tradimenti
Figli 1
di geniodirazza
16.01.2025 |
4.147 |
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"Impiegammo un poco di tempo a pulirci; aveva portato un pacchetto di fazzolettini con cui si sistemò e mi pulì alla meglio; tornando all’ufficio, passammo dal..."
Un ufficio pubblico è quasi sempre una piccola comunità dove un certo numero di persone, in genere, una dozzina, è costretta a condividere gran parte della giornata; nelle grandi Agenzie, sono relazionati tra uffici paralleli, simili o connessi per interessi di lavoro e tutti strutturati alla medesima maniera; ma è quasi normale che, in uno spazio abbastanza ampio, molte persone vivano la vita di ogni giorno separate da poco più di una scrivania e qualche schedario.La nostra, alla Agenzia delle entrate, era esattamente quel modello di comunità; in otto condividevamo lo stesso spazio per le diverse funzioni; ma eravamo una grande famiglia coi pregi e i difetti delle famiglie; nel nostro caso, c’era l’aggravante che io, Alberto, lavoravo a stretto contatto di scrivania con Elisa, mia moglie, amica intima di Nunzia, che aveva la scrivania accanto alla sua, dall’altro lato; confinava con Egidio, suo marito; due coppie entrate insieme al lavoro e amiche da quegli anni.
La nostra esistenza scorreva noiosa e banale sui binari di una vita piccolo borghese, alle prese coi bilanci mensili, con sporadiche ‘evasioni’ per una gita fuori porta, una serata a teatro o a cinema, insomma coi piccoli vizi e le grandi virtù della provincia piccola come quella di cui abitavamo il capoluogo; non avevamo figli, noi per scelta di lei; loro, non sapevamo esattamente perché, ma si sospettava per una difficoltà di uno dei due.
Tra me e mia moglie c’era stata una fase di grande intesa, perché io contavo su una certa capacità di orientamento e di decisione, Elisa era un’esecutrice attenta e precisa; specularmente, Nunzia era abbastanza intuitiva nelle scelte e pronta nelle decisioni, mentre Egidio sembrava più lento e distratto, anche perché preso da una sua mania di correre dietro alle gonnelle, soprattutto delle colleghe; ma non si erano ancora registrati episodi sgradevoli, al di là dei corteggiamenti garbati.
Negli ultimi mesi, però, qualcosa si andava rompendo nell’equilibrio, perché Elisa sempre più spesso si rivoltava contro le mie indicazioni, che aveva sempre atteso e recepito come stimoli fondamentali, e la corte di Egidio si faceva sempre più serrata e decisa, forse perché favorita da un certo atteggiamento di disponibilità di lei; Nunzia mi avvertì che mia moglie si lamentava spesso del mio autoritarismo, pur non ritenendo giustificata l’impressione di lei; e temeva la debolezza del marito, se pressato.
Li osservammo abbastanza preoccupati per un paio di settimane; l’atmosfera appariva nettamente quella di un tradimento in vista; una volta che, tornati dal pranzo che consumavamo alla tavola calda sotto gli uffici, li vedemmo sparire nei bagni deserti, Nunzia mi guardò come a chiedermi cosa fare; senza esitazione le dissi.
“Non mi va di fare uno scandalo e arrivare a picchiarci … Che ne diresti se … occhio per occhio … “
“… sesso per sesso!”
Completò senza esitare; mi prese per un braccio e mi trascinò negli stessi bagni; vedemmo che avevano occupato una delle cabine delle donne; si diresse spedita a quella adiacente, chiuse la porta e stemmo ad origliare; erano spazi delimitati di strutture di acciaio e di plastica; si sentiva tutto e, da sopra la paratia che non arrivava al soffitto, si sarebbe potuto spiare; salii sul water col telefonino pronto e vidi Elisa con la gonna sollevata e lo slip abbassato china a pecora davanti a lui che la montava.
