tradimenti
La scoperta del tradimento

22.03.2025 |
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"La mattina dopo, la mia amica Laura passò per la medicazione, rimase poco perché aveva deciso di fare una gita fuori porta..."
"Mi spiace tanto, ma non me la sento di venire." Cercavo di defilarmi da quella noiosissima maratona. Oltre al fatto che, anche se stavo un po' meglio, non sarei stata in grado di concludere il percorso.
"Capisco, non ce la farai neanche per la cena con gli amici, immagino."
"Se ci tieni, posso raggiungervi."
"No, non importa, riposati."
Quel modo sbrigativo di Marco di liquidarmi mi insospettì. Per lui, la festa dopo la maratona era un evento sacro, una tradizione con le altre quattro coppie di amici. Era strano che avesse accettato così facilmente di passare una delle serate più importanti dell'anno da single, a meno che...
"Tu ci andrai comunque?"
Marco annuì, lo sguardo basso, confermando i miei sospetti: tramava qualcosa. Ma cosa l'avrebbe spinto a saltare la cena d'inizio estate? Doveva essere qualcosa di grosso e segreto, qualcosa che non dovevo sapere... mi tradiva!
Un brivido freddo mi corse lungo la schiena, e il primo pensiero fu: chi era l'altra? Ripensai alle sue due settimane di esilio volontario nel motel vicino casa. Forse mi sbagliavo: non era rimasto da solo. Quindi, l'amante era della zona, magari una che conoscevo!
Ripercorsi le nostre abitudini. Negli ultimi mesi, le uscite con gli amici si contavano sulle dita di una mano, e non avevo notato nulla di strano con le nostre amiche. Tolto il lavoro, Marco usciva solo per gli allenamenti mattutini, le fiere e l'uscita del mercoledì con i vespisti, tutti uomini. Spesso si allenava con Velma, ma una relazione con lei era impossibile: gli orari erano gli stessi di sempre. Inoltre, l'antipatia per quella ricca e viziata compagna universitaria era una delle poche cose su cui andavamo d'accordo, come dimostrava l'ultima terribile uscita che avevamo fatto insieme. Un sentimento che era corrisposto al punto da sospettare che il trasferimento degli amici e vicini di casa fosse dovuto in parte all'insofferenza nei nostri confronti. E pensare che era stato Luca a proporci l'acquisto della porzione di bifamiliare contigua alla loro! Un vero suicidio.
Non avevo indizi, ma il mio istinto mi diceva che il sospetto era fondato. Approfittando di un momento in cui lui era fuori, presi il suo telefono. Non aveva cambiato il codice, segno che o era stupido, o non aveva nulla da nascondere... nel telefono.
Non avevo tempo per analizzare chat e chiamate, e comunque dubitavo di trovare qualcosa di compromettente. Entrai nelle impostazioni e attivai la condivisione della posizione. Così avrei scoperto facilmente cosa tramava.
La mattina dopo, la mia amica Laura passò per la medicazione, rimase poco perché aveva deciso di fare una gita fuori porta. Subito dopo mi stesi sul divano con il mio libro in una mano e lo smartphone con la posizione di Marco nell'altra. Percorsi con lui tutta la maratona, l'arrivo, gli spogliatoi. Mi chiamò poco dopo, per raccontarmi della competizione, sembrava il solito Marco e in quella chiamata mi parve di ritrovare il vecchio affiatamento. Forse il nodo che ci legava non si era sciolto del tutto e quella frattura che stavamo vivendo era veramente colpa mia. Prima di riattaccare, mi assicurò che non avesse cambiato idea, nel caso l'avrei aspettato. Stavo per ricredermi, forse quella sera insieme avremmo aggiustato tutto, in compagnia delle vecchie amicizie sarebbe stato più facile ricordare com'eravamo e tornare a esserlo. Mentre stavo per rispondere però, riattaccò con un saluto sommario, dicendo che lo stavano chiamando per la premiazione. Rimasi per diverso tempo con il telefono in mano, incerta, poi decisi di fargli una sorpresa e raggiungerlo.
