tradimenti
I desideri del dj


06.03.2025 |
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"Scopare la moglie di un altro ha sempre un suo perché..."
Alla consolle… La mente corre indietro nel tempo, all’era felice della spensieratezza.Avevamo meno ma non ci mancava niente. Ieri, per intendersi.
In un mondo diverso, nelle discoteche si celebrava il rito della seduzione a colpi di musica e bevute. Io ero alla consolle.
Non cito i locali, per mantenere un velo di privacy. Ricordo nitidamente la geografia femminile, che non poteva sfuggirmi.
In primis operavamo in coppia io e Alex, dj più bravo di me. Ogni giorno, ogni sera, lo stesso cliché. Cena leggera, ingresso in sala verso le 22, predisposizione della scaletta dei vinili, una bottiglia di Coca e Cointreau, una di Gin tonic. Non servivano droghe e stimolanti, che pure circolavano in quantità. Le uniche strisce erano quelle dei costumi che lasciavano il segno sulla pelle ambrata delle femmine, calde come il solleone. A noi bastava l’adrenalina naturale. Perché quando ti trovi davanti alla tribù che balla, e realizzi che migliaia di persone aspettano un tuo segnale…non esiste eccitante altrettanto potente.
Io amo la donna. Vera. Procace. Aperta di mente, oltre che nel corpo. La voglio seducente, intrigante. Deve giocare il proprio ruolo. Deve provocarmi facendomi capire che non porta la mutandina se siamo in un contesto elegante. La voglio porca nell'anima. Al resto penso io, con la mia mente, perché prima la devo possedere a livello cerebrale, la devo scaldare, portare in ebollizione, fino a farla perdere nell'estasi, in un volo della mente libera, per poi tornare sulla terra, leggera, felice.
Se ripenso a quelle notti, mi tornano in mente lingue ovunque. Corpi sinuosi in abiti succinti. Cubiste dai corpi scolpiti che facevano rizzare i membri a centinaia di maschi in calore. Penso ad amiche vecchie e nuove. A fidanzate che volevano forse solo far ingelosire il ragazzo, ma spesso cadevano nella trappola che loro stesse avevano preparato. E soprattutto spose in cerca di nuove emozioni. Scopare la moglie di un altro ha sempre un suo perché. A me piace pensare che sia il lui di coppia il primo a esserne felice. E poi quelle che saranno chiamate Milf. Un luna park di opportunità.
Ogni sera una scelta diversa, eppure sempre uguale. Non per vantarsi, sarebbe sciocco. Ma per raccontare una storia vera.
Lei è lì che balla, bionda, prosperosa, sguardo intrigante come solo le venete sanno avere. Non me ne vogliano le altre, ma quelle hanno una marcia in più (sono sempre pronto a ricredermi...). Lei è con una mora, un’amica, immagino.
La punto da giorni, viene in questo locale che guarda il mare ogni benedetta notte. Parlo al microfono, ammicco, lancio segnali.
Per farla ingelosire, anche se non la conosco, la cerco con lo sguardo mentre bacio una delle femmine che vengono a salutarmi, per chiedere una cassetta o semplicemente attenzione. Ce ne sono molte, dedico a ciascuna la dovuta attenzione.
A metà serata, mentre vengo scortato fino al bagno (siamo pur sempre esseri umani e “tagliare” la folla in una manciata di minuti, mentre il disco gira in attesa del mix, non è semplice), lei si palesa fuori dal cancelletto della consolle.
“Ciao” dice con occhi di cerbiatto.
“Ciao” rispondo facendo finta di essere disinteressato. Alzo il volume ancora, pompo l’atmosfera e chiamo un coro. La folla urla, le mani al cielo, un rito ancestrale che si rinnova. Mi giro verso il retro della consolle. “Dimmi” l’apostrofo.
“Niente” fa lei, colpita nell’orgoglio. Le offro del Gin tonic, lei accetta e rimane lì a guardarmi mentre faccio saltare letteralmente il locale. Non sono nuovo a esaltare il popolo della notte. Ho iniziato che ero minorenne, all’epoca si poteva. La memoria ripropone la prima donna della notte: mi stese sulla moquette, un pomeriggio, mentre provavo i dischi ed avevo appena festeggiato il mio diciassettesimo compleanno con una mega-festa. Mi disse: "Lo sai che hai le labbra come Mick Jagger?". Non mi lasciò finire. Mi schiantò la lingua in gola, iniziando a massaggiarmi l'uccello da fuori i pantaloni, me lo tirò fuori e mi montò cavalcandomi e strusciando la vagina fino allo strofinamento arrossato delle pelli… Non lo baciò neppure, tanto ero infoiato.