Realizzai un breve video, scesi e feci segno col gesto che stavano copulando; Nunzia mi avvolse in un bacio straordinario cui corrisposi con tutta la passione che avevo in serbo per lei, che avevo ammirato da sempre; la spinsi contro la paratia divisoria e le abbrancai il seno matronale, mettendo a nudo i capezzoli grossi come fragoloni; l’urlo ‘state attenti, li!’ dalla voce di mia moglie si incise nettamente nella registrazione che non avevo interrotto.
Passai le mani su tutta la schiena e le feci scivolare fino alle natiche morbide e sode; lei infilò le mani tra noi, aprì il pantalone e in un lampo lo calò insieme ai boxer; prese in mano il mio sesso duro come un palo e cominciò una ricca manipolazione; ricambiai afferrandole la vulva a mano intera, feci penetrare il medio in vagina e cominciammo una reciproca masturbazione golosissima, specialmente per la precarietà e l’assurdità della situazione.
Accompagnati dalle proteste dell’altra coppia, che il telefonino registrava puntualmente mentre riprendeva la parete nuda, riuscimmo a carezzarci con foga e violenza tutto il corpo; per accelerare i tempi, le feci alzare un piede sulla tazza del water e la infilai di colpo fino alla radice; l’urlo restò soffocato a metà e sentimmo che i due uscivano quasi protestando; copulammo per non più di dieci minuti, tralasciando ogni preliminare per non essere scoperti; eiaculai per terra, all’ultimo momento.
Lei uscì dal bagno con tutte le cautele, guardinga ed attenta ad osservare che non ci fosse nessuno; io uscii velocemente, perché eravamo nella zona per le signore; trovai gli altri tre al bar che prendevano il caffè; nel pomeriggio, in un momento in cui Nunzia era alla mia scrivania per dei documenti da confrontare, mi sussurrò che suo marito le aveva anticipato che accettava un invito, il mercoledì sera, per una partita a poker con amici, in un paese vicino.
“Se Elisa mi comunica un qualche impegno per la stessa sera, che facciano? … Ancora occhio per occhio? … “
“Alberto, io non ho deciso a caso; lo sai che ti amo da sempre; finché eravamo vincolati al principio di fedeltà, tacevo; adesso, se loro vanno a fare sesso, non vedo perché devo rinunciare ad averti per me almeno qualche ora … “
“Da te o da me?”
“Lui prende l’auto; tu la lasci a lei?”
“Neanche se mi ammazzano; non può dirmi che va lontano; passo da te appena lei esce.”
Puntuale come la morte, mia moglie, mi avvertì che il mercoledì aveva fissato, con amiche che non conoscevo, una serata per sole donne; lei sarebbe andata ed io facessi quel che mi stava meglio; visto il tono della comunicazione, decisi di chiudere i contatti e non le risposi neppure; il mercoledì sera cenammo rapidamente, lei uscì, io presi la macchina e andai a casa di Nunzia; finalmente riuscimmo a fare l’amore come dio comanda, nel suo ampio letto, spogliandoci completamente.
Il piacere che riportammo dall’incontro ci fece sentire felici fino al paradiso; scoprii una donna assai calda ed appassionata, che veramente aveva nei miei confronti un amore ed un interesse tutt’altro che superficiali e di cui non mi ero mai reso conto; ricambiai con un’intensità che mi riportava alle prime esperienze vissute con mia moglie e mi sentii coinvolto oltre ogni limite; ci trovammo a copulare senza sosta per un paio d’ore.
La penetrai più volte in vagina, da davanti e da dietro, stringendoci fino a fonderci e sistemandoci in modi acrobatici per penetrazioni spesso assurde di fianco, con le gambe spalancate sulle spalle o semplicemente alla missionaria, con le gambe strette fortemente a catturare il fallo dentro di sé; mi chiese di copularle in bocca e mi praticò le fellazioni più lunghe, più dolci, più lussuriose che avessi sperimentato; praticò elaborate spagnole col seno abbondante e si lasciò sfondare il retto più volte.
