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Simona, scopata in collegio  PARTE 1 


di Clelia_Rocco_coppia
28.12.2023    |    7.491    |    3 9.8
"Continuò così per quasi un minuto, sfregandole, nel frattempo, la grossa cappella sulla fessura, fino al clitoride, masturbandola così..."
Dopo le prime esperienze con quello che era stato il mio maestro, a 16 anni rimasi orfana di mia madre e mio padre prese moglie. Alla fine dell’estate mio padre dovette partire per un periodo all’estero per lavoro, il che costrinse la moglie a consigliargli di mettermi in un collegio, affidata alle cure di alcune suore laiche e di uno “strano” prete, che segnerá la mia educazione e il mio approccio al sesso. Dopo i primi mesi la lontananza dal mio maestro, dai miei affetti e dai miei amici, iniziò a farsi sentire, trovandomi, ben presto in balia di vere e proprie tempeste ormonali, con conseguenti lunghe masturbazioni notturne. Era uno stato d’animo che condividevo con molte compagne tanto che le nostre discussioni riguardavano sempre i maschi, i loro sessi e le nostre vagine ancora vergini. Inoltre, la presenza di un collegio maschile, situato nell’altra ala del nostro convitto, era diventato il nostro principale turbamento quotidiano.
All’improvviso, un giorno la caldaia si guastò e la madre superiora mi ordinò di andare da padre Sebastiano, il prete a capo della parrocchia annessa al convitto. Entrata in canonica udii dei lamenti e capii subito che erano gemiti di piacere. Anche se la porta dell’ufficio del prete era socchiusa potei vedere chiaramente l’uomo con i pantaloni alle caviglie e un poderoso cazzo grosso e tozzo, magnificamente segato e leccato da Filomena, una giovane novizia dai lunghi capelli rossi, accovacciata sui talloni, la tonaca bianca sopra i fianchi, le cosce spalancate e la sua mano che scavava dentro la sua fica, sotto la guida esperta dell’uomo.
La giovane suora doveva avere non piú di 17 anni; era coinvolta in quel meraviglioso pompino con il cazzo ingoiato fino a farlo sparire. La sua mano, inoltre, sembrava muoversi sempre più rapidamente mentre iniziava a rantolare per il piacere. Padre Sebastiano le raccolse i lunghi capelli in una coda e iniziò a scoparle la bocca, ordinandole di ingoiare il cazzo e apostrofandola con “brava la mia cagnetta”. Filomena stava per raggiungere il suo orgasmo, il prete, quindi, la fece alzare le aprì la tonaca sul davanti scoprendo i seni rigogliosi e con i capezzoli turgidi e la fece piegare sul massiccio tavolo che fungeva da scrivania. Le passò il cordone ai polsi e li legò ai piedi del tavolo; poi le alzò la tonaca fin sopra i fianchi e le assestò una bella manata sui glutei, lasciandole i segni delle dita sulla carne bianca. Continuò così per quasi un minuto, sfregandole, nel frattempo, la grossa cappella sulla fessura, fino al clitoride, masturbandola così. La novizia, ora, urlava e lo incitava con "sí" ripetuti e prolungati. Dalla sua fica vedevo colare lungo le cosce gli umori della sua eccitazione. Padre Sebastiano se ne accorse, con le dita raccolse quel nettare e le impose di succhiarle; cosa che la giovane fece con perizia, ingordigia ed eccitazione. Quindi l’uomo trovò con la cappella l’ingresso della giovane e tenera fica della ragazza e iniziò a penetrarla lentamente. Vidi le grandi labbra e la vulva allargarsi al passaggio, in maniera smodata, considerata la dimensione del cazzo e lei che iniziò ad urlare forse per il dolore ma, soprattutto, per il piacere.
Quando fu tutto dentro di lei, uscì altrettanto lentamente per rientrare qualche secondo dopo. In tal modo le diede modo di abituarsi alla consistenza di quella carne calda, dura e pulsante. Ora Filomena gemeva e tentava di andare incontro ai movimenti dell’uomo; quel manganello le stava devastando la fica di piacere e iniziò ad urlare, chiedendo di scoparla ancora e ancora, di sfondarla, ma soprattutto di farla godere. 
Il prete torturava le natiche della giovane con sonore manate; lei urlava e si dimenava; le sciolse i polsi, l’afferrò per i capelli, le strizzò un capezzolo forte fino a farle male, mentre gli affondi nella sua fica si susseguivano. Io ero in un lago di umori; avevo iniziato a masturbarmi e mancava poco per raggiungere l’orgasmo tanto desiderato. Ma volevo godermi ancora quella scena eccitante e perversa. Intanto, padre Sebastiano aveva fatto distendere Filomena sul tavolo, brandendo una grossa candela, facendola sparire tra le cosce della novizia. Iniziò a scoparla con veemenza, fino ad ordinarle di continuare lei, ma senza godere. Quindi, cosparse di vaselina
Il buco del culo della novizia e le infilò due grosse dita, strappando alla donna altre urla di piacere. Quando ritenne che fosse pronta, posizionò la cappella sul buco e spinse appena; dopo un attimo di sosta, spinse ancora e le trapanò le natiche fino alle palle. Gridò Filomena, ma era puro piacere quello che provò. Lui si muoveva lentamente e le torturava il clitoride per rendere sopportabile quella penetrazione. Infatti, dopo un minuto la novizia roteava gli occhi in preda al godimento che le squassava fica e culo; aveva perso il controllo e dalla sua bocca non uscivano più suoni, ma la maschera di piacere del suo viso era uno spettacolo eccitante. Io non ce la facevo più e resistevo; ma quando sentii un urlo disumano provenire dalla bocca di Filomena, capii che stava esplodendo in un orgasmo devastante. La vidi tremare e godere, pronunciando parole incomprensibili e agitando forsennatamente la candela dentro la fica. Così facendo, la vidi raggiungere un nuovo orgasmo mentre padre Sebastiano con un rantolo le riempiva col suo nettare il culo, amplificando il piacere della giovane. Nello stesso istante la mia fica esplose in un intenso orgasmo, i miei gemiti non trattenuti, raggiunsero il prete che mi sorprese con la mano tra le cosce, mentre tremavo, lo guardavo e godevo. Scappai senza voltarmi, sapendo che lui mi aveva vista e che se ne sarebbe ricordato.
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