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STORIA DI DUE RAGAZZI


di Ocnarf53
17.04.2025    |    5.985    |    13 9.7
"Qui ci sono anche le chiavi di casa..."
STORIA DI DUE RAGAZZI
Giovedì mattina, suona la sveglia: sono le sette e trenta, e come tutte le mattine mi alzo per fare la doccia e prepararmi ad una nuova giornata di lavoro.
Guardo fuori dalla finestra, sembra una bella giornata di primavera.
Mi reco in bagno, barba doccia e poi a vestirmi in camera.
Sono pronto, scendo in strada e con la mia vecchia utilitaria mi reco al lavoro.
Giornata tranquilla, sempre il solito tram-tram. Con i colleghi si parla del week-end, mogli, mariti, figli..ect.
Non mi sono ancora presentato: mi chiamo Luca, ho ventun anni e lavoro in questa azienda da tre anni, subito dopo essermi diplomato.
Vivo da solo in un appartamento non molto lontano dal lavoro.
Non ho ancora avuto relazioni sentimentali, anche perché nella città di provincia dove vivo il mio orientamento sessuale se se ne venisse a conoscenza, mi creerebbe qualche problema.
Ebbene si, sono gay. Ho avuto da ragazzino qualche esperienza con compagni di scuola, ma tutto molto soft. Qualche sega reciproca ma niente di più.
Ma torniamo al mio racconto.
Finalmente la giornata di lavoro finisce e salutati i colleghi esco dall'ufficio.
Appena varcato l'ingresso, mi accoglie un temporale di quelli primaverili molto intenso, tuoni , lampi e pioggia molto forte.
Quando riesco ad entrare nell'abitacolo della mia auto, sono completamente zuppo d'acqua.
Per fortuna il motore si accende e comincio ad andare verso casa per potermi asciugare e cambiarmi gli abiti.
Dopo qualche centinaio di metri, vedo una sagoma seduta sul marciapiedi rannicchiata come a proteggersi dalla pioggia scrosciante.
Sembrava molto giovane, indossava una maglietta tutta strappata ed un paio di jeans altrettanto logori ed uno zainetto sulle spalle.
Rallento e fermo la macchina per chiedere a quel ragazzo se aveva bisogno di un passaggio. Sembrava avesse non più di quindici o sedici anni
Abbasso il finestrino del lato passeggero e gli chiedo se aveva bisogno di aiuto.
Lui tutto tremante per il freddo e forse per paura, subito mi dice di no. Io gli assicuro che non sono un malintenzionato, che voglio solo aiutarlo. Alla fine si convince, sale in macchina e mi ringrazia con una voce molto fievole e tremante.
Gli porgo la mano e mi presento: "Ciao, io mi chiamo Luca, e tu, come ti chiami?" Con un po’ di incertezza avvicina la sua mano tremante alla mia. "Mi chiamo Giorgio, grazie per avermi tolto dalla pioggia."
E poi continua "Scusa, ti sto bagnando il sedile." "Non importa anche il mio è tutto bagnato, siamo entrambi bagnati come pulcini."
Un lieve sorriso gli spunta dalle labbra. Lo guardo in viso: quello che mi stupisce sono due occhi dal grigio al verde che mi ammaliano.
"Dove stavi andando, ti posso portare a casa se vuoi" "No, no. Per favore non portarmi a casa, non voglio"
"Non posso lasciarti di nuovo sotto la pioggia, io abito a pochi chilometri da qui. Se ti fidi posso portarti per il momento a casa mia." " Grazie"
Arriviamo sotto casa mia, parcheggio e sotto la pioggia che non accenna a diminuire, infiliamo il portone e saliamo al mio appartamento.
Appena entrati, mi dirigo verso il bagno per prendere degli asciugamani asciutti. Gliene porgo uno in cui si avvolge ancora tremante.
"Come va, un po meglio?" gli chiedo. " Si grazie, sei molto gentile."
"Ti va un bel tè caldo? " "Ok"
Vado in cucina, preparo il tè e lo beviamo lentamente.
Finito di bere il tè, gli dico che avrei bisogno di farmi una bella doccia calda, e che forse ne avrebbe bisogno anche lui, per riscaldarsi un po. "Ma io non ho vestiti oltre a questi, come faccio?" " Non ti preoccupare, posso prestarti qualcosa di mio." Lo accompagno in bagno e vado in camera a prendere qualcosa che possa mettersi addosso, un paio di boxer, una maglietta e dei pantaloni. Busso alla porta del bagno e gli chiedo se posso entrare per portargli i vestiti.