Il mio sesso le risultava più grande e più grosso di quello del marito e osservava meravigliata che riuscivo a possederla con la dolcezza di una piuma rendendola vogliosa di sperimentare tutti i modi possibili dell’accoppiamento; scherzò perfidamente sulle lamentele di mia moglie che le aveva confidato di non sentirsi apprezzata perché le mie copule mancavano dell’aggressività che si attendeva; scherzosamente, si augurò che la trovasse nell’ottusa violenza del marito.
Verso l’una, la salutai e tornai a casa; non stetti ad aspettare mia moglie e mi ficcai a letto; quando la sentii entrare ed avvicinarsi alla camera, mi stesi di traverso sul letto e fu costretta e ripiegare sul divano della sala da pranzo per non essere costretta a svegliarmi; da quel giorno, mi si cominciò a negare concedendosi malvolentieri solo il sabato sera, ‘come tutti i bancari e gli impiegati del mondo’ mi aggiunse ironica; tacevo ma ero nauseato e lo esprimevo a gesti.
Il clima di difficoltà tra le nostre due coppie doveva leggersi abbastanza chiaramente; Loredana, l’impiegata che aveva la scrivania a fianco alla mia, dal lato opposto a mia moglie, mi chiese se potessi accompagnarla ad una verifica in un archivio di cui, come impiegato anziano, possedevo l’unica chiave; non capivo perché non andasse da sola e mi chiedesse di farlo insieme; qualcosa nel tono mi suggeriva altre intenzioni; andai.
Appena chiuse la porta alle nostre spalle, la ragazza mi strinse in un abbraccio voluttuoso e mi afferrò le labbra nella bocca, infilò la lingua e mi perlustrò la cavità orale; risposi con la massima passione e la strinsi a me fino a sentire netto contro il torace il seno duro e compatto; afferrai a mani piene le natiche e spinsi gli ossi pubici a contrasto fino a sentire dolore; infilò una mano fra noi e mi afferrò il sesso che si gonfiò all’istante.
“Fin qui ha detto la verità … “
“Chi?”
“Tua moglie; ha sempre vantato la tua mazza meravigliosa capace di mandarla in paradiso … chissà perché adesso … “
“Che vuoi dire?”
“Lo sai … senti … non abbiamo tempo che per una sveltina … ma lei dice che in una sveltina sai mettere tanto amore da far svenire … ti va di farmi assaporare almeno un assaggio?”
Chiusi a chiave la porta alle mie spalle, la spinsi verso una scrivania vuota, la sollevai a sedere sopra e le alzai la gonna fino all’inguine; mi tuffai fra le cosce e le offrii immediatamente un anticipo del mio perfetto cunnilinguo; se Elisa ne aveva parlato, sapevo che era pronta a goderselo; leccai e succhiai come un affamato; quando le morsi il clitoride dovette soffocare un urlo con le mani e mi squirtò sul viso; bevvi tutto con gioia e delicatamente le leccai la vagina.
“Alberto, abbiamo tempo solo per una copula veloce ma intensa; prendimi, ti prego, ho troppa voglia di te.”
Mi sollevai in piedi, aprii i pantaloni e lei afferrò la mazza che ammirò per la possanza; mi accostai ma lei mi fermò e mi spinse giù i pantaloni e il boxer; ‘io squirto’ mi avvertì e mi si accostò a pelle; le chiesi se era protetta, mi disse di venire dentro; le feci mettere i piedi a terra, mentre l’asta le penetrava fino alla cervice, e cominciai la monta in piedi, vis a vis, afferrandomi ai seni che torturavo con la punta delle dita; quando lei urlò il secondo orgasmo e mi incitò, liberai la mia eiaculazione violenta.
Impiegammo un poco di tempo a pulirci; aveva portato un pacchetto di fazzolettini con cui si sistemò e mi pulì alla meglio; tornando all’ufficio, passammo dal bagno e ci lavammo alla meno peggio; riprendemmo posto alle scrivanie e mi ringraziò per averle consentito la verifica; Nunzia venne da me con aria interrogativa; mi chiese come avevo trovato la verifica dei documenti di cui la collega aveva così urgente bisogno.