Di anni ne sono passati. Ho conosciuto, biblicamente, una nutrita schiera di donne in cerca di emozioni. Di attenzioni, carezze, soft touch che inevitabilmente portano a una felicità condivisa. Guai a essere egoisti nel sesso, non sapete cosa vi perdete...
Un'altra piccola avventura del periodo, ricordo, fu con una travolgente e simpatica che oggi chiamerei curvy, in un’impossibile Fiat 500, nel garage del suo condominio mentre mugolava come una gatta in calore. Una terza la presi sulle scale di un palazzo, completamente ubriachi di felicità. Ricordi che svaniscono mentre di lei, della bionda veneta, conservo scolpito nell’anima persino l’odore dei capelli. Chissà quale sortilegio aveva preparato per me...
La serata in discoteca finisce quando decido di farla finire. Nelle orecchie il ronzio delle battute per minuto.
Raggiungiamo la cabrio di Alex che nel frattempo ha fatto casino. Ci sono due ragazze che aspettano. Ha fissato lui, senza dirmelo. Fa sempre così. E lui? Se ne esce dal locale stringendo a sé i fianchi di una cubista milanese, la cui gemella se l’intende col figlio del proprietario (oltre che col proprietario stesso) della disco. Così mi ritrovo come un pesce lesso.
Finiamo a far colazione quando fuori albeggia. Anche lei dorme nello stesso albergo dove stiamo noi, davanti al mercato.
Non me n'ero accorto perché io il giorno dormo. Sorrido. Lei parla e mi dice che, per la precisione, l’altra non è un’amica ma sua sorella. Entrambe fidanzate. “E lui è così sciocco da lasciarti sola?” le chiedo.
Sorride, le guance aprono una fossetta. “Vabbè” si schernisce.
Tre ore più tardi, dopo un breve sonno e una doccia infinita, la raggiungo in spiaggia. Dormiamo, cotti dal sole e dalla stanchezza. Porto sempre un baseball cap per evitare l’insolazione. Di prendere il sole non m’interessa. Sono un’anima della notte. Ma per stare vicino a lei il sacrificio si può fare.
Mentre dorme, nel suo costume intero rosso che la culla, non posso che fantasticare sull’insenatura di quelle zinne che attizzano. Vedo bene gli occhi lascivi di frotte di uomini nei loro slip, fanno il solco sul bagnasciuga per immagazzinare quell'immagine da proiettarsi nella mente, a sera, mentre scopano le mogli pensando a lei. Non siate ipocriti, funziona così. Lo infili nel corpo della tua sposa mentre chiudi gli occhi non per il piacere ma per immaginarti un'altra. E lo stesso fa lei mentre inizia a godere: tu pensi di essere in forma (e che lei non si sia accorta del tradimento mentale) ma, in realtà, è lei che sogna di farsi montare da un amico o dall'amante di cui tu neppure sospetti. Così funziona, per tutti, nessuno escluso. Anzi, si salvano solo quelli che fanno gli scambisti, quelli di A69 per intendersi, che fanno scopare la moglie da un singolo (talvolta anche da sola) perché sanno di poter così tenere in pugno la prossima femmina, che altrimenti finirebbe con lo sbocchinare chiunque pur di sentirsi ancora desiderata.
Quando torniamo in albergo, poco distante, rinnoviamo l’impegno per la sera.
E prima di cena la invito a venire a sentire una cassetta in camera mia. Alex è uscito, casualmente. La trappola è tesa.
Lei entra e chiude la porta a chiave alle sue spalle. Mi salta letteralmente addosso.
“Mi fai sesso” sussurra mentre le sue labbra sfiorano il collo. Le mie mani sono già affondate nella camicetta e afferrano, vogliose, le mammelle che non sono poi così morbide. Faccio spuntare i capezzoli dal top del costume. La sdraio sul letto e le scosto la mutandina. Inizio a leccarla con la foga di un bambino che ciuccia un gelato. Lei prova a fermarmi, ma quando parto non ci sono limiti. Getta la testa oltre il cuscino, ne afferra un altro, sborra come una cagna in calore (lo scrivo con infinita dolcezza, un atto d'amore credetemi). Ho il cazzo in tiro e lei ha già fatto una pozza. Per questo, col lenzuolo la pulisco mentre affondo la nerchia tra le tette e inizio a spingere verso la bocca. Non ci vuole molto. Mi rovescia nel letto e inizia a succhiarmelo con una dedizione che sa di Veneto. Una terra porca nell'anima dove ho sempre pescato bene, anche perché quelle donne sono Femmine insaziabili...
