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Gay & Bisex

Il maestro e i gemelli Riccardo ed Elena 1


di Clelia_Rocco_coppia
21.09.2024    |    5.638    |    5 8.8
"Per cercare di vincere la sua timidezza, ho immediatamente instaurato con lui un rapporto cameratesco, interessandomi anche ad aspetti che esulano dalla..."
Ammiravo Riccardo disteso accanto a me, la pelle bianchissima su un corpo magro, ben fatto, ma ancora da adolescente; i lunghi capelli sparsi sul cuscino lo facevano sembrare una piccola ninfa dormiente.
Quanto era successo tra noi, mi aveva riportato indietro nel tempo, alla mia stessa adolescenza; e adesso intravedevo in lui me stesso. Le sue stesse ansie, le sue stesse voglie inconfessabili e la sua stessa paura nel dover ammettere quella sottile perversione in cui lui sembrava crogiolarsi e dove avrebbe potuto condurlo non era dato sapere. Nel mio caso, riconoscevo che il tempo e la mia eclettica personalità mi avevano aiutato a venir fuori da una crisi di identità che rischiavo di non poter superare.
Dopo quelle esperienze, infatti, ho condotto una esistenza, ordinaria, direi “normale”; dove questa normalità nel mio immaginario erotico e sessuale ha preso, poi, la forma di una serie di relazioni e di rapporti etero, comunque, intriganti, lussuriosi e per me molto appaganti.
Con Riccardo tutto è cominciato sei mesi prima, quando i suoi genitori, amici di famiglia, mi hanno pregato di dare lezioni di musica a lui e alla sorella gemella per poter essere ammessi a una scuola speciale in cui requisito essenziale era padroneggiare uno strumento musicale. 
Timido, schivo, riservato Riccardo, quanto esuberante, allegra e sfrontata la sorella Elena.
La bellezza del fratello, molto simile alla sua gemella, è quasi efebica, dai tratti molto femminili. Occhi verdi, capelli color del miele, lunghi fino alle spalle e due labbra carnose da donna che hai solo voglia di sfiorare, baciare, leccare e succhiare. 
Nonostante lui cerchi di non darlo a vedere, in quasi tutto ciò che fa; dall’abbigliamento, al taglio dei capelli e ad altre piccole cose, cerca di emulare la sorella per la quale ho da subito intuito esserci un profondo affetto misto ad attrazione.
Dopo aver stabilito, quindi, che per due pomeriggi a settimana sarebbero venuti nel mio studio di casa, iniziamo un percorso che alla fine ha portato me, Riccardo e, indirettamente, la gemella, a ciò che siamo adesso. Con Riccardo in modo diretto, profondo e carnale, con la sorella, attraverso il fratello in una forma indiretta, ma altrettanto lussuriosa e perversa.
Per cercare di vincere la sua timidezza, ho immediatamente instaurato con lui un rapporto cameratesco, interessandomi anche ad aspetti che esulano dalla musica e riguardano il suo privato, le ragazze e quanto ne sia attratto. Su questi argomenti, presente anche Elena, la sorella lo prende in giro, insinuando un orientamento omosessuale del fratello senza che lui ancora lo abbia capito. A quel punto lui, vergognandosi un po’, la rimprovera, diventando rosso e cambiando discorso. Già da quei primi scambi ho intuito la vera natura di Riccardo. Il rapporto con lui a quel punto è diventato sempre più amicale, complice quasi intimo e Il suo comportamento ha avuto un cambiamento radicale al punto da non considerarmi più il suo maestro ma una sorta di tutor se non addirittura un suo intimo amico. La svolta è avvenuta un pomeriggio in cui la gemella, non avendo svolto gli esercizi assegnati, mi chiede il permesso di uscire con mia figlia, non potendo prendere parte attivamente alla lezione. Rimasti soli tra me e Riccardo è scesa una sorta di tensione che subito ha preso connotati erotici che nessuno dei due riesce a nascondere. Mentre stiamo eseguendo un pezzo a 4 mani, seduti sullo stesso sgabello, iniziamo ad incrociarci con le dita sulla tastiera, cosa che ha causato una strana e involontaria ilarità tra noi al punto da provocare sciocche risate incontrollate. Finito il pezzo, però, ci guardiamo negli occhi e il silenzio si fa più grave. Posso percepire il battito forsennato del suo cuore; lo vedo deglutire a fatica e ha il respiro corto, pesante.
