tradimenti
Cuckold per la prima volta
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14.02.2025 |
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"«Non lo sono già?»
E indico il bagno dentro il quale la settimana prima Ivano ha assaggiato le grazie di mia moglie..."
Io e Silvia entriamo nel condominio e saliamo per le scale a primo piano. La porta del bull è socchiusa. Busso e una voce bassa, maschile, ci invita a entrare.«Prego, entrate pure. Vi stavo aspettando.»
Ivano è in piedi davanti al video citofono, è tutto bagnato e indossa solo un asciugamano fissato in vita.
Lancio uno sguardo veloce a Silvia e vedo il terrore nei suoi occhi, basterebbe un mio cenno per farla uscire dalla porta che ha appena chiuso dietro di sé. È il sogno che si scontra con la realtà, facendolo diventare troppo audace. Lui la squadra dalla testa ai piedi, ammirato, e sento il sangue ribollire nelle vene. Ci risiamo. L’altra volta era stato molto più facile, forse perché non era previsto. Oggi è premeditato, voluto da me e da lei, da noi.
«Accomodati, posso offrirti qualcosa da bere mentre attendi?»
Rimango senza parole per la spontaneità con cui quell’uomo mezzo nudo riesce con la stessa naturalezza a offrirmi da bere per ammazzare l’attesa prima che lui scopi mia moglie.
«Quello che c’è, grazie.»
Si toglie l’asciugamano e lo usa per asciugarsi le mani; quindi, tira fuori una birra dal frigo e me la porge.
Afferro la lattina e mi giro verso Silvia: ha appoggiato la borsa a terra e osserva con gli occhi sbarrati il sesso grosso e lungo che pende tra le gambe del bull. Mi viene in mente che, in effetti, non l’ha mai visto: l’altra volta lui si è spogliato alle sue spalle e poi l’ha presa da dietro. Devo essermi congelato in quel pensiero per diverso tempo: quando, infatti, torno in me, vedo Ivano che aiuta Silvia a togliere il copricostume.
«Bel costume, è nuovo?»
«Sì, ti piace?»
«Molto, posso …»
Si gira mentre le mani del suo amante sollevano i capelli e sciolgono il nodo del reggiseno sulla nuca, e subito dopo sganciano l’altro laccio, lungo la schiena.
Quando il tessuto si scosta dai seni, Silvia non riesce a trattenere un sospiro, ha i capezzoli turgidi e invitanti. Ivano li sfiora con disinvoltura e poi, sempre da dietro, infila le mani sui fianchi, sotto lo slip del costume e lo abbassa fino alle caviglie.
«Non essere timida, non sto facendo niente di nuovo, ricordi?»
Quando si rialza e si mette davanti a mia moglie, il suo pene ha preso vita mostrando un discreto apprezzamento per la visione. Anche il mio, ben nascosto sotto i pantaloncini, è duro. Appoggio una mano per saggiare l’eccitazione e ingoio un sorso di birra per ostentare disinvoltura.
«Sei bellissima, l’altra volta non ho avuto modo di ammirarti come si deve, rimediamo subito.»
Silvia incassa i complimenti e porta le sue mani davanti ai seni, in evidente imbarazzo … o forse è la prospettiva di quello che succederà a breve che la pone sulla difensiva.
«Vado in doccia.»
E sguscia velocemente in punta di piedi con un passo frettoloso e molto poco sexy.
Ivano appoggia l’asciugamani su una sedia vicino a me e si accomoda. Con la mano destra si liscia il sesso, facendola scivolare sulla sua lunghezza, dalla base al glande. Ha il torace importante e le braccia muscolose. In un recente passato deve aver fatto palestra, il suo corpo è come un giardino lasciato in balia delle erbacce: il disordine del presente non ha nascosto del tutto quello che è stato nel passato. Mi guarda senza dire niente, e quella mano che accarezza la cosa che a breve sarà per la seconda volta dentro mia moglie m’inquieta. Provo a prenderlo in contropiede.
«Ti chiederai perché siamo qui.»
«Non è ovvio?»
La sua risposta così secca mi da sui nervi, poi, però, fa una virata ed entra nel suo ruolo.
«Silvia è una bella donna, e non mi sembra una che si concede facilmente. Mi hai detto che per voi è la prima volta. Sicuro di voler diventare cornuto?»
La voce mi trema per l’emozione.
«Non lo sono già?»
E indico il bagno dentro il quale la settimana prima Ivano ha assaggiato le grazie di mia moglie.
«Quella era una scappatella, un capriccio. Oggi però …»
Sto per chiedergli cosa vuol dire ma sono interrotto dal rumore della porta del bagno che si apre. Ivano si alza e dice: «Io raggiungo Silvia. Forse è meglio che resti qui.»
Si ferma nudo davanti a me, in attesa di un cenno di consenso, o forse per farmi vedere il pene che ha superato la linea dell’orizzonte, grazie anche al massaggio autoerotico che si è fatto mentre parlavamo.
Faccio un cenno guardando il suo glande scoperto, l’asta turgida e decorata da vene gonfie e mi chiedo cosa pretenderà da mia moglie per placare quella eccitazione che ha risvegliato con tanta cura.
Rimango a guardare Ivano che cammina verso il bagno, lasciando che il pene in erezione oscilli liberamente e mi sembra un accessorio attaccato a lui in modo posticcio. Immagino che prima le farà un massaggio con una crema idratante, per rilassarla e lenire la pelle arrossata dal sole, poi la scoperà fino a lasciarla senza forze. Ho ancora pochi minuti per prenderla e scappare, invece rimango in silenzio ad ascoltare i rumori provenienti dalla zona notte dell’appartamento.