"Entra pure, ho finito" Entro in bagno e lo trovo avvolto in un asciugamani che sta finendo di asciugarsi.
Gli porgo i vestiti e gli dico che lo aspetto in cucina, così posso anch'io andare a farmi l'agognata doccia calda.
Faccio la doccia, mi vesto e ritorno in cucina dove Giorgio mi aspetta seduto su una sedia.
"Come stai, va meglio?" " Si ancora grazie, mi hai soccorso e non sai ancora niente di me, perché ero li su quel marciapiedi"
" Ed allora cosa aspetti a dirmi qualcosa di te?"
" Quando te lo dirò, mi manderai in mezzo alla strada da dove mi hai raccolto"
" E perché dovrei farlo, mi sembri un bravo ragazzo, altrimenti non ti avrei fatto salire in macchina con me."
" Sono gay" Con un sorriso gli rispondo: " Cos'è, una malattia contagiosa?"
" Dai, non mi prendere in giro, lo sai cosa vuol dire."
"Che lo siamo entrambi." "No, non ci posso credere, anche tu sei gay?" "Si, ma non ho mai avuto esperienze con altri ragazzi o uomini." "Allora anche tu sei vergine come me!" " Si, però ho i calli nelle mani, eheheh" " Per quello anche io…"
"Ma adesso se vuoi, mi racconti perché eri li sotto la pioggia"
"La mia è una lunga storia, sono stato abbandonato appena nato davanti ad un istituto religioso, le suore mi hanno accolto ed allevato sino ai tre anni, poi sono stato affidato ad una famiglia che aveva già altri due figli più grandi di me. Non ti dico come ho vissuto quegli anni. Mi sembrava di vivere nella fiaba di Cenerentola, ma il Cenerentolo ero io.
Angherie, soprusi di ogni genere dai miei fratellastri e dai genitori. Con il passare degli anni, ho poi scoperto che anche i miei fratellastri erano stati "adottati" Avevano poco più di tre anni di me, ma era impossibile che fossero figli della coppia, in quanto erano nati uno a tre mesi di distanza dall'altro, e non assomigliavano per niente ai "genitori".
L'unica mia soddisfazione era frequentare la scuola. Ieri ho fatto l'esame di maturità e sono stato promosso.
Finalmente oggi ho compiuto diciotto anni ed ho deciso di farla finita, e sono scappato. Non sapevo dove andare, e ho trovato te che mi hai soccorso."
"Mamma mia che storia, certo che ne hai passate delle belle. Ed ora cosa pensi di fare?"
"Non lo so, sono confuso e disorientato, non so dove andare, dovrei cercarmi un lavoro, una casa"
"Senti Giorgio, se vuoi puoi restare a dormire qui da me questa notte. Purtroppo ho solo un letto, dovremmo dividercelo."
"Io ho un lavoro stabile, questo piccolo alloggio e la macchina, non ho altro."
"Se vuoi, puoi andare via anche adesso, ma mi farebbe piacere se restassi."
Giorgio si mette a piangere, trema tutto, non so cosa fare. Mi allungo verso di lui e lo abbraccio, gli carezzo i capelli e le guance. Lui si aggrappa a me e piano piano si tranquillizza. Gli asciugo le lacrime con un fazzoletto. Mi guarda e mi sorride come mai nessuno mi aveva sorriso. Lo bacio su una guancia. Sorridiamo entrambi.
"Ma stasera non abbiamo ancora mangiato, tu non hai un po di fame?"
"Pensandoci ora, è da ieri sera che non mangio niente." "Ed allora cosa aspettiamo a mettere qualcosa nello stomaco?"
Preparo da mangiare e ceniamo. Dopo cena Giorgio si offre di lavare i piatti e lo ringrazio.
Ormai si era fatto tardi e per me era ora di andare a dormire, per svegliarmi il mattino dopo ed andare al lavoro.
Glielo dico a Giorgio e gli chiedo se vuole rimanere a vedere un po di televisione, ma lui mi dice che è stanco anche lui e vorrebbe coricarsi.
Andiamo in camera e una volta spogliati, rimaniamo in biancheria intima e ci infiliamo sotto le lenzuola.
"Luca, devo dirti una cosa." Mi dice Giorgio. "Dimmi." "Questa è la prima volta che dormo con un ragazzo, ma tu non sei un ragazzo, sei un angelo." " E le ali dove le hai viste?" "Dai, lo sai cosa voglio dire. Tu le ali le hai dentro il tuo cuore."