Ormai era quasi sera, lo smartphone localizzava Marco al ristorante. Contattai una delle sue amiche presenti, chiedendole di prendere un tavolo con un posto in più ma senza dirlo a Marco: volevo fargli una sorpresa. Indossai un paio di pantaloni comodi e una maglia, e uscii. Mi sentivo emozionata, Federico era già un ricordo, un errore di cui portavo ancora i segni nell'anima e nel corpo, un monito per il futuro. Mentre percorrevo la strada statale, mi parve di incrociare l'auto di Marco, in direzione opposta. Al momento pensai a una coincidenza, un tarlo, però, iniziò a girare per la testa, tanto che fui costretta a fermarmi per verificare la sua posizione con lo smartphone: era proprio lui! Subito chiamai la sua amica.
"Marco ha mangiato in fretta e poi ha detto che voleva fare un giro negli stand della fiera. Non sono riuscita a trattenerlo, ho fatto male?"
Ringraziai l'amica e invertii la marcia dell'auto per inseguire il mio ragazzo. La trovai parcheggiata e vuota un paio d'isolati da casa mia. Lui, invece, sembrava tornato a casa. Non ci capivo più nulla, ingranai la marcia e tornai a casa aggrappandomi all'idea che lui avesse avuto la mia stessa idea, anche se Marco non era un ragazzo che agiva mosso dall'istinto. Le sue azioni erano sempre ragionate, studiate.
Parcheggiai lungo la strada, vicino all'entrata del garage. Il lampeggio della luce della sirena indicava che l'antifurto era ancora attivo. Lo disattivai sempre più confusa ed entrai in casa con circospezione. La casa era vuota, eppure la posizione del telefono diceva che era lì, proprio dove mi trovavo io in quel momento! Ci misi un poco per capire che, forse, lui era al piano di sopra. Sfilai le sneakers e salii. Entrai nella nostra stanza da letto in apnea. Le luci erano spente, premetti l'interruttore e rimasi immobile a guardare il letto vuoto. Regnava un silenzio assoluto, al punto che sentivo rimbombare nelle orecchie il fischio del sangue che scorreva nelle mie vene. Mi stava sfuggendo qualcosa, come era possibile? Lui al tempo stesso era lì ma non c'era, forse avevo sbagliato l'impostazione del localizzatore, magari lui l'aveva scoperto e si stava prendendo gioco di me. Improvvisamente, un mugolio femminile squarciò il silenzio.
"Mmh!"
Proveniva dall'altra parte del muro, era Velma. Mi avvicinai alla parete e appoggiai un orecchio al muro, riconoscendo i rumori inconfondibili di un amplesso amoroso.
"Scommetto che il tuo maritino non ti fa queste cose, vero?"
Era la voce di quello che una volta era il mio Marco.
“Sssh! Lisa ci potrebbe sentire.”
“Ssh! Lisa ci potrebbe sentire!”
Qualcosa picchiò sul muro.
“A quest’ora è di sotto che legge. E poi … così è più eccitante, no?”
“Maiale.”
Un secondo colpo echeggiò. Staccai l'orecchio dal muro e mi sedetti sul letto. Qualcosa mi aveva strappato tutte le forze dal corpo, mi accasciai e rimasi inerme ad ascoltare il mio fidanzato che mi tradiva con la vicina di casa. Non era lui, non poteva esserlo. I rumori che provenivano dall’altra parte erano quelli di un uomo e una donna travolti dalla passione che si scambiavano parole di fuoco. I mugolii di Velma erano provocati da una tensione dei sensi che lui non le aveva mai neanche fatto intravedere. Cosa aveva Velma in più di me per istigare il mio ragazzo in quel modo?
Quando capii che era venuto, appoggiai di nuovo l’orecchio al muro, per ascoltare cosa si dicevano.
"Non riesco più a fare questa vita clandestina. Voglio stare con te."
"E Lisa?"
"È finita."
"Secondo te, sarebbe lo stesso se fossimo una coppia regolare?"
Poi Velma lo freddò con una frase durissima:
"Non rinuncerò alla mia famiglia e alla mia vita per te. Non posso darti più di questo."
Lo vidi uscire con lei, dopo averla scopata, di certo erano tornati alla festa per avere un alibi di ferro. Lo sentii quando entrò in casa. Erano quasi le due di notte.
Piccolo bastardo, stronzo traditore, non si aspettava che nella sua stanza, sopra il letto, avevo messo un biglietto, sopra il quale c’era l’anello di fidanzamento.
"Hai due giorni per andartene dalla mia casa."
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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