“E’ una bellissima verifica; se vuoi, in qualche intervallo per il pranzo, ti accompagno a controllare; non ti dispiacerà.”
“E’ stata una sveltina?”
“Ti ho offeso?”
“No, assolutamente; ma se posso avere più attenzione da te, ne sono felice … “
“Se tardiamo al pranzo, non turbiamo nessuno e possiamo verificare; la chiave ce l’ho solo io. … “
Mi strizzò l’occhio e tornò al suo posto; naturalmente, era il mercoledì, la serata del nostro amore; puntualmente, dopo cena Elisa usciva per ‘andare dalle amiche’ ed io andavo in macchina a casa di Nunzia; nell’arco delle due ore che ci concedevano, ci amavamo come ragazzini che di nascosto dai genitori si incontrassero per scoprire il meglio dell’amore; copulavamo con gusto e desiderio, quasi con ansia e timore, fino ad ottenere orgasmi violenti e forse mai provati.
Alcune volte, lei saliva in macchina e tornavamo a casa mia; era un piacere nuovo e perverso accoppiarci nel mio letto matrimoniale; avere lei nel posto che Elisa aveva lasciato vuoto mi eccitava assai più del corpo meraviglioso di Nunzia che non si negava a niente e percorreva con me tutti i sentieri della lussuria, con acrobazie mai provate da nessuno dei due e con penetrazioni al limite del dolore fisico.
Più volte mi preoccupai che non mi avvertisse se prendeva la pillola; glielo avevo chiesto apertamente ma mi aveva suggerito di non badarci e di lasciarla fare; poiché la conoscevo come persona attenta e intelligente, non me ne preoccupai, copulavo a pelle, senza problemi, e le scaricavo nel corpo eiaculazioni dense e ricchissime senza stare a pensare a possibili maternità indesiderate.
Almeno un paio di volte, nel corso della settimana, facevamo slittare la chiusura delle sessioni mattutine e comparivamo in mensa con venti o trenta minuti di ritardo, ufficialmente per eccesso di zelo, nello scherno dei colleghi; inutile cercare di spiegare che quei minuti erano i più importanti della settimana perché erano quelli in cui ci amavamo con tutto il corpo e con la massima intensità, anche sotto la tirannia del tempo.
Ci appartavamo nel vecchio archivio che avevo provveduto a rendere anche più accogliente, portando in luce un vecchio divano relegato dietro una fila di scrivanie e utilizzandolo per i nostri amplessi; riuscimmo più volte a spogliarci anche completamente e a copulare con gioia, avendo come sottofondo i rumori degli uffici e i suoni tipici dei computer a pieno regime.
“Sembra quasi di farlo davanti a tutti!”
Commentò una volta Nunzia e fu quasi difficile evitare che la risata fosse udita anche da fuori; la ‘doppia tresca’ di cui eravamo protagonisti andò avanti per circa quattro mesi e sembrava quasi scivolare in una routine perfino noiosa; Elisa però sembrò volere uscire dalle ambiguità; una mattina mi chiese di autorizzarla ad usare un furgone della ditta per portare via dalla nostra casa alcune cose; la guardai perplesso e lei chiarì.
“Non sono più tua moglie; ho deciso di lasciarti e di andarmene; poi chiederemo la separazione legale.”
“Non è mia facoltà autorizzare l’uso privato di un automezzo; devi rivolgerti al direttore … “
Si alzò per andare in direzione; ne approfittai per ritirare dalla sua borsa il mazzo di chiavi, della casa e dell’auto; quando tornò con l’autorizzazione, controfirmai senza battere ciglio; chiamò a se Egidio che doveva accompagnarla; prese la borsa e cercò le chiavi che, ovviamente, non trovò; rifletté che forse le aveva lasciate in casa e mi chiese le mie.
“Cosa dovrei fare? Consegnare le chiavi di casa ad un’estranea?”
“Io non sono un’estranea!”