Mi metto a piangere dalla commozione per le parole che mi ha detto Giorgio.
Mi si avvicina e mi abbraccia, ricambio il suo abbraccio e piangiamo tutti e due.
Ci addormentiamo così abbracciati.
Suona la sveglia, è venerdì, devo andare al lavoro. Sveglio Giorgio con un bacio sulla fronte. Mi sorride.
"Devo alzarmi ed andare al lavoro. Ti ritrovo quando torno oggi pomeriggio?"
"Ma ti fidi a lasciarmi a casa tua? Potrei essere un ladro, rubarti tutto e scappare."
"E cosa vorresti rubare? Non ho niente che possa essere rubato."
"E poi ruberesti ad un angelo?"
Giorgio mi risponde: "Una cosa vorrei rubarti."
Ed io: "Che cosa?" " Il tuo cuore." "Quello lo hai già fatto."
Intanto io mi sono preparato per uscire. Ci scambiamo un lieve bacio sulle labbra.
"Ci vediamo dopo?" "Si ti aspetto."
" A pranzo vedi di mangiare qualcosa, non voglio trovarmi uno scheletro al mio ritorno."
"Tranquillo, vedrò di mangiare qualcosa." "Nel frigo dovrebbe esserci qualcosa di commestibile."
Ci salutiamo e vado al lavoro.
Durante il lavoro, ho saputo che cercavano un ragazzo diplomato, ho subito pensato a Giorgio.
Arrivato a casa finito il lavoro apro la porta e chiamo Giorgio. Era seduto sul letto che guardava la televisione.
"Ciao Luca, come è andata al lavoro?" "Grazie Giorgio tutto bene; anzi ho una novità per te, non ho preso impegni perché non sapevo se tu fossi contento."
"Di cosa si tratta?" "Al lavoro ho saputo che cercano un ragazzo appena diplomato. Se sei d'accordo potresti portare il tuo curriculum anche lunedi" "Per quello non c'è problema, ce l'ho nello zainetto. dentro non c'è altro oltre al portafoglio con pochi soldi e miei documenti
Poi Giorgio si alza dal letto e mi abbraccia e mi bacia sulle guance ed io ricambio. Stiamo un po così, poi le nostre labbra si incontrano, un bacio lieve. Il desiderio reciproco aumenta e finiamo sul letto ancora vestiti a baciarci con passione.
Quando ci stacchiamo siamo entrambi eccitati.
"Giorgio, io vorrei fare l'amore per la prima volta nella mia vita con un uomo, e quell'uomo sei tu."
"Anche io non l'ho mai fatto e vorrei farlo con te."
Ci abbracciamo di nuovo baciandoci con intensità spogliandoci a vicenda.
Una volta entrambi nudi, dico a Giorgio che avrei dovuto fare una doccia, perché sudato dalla giornata di lavoro."Me la farei volentieri anch'io, se posso" mi dice Giorgio.
Entriamo in bagno assieme, io entro nel box doccia e allungo la mano a Giorgio che la afferra ed entra con me sotto l'acqua calda.
Ci insaponiamo a vicenda carezzando i nostri corpi. L'eccitazione aumenta.
Chiudiamo l'acqua e una volta asciugati ci corichiamo sul letto abbracciati ancora nudi.
Sono baci, carezze sui nostri corpi giovani. Lo bacio sulla bocca, poi mi sposto al collo e scendo giù ai capezzoli che lecco e mordicchio, e poi ancora più giù sino all'ombelico e oltre, dove incontro i suoi peli pubici e il suo bell'uccello che mi fiondo subito in bocca.
Giorgio mugola dal piacere, ma resiste poco. In breve tenta di staccarmi la bocca dal suo cazzo dicendomi che sta venendo.
"Voglio anch'io farti provare lo stresso piacere." Lo accontento, mi sdraio supino e Giorgio ricambia con ardore quello che io avevo fatto provare a lui, mi lecca le orecchie, poi il pomo d'Adamo, scende sempre più giù, agli addominali, l'ombelico e arriva ad assaporare la mia cappella bagnata dal presperma che l'eccitazione aveva prodotto.
Giorgio è fantastico, non avevo mai provato un piacere così intenso.
Lo fermo, non voglio venire ancora.
Ci abbracciamo nuovamente e ricominciamo a baciarci scambiando le nostre salive al gusto dei nostri cazzi vogliosi.
Ma presto vogliamo godere insieme, ci posizioniamo in un bel 69 e ricominciamo a succhiarci i nostri membri ormai al limite del'eccitazione.
