tradimenti
Troia anche l'8 marzo!

21.03.2025 |
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Esco dal camerino con le gambe ancora tremanti..."
Quest'anno, l'8 marzo, io e le mie amiche abbiamo deciso di festeggiarlo diversamente. Nessuna cena tradizionale, nessun discorso nostalgico sugli uomini. Vogliamo qualcosa di eccitante. Sui social ci compare la pubblicità di un locale esclusivo: “Grande serata dedicata alle donne”. Basta uno sguardo complice e prenotiamo un tavolo per quattro. La sera arriva in fretta. Mi preparo con cura; abito nero aderente con la scollatura profonda dietro, tacchi alti, trucco leggero ma studiato. Voglio sentirmi bella e desiderata. Prima di uscire, il mio uomo mi afferra per il polso e mi attira a sé. Il suo sguardo è caldo, malizioso. “Divertiti,” sussurra sfiorandomi il lobo. “Goditi la serata, ogni sguardo, ogni brivido… Ma ricorda: il gioco vero inizia quando torni a casa.” Il suo respiro sulla mia pelle mi lascia un fremito lungo la schiena. Esco con un sorriso sulle labbra e un fuoco sottopelle. Appena entriamo, ci avvolge un’atmosfera calda e sofisticata. Luci soffuse, musica avvolgente, profumo di liquori e pelle. Il locale è elegante, ma con un tocco di mistero, il tipo di posto in cui tutto può succedere. Ci sediamo al tavolo e ordiniamo da bere. Il primo brindisi è accompagnato da risate e sguardi brillanti di curiosità. Di fronte a noi, vicino al bancone, due uomini. Alti, fisici scolpiti, pelle color bronzo che cattura la luce soffusa. Due mulatti dal fascino magnetico. Ci guardano, sicuri di sé. Uno di loro, il più vicino, si passa lentamente la lingua sulle labbra. Il suo sguardo è un invito senza parole. La musica cambia. Le luci si abbassano. Un annuncio sensuale riecheggia nel locale: “Signore, è il momento di lasciarsi andare… A voi, i nostri uomini.” Un fremito percorre la sala. Donne che si sistemano sulla sedia, sorrisi maliziosi. Noi ci scambiamo occhiate stupite. Loro sono i protagonisti dello spettacolo. La musica incalza, il ritmo latino avvolge l’aria. I due ballerini si muovono con eleganza e potenza. Ogni gesto è studiato per sedurre, per accendere i sensi. Camicie che scivolano via, pelle che brilla sotto le luci, muscoli che si tendono al movimento. L’atmosfera diventa elettrica. Poi accade qualcosa di inaspettato. Lui viene verso di me. Si ferma davanti al mio tavolo, il corpo caldo, leggermente sudato dalla danza. Mi tende la mano. Le mie amiche ridono, mi incitano. Il cuore batte forte. Forse è il vino, forse è il desiderio che mi scorre dentro, fino a lambire il mio sesso gia umido di suo. Prendo la sua mano e mi lascio guidare. Io e altre donne ora, ci troviamo al centro della sala; ognuna con un suo "cavaliere". Lui mi gira intorno, il suo corpo sfiora il mio, il calore della sua pelle mi avvolge senza mai toccarmi davvero. “Ti piace giocare?” sussurra, la voce bassa, ipnotica. Non rispondo. Mi lascio andare, chiudo un istante gli occhi. “Sì.” La sua mano scivola sui miei fianchi, tracciando linee invisibili sulla mia pelle. Poi, sfiora appena l’orlo del mio vestito. Un tocco leggero, ma che incendia i sensi. Le sue labbra si avvicinano alle mie. Un millimetro, un confine invisibile. Tutto dura il tempo di una canzone. Due, forse tre minuti. Ma per me è un’eternità. Qualcuno mette delle sedie per tutte noi su quella pista improvvisata e il mio macho mi ci fa sedere. Con una piroetta lui e gli altri danzatori si liberano dei pantaloni che ancora nascondono parte delle loro nudità e, finalmente si manifestano a tutte noi con un perizoma che lascia scoperto il loro culo marmoreo e coprendo solo i loro sessi notevoli. A ritmo di musica, si accovaccia davanti a me, allargandomi le gambe e facendo salire pericolosamente il mio vestito fino ai