Alex è tornato e bussa alla porta. “Dammi dieci minuti” gli dico. “Facciamo mezz’ora” aggiunge lei, sollevando lo sguardo e scrutandomi come un vampiro sulla preda. Mezz’ora, penso… Cosa si è messa in testa questa?
Il fiotto dev'essere davvero dolce stasera, perché lei continua a succhiare fino a estrarmi il midollo.
Non era così che me l’ero immaginata.
Preparo un caffè. Mi sciacquo nella doccia e altrettanto fa lei. Faccio entrare Alex che osserva incuriosito. Lei lo accompagna alla porta senza molti convenevoli. Prende una pesca dal tavolino e la taglia con accuratezza facendone fette sottili. Mi imbocca mentre la mia testa si culla tra le sue cosce e gli occhi restano a contemplare la meraviglia del suo seno ipnotizzante, sopra la mia testa. Qualcosa succede, perché lei mi sposta dolcemente. Allarga le cosce e inizia a infilarsi nella fica prima un dito, poi due. Mi eccita, perversa. L’uccello si sveglia dal torpore e stavolta non ha bisogno di essere eccitato. Le entro fino all’attaccatura dell’asta. Lei geme. “Prendimi” dice. “Prendimi e pensa che mi stai scopando alla consolle”. La fantasia fa uno strano effetto. Mi esalta.
Accendo lo stereo e metto la mia ultima cassetta. Inizio a chiavarla a tempo di musica, lei gode. È una multiorgasmica, non ci vuole molto per capirlo. Si libera due, tre volte. Mi sento un toro, anche se sono consapevole di essere una persona normale, dotata di cervello oltre che di pisello.
E quindi la giro, le infilo un cuscino sotto la pancia e… “Che fai?” dice osservando la parete. Lo infilo su per il culetto chiaro, i segni dell’abbronzatura laterali. Non dice niente. Strano, penso. “Quello non l’ho mai dato” mi dice. Strano, penso, perché il canale è aperto. La osservo, nel riflesso di uno specchio. Si è fatta tutta rossa per lo sforzo. “Ti da fastidio?” le chiedo quasi scusandomi. “No… solo che non l’avevo mai fatto. Ma continua, è giusto che sia tu il primo”. La voce flebile mi eccita ancora di più. E vengo senza forzare oltre.
A notte, quando arriviamo insieme nel locale, siamo due innamorati. Chissà cosa le dice la testa. Sua sorella mi guarda un po’ indispettita. Non so se perché lei non ha ancora chiavato o perché voleva difendere l’onore della piccola bionda, che in realtà è un demone a letto. E di esperienza ne ha da vendere... Resta il fatto che non ho occhi che per lei. E lei balla fissandomi tutta la notte.
Già pregusto il secondo round, la mattina successiva che dista appena una manciata di ore.
Quando Alex mi picchietta sulla spalla... “E’ arrivata Kate” dice.
Mi si gela il sangue. Kate, non doveva esser qui…
“Sorpresa” mi dice Kate. “Eravamo con gli amici e stavamo girando lungo la costa quando ho detto: andiamo a trovare il mio dj”.
Cazzo. La mia ragazza, una gran chiavatrice. Se la vorrebbero fare in diversi, nella compagnia. Ma lei è la mia donna. La donna del dj e questo le basta. Solo che devo dissimulare. La bionda capisce che c'è qualcosa di strano. Io gioco la carta della disperazione. Chiedo a Kate dove siano alloggiati. Lei mi chiede: "Ma non hai una camera?".
"Certo, ma c'è Alex e non sta neppure troppo bene...". E' un bluff ma lei ci casca. Così continuo a sorridere alla bionda, ma fisso con Kate dicendole che la raggiungerò a fine serata, al campeggio. Osservo la pista. La bionda non c'è. E neppure sua sorella...
Mi sento toccare la spalla, mentre mixo. E' lei. "Chi era quella?".
"Quella chi? E' pieno di quelle" rilancio.
"Quella col caschetto nero. Non fare lo stronzo" dice la bionda col volto corrucciato.
"Io? Ma figurati".
"Ti guardava come un oggetto... Mi sa che hai combinato qualche casino".
"Io? Ma se sono sotto gli occhi di tutti. Dai, non fare la permalosa. Mi ha chiesto una cassetta e gliela darò".