Nello stesso momento, sbrorriamo assieme uno nella bocca dell'altro, raccogliendo tutte le gocce del nostro piacere.
Passano alcuni minuti, in cui aspettiamo di riprendere il battito normale dei nostri cuori.
Ci guardiamo con tenerezza, abbracciati e carezzando i nostri corpi sfiniti dal godimento.
Non ci sono parole tra noi, ma i nostri occhi esprimono tutto li sentimento che proviamo l'uno per l'altro.
Ci addormentiamo sfiniti ma contenti l'uno delle braccia dell'altro
Sabato mattina: mi sveglio e Giorgio ancora dorme abbracciato a me . I nostri corpi sembrano fusi assieme in un unico corpo.
Gli do un bacino sulla fronte, si sveglia e si stiracchia, allontanandosi un poco da me.
" Se questo è stato un sogno, non svegliarmi"
"No, amore, non è stato un sogno, ci siamo incontrati ieri sera sotto la pioggia, ed io mi sono innamorato di te."
"Posso chiamarti amore?"
"Puoi chiamarmi come vuoi, ma ieri sera ho capito che sei un ragazzo meraviglioso, ed ho capito che anch'io ti amo."
"Quindi non sono più il tuo angelo salvatore?"
"No, sei molto di più. Vorrei poter dividere la mia vita con te, se tu mi vorrai."
"Beh, intanto alzati dal letto e vai a farti una doccia, che ne hai bisogno, io intanto vado in cucina a preparare un bel caffè." " Poi, quando hai finito, andrò a farmela anche io."
" E non vieni a lavarmi la schiena come ieri sera?"
"Se proprio insisti, il caffè lo preparerò più tardi."
Entriamo assieme nel box doccia, ci laviamo e carezziamo reciprocamente, l'eccitazione cresce, ma non voglio finire tutto subito.
Chiudo l'acqua e uscendo dalla doccia ci asciughiamo con dei morbidi e grandi asciugamani.
Andiamo in cucina, preparo il caffè e quando è pronto lo verso in due tazzine e gli chiedo quanto zucchero volesse.
"Io lo prendo amaro" mi disse Giorgio. " Anche io lo prendo amaro: abbiamo gli stessi gusti."
Finito il caffè, ci fissiamo per qualche minuto, poi Giorgio mi dice: " Ora dovrei andare, non voglio più crearti disturbo."
Io sono come paralizzato, non riesco più a respirare, al solo pensiero che Giorgio vada via.
Non so con quale forza riesco a scivolare giù dalla sedia e stringermi a lui, abbracciandolo.
Riesco a dire solo qualche parola singhiozzando: "No Giorgio, ti prego, non andare via, non lasciarmi."
"Vuoi davvero che resti?" "Potrei essere un delinquente, un drogato, o peggio ancora. Potrei averti raccontato un sacco di bugie…"
"No, non crederei a nessuna di queste ipotesi. Avresti potuto andartene tranquillamente ieri quando ero al lavoro, portandoti via quel poco che avevo in casa. Perché non lo hai fatto, ti facevo pena, o solo perché ti avevo aiutato?"
"Eh no, adesso no" Giorgio aveva cominciato a singhiozzare, l'ho abbracciato forte e l'ho fatto coricare su letto.
Presto eravamo ambedue abbracciati. Singhiozzammo assieme per non so quanto tempo. Ci addormentammo sfiniti.
Ci svegliammo che era ora di pranzo. Non avevo voglia di cucinare, chiesi a Giorgio se gli andava di andare a mangiare in qualche trattoria o ristorante. "Ma io non ho soldi, come facciamo?" "Non ti preoccupare, oggi pago io il pranzo per tutti e due." "Allora accetto volentieri, poi appena trovo un lavoro contraccambio." "ok, d'accordo."
Doccia veloce, Ci vestiamo e via in una trattoria a pochi passi da casa, ottimo cibo e prezzi più che ragionevoli.
Primo, secondo, contorno, caffè. Decidiamo di fare due passi per smaltire il pranzo.
Tutto d'un tratto Giorgio si ferma e comincia tremare. "Amore, cos'hai?" Mi indica un uomo che si stava avvicinando.
"Ho paura, quello è il mio patrigno."
Intanto l'uomo si avvicina e afferra Giorgio per un braccio."Brutto bastardo, ti ho ritrovato, ora ritorni a casa con me"
Sto impazzendo, di solito sono calmo, riflessivo, ma in quel momento, vedere Giorgio strattonato in quel modo e alle parole aggressive di quell'uomo non ci ho visto più: gli ho tirato un calcio in mezzo alle gambe: si è afflosciato per terra per il grande dolore che aveva ai genitali.