In quel momento non ho più pensato, e in un lampo, ho preso il suo volto tra le mani e l’ho baciato sulle labbra, infilandogli la lingua in bocca. La prima sua reazione è stata di sottrarsi, ma non gliel’ho permesso e ho continuato a limonarlo in bocca in modo sempre più lussurioso. Pur essendo inesperto, tuttavia, sento che risponde al mio bacio con sempre più foga, lo stringo a me passandogli una mano dietro le spalle e sostenendolo con l’altra per il mento, continuo a baciarlo, leccarlo, succhiando quelle meravigliose labbra carnose. Sento crescere la sua eccitazione, ansima sempre di più e quando con una mano afferro il suo piccolo cazzo durissimo da sopra i pantaloni, emette un lunghissimo gemito, inarcando la schiena e offrendo ancora di più il ventre alle mie carezze.
Mi alzo, chiudo il copri tastiera del pianoforte e lo obbligo ad adagiarvisi sopra con le spalle e i gomiti. Una mano sul collo, l’altra sul suo sesso duro, simulando una sega da sopra i bermuda; la mia lingua che lo lecca sul collo, sulle guance, le labbra, proprio come una cagna; lui che tenta di catturarla per poterla succhiare ancora. Mi stacco totalmente da lui per una frazione di secondo e gli ordino di denudarsi completamente. Mi guarda sorpreso e tentennante e senza dargli il tempo di pentirsi, gli tiro giù pantaloni e slip fino alle caviglie. Si libera della t-shirt e lo costringo nella stessa posizione di prima: seduto in punta di sgabello, spalle e gomiti sulla tastiera del pianoforte. Mi libero il cazzo e non appena lo vede, rimane impressionato. Impugno il suo cazzo e inizio a segarlo lentamente; dopo i primi secondi di smarrimento, chiude gli occhi e si gode la mia mano. Si muove in modo scomposto e quasi convulso a causa della intensa eccitazione. Lo bacio ancora, slinguandolo come prima; afferro una sua mano e la porto sul mio cazzo. Apre gli occhi e guarda, come un affamato fa col cibo, la sua mano che inizia a muoversi autonomamente dopo un mio input iniziale.
-“È calda, dura, pulsa. La mia quando è dura non è cosi, la tua è veramente grande e grossa.”
Esclama sorpreso e compiaciuto. Mi abbasso e faccio scivolare sulla sua cappella un bel po’ di saliva e inizio a segarlo facendogli sentire le dita sulla punta della cappella dalla parte del frenulo. Geme e ansima, non gli do il tempo di riaversi e riflettere e quel cazzo è troppo invitante, ne sento l’odore, maschio quasi selvaggio. Mi inginocchio tra le sue cosce e glielo prendo in bocca.
-"Ahahah…Ooooooo…Sììììì!
È in pieno piacere parossistico. Freme, trema, muove i fianchi, cercando di favorire i movimenti della mia bocca. le sue mani sulla mia testa iniziano ad accompagnare i miei movimenti e in neanche un minuto, sento gli schizzi della sua sborra invadermi la bocca.
-“Sì, sì, sì, sììììì. Ancora, ti prego, non smettere. Ahahahaha; ahooooooo.”
Geme, trema e viene incontro col bacino, cercando a modo suo di scoparmi la bocca fini in fondo; io, però, continuo a spompinarlo e ad ingoiarlo fino alle palle, leccandogliele con la punta della lingua, affondando con le labbra fino al suo ventre. Solo trenta secondi, il tempo di ripulirlo e con un ultimo risucchio mi sollevo in piedi e mi godo l’estasi sul volto.
Poi lo osservo, sfatto, i capelli arruffati e, potenza dei suo quasi 17 anni, guardo quel cazzo ancora duro, pulsante e, istintivamente, lo paragono al mio.
Molto egoisticamente considero che almeno quando me lo metterà nel culo non soffrirò, mentre per lui prendere il mio cazzo nel suo, lo farà soffrire un po’ ma godrà come una gran puttana; perché questo diventerà: una puttana, la mia grandissima puttana. Mentre mi attardo su queste riflessioni, penso di aver fatto anch’io lo stesso percorso e a quel punto la mente per alcuni secondi torna indietro nel tempo a quando avevo la sua età.