"Una cassetta eh? Mi sa che ti ha chiesto il cazzo" replica. E mi schianta la lingua in gola, davanti a tutti. Per fortuna Kate deve essere già uscita sennò queste si prenderebbero per i capelli.
Chiedo ad Alex di chiudere lui la serata. Esco prima. A fatica mi trascino la bionda fino all'hotel, a piedi.
Saliamo in camera e scopiamo. Non facciamo l'amore, perché in testa mi frulla una certa ansia. Non è bello come la sera prima. Alla fine del rapporto, più frettoloso, lei mi guarda: "E adesso?".
Ci penso un attimo. "Adesso sta per arrivare Alex e vorrà dormire. Mi ha fatto due coglioni così ieri... Se vuoi vengo a dormire da te" accenno, sapendo già quale sarà la risposta. C'è pur sempre sua sorella in camera e questo basta.
Attendo l'arrivo di Alex. Salvifico. Parlo ad alta voce, così che tutto sia realistico. Gli scrivo su un biglietto che tornerò più tardi e ho bisogno della sua auto, ma non posso parlare. Lui sorride, mi allunga le chiavi. Io scendo, in punta di piedi, il cuore in gola.
Parto e raggiungo Kate al campeggio. "Sono cotto" le dico. "Lascia fare a me", risponde.
Si spoglia, bella come il sole. Seni perfetti, un culo da urlo, labbra che sono da sanguisuga, una naturale predisposizione al suo essere divinamente maiala dentro, come maiale sono io. La donna per me non è un oggetto, è un'anima calda che può variare nel gioco di ruolo ma sempre femmina rimane.
La situazione mi eccita. Scopare in tenda, mentre accanto tutti possono ascoltare gemiti e grugniti. La scopo con il sapore del mare sulla sua pelle. Me la lecco, la rigiro, lo spazio è risicato ma la goduria raggiunge limiti alti. La saluto.
"Ma come, non resti?".
"No amore" rispondo. "Dobbiamo andare via con Alex, perché si è rotta la macchina del fumo e ce la riparano in giornata se la portiamo subito".
Riprendo la macchina. Mi fermo in pasticceria. Compro brioche calde. Parcheggio e trovo la bionda seduta al tavolino fuori dall'albergo. "Eccomi, queste sono per te" le dico.
Lei rimane sorpresa. Mi dice: "Non ho dormito. Ho sentito che Alex rientrava, ho sentito che uscivi e ho pensato...".
"Cosa... Ma secondo te uno è così scemo da uscire dall'albergo alle 5 per andare a fare? A scopare? Uno come me?! Sono dovuto uscire perché Alex sta male. Sono andato a cercare una farmacia aperta ma non l'ho trovata. Rientrando ho pensato a te. Che dici se andiamo a mangiarci queste brioche in riva al mare?".
Albeggiava, lo ricordo. Le brioche rimasero lì. Ma fu la scopata più romantica che potessi immaginare. col timore di essere scoperti dal bagnino. Lei partì quel giorno stesso.
La rividi alcuni anni dopo, quasi per caso. In un hotel a Bologna. "Guarda chi c'è" mi disse.
"Hei, che bella sorpresa" replicai.
Il tempo era passato. Ormai maturi, sui quaranta entrambi. Lei era con alcune colleghe. Io solo.
Mi raggiunse in camera, previo scambio di messaggini su whattsapp. Stavolta fui io a chiudere la porta alle sue spalle.
Iniziai a baciarla ovunque. Lei mi disse: "Cosa fai... sono sposata e ho una figlia".
"Ma sei sempre una fica come allora" le risposi.
Il getto di sperma caldo sulla schiena madida di sudore, il profumo che stropicciava le lenzuola, le tette succhiate come un poppante, il culo leccato prima di infilare di nuovo il mio cazzo (un culo più collaudato di sicuro) ci restituirono il sorriso della spensieratezza. Dormì con me, mentre la luce del cellulare continuava a proiettare messaggi da parte di Kate, nel frattempo divenuta mia moglie e, dopo la separazione, amante infaticabile.
Al mattino successivo avevo ordinato la colazione in camera.
"Ricordi quel mattino, le brioche..." le dissi.
Ero in piedi con l'accappatoio, dopo aver fatto la doccia. Lei mi allargò i lembi del cotone morbido. Lo accolse tra le sue labbra e iniziò a leccarlo, a succhiare fino a ingoiarlo tutto. La crema la metto io, pensai mentre la inondavo di piacere.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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