Lo guardavo dall'alto in basso e gli ho detto: "Brutto bastardo ci sarai tu, lascia in pace questo ragazzo e non azzardarti mai più ad avvicinanti a lui." "Sai, i giudici non sono molto favorevoli a chi commette abusi sui minori, se non vuoi beccarti una bella denuncia gira al largo e non farti più vedere."
Ho preso la mano di Giorgio avvicinandolo a me. Gli ho messo una mano sulla spalla e gli ho detto che era tutto finito. "Ci sono io qui con te, non aver paura"
Tornati a casa ci sedemmo sulle sedie della cucina, Giorgio tremava ancora.
L'ho sollevato dalla sedia e prendendolo in braccio l'ho fatto distendere sul letto. Mi sono sdraiato vicino a lui abbracciandolo teneramente.
Ci siamo addormentati così.
Dopo qualche ora mi sono svegliato e Giorgio dormiva ancora abbracciato a me.
Ho cominciato a dagli dei bacini sugli occhi, sulla fronte e sul naso per cercare di svegliarlo.
Ha mugolato piano svegliandosi, mi ha guardato negli occhi ed ha sorriso.
"Se questo è un sogno, ti prego, non svegliarmi" " Giorgio, non stai sognando, sei sveglio ed io sono qui con te."
Mi abbraccia forte e ricomincia a singhiozzare. Lo lascio sfogare per qualche minuto, poi gli dico, sorridendo: " Ora basta piangere, se è questo l'effetto che ti faccio, ti riporto su quel marciapiedi in qui ti ho trovato."
Alza la testa e serio mi dice: "Ti prometto che non piango più, se tu sei vicino a me."
"E dove vuoi che vada, se mi stai sempre appiccicato addosso?"
"Se non vuoi che ti stia sempre appiccicato addosso, perché continui a tenermi abbracciato a te?" "Perché ho paura che se mi addormento, al mio risveglio ho paura di non trovarti più vicino a me."
"Dormi pure tranquillo, io non ti lascio, perché mi sono innamorato di te." "Io non sono innamorato di te, io ti amo."
"Dopo tutto quello che ho passato, mi sembra ancora di sognare: avere incontrato te è stata la più bella cosa che mi sia successa nella vita." "Anche io sono felice di averti incontrato."
"Ma adesso basta, vuoi rimanere a letto tutto il giorno?" "E tu, cosa vorresti fare?"
"Ti va di vedere un bel film?" "Ok"
Passiamo così il resto della giornata. Quando ormai sta arrivando l'ora di cena, vado in cucina cercando di preparare una bella cenetta. Mentre sono ai fornelli, Giorgio inizia a preparate la tavola. Tutto pronto, cibo quasi cotto, tavola apparecchiata, manca solo una cosa.
"Giorgio, devo uscire un attimo, stai attento tu ai fornelli?"
"Dove vai?" "E' una sorpresa! Cinque minuti e torno"
Scendo in strada, dal fioraio compro una rosa rossa e una candela e torno a casa.
Quando entro, Giorgio è girato di spalle che controlla il cibo sui fornelli Non mi ha sentito arrivare. Prendo un vaso e metto la rosa a centro tavola, poi accendo la candela.
" Allora, è pronta la cena?" Giorgio si gira di scatto, guarda me e poi la tavola. Mi si avvicina e mi da un bacio sulle labbra. "Si, la cena è pronta, e mi hai fatto una bella sorpresa, è per questo che dovevi uscire?" mi dice indicando la tavola apparecchiata con la rosa e la candela. "Volevo che questa cena fosse speciale per noi."
"Sei un romanticone, è per questo che ti amo." "Tu sei un cucciolo adorabile, e anch'io ti amo ."
"Ma ora mangiamo, che la cena si raffredda."
Ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare, ogni tanto alziamo gli occhi dal piatto e ci sorridiamo.
Finita la cena e spreparato tavola, Giorgio si offre di lavare i piatti, perché io avevo cucinato.
Lui lava i piatti e i tegami, e io con uno strofinaccio li asciugo.
Passando dietro a lui per riporli nel pensile mi strofino sui suoi pantaloni. Subito fa finta di niente, ma poi spinge indietro il culetto per sentire l'erezione che nel frattempo si era formata nei pantaloni.
"Cos'hai in tasca, un'altra sorpresa per me?" Io allungo una mano sul davanti dei suoi pantaloni e sento un bel gonfiore.