“Loredana, hai sentito che cos’ha detto due minuti fa la signora?”
“Ha detto a chiare lettere che non è più tua moglie; quindi non ha più nessun diritto.”
Elisa si morse le labbra, borbottò qualche improperio incomprensibile e si sedette rassegnata avvertendo Egidio che non era più necessario andare; l’argomento tornò mentre eravamo a mensa, paradossalmente ancora noi quattro allo stesso tavolo; fu Nunzia a parlare per prima.
“Sono incinta … “
Elisa la guardò con enorme meraviglia.
“Com’è possibile?”
“Non sai come si fa a rimanere incinte?”
“Si che lo so; ma tuo marito è sterile!”
“E tu che ne sai?”
Elisa abbassò la testa e tacque; io ero rimasto di ghiaccio ma riuscii a non far trasparire emozioni; il figlio poteva essere solo mio, che in quei mesi avevo fatto sesso con tanta intensità e senza nessuna protezione; mi sorprendeva che lei non lo avesse evitato; il più sconvolto era Egidio, naturalmente.
“Sapevi di me e di Elisa?”
“Dalla prima all’ultima copula; sei tu che non sapevi che, subito dopo che tu avevi ceduto, io ero andata dall’uomo che ho sempre amato e ci avevo fatto l’amore; da allora, ci incontriamo spesso a letto; non saprai mai chi è; volevi un figlio, lo volevi adottare, volevi che applicassi l’inseminazione artificiale; io ti avevo avvertito che mi sarei fatta inseminare naturalmente e con amore; lui neanche sapeva che non mi tutelavo per avere MIO figlio; se vuoi che sia anche tuo, devi innanzitutto tornare da me; poi cercheremo di capire che fare.”
“Nunzia, ho perso la testa; se mi perdoni, sono felice di tornare indietro e di essere il padre putativo di nostro figlio; se fosse possibile, vorrei anche farlo riconoscere legalmente come mio.”
“Questo non dipende solo da noi; ne parlerò anche con lui e valuteremo … Con Elisa che fai?”
“Non esiste il problema; non c’è stato niente di serio, tra noi; io ho perso la testa; lei ha dato corpo solo a un capriccio da bambina viziata; io ti amo e ti ho amato anche quando ti tradivo con la tua amica; tu hai avuto una breve storia d’amore che ha prodotto un figlio; se ce la fai a considerare i conti pareggiati, il passato dimenticato e gli errori perdonati, io ti assicuro che sarò anche migliore, ora che c’è questo figlio a dare un senso alla nostra vita.”
“Io ho sempre amato ed amo il padre biologico di mio figlio; ma ti ho amato anche quando mi vendicavo del tuo colpo di testa; se mi garantisci che sarai il padre che devi essere e il compagno che desidero, cercheremo i percorsi migliori per nostro figlio; se mi riesce, voglio che sia mio e tuo ma anche, in qualche modo, del padre naturale; non voglio cancellarlo.”
“Io forse ho capito chi è; sai bene che, quando mi chiedevi di lasciarti inseminare da un altro uomo di cui ci fidassimo, ti avrei indicato lui; quindi non ho problemi; posso solo garantirti il mio amore per sempre; se vuoi tornare con me, cerca i percorsi legali per appianare le cose; accetterò tutto quello che proponi.”
“Ma la volete smettere di fare gli stupidi mielosi? Siete ridicoli!”
“Ha ragione la signora seria; un figlio non vale la linea dei fianchi; sono dieci anni che lo dice … “
“Tu perché non te lo fai con un’altra il figlio?”
“Dopo il divorzio; domani presentiamo domanda di separazione legale; poi, dopo un paio d’anni, divorzieremo, sposerò un’altra e il figlio lo avrò, da una donna matura e intelligente, non da una bambina capricciosa travestita da modella!”
“Io sono una donna bellissima ed ammiratissima!”
“Ti auguro di trovare chi ti mantenga; con la separazione non avrai vita facile … “
“Ha parlato l’onnisciente!!!! … “
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