Ai miei allenamenti al campetto della chiesa e al mio allenatore che non smetteva mai di incalzarci e fustigarci con urla e strepiti. Poi però, nello spogliatoio si attardava a spiegarmi un movimento o uno schema, fino a quando i miei compagni, finita la doccia, andavano via lasciandomi da solo con lui. Aveva iniziato a dedicarmi attenzioni sempre più particolari; per esempio offrendosi di aiutarmi a lavarmi. Sulle prime non avevo fatto caso al fatto che da diversi giorni ci ritrovavamo soli io e lui; quando ho iniziato a capire, lo avevo lasciato fare al punto che dovevo aspettare lui per entrare in doccia e farla insieme a lui. La cosa mi aveva turbato moltissimo ma non avevo avuto il coraggio di sottrarmi; poi ho dovuto ammettere che non avevo neanche tentato di farlo e un pomeriggio mi ritrovai con lui nudo che oltre alle spalle mi insaponava il petto, le palle e il cazzo, constatando con mia somma lussuria e perversione che mi diventava duro.
Inizio a segarmelo fino a piegarsi sui talloni a prendermelo in bocca senza rinunciare ad impugnare il suo e menarselo in modo deciso. Ero affascinato dalla sua bocca che sembrava un guanto sul mio cazzo, calda, scivolosa, tenendomi il cazzo stretto quasi come in una fica; e da quel suo cazzo, lungo, grosso, pieno di vene e con una cappella grossa, lucida, violacea. Non resistetti molto neanche tre o quattro minuti e ebbi un orgasmo mai provato, riempiendogli la bocca con la mia sborra. Senza fare una piega, lo vidi ingoiare tutto, ripulendomi il cazzo di ogni stilla di sperma residua. Poi si alzò in piedi, prese la mia mano e se la porto sul cazzo, dicendomi:
-"Fai come ti segassi il tuo". 
Lo disse in modo perentorio, quasi un ordine al quale sapevo di non poter dire di no. Iniziai una timida sega, ma lui con tono deciso mi disse:
-“Cazzo, ma dici sul serio? È così che ti seghi il cazzo? Inginocchiati, insalivalo per bene, sputaci sopra e inizia a menarlo per bene”!
Mi abbassai come aveva fatto lui e iniziai a far cadere della saliva sulla cappella; poi iniziai a segare con entrambe le mani tanto era lungo. Ero affascinato; guardarlo, annusarlo, sentirlo duro, scivoloso tra le mie dita era una sensazione straordinaria. E quando la sua mano si poggiò sulla mia testa obbligandomi a piegarla fino a toccare con le labbra la sua cappella, mi sembro naturale eseguire il suo ordine:
-“Apri quella bocca, puttanella e spompinami il cazzo, come ho fatto con te!”
Non credevo neanch’io a quello che stavo facendo, ma mi piaceva e mi eccitava. Sentire la sua voce ordinarmi di succhiarglielo e insultarmi come una troia, come fossi la sua puttana, mi fece eccitare nuovamente. E quando mi ordino di segarmi, non persi tempo e iniziai una delle seghe più appaganti della mia giovane esistenza. Per un tempo che a me sembrò interminabile lo sollazzai, leccando e succhiando quel manganello di carne dura, poi staccandosi dalla mia bocca, mi fa alzare e prendendomi per le spalle mi fece mettere faccia al muro, ordinandomi di piegarmi un po’.
-“Tu continua a segarti, e non muoverti qualunque cosa io ti faccia; non ti farò male, promesso!”
Appoggiai le mani alla parete della doccia, mi piegai quasi a 90 e attesi. Una mano scivolò tra le natiche e l’altra davanti, ancora sul cazzo, iniziando un’altra straordinaria sega.
Le sue labbra sul mio collo e, non appena girai il viso per guardarlo negli occhi, la sua lingua come un serpente infilata nella mia bocca. aveva grandi mani e dita grosse lo avevo notato da tempo quando, gesticolando, ci spiegava qualche schema di gioco e qualche movimento da fare in campo; adesso quelle dita mi aprivano in due le natiche e il suo medio iniziò a forzare il mio buco del culo. Volevo oppormi ma il fatto che non entrasse e che mi massaggiasse semplicemente mi fece desistere; inoltre, la sua mano sul mio cazzo e la sua lingua in bocca mi facevano impazzire. Quel dito tra le natiche cominciava a farmi impazzire e istintivamente iniziai a muovere i fianchi alla ricerca di quella carezza oscena, morbosa e lussuriosa. Era troppo esperto per non aver capito che ormai mi aveva in pugno e, dopo aver insaponato con dello shampoo il suo maledetto dito, mordendomi il collo e leccandomi l’orecchio mi sussurrò:
-“Ora sei la mia puttana lo sai? Sei la mia troia e il tuo paparino da adesso ti farà divertire e godere.”