"Forse hai anche tu una sorpresa per me."
Si gira e mi abbraccia, ci baciamo per qualche minuto, poi si stacca dalle mie labbra e mi dice: "Portami a letto. Voglio fare l'amore con te."
Andiamo abbracciati in camera, ci baciamo, ci accarezziamo e lentamente cominciamo a spogliarci sino a restare completamente nudi.
Inizio a bacialo su tutto il corpo, gli succhio i capezzoli, il torace, l'ombelico e poi afferro il suo bel pisello tra le labbra e comincio a succhiarlo. Lui si gira e ci troviamo a spompinarci nella posizione del 69.
Lascio il suo pisello e scendo con la lingua alle sue palle, poi la zona del perineo e infine gli lambisco il suo buco inviolato.
Bacio e lecco la sua rosellina e inizio a penetrarlo con le lingua. Giorgio mugola, si dimena. Poi si stacca dal mio pisello e si gira a pancia in giù. "Prendimi, amore. Voglio perdere la verginità con te."
"Non così, amore. Potresti sentire dolore. Aspetta un attimo e girati sulla schiena."
Vado in cucina e prendo la bottiglietta dell'olio, ritorno in camera e lo trovo supino come gli avevo detto di fare.
Gli alzo le gambe e le appoggio sulle mie spalle, gli ungo con l'olio il suo buchetto, infilo un dito, poi due e infine tre. Giorgio continua a mugolare dal piacere che gli sto dando. "Prendimi, sono pronto."
Ungo il mio pene con l'olio ed avvicino la cappella al suo buco. "Se senti male, dimmelo che mi fermo."
Inizio a penetrare piano per non causargli dolore. La cappella è entrata, vedo una smorfia sul suo viso. "Mi fermo?"
Lui per risposta mi afferra le natiche e mi attira a se. Sprofondo completamente dentro di lui. Sento le mie palle che aderiscono al suo fondoschiena. Resto fermo per qualche minuto, mi sembra che il cazzo sia chiuso in una morsa. Poi lentamente sento che le pareti del suo sfintere si rilassano e comincio a muovermi dentro di lui. Godiamo entrambi.
Dopo non so quanto tempo che lo stantuffavo, sento che sono arrivato al massimo del godimento. Il mio sperma sale dalle palle e inondo il suo intestino con il mio sperma. Nello stesso istante, anche Giorgio esplode il suo sperma che gli arriva in faccia, sullo stomaco e sulla pancia.
Resto fermo dentro di lui per qualche minuto sino a che il mio cazzo diventa molle ed esce dal suo buco ormai non più vergine.
Ci guardiamo negli occhi e ci baciamo. "E' stato bellissimo, non avevo mai goduto così tanto in vita mia."
"Anche io ho goduto come non mai, ma ti ho fatto male." "Il male me lo farai se non lo farai più con me."
"Ma anche io voglio perdere la mia verginità con te." "Adesso?" "Se te la senti, si anche adesso, ma forse è meglio se ci riposiamo un po." "Dormiamo assieme?" "No, tu vai a dormire sul davanzale della finestra."
"Ma non è un po troppo stretto?" "Si, hai ragione, allora è meglio se dormiamo assieme sul letto."
Ci addormentiamo così, ancora abbracciati.
Non so per quanto tempo ho dormito, ad un certo punto della notte mi sveglio e sento qualcosa di duro sulla mia pancia.
Anche Giorgio si sveglia, gli do un bacio e gli chiedo: "Cos'è, ti tira?" "Vicino a te sempre." "Ed allora cosa aspetti a darmelo?" "Davvero lo vuoi?" "Si."
Mi giro a pancia in su, Giorgio mi prepara il buco vergine, si avvicina col suo membro al mio buco. Spinge piano, fa male ma resisto. La cappella è entrata. Si ferma per qualche minuto. "Dai amore, vai avanti." Inizia a stantuffare piano, poi vedendo che mi sono rilassato inizia a martellare dentro di me. E' un piacere mai provato, godiamo insieme, lui dentro di me ed io sul mio addome.
Sfiniti restiamo abbracciati senza parlare e così ci coglie il sonno.
Domenica mattina, mi sveglio. Giorgio ancora dorme abbracciato a me. Piano per non svegliarlo mi sciolgo dal suo abbraccio e mi alzo. Ancora nudo vado in cucina a preparare il caffè. Quando è pronto lo verso in due tazzine e le porto in camera. Bacio Giorgio sugli occhi: si sveglia e mi sorride. "Buongiorno dormiglione." "Anche a te, mattiniero. Hai già preparato il caffè!"
