tradimenti
Elena,mia moglie;schiava di un porco... cap.3

28.03.2025 |
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"Quindi pianifico una mia visita dal suo ex datore di lavoro, consapevole che Salvatore non è uomo da sotterfugi e che affrontare l’argomento con inutili giri..."
Elena, mia moglie; schiava di un porco perverso. Cap3.Rifletto sulle ultime parole di Elena e so che ormai ci troviamo a un punto di non ritorno. La mia donna, contrariamente a quanto ha affermato, ha già deciso quale delle due personalità voglia far prevalere. Infatti, la troia, la puttana che la sua voglia di sesso sfrenato ha fatto emergere ha totalmente fagocitato la moglie per bene, morigerata e la professionista seria e irreprensibile.
Ora il problema é solo mio, chiedendomi se e come intendo affrontare questa nuova esperienza di vita sessuale che ci attende entrambi. Di una cosa sono certo; conserverò intatto l'amore della mia donna, ma del nostro patrimonio erotico perderò il controllo in favore di un altro uomo che la dominerà. Sono disposto ad accettarlo? E con che ruolo? So che per rispondere a questi interrogativi dovrò infilarmi con la mia donna in un tunnel di lussuria osceno e perverso e di cui non si vede l'uscita. Decido di dormirci su. La notte, tuttavia, è per me ed Elena molto tumultuosa e al risveglio ci ritroviamo, per la colazione, entrambi con la necessità di dover affrontare ancora l'argomento.
La mia donna indossa una mia t-shirt che le copre appena il culo; seduta al tavolo della nostra cucina, di fronte a me, esordisce dicendo:
-"Amore, ho riflettuto su quanto successo ieri sera e sulla mia ultima sfrontata richiesta e ho deciso che non devi tenerne conto; come se non te l'avessi mai chiesto. Ti prego di perdonarmi, quindi."
Lo dice senza guardarmi negli occhi. Dentro di me, deduco, che non ne è veramente convinta, ma trattasi di un ultimo tentativo per capire fin dove sono disposto ad arrivare pur di consentirle di essere condotta da Salvatore, consapevole, anche lei, che questa scelta avrà sulla nostra vita conseguenze irreversibili.
A quel punto ho già deciso: la porteró al cospetto di Salvatore perché è quello che desidera più di ogni altra cosa. Pertanto, le rispondo:
-“Sai bene che non ignorerò questo tuo desiderio; quindi, sono determinato a condurti da lui. Aspetteremo solo l’occasione giusta. A questa mia affermazione sembra rassegnarsi; in realtà, percepisco dal linguaggio non verbale e dai movimenti del suo corpo che questa mia decisione l’attendeva con trepidazione al punto da provocarle brividi e fitte al basso ventre. Infatti, dal sottile tessuto della sua t-shirt i capezzoli si sono immediatamente inturgiditi mentre ha stretto le cosce, stringendo i pugni.
Con voce pacata la invito a rilassarsi; mi porto alle sue spalle e inizio a massaggiarle il collo; le mie mani si insinuano nella scollatura della maglietta e scivolano sui seni. Gioco con i capezzoli, stringendoli appena; poi le sussurro all’orecchio di stare serena perché affronteremo tutto insieme e nel frattempo ho già raggiunto il suo pube. Istintivamente allarga le cosce, lasciando passare le mie dita che scivolano sulla fessura, trovandola molto umida.
-“Visto? Sei già fradicia al solo pensiero che io ho accettato di portarti da Salvatore. In fondo è proprio quello che speravi, no?”
La provoco e intanto le torturo il clitoride, scivolando sulla sua fica con tutto il palmo della mano, esercitando una discreta pressione. La sento gemere, agitate i fianchi mentre afferra la mia mano con le sue e accompagna i miei movimenti sulla sua vulva.
-“Rispondi puttanella!”
Glielo ordino letteralmente e lei con foga risponde.