fianchi. Ci infila la testa ma senza sfiorarmi e simula una leccata con la lingua. Per la rapidità con cui esegue questo numero, sembra quasi che stia per farlo. Poi si alza, prendendomi per le spalle, si sistema a cavallo delle mie cosce rimanendo in piedi e oscillando con i fianchi mentre con una mano spinge la mia nuca verso il suo ventre. Lui blocca la sua spinta a un centimetro dal suo cazzo ma io presa dalla foga continuo fino a toccare la sua cappella coperta dal perizoma. Istintivamente mi allontano, ma proprio in quell’istante, come fosse un’azione prevista per quella esibizione, le luci del locale si spengono improvvisamente. La sua mano sulla nuca adesso preme volutamente e le mie labbra sono nuovamente a contatto col suo cazzo. Ma questa volta la sua cappella la sento bruciare sulle mie labbra e lui la fa pulsare un paio di volte. Sentirlo duro, caldo, voglioso di me e percepire l'odore di quella carne calda e dura, mi provoca brividi intensi che dal cervello si irradiano in tutto il corpo, inturgidendo i miei capezzoli e procurandomi intense fitte alla fica.
Poi, d’improvviso, le luci si riaccendono. La magia si spezza. Lui quasi si ricompone e mi accompagna al tavolo senza dire una parola. Un tocco leggero sulla mia mano, un addio sussurrato sulla pelle. Le mie amiche scoppiano a ridere. “Ti sei fatta rapire!” esclama una. “Sembravate in un film,” aggiunge l’altra. Sorrido, bevo un sorso per nascondere il battito irregolare del mio cuore. Ma il fuoco dentro di me non si è spento. Sollevo lo sguardo, quasi senza volerlo. Lui è ancora lì. Mi guarda. Sorride. E capisco che questa serata è tutt’altro che finita. Sento ancora il suo odore nelle narici. Un misto di pelle calda, sudore leggero e un profumo speziato che mi è rimasto addosso. Il suo respiro ancora sulla mia pelle. Il locale continua a pulsare intorno a me, ma io non riesco più a restare seduta. Devo muovermi, prendere fiato, scappare da questa sensazione che mi sta divorando. Mi alzo e mi avvio verso il bagno, cercando di darmi un contegno, ma ogni passo è un battito in più nel petto. E poi, lo vedo. È lì, nel corridoio, appoggiato alla parete, proprio davanti a un camerino. Mi osserva con lo stesso sguardo di prima, ma adesso è più intenso. “Ti aspettavo.” La sua voce è bassa, roca. Non esito, non posso. Lo seguo, come ipnotizzata. Dentro il camerino, la luce è soffusa, l’aria satura del suo odore. Chiude la porta dietro di noi, a chiave. Un suono secco, definitivo. Ora siamo soli. Si avvicina senza fretta. Mi guarda, come se volesse imprimere ogni dettaglio di me nei suoi occhi. La sua mano si solleva, scivola lungo il mio viso, poi afferra la mia nuca e mi attira a sé. Le sue labbra incontrano le mie. È un bacio profondo, affamato, un gioco di lingue e respiri spezzati. Le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, poi più giù. Con entrambe le mani afferra i miei glutei, li stringe, li massaggia, mi solleva appena. Sento il suo corpo contro il mio, la sua eccitazione, il calore che ci avvolge. Il mio vestito si solleva piano, le sue dita lo fanno scorrere lungo la pelle nuda. Ogni centimetro svelato è un brivido in più. La mia testa si svuota, mi lascio andare. Lui mi guarda, i suoi occhi scuri mi divorano. Non c’è esitazione nei suoi gesti. Le sue mani esplorano, stringono, provocano. Mi solleva contro la parete, le nostre pelli si cercano, si sfiorano, si accendono. Il resto è un susseguirsi di sensazioni travolgenti. Baci umidi, carezze audaci, respiri spezzati. Il tempo sembra fermarsi, eppure dura solo pochi minuti. Quando riemergo da quel vortice di desiderio, lui mi sistema il vestito, mi sfiora le labbra con le dita e mi guarda con un sorriso complice. “Adesso torna dalle tue amiche. Ma non dimenticare nulla di questa notte.”