Mi siedo sul letto e gli porgo la tazzina. Beviamo assieme e poi ci rechiamo in bagno per farci una bella doccia.
La giornata passata tranquilla e gioiosa, dopo una bella camminata torniamo a casa per preparare il pranzo.
Dopo il pranzo, un buon caffè ci vuole, lo sorseggiamo fumante dalle tazzine. Dopo un po, Giorgio si appoggia a me e si addormenta. Lo guardo dormiente, sembra un angelo. Gli stringo un braccio sulle spalle e mi addormento anch'io.
Sono ancora mezzo addormentato e sento un qualcosa di umido sulle labbra, apro gli occhi. Quei bellissimi occhi che mi hanno ammaliato pochi giorni fa, sono li sorridenti, mentre le sue labbra morbide cercano di entrare nella mia bocca. Socchiudo le labbra e lascio che la sua lingua entri nella mia bocca, rispondo a quel bacio carico di passione.
Le sue braccia sul mio corpo, le mie sul suo.
Ci cerchiamo e con bramosia in poco tempo rimaniamo nudi sul letto.
Sono minuti molto intensi, in cui ognuno cerca il piacere nell'altro. Stanchi esausti ma contenti, dopo aver assaporato l'uno il piacere dell'altro ci riposiamo per un po di tempo.
Sento un languorino nello stomaco, ancora abbracciato a Giorgio gli solletico con la lingua un orecchio. " Come stai amore?" "Magnificamente assieme a te."
Ci alzammo dal letto e dritti ancora nudi andammo sotto la doccia. Fu una doccia quasi casta.
Belli, puliti e profumati ci vestimmo
"io avrei un po di fame, tu no?"
"Adesso ch4e mi ci fai pensare ho una fame pazzesca!"
"Di me?" "Anche, ma per il momento avrei bisogno di mettere qualcosa nello stomaco."
Allora oggi, visto che non ho voglia di cucinare, andiamo a mangiare in trattoria.
"Ma lo sai che io non ho neanche un euro." "Si, lo so, vorrà dire che io mangerò e tu mi starai a guardare."
Giorgio mi guarda con un'espressione incredula, crede che io sia serio. "Amore mio, ma sempre ci caschi? Credi che io possa mangiare mentre tu stai a becco asciutto?" "Per oggi offro io il pranzo in una trattoria qui vicino."
"Tu sei troppo buono con me, come potrò mai ricambiarti di tutto quello che mi dai?"
"Amandomi come hai fatto in questo giorni, come io sto amando te."
E giù lacrimoni: mi abbraccia stretto a lui, lo bacio teneramente sui capelli, poi dopo un po lo allontano da me,.
Gli do un bacio lieve sulle labbra. Gli porgo un fazzoletto. "Asciugati il viso." "La trattoria ci aspetta, oppure non hai più fame?"
Usciamo di casa e ci rechiamo in trattoria. Primo, secondo e contorno abbondanti." Dolce e caffè?" "No, sono pieno come un uovo.
"Allora una passeggiata per smaltire il cibo?"
"Tutto quello che vuoi."
Passeggiamo il resto del pomeriggio mano nella mano incuranti degli sguardi degli estranei. Ci scambiamo ogni tanto dei sorrisi.
E' ormai il tramonto e comincia a fare fresco: siamo vicini a casa, entriamo.
Vedo che Giorgio sta tremando, lo abbraccio e gli chiedo se ha freddo. "Un po si, ma sono così emozionato per tutto che hai fatto per me in questi giorni." "Ma ti rendi conto di cosa hai dato tu a me?"
"Io non ho mai potuto condividere con nessuno le mie tendenze sessuali, guai se i miei genitori o miei compagni di classe ed oggi i miei colleghi venissero a sapere che sono gay. Solo con te condivido questi sentimenti."
E scoppio a piangere io questa volta. Giorgio mi abbraccia e così, in piedi non so quanto tempo possa essere passato.
Giorgio si stacca dall'abbraccio e mi porge un fazzoletto. Guardandomi sorridendo, mi dice: "Adesso tocca a te asciugarti il viso." Ricambio il sorriso e mi asciugo le lacrime.
Riesco a ricompormi e gli chiedo se ha ancora freddo.
"No, stare vicino a te non ho più freddo."
"Hai fame?" "No, dopo tutto quello che abbiamo mangiato oggi, però se ne hai mi farebbe piacere una tazza di tè."