-“Sì, Sì, Sì! cazzo; sai bene ormai quanto lo desidero, amore mio.”
Quindi allontano la mia mano dalla sua fica e baciandola sul collo le dico:
-“Bene. Allora è così che faremo. Al momento opportuno ti dirò quando andremo da Salvatore in modo da prepararti come lui desidera.”
La delusione sul suo viso per averla lasciata piena di voglia è palpabile, ma sa che ammettendo questa sua intima e grande debolezza, si è votata alla mia totale obbedienza. Non reagisce, ma aggiunge solo:
-“Va bene amore. Faremo come dici”.
Quindi pianifico una mia visita dal suo ex datore di lavoro, consapevole che Salvatore non è uomo da sotterfugi e che affrontare l’argomento con inutili giri di parole rischierebbe di indisporlo senza una vera ragione. Per cui stabilisco che superati i soliti convenevoli, andrò dritto al punto.
Due giorni dopo, quindi chiamo Salvatore al cellulare e dopo essermi presentato, chiedo di poterlo incontrare. Ci diamo appuntamento nel suo locale il pomeriggio successivo.
Arrivato al locale mi accoglie in maniera distaccata, ma professionale, una bellissima donna inguainata in una tuta di pelle dal corpo sinuoso, i capelli lunghissimi che, nonostante siano legati alti, alla circassa, arrivano a coprire un culo pronunciato, magnifico che si poggia su due bellissime e lunghissime gambe. Resto sbalordito da tanta bellezza. Mi conduce, senza proferire altre parole se non un freddo "mi segua", negli uffici del boss. Qui mi trovo davanti un uomo oltre la cinquantina, ma dall'aria giovanile. Non molto alto, ma piuttosto corpulento, con un leggero addome, e con capelli a spazzola stile marine americano. Indossa un paio di pantaloni da lavoro e una camicia di lino bianca, quasi tutta aperta sul davanti, che mette in risalto dei pettorali notevoli e tonici. Nel complesso è circondato da un'aura temibile ancorché piena di carisma. Gli occhi scuri e penetranti, la mascella squadrata e la barba incolta, gli conferiscono un fascino inquietante. La prima sensazione è di avere di fronte un vero e proprio dominatore; un uomo spregiudicato che per raggiungere i propri obiettivi è capace di tutto. In definitiva, uno che del genere umano non ha una grande opinione. Queste mie considerazioni a caldo mi mettono giá i brividi perché immagino cosa potrà accadere alla mia donna una volta che l’avrò messa nelle sue mani. tutto questo mi terrorizza, ma nello stesso tempo mi eccita morbosamente al punto che al solo pensarci il mio basso ventre da segnali di irrequietezza.
Salvatore mi accoglie con cortesia, ma senza particolare empatia e mi chiede subito.
-“Cosa posso fare per lei?”
-“Sono venuto qui per mia moglie Elena. Pur avendomi messo al corrente dei suoi comportamenti nei suoi confronti e dei messaggi che le ha fatto recapitare, lei vorrebbe incontrarla ugualmente.”
Faccio questo discorso tutto d’un fiato dopo averlo preparato attentamente. Salvatore non fa una piega e in una frazione di secondo intuisce tutto; che Elena deve aver accettato il suo invito a ritornare a lavorare per lui, ma in particolare il anche il senso della mia presenza lì, in quel momento.
Cambia immediatamente atteggiamento e risponde con un tono pacato ma estremamente autoritario:
-“Elena le ha detto perché voglio che venga a lavorare per me? Anche a quali condizioni io accetterò che torni? Soprattutto che dovrà eseguire ogni ordine che io intenderò darle?”
-“Certamente. Mi ha informato di tutto e mi ha detto di riferire che accetta, anzi accettiamo, tutte le sue condizioni”.
Rispondo con una determinazione tale da non lasciare dubbi sul fatto che sia lei sia io siamo consapevoli di ciò che ci aspetta.