Esco dal camerino con le gambe ancora tremanti. Sento il suo odore sulla mia pelle, il ricordo ancora vivo sulla mia bocca. Le mie amiche mi accolgono con sguardi maliziosi e risate ironiche. “Be’, allora? Vuoi raccontarci o dobbiamo immaginare?” Sorrido, prendo un sorso di vino e scuoto la testa. Questa storia non è per loro. C’è solo una persona a cui voglio raccontare ogni minimo dettaglio. E la notte è ancora lunga… Apro la porta di casa e trovo Piero lì, seduto sulla poltrona davanti al caminetto, un bicchiere del suo cognac preferito tra le mani. Indossa solo i boxer bianchi e una maglietta intima aderente, che mette in risalto il suo petto scolpito. L’atmosfera è calda, tesa, carica di qualcosa che aspetta solo di esplodere. Appena mi sente entrare, solleva lo sguardo su di me. Quegli occhi scuri mi scrutano con un’intensità che mi blocca il respiro.
-“Bentornata, amore. Com’è andata la serata?”
La sua voce è bassa, roca.
-“Ciao amore, ancora sveglio?”
Eludendo la risposta che vorrebbe sentire, mi avvicino a lui lentamente, lasciando che il silenzio tra noi si carichi di tensione. Sento ancora sulla pelle il calore di quelle mani che mi hanno toccata, esplorata in tutto il mio corpo in quel locale, la scia del desiderio che mi pulsa dentro. Mi siedo sulle sue gambe, cavalcandolo con studiata lentezza. Lui mi accoglie senza distogliere lo sguardo dal mio, ma nelle sue dita che si chiudono sui miei fianchi percepisco la sua impazienza. Sorrido con aria provocante, con un dito traccio un cerchio sul bordo del suo bicchiere prima di portarlo alle labbra e prendere un sorso lento, lasciando che il cognac mi scivoli bruciante giù per la gola.
-“meraviglioso, buono, scalda magnificamente…”
Lo dico piano, mordendomi il labbro. Le sue mani si stringono su di me, il suo petto è caldo sotto le mie dita che palpano i suoi pettorali. Le sue mani scivolano lentamente lungo le mie cosce, risalendo, insinuandosi sotto il vestito.
-“Raccontami tutto.”
Il suo tono è un ordine travestito da richiesta. Mi avvicino al suo orecchio, sfiorandogli il lobo con le labbra, provocandolo ancora con la mia risposta.
-“Sei sicuro di voler sapere proprio tutto, amore?”
Le sue dita trovano la mia pelle nuda sotto il vestito, accarezzandomi con lentezza esasperante. Sento il suo respiro, però, farsi più pesante.
-“Non devi tralasciare neanche il minimo dettaglio.”
Risponde, sempre più incalzante. Sorrido, godendomi il potere che ho su di lui in questo momento. Inizio a raccontare.
-“C’erano due uomini tutti per noi. Bellissimi, perfetti, degli splendidi mulatti. Uno di loro non ha smesso di guardarmi.”
Le mani del mio uomo si fanno più decise, esplorano la mia pelle con una fame crescente. Piero mi vuole, lo sento nel respiro, nella tensione dei suoi muscoli, ma voglio che soffra perché farlo mi eccita come una porca.
-“Continua, non fermarti. Quindi?”
Insiste con un tono più ruvido.
-“Ha scelto me e non so se perché immaginasse che fossi la più disponibile o è stato un caso.”