Allungo il collo e vedo Silvia con addosso un accappatoio azzurro, si ferma e mi guarda forzando un timido sorriso. Le faccio cenno di seguire Ivano che nel frattempo si è infilato nella stanza da letto. Dopo che i due sono spariti finisco la birra tutta d’un fiato. Rimango a guardare l’asciugamano che l’amante di mia moglie ha lasciato sulla sedia e mi ripeto nella mente “Ho ancora pochi minuti per prenderla e scappare”.
Un sospiro intenso dalla camera mi fa capire che il tempo è finito. Ripenso a quello che lei mi ha detto, la settimana prima, quando l’ho costretta a raccontarmi cosa ha provato:
“Mi è entrato dentro, nella carne e nella testa, sembra che sappia quello che vuoi prima che tu lo pensi. Non potevi scegliere di meglio.”
Vorrei spogliarmi e segarmi ascoltandoli, forse Ivano ha ragione, vederla presa da lui potrebbe essere troppo, questo gioco va preso un poco alla volta. Poi ricordo la sua richiesta: «Stringi la mia mano mentre lui mi scopa. Guardami negli occhi e rimani accanto a me mentre godo delle sue attenzioni. Deve essere una cosa nostra, non solo mia o tua.»
Mi avvio verso la stanza da letto senza respirare. Silvia mugola sonoramente, quando mi affaccio, la vedo stesa supina, con le dita delle mani che stringono forte il materasso. Lui è in ginocchio davanti a lei, allarga e spinge le gambe verso le spalle premendo con le mani dietro le ginocchia, in modo da esporre al massimo a lui il sesso di Silvia. Il suo membro è dentro mia moglie, Ivano ha lo sguardo fisso sul punto di unione dei loro corpi, e sembra godere di quella visione sconcia più del piacere fisico trasmesso dagli affondi ritmici che fanno tremare la testiera del letto.
Faccio qualche passo lentamente, soffermandomi a osservare la schiena abbronzata e imperlata di sudore dell’uomo, i testicoli che oscillano avanti e indietro strusciando sul lenzuolo, la vulva di Silvia che si dilata in modo incredibile a ogni affondo. È una vera macchina del sesso, implacabile e decisa. Rispetto alla settimana scorsa, ora riesco a vederlo in tutta la sua virilità e una punta di invidia infastidisce l’eccitazione del momento. Silvia ha gli occhi chiusi e gode, sarà forse a causa del momento ma mi pare come mai da quando la conosco. Mi metto al suo fianco, lei sente la mia presenza e socchiude gli occhi con un’espressione strana, quasi l’avessi colta in flagrante mentre sta facendo qualcosa di proibito. Le prendo una mano e la stringo forte per rassicurarla che sono consenziente, nel tentativo di assorbire almeno parte delle emozioni che la fanno vibrare in quel modo, mentre con l’altra apro la cerniera e scopro la mia erezione; il tutto mentre l’amante continua, imperterrito, a muoversi ignorando del tutto la mia presenza. E sempre senza considerarmi le parla, con il fiatone.
«Adesso iniziamo a fare sul serio. Ti va?»
Silvia si gira verso di lui e annuisce, un attimo dopo lui lascia le gambe e si allunga sopra di lei, ancorando una mano alla testiera del letto per sostenersi, mentre con l’altra scorre il seno nudo della mia donna. Lei lascia la mia mano e si avvinghia con braccia e gambe al corpo di quello sconosciuto, quasi fosse l’unica cosa galleggiante cui aggrapparsi dopo un naufragio, l’unica che le permette di non annegare nell’oceano deserto.
«Adesso ti faccio godere come mai nella tua vita. Quanti orgasmi hai quando fai sesso con il cornuto?»
Le parole taglienti, la sua voce che sussurra con un tono diabolico, interrotta dalla foga con cui prende possesso del corpo e della mente di mia moglie, mi fanno perdere la ragione. Faccio un passo indietro e abbasso lo sguardo, perché vederlo e ascoltarlo allo stesso tempo mi provoca emozioni intense al punto da essere insopportabili. Delle gocce di sudore cadono dalla sua fronte e finiscono sulle guance di Silvia.
«Quel buono a nulla non ti fa godere come si deve, vero? Ecco perché hai urlato prima, non sei abituata.»
Strizza un seno con una mano e lei reagisce immediatamente contorcendosi. Sembra posseduta, guardo il suo viso sfigurato e non riconosco la donna che ho sposato.
«Ma adesso ci sono io, solo io.»
Vedo i muscoli di Ivano tendersi, subito dopo punta i piedi sul bordo del letto e lancia un affondo che fa gridare Silvia, cui ne seguono altri due, tre, non finisce più. I due corpi sembrano un tutt’uno, si muovono all’unisono quasi fossero nati per fare quello. Il movimento pelvico dell’uomo sembra calzare alla perfezione con quello di lei che ansima sempre più sonoramente. Vedo i suoi muscoli tendersi allo spasmo, le unghie piantate sulla sua schiena.
Da quel momento scompaio, il mio corpo si dissolve come una statua di cenere spazzata via dal vento, e quel senso d’inutilità e di impotenza, quel furto della mia dignità che si sta perpetrando sotto i miei occhi mi eccita al punto che vengo in pochi secondi, straziato dalle urla concitate di Silvia, guardandole i piedi tesi allo spasmo, freschi di estetista, che oscillano a mezz’aria. Mi accascio sul pavimento e li osservo, aspettando con sgomento il momento in cui quell’euforia perversa passerà e torneremo a nasconderci dietro a una foglia di fico.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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