"Solo una tazza di me?" "Di te tutto."
"Ho capito, in po di tè lo bevo volentieri anch'io."
Preparo il tè, lo verso nelle tazze e gliene porgo una. Lo sorseggiamo lentamente guardandoci negli occhi e sorridendoci.
Ormai si è fatta una certa ora, mi sento un po’ stanco dagli avvenimenti della giornata.
Gli dico a Giorgio: " Sono stanco ed ho sonno, io vorrei andare a dormire."
"Anche io sono stanco, posso venire a dormire assieme a te?"
"Andiamo."
Dopo qualche effusione ci addormentiamo abbracciati.
Lunedi mattina, alla solita ora suona la sveglia. Mi stacco dal suo abbraccio e spengo la sveglia.
Si sveglia anche Giorgio, ci scambiamo un breve bacio, poi mi alzo per andare a fare la doccia e prepararmi per andare al lavoro.
Viene anche lui in bagno, mentre io esco dalla doccia entra lui per lavarsi.
In breve siamo vestiti entrambi.
"Cosa farai oggi?" Chiedo a Giorgio.
"Posso venire con te al lavoro per portare il mio curriculum?"
"Speravo che me lo chiedessi."
Preparo il caffè e poi andiamo.
Arriviamo al lavoro, parcheggio e prima di salutarlo, gli faccio gli auguri per il suo colloquio di lavoro.
"Quando hai finito il colloquio, cosa fai, vai a casa?" "No, ti aspetto fino a quando esci dal lavoro."
"Non occorre che mi aspetti tutto il giorno." Apro il portafogli e tiro fuori una banconota. "Se ti va, vai a fare un po di spesa. Qui ci sono anche le chiavi di casa." E gliele porgo assieme ai soldi. "Ma ti fidi così tanto di me?"
"Come tu ti sei fidato di me giovedì scorso"
"Ti amo, Luca."
"Come io amo te, Giorgio."
Finalmente la giornata di lavoro è finita. Non ho avuto modo di sentire Giorgio, non so come sia andato il suo colloquio di lavoro, sono un po in ansia per sapere.
Salgo in macchina e mi dirigo verso casa.
Parcheggio, chiudo la macchina e suono al citofono.
Salgo le scale e sulla porta mi aspetta il mio amore tutto raggiante.
Entro in casa e subito finiamo abbracciati e ci baciamo appassionatamente.
Ci stacchiamo dall'abbraccio. " Ciao Luca, o dovrei dire ciao amore mio?"
"Amore mio va benissimo."
"Grazie per essere qui." "Ma dimmi, come è andato oggi il tuo colloquio? Sono stato in ansia tutto il giorno."
Giorgio si fa tutto serio, e poi mi dice: "Potresti darmi un passaggio anche domattina?"
"Lo sai che la mattina sono sempre un po’ di fretta, ma dove dovrei portarti?"
"Dove mi hai accompagnato stamattina..mi hanno assunto nella tua azienda."
"Nooo sul serio?" "Si, è vero."
"Vieni qui piccolo mio. Dobbiamo festeggiare."
Ci siamo ritrovati nudi sul letto festeggiando a modo nostro la felicità che ci avvolgeva.
Stanchi e sudati ma mai sazi di noi.
Dopo qualche ora, era ormai sera, lo guardo e gli dico che sarebbe ora di mettere qualcosa nello stomaco.
"Hai ragione, dopo tutta quella ginnastica che abbiamo fatto è venuta fame anche a me."
"Andiamo in trattoria come ieri?"
"Eh, no. Oggi, dopo il colloquio sono andato a fare la spesa ed ho preparato qualcosa per cena."
"Ma sai anche cucinare?" "Qualcosa faccio, spero che ti piaccia"
La cena è stata ottima, abbiamo mangiato di gusto entrambi. "Complimenti, amore, hai proprio preparato una buona cena." "Grazie, sono contento ti sia piaciuta."
"E così il lavoro adesso lo hai trovato. Non ti resta che trovarti una casa in cui vivere."
"Luca, amore, io pensavo, speravo che avremmo potuto provare a vivere assieme."
" Mi avevi detto che il tuo desiderio era di trovare un lavoro e una casa dove andare ad abitare. Ora il lavoro lo hai trovato, e se lo vuoi questa potrebbe essere non più solo la mia casa, ma la nostra."
"Vogliamo provarci?"
Ci abbiamo provato.
Ormai abbiamo raggiunto entrambi una settantina di anni e stiamo ancora assieme.
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