Rispondo con fierezza ed é come se Le parole scivolassero sulla sua pelle, sfidandolo.
-“Oppure avrà percepito che eri la più troia tra tutte e quattro. “
Raccolgo appena la sua provocazione.
-“L’ho pensato anch’io. Magari, perché dal centro delle mie cosce si sentiva già l’odore che emana il mio sesso quando è bagnato ed eccitato. Tu lo conosci bene, no? Fatto sta che mi ha portata al centro della sala… davanti a tutte.”
Continuo, usando piccole pause per far crescere la sua morbosa curiosità. Le sue dita, intanto, si insinuano tra le mie gambe e un lungo gemito mi sfugge, ma continuo a parlare.
-“Ha ballato per me, con me, il suo corpo contro il mio; Il suo respiro sulla mia pelle. Dio, quanto mi ha eccitata farlo.”
Mentre pronuncio queste parole gemo e sospiro di piacere.
Piero stringe la mascella, il desiderio nei suoi occhi è feroce. Non vuole solo sentire. Vuole vivere tutto, attraverso di me. In un attimo mi afferra per il collo con una mano decisa e mi solleva, spingendomi fino a sbattere con le natiche sul tavolo. Mi scruta con quegli occhi bramosi mentre divarica le mie gambe con le sue mani forti, aprendomi completamente per sé. Il suo sguardo scorre sulla mia pelle, bruciante, come se volesse divorarmi con gli occhi, prima ancora di toccarmi davvero.
-“Adesso mi racconti tutto per bene piccola troia."
Mi ordina con voce bassa e tagliente, mentre la sua presa si fa più salda sui miei fianchi. Il mio respiro si spezza, il cuore martella nel petto. Lui vuole ogni dettaglio, ogni sfumatura e io vedo la ferocia erotica nel suo sguardo: sta lottando per il controllo e lo percepisco anche dal modo con cui le sue mani stringono la mia pelle. Il suo respiro che si fa più pesante e lo sento fremere. Ora le sue dita scivolano tra le mie cosce.
-“Sei un lago, troia! Solo ripensare a quanto sei stata puttana in quel locale ti fa colare la sborra che hai ancora tra le cosce?"
Le sue parole sono come stilettate di piacere nella mia fica. Mi tende all’indietro, la sua bocca sfiora il mio collo, poi le mie labbra, reclamandomi con un bacio feroce. Vuole la lussuria, la perversione, che sia oscena come lo sono stata in quel locale e allora lo avrà, penso nella mia mente.
-“Sì, cazzo! Lì dentro, mi ha sbattuta contro il muro, mi ha leccata con quella lingua lunghissima; Dio, Piero, era ovunque, mi ha trapanato fica e culo con quel piccolo cazzo”.
Ansimo, la voce spezzata dal piacere mentre lo sento ringhiare come un mastino. Il suo respiro è caldo sul mio viso, il desiderio nei suoi occhi si fa feroce verso la sua cagna.
-“Ti ha scopata così?”
Sussurra contro la mia pelle, mentre le sue dita dentro la mia fica aumentano e si muovono più in profondità, con una crudeltà che mi fa perdere il controllo. Un lungo guaito da cagna mi sfugge, la testa si getta all’indietro. Il mio corpo trema sotto il suo tocco. Poi si ferma. Mi lascia vuota. Sospesa. Si alza, afferra l’orlo della maglietta e la sfila lentamente, lasciandola cadere a terra. Poi abbassa i boxer e li lascia scivolare lungo le gambe. Il suo corpo nudo è una promessa di piacere e dominio. Mi afferra, mi tira a sé con una forza che mi lascia senza fiato, e con un solo movimento affonda il suo cazzo dentro di me.
“Adesso, dimmelo! Era così che ti scopava, grandissima puttana?”
Lo dice ansimando e affondando più forte dentro di me.
