare ad essere la moglie premurosa che ero un tempo, di occuparmi del mio ex, e nuovo, marito e di amare sua figlia come se l’avessi partorita io stessa; le obietto che non starà così male e che la promessa è inutile; insiste, sostenuta da sua madre che mi prende le mani e sembra pregarmi come la mia vera madre; non ho il coraggio di rifiutare e le prometto che mi prenderò cura di loro.
“Anche se il divorzio dovesse diventare operante, tu verrai qui, vivrai a casa nostra e sarai la madre surrogata di mia nipote.”
La mamma di lei mi obbliga quasi a promettere; lo faccio, per il mio primo grande amore, prima che per lei e per la bambina, che sento ora di amare come mia madre e mia figlia; mi consegnano un foglio con i recapiti postali e telefonici di tutti, dal mio ex a suo suocero, da Imma a sua madre; la mia amica mi assicura anche che farà di tutto per farmi trasferire a Pescara per essere vicina alla mia nuova ‘famiglia’; emozionata fino alle lacrime, prometto.
“Io mi auguro con tutto il cuore che i tuoi timori siano eccessivi; non ho più i genitori e i tuoi mi vanno perfettamente come surrogati; se dovessi trasferirmi a Pescara, sarò la figlia putativa di tua madre, seconda madre per vostra figlia e la tua sorella affettuosa, verrei a vivere vicino a te e sarei presente fin troppo nella tua vita.”
“Se le cose andassero per il peggio, tu torni con Tommaso, mi sostituisci in tutto, diventi la moglie che sei stata per anni con tuo marito, la madre migliore per la figlia di Tommaso e la figlia dolcissima che riempirà il vuoto dei miei. Posso contarci?”
“Capisci che mi spingi quasi ad augurarmi che tu muoia? Scherzo, amica mia; te lo giuro; io conquisterò i tuoi genitori da figlia più brava di te, sarò per Matilde la mamma che ti sostituisce, ma solo quando sei assente per lavoro; e cercherò anche di affascinare il tuo compagno perché rinunci al divorzio e mi dia qualche briciola dell’amore che aveva per me, a patto di non sottrarlo a te.”
“Posso dirti che mi lasci con il cuore più leggero? Se dovessi avere una brutta risposta dalla scienza, saprò che la mia vita sarà servita a qualcosa e che una persona cara, tu, non farà pesare la mia assenza e sublimerà il ricordo di me. Ti voglio bene, amica carissima.”
“Figlia mia, spero che tu presto venga qui ad occupare il posto di mia figlia, nella mia casa se lei supera questo momento, o nella sua, se Matilde avrà bisogno di una madre elettiva.”
Passano purtroppo solo pochi mesi dalla nostra vacanza in Abruzzo; un brutto giorno, la mamma di Imma mi chiama per avvertirmi che sua figlia è stata stroncata dal cancro, che Tommaso è caduto in una brutta depressione e che Matilde non trova pace, senza la mamma; faccio la strada a tempo di record, guidando come non avevo mai fatto in vita mia; trovo Tommaso riverso sul divano, forse ubriaco, incapace di reagire.
Lo prendo con una forza che non mi conoscevo e lo accompagno al bagno; lo obbligo a vomitare, lo porto in camera, lo spoglio e lo metto a letto; quando comincia a piangere, lo abbraccio con forza, lo accarezzo sul viso e asciugo a baci le sue lacrime; cerco di infondergli coraggio con parole che non sapevo di poter pronunciare e che mi sgorgano dal cuore; sento dei rumori all’ingresso, poi la voce della bambina e di sua nonna.
“Se ti azzardi a farti trovare in lacrime da nostra figlia, ti ammazzo con le mie mani.”
“Non è nostra figlia, è figlia di Imma … “
“La madre l’ha affidata a me; ora è sua, ma anche mia e tua; difenderò quella bambina con tutte le forze; alzati in piedi e cammina; fagli vedere che suo padre non si lascia abbattere dalla vita, che reagisce alla moglie cretina e alla compagna disgraziata; sii uomo e impara da adesso ad amarla come la donna della tua vita.”
“Ben detto figlia mia; grazie per essere qui; non puoi andartene più; sei la soluzione ai problemi; se non ti vuole come moglie, sarai mia figlia; se accetta di ritirare la separazione, sarai la madre di Matilde; Tommaso, abbiamo tutti bisogno di te e di tua moglie; alzati e comincia a ricostruire, utilizzando soprattutto le macerie che comunque servono in una ricostruzione.”
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