-“Allora è bene che tu sappia che Elena diventerà di mia proprietà e sarò io a decidere cosa potrà e dovrà fare e soprattutto con chi. Tu, inoltre, sarai, al massimo, spettatore e non potrai incidere su nulla di ciò che io ordinerò ad Elena di fare.”
Lo dice in modo ancora più deciso e passare dal “lei” al tu è il primo segnale di negazione dei miei diritti, sulla sorte della mia donna, di cui mi ha già fatto oggetto.
Col cuore in gola per la profonda incertezza in cui sto catapultando la mia donna e me stesso, senza esitare rispondo:
-“Si siamo consapevoli di tutto e abbiamo deciso di accettare, comunque,ogni sua condizione.”
-"Bene. Allora siamo d'accordo. Riferisci ad Elena che le invierò un messaggio in cui le ordineró quando presentarsi e con quale abbigliamento. Un'ultima cosa ma la più importante; da questo momento non toccarla più e riferisci che non può avere orgasmi fino a quando non la convocheró".
Senza neanche salutarmi e stringermi la mano, apre la porta e attende che io lasci rapidamente il suo ufficio.
Rimango esterrefatto da questo comportamento maleducato ma ben presto mi convinco che l'essere ignorato, umiliato e mortificato sará il prezzo che pagheremo, sí, anche Elena, per questa nostra debolezza.
La sera a letto informo Elena dell'esito del mio incontro con il suo boss e immediatamente avverto la sua tensione che, ormai conoscendola, si manifesta con una immediata eccitazione sessuale. Mentre le racconto i vari passaggi le accarezzo i seni, strizzando piano i capezzoli. Poi faccio scivolare la mano tra le cosce per constatare quanto sia già bagnata e glielo faccio notare.
-"Che gran troia sei! Ti rendi conto che appena ti nomino il tuo padrone, ti bagni e ti ecciti come una cagna in calore?"
-"Si, cazzo! Appena penso a lui e al potere che ha sulla mia mente e sul mio corpo vado fuori di testa. Immediatamente mi trasformo in una troia, in una puttana vogliosa, in una cagna in calore desiderosa delle sue attenzioni e delle sue oscenità."
Lo dice con trasporto e convinzione muovendo i fianchi perché aumenti il mio contatto con la sua fica. E, quindi, la incalzo.
-"Sei tanto troia quanto bugiarda."
Mi guarda stupita, chiedendomi quando lo sarebbe stata.
-"Quando ti ha baciato, leccato e morso sul collo ti sei eccitata come una cavalla da monta e non me lo hai detto."
L'accuso con aria di rimprovero.
-"Si, lo confesso. Ho sentito quelle labbra e quella lingua che scivolavano direttamente sulla fica, arrivando fino al mio culo."
Lo dice con espressione liberatoria e mi stupisce ancora una volta per l'immagine lasciva e lussuriosa oltre che per il linguaggio volutamente volgare con cui l'ha descritto.
Prima che possa dire altro prosegue:
-"Era così tanta la voglia di cazzo che mi aveva provocato quel gesto che sono andata a chiudermi in bagno e mi sono distrutta di piacere, masturbandomi la fica e il culo con tutte le dita delle mie mani, penetrandomi come una vacca."
Mentre lo dice mi guarda negli occhi e, afferrandomi le mani, mi implora.
-"Ti prego, scopami, fottimi, infilami qualsiasi cosa nella fica e nel culo, ma fammi godere, non resisto più."
Ormai ha perso ogni pudore e pur di godere farebbe qualsiasi cosa.
Ma quello che le dico sul divieto di toccarla e di godere la lasciano quasi disperata, ma, paradossalmente, anche entusiasta per come il suo nuovo padrone la consideri già la sua puttana e la sua schiava.
Con un velo di reciproca delusione per aver dovuto rinunciare al nostro abituale piacere, ci addormentiamo in attesa di nuovi ordini dal "nostro" nuovo padrone.
Continua???
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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