Il mio uomo mi tiene ferma, le sue mani salde sui miei fianchi mentre mi scopa con violenza spezzandomi il respiro. Il tavolo sotto di noi cigola, scivola leggermente ad ogni suo affondo, ma a lui non importa. Vuole farmi sentire ogni colpo, ogni centimetro, vuole segnarmi dentro.
-“Sei solo una lurida cagna in calore, ma sei solo MIA, capito, troia?!”
Sibila con le labbra calde che marchiano il mio collo. Mi tira indietro per i capelli, costringendomi ad inarcare la schiena. Il suo petto incandescente aderisce alla mia pelle, il suo respiro pesante mi accarezza l’orecchio.
-“Dopo avermi leccato la fica, regalandomi il primo orgasmo, mi ha messo fronte-muro a cosce spalancate e, sai amore, ho fatto come mi hai insegnato tu: ho allargato le natiche e lui, da bravo mastino, mi ha quasi infilato la lingua nel culo, mentre con le dita mi scopava la fica. E tu mi consoci quanto so essere porca; non ho resistito e ho goduto ancora, come una vacca da monta, allagando il pavimento con tutta la sborra che mi ha causato quell’orgasmo”.
-“Continua troia, perché immagino che non ti sei limitata a farti sbattere con dita e lingua, giusto?”
Me lo ordina, spingendo più a fondo il suo cazzo, quasi a volermi sfondare e cancellare ogni traccia di quel maschio che ha abusato della sua femmina, ma soprattutto aspettandosi o meglio desiderando che il resto del mio sfrontato racconto sia ancora più osceno e perverso.
Un gemito che è quasi un rantolo di piacere, mi sfugge, mentre la sua eccitazione si mescola alla sua rabbia, all’ossessione di possedermi completamente.
-“Evidentemente, No. Ma la tua femmina se l’è fottuta alla grande! Mi ha messo spalle al muro e sollevata una gamba, mi ha infilato il cazzo in fica; sbattendomi come una puttana da strada; in piedi. Sentire quella mazza che si faceva strada, allargandomi la fica per poco non mi ha fatto urlare di piacere”.
Lo dico tutto d’un fiato e aspetto la sua reazione.
-“Che grande zoccola, succhiacazzi che sei. Ti ha riempito quella fica da gran vacca fino ai coglioni, immagino.”
È arrapato oltre ogni limite ma non è pago e so che vuole sapere ancora di più, ma soprattutto spera che sia accaduto quello che lui immagina. Il mio maschio meraviglioso è porco fino al midollo e io lo amo anche per questo! Quindi riprendo il racconto di quanto successo in quel locale.
-“Le prime bordate me le ha inflitte così; poi, mi ha preso per le natiche e sollevandomi le bambe mi ha sistemato sulle sue braccia e ho iniziato a cavalcarlo così, impalandomi sul suo cazzo, sospesa sulle sue braccia. In pratica il mio mulatto si é fottuto la tua femmina, così, facendomi godere ancora come una cagna in calore”.
Mi guarda, eccitato e rabbioso, vorrebbe sfondarmi, aprirmi in due, spaccarmi la fica, ma lo conosco bene e so che sta godendo come quel porco, perverso, lussurioso che è. Quindi insisto nella mia provocazione e voglio che quasi mi implori a raccontare il seguito, quindi gli chiedo.
-“Sei soddisfatto o vuoi che la tua puttana ti racconti lo strepitoso finale di quell’amplesso?
-“Che succhiacazzi, bastarda sei amore mio. Sai già quello che devi dirmi, vero?”
Sorrido e riprendo a raccontare l’ultima parte della mia serata.