Neanche il tempo di completare quella frase che sentii il suo medio forzare il mio sfintere e scivolare dentro al mio culo, strappandomi un fortissimo gemito più che un urlo. Ero in totale confusione perché non ero certo di non volere che mi violasse così; ma quando inizió a muoversi lentamente, penetrando con decisione, e stimolando la mia giovane prostata, persi del tutto il controllo. La mano che segava il mio cazzo amplificava la mia eccitazione e il mio desiderio perché quel momento non avesse mai fine.
-“Ti piace puttanella? Rispondi”.
Scioccamente, per non sembrare del tutto vulnerabile risposi con un timido no.
Ma lui iniziò ad aumentare il ritmo della sua menata sulla mia minchia e a penetrarmi il culo con più veemenza, facendomi impazzire ancora di più; quindi mi ripeté la domanda:
-“Dimmi se ti piace e rispondi sinceramente o ti lascio qui e me ne vado, puttana.”
La paura che quei momenti di godimento all'improvviso potessero finire, mi butto nella disperazione, inoltre, quell’insulto invece di inibirmi mi eccitò ancora di più perché in quel momento, non solo mi sentivo una troia, ma desideravo proprio essere la sua puttana. Quindi, risposi d’istinto:
-“No, no, no, ti prego non smettere, non farlo.”
A quel punto riprese con più vigore i suoi movimenti sul mio cazzo e nel mio culo. Quando pensai che nel giro di pochissimi minuti avrei goduto sborrando come una cagna, accadde quello che lui aveva sempre programmato e che io non avevo minimamente pensato potesse accadere. All’improvviso i movimenti del suo dito tra le mie natiche li percepii come se tendessero ad allargare il buco e, per circa un minuto, lo assecondai e quando tirò fuori il dito non ebbi nessuna avvisaglia di ciò che stava per accadere. Sentii, tuttavia, qualcosa di grosso che premeva tra i miei glutei e, forse l’abbondante lubrificazione praticatami con lo shampoo, forse la mia straordinaria eccitazione, forse l’ottima elasticità del mio sfintere, quando sentii entrare la sua cappella seguita da tutta l’asta fino alle palle, urlai per il dolore, la sorpresa e per essermi sentito tradito da quel suo gesto. Ma lui, subito, cercò di calmarmi, dicendomi di non fare movimenti bruschi e di attendere che io mi abituassi a quella carne dura che sembrava sventrarmi. Continuò la sua sega e dopo trenta secondi, avendo visto che mi ero rilassato, iniziò a muoversi facendo scivolare dentro e fuori la sua grossa minchia.
Senza rendermene conto, iniziai a favorire i suoi movimenti con i fianchi,  andando incontro a quella carne dura che cominciava a devastarmi il culo di piacere perché il formicolio meraviglioso che avevo provato col suo dito tra le natiche ritornò più intenso di prima e io presi a gemere sempre più forte. Quel grosso cazzo nel culo mi dava sensazioni di piacere meravigliose ma quello che più mi sconvolgeva era sentirmi totalmente succube, sottomesso a quell’uomo, che intimamente avevo sempre ammirato e, ora me ne rendevo conto, desiderato carnalmente. Mentre mi fotteva quasi brutalmente, non abbandonando il mio cazzo, mi afferrò per i lunghi capelli e mi disse:
-“Lo vedo che ti piace troppo farti inculare e ho idea che ti farò divertire molto perché ho intenzione di farti rompere questo bel culetto da qualche mio amico che adora queste sottili perversioni.”
Avrei dovuto arrabbiarmi e dirglielo, invece proprio perché mi stava trattando come una puttana da vendere, mi eccitai ancora di più.
-“Vuoi che diventi la tua puttana da cedere ad altri proprio come una prostituta”?
A seguito di quella risposta, non avendo visto mie reazioni negative mi incalzò:
-“Bene; vedo che ti piace e ti eccita la cosa, quindi, la risposta é Si! Da adesso, è ufficiale, diventerai la mia puttana.”
Inizio ad affondare i suoi colpi, e a segarmi come un ossesso e non trascorsero che pochi secondi, iniziai a godere, godere e godere, come non avevo mai fatto. Urlai il mio piacere, incurante di essere sentito e tutto tremante versai tanta di quella sborra da imbrattargli la mano. poi fece un gesto che mi sconvolse e mi travolse di lussuria nello stesso momento; mi prese per i capelli, portò le dita piene di sborra alla mia bocca e mi ordinò:
-“Lecca, puttana, succhiale bene insieme a me”.
Me le infilò in bocca e con la sua lingua iniziò a leccare e succhiare insieme a me.

Continua...
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