-“Prima di finire in bellezza, il mulatto bastardo ha voluto che omaggiassi l’oggetto del mio piacere; quindi, mi ha preso per i capelli e mi ha ordinato esplicitamente di succhiargli il cazzo, da brava puttana. Amore, quella mazza era veramente straordinariamente lunga e grossa e quella cappella lucida e impegnata degli umori suoi e miei era solo da leccare, ingoiare e spompinare fino a svuotargli i coglioni da tutta la sborra accumulata. Sai che impazzisco per il cazzo in bocca, quindi ha dato fondo a tutte le mie abilità e stavo quasi per portarlo a sborrare nella mia bocca; ma lui si è fermato e mi ha detto: -alzati, troietta, adesso voglio il premio finale per averti fatto godere- mi ha fatto alzare e ancora faccia al muro, mi sono piegata e appena ho allargato le natiche mi ha detto -vedo che il tuo uomo ti ha educata per bene; ma a te prenderlo nel culo deve, comunque, piacere troppo-. Non ha fatto in tempo a dirlo che mi ha puntato la cappella nel buco e lentamente ma inesorabilmente mi ha infilato il cazzo nel culo, togliendomi il fiato, amore.”
Approfitta della mia pausa per dirmi alcune oscenità.
-“Che troia sei amore; ammettilo che non vedevi l’ora di farti scopare quel culo voglioso di cazzo. E la prova è che non appena ti ha fatto piegare in avanti hai allargato subito le natiche, per fartelo scopare.”
Il suo insulto mi eccita ancora di più e rispondo.
-“Bastardo, mi hai insegnato tutto tu, ricorsi? Hai voluto che la tua donna fosse troia e puttana, bene te ne carichi anche le conseguenze. Comunque il mio mulatto ha capito tutto perché mi ha detto: -tuo marito lo sa che sei qui? - quando non gli ho riposto, ha continuato: - certo che lo sa; magari ti ha mandato lui qui a farti fottere da me, a farti rompere questo culo magnifico. Allora ringrazialo da parte mia quando gli racconterai che sei stata una troia perfetta e una gran puttana- quello che ha detto mi ha eccitato da impazzire perché qualche secondo dopo ho goduto come una cavalla da monta, sbuffando e sborrando come una fontana. Qualche secondo dopo mi ha fatta inginocchiare e rantolando come un maiale, mi ha riempito viso, bocca e seni di cslda sborra che ho leccato fino all’ultima stilla.”
Piero è al limite e quello che gli ho appena riferito lo ha reso ancora più selvaggio e osceno.
-“Quindi questo porco bastardo si è sbattuto la mia donna, facendola godere come non mai, Troia?
-“si è solo scopato una femmina e la fatta godere. Ma la donna che ami e ti ama solo tu sai farla godere in modo incredibile e appagante, amore.”
Lo dico ansimando furiosamente, ma convinta e con il corpo ormai in fiamme.
Ripercorrere quella esperienza e questa mia ultima affermazione lo mandano fuori di testa. Mi solleva, mi ribalta con un gesto brutale, facendomi sedere sul tavolo. I suoi occhi bruciano nei miei mentre mi spalanca le gambe, aprendole oscenamente, davanti a sé.
-“Allora guardami mentre ti riempio la fica e godo dentro di te,”
Quasi lo urla con la voce spezzata dal desiderio.
E io lo guardo. Sfidandolo ancora mentre perde il controllo.
-"Allora fottiti questa troia, porco bastardo. Apri in due questa puttana, mio magnifico stallone. Fai godere questa cavalla da monta e falla godere, urlando come solo tu sai fare. E adesso, fai sborrare la tua cagna!"
A quel mio incitamento, sento il suo corpo farsi ancora più teso, selvaggio. Lo sento esplodere dentro di me, con un ultimo colpo profondo, gutturale, che ci fa tremare entrambi.
-“Ahaaaaa…sei proprio una grandissima troia, una puttana, una cagna sempre in calore.”
Si svuota di ogni energia dentro di me e il mio orgasmo è quasi in sincrono con il suo. Per la violenza del godimento non riesco ad emettere alcun suono, ma tremo in ogni fibra del mio corpo per l'intenso piacere che mi regala.
Rimaniamo immobili per diversi istanti, i respiri di entrambi affannati che sembrano rincorrersi intrecciarsi. Poi, con un ultimo bacio appassionato, lussurioso, quasi feroce, mi stringe a sé e mi dice: -“Ricordati che tu sei solo mia!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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