tradimenti
La dea bendata
di Ginocondor65
02.12.2024 |
52 |
0
"Era la sua amica, quella con le tette grosse..."
È andata esattamente così. Lei era molto carina. Non bella, carina. Con la sua R moscia. Figlia di uno potente che avrebbe potuto, forse, agevolarmi la carriera.Ma io, che a queste cose non ho mai badato, in quel momento ero preso da una modella. Non bella, particolare. Capelli ricci, rossi. Due gambe da perder la testa, bel culo, poche tette e sorriso con le fossette che traeva in inganno. Una storia pulita, per me.
Ero geloso. Della modella. Sapevo che molti se la volevano sbattere e lei, che aveva avuto tra le esperienze anche una storia con un calciatore di serie B, arrapava. Il suo agente era un maiale a guardarlo. Lei giurava di non esserci stata. Piuttosto avevo un’attrazione fatale per una sua collega, un’altra modella, curvy, due pere così, un sorriso contagioso e il desiderio, inespresso, di infilarle il cazzo tra le labbra, prima di pensare alle altre labbra. Invece niente. Sul divano di sala, dove dormivo quando andavo a trovarla, perché lei viveva in casa con mamma, giocavo a trastullarla. Andavo a comprar verdure e banane per penetrarla nei giochi erotici davanti alla tv, sotto il piumino, facendo finta di dormire.
Una storia come altre. Che come tante altre non era, però, se pensi che la modella era diventata amante di un noto ristoratore, un vecchio, che se la portava in camporella per farselo sbattere a mano. "Lo accarezzo solo", mi aveva detto lei quando eravamo entrati in confidenza. E io, innamorato, le credevo. Le credevo e avevo detto: adesso ci sono io e certe cose non si fanno più. Lei aveva risposto ok, convinta. Ma il tarlo che avevo in testa spifferava che non era vero, che per pagare la rata della Passat lei ogni tanto una giratina col vecchio avrebbe dovuto farla. E come fa un vecchio porco a non farsi fare un pompino da una ventenne che fa la modella? Come fa un maiale a non sborrare il cazzo davanti alla freschezza? Come può uno che ha tutto, un portafogli così, a non piantare il membro profumato come solo i vecchi hanno dentro una vagina ancora non slabbrata dall’usura?
Quando capitava la raggiungevo in Brianza, dove dormiva con le colleghe durante la fashion week milanese. Una volta, saputo che se l’era intesa in passato pure col direttorino commerciale di un’azienda di maglieria ("ma ce l’ha talmente piccolo che neppure me ne sono accorta", mi aveva detto), ero arrivato a entrare in camera e nascondermi nell’armadio nella speranza, vana, di beccarli insieme. Invece lei era rientrata dopo cena con l’amica dalle tette grosse. Si erano fatte la doccia, erano andate a dormire e io ero rimasto paralizzato per paura di farmi trovare.
Il nostro rapporto era tossico, senza che lo sapessi. E quell’estate, a una cena, era capitato di ritrovarmi capotavola a una cena dov'erano entrambe. La modella e la figlia dell’uomo potente. L’estate, si sa, è fatta per portare le gonne svolazzanti. E per le audaci, per non portare lo slip. Avevo giocato tutta la sera a bere e farle bere. A ridere e farle ridere, mentre una cantante di colore ci deliziava, noi come i tavoli accanto, come la nostra tavolata di una decina d’amici. La cantante aveva un corpo sinuoso e io sussurravo, ora all’una ora all’altra, le mie fantasie sulla bravura di quella ragazza dai capelli ricci come un porcospino, sulla sua ugola e sì insomma, sui facili doppi sensi.
Era finita che avevo le mani impegnate. A destra tra le cosce della modella. A sinistra tra le cosce dell’altra. Ma il ditalino l’avevo riservato solo alla mia fidanzata, per rispetto.
Poi con la modella era finita. Una sera. Me l’aveva detto un amico. Guarda che si è fatta accompagnare a casa da uno che conosco, quello si è fermato in un’area di sosta sull'autostrada e se l’è scopata sul sedile di un Porsche preso in affitto. Non era vero, avevo pensato. Non può essere. Non avrei voluto neppure rinfacciarglielo, ma dopo due secondi ero al telefonino e lei rispondeva come una litania stanca: mi pensava, le mancavo, ci saremmo visti l’indomani, quando io le avevo vomitato addosso il repertorio: sei una lurida troia, vaffanculo stronza, pezzo di merda, torna a fare bocchini ai bavosi che giusto quello sai fare. Ero giovane, inesperto, credevo nell'amore. Non l’avevo più vista fino a quando lei, attraverso un’amica comune, si era presentata nel mio ufficio con una scusa. Avevamo fissato per una pizza. Eravamo finiti a casa mia e lei doveva in tutti i modi farsi una puntura. Gliela avevo fatta io, scostando le mutandine. Lei si era aperta, ma il mio cazzo era rimasto moscio. Delusione d’amore. Credo.
Ecco perché la sera successiva invitai a cena la figlia dell’uomo potente. La portai in un ristorantino di classe. Tornati a casa di lei prendemmo il cagnolino per portarlo a fare pipì. Lei mi invitò a salire per un drink. E, inaspettatamente, mi bendò con una sciarpa. Accese musica soft. Mi allargò le gambe e iniziò a leccare, ciucciare, succhiare. Succhiava bene, non l'avrei detto.
Succhiava e pompava, con foga. E più andava avanti e indietro più sentivo il cagnolino guaire. Mentre andava di bocca vedevo lei, la modella. Lei che si faceva toccare da una mano esperta, lei che segava il vecchio sul sedile dell’auto con la quale veniva pagata, lei che si fermava all’area di sosta e spalancava le cosce.
E quella succhiava, brava, brava, continua. Finché tesi le gambe, allo spasmo dei nervi, e fiottai come se si fosse rotto un tubo. Non so quanto, ma lei beveva, beveva e non riusciva a smettere. La sentii deglutire. Si scostò e mi disse: sei un pooorco con quella R moscia e con quella mia fava che moscia non lo era più come la sera prima.
Mi chiese se volessi rimanere a dormire. Risposi di no. Me ne andai con un chiodo fisso.
Salii in auto che erano da poco passate le 23 e digitai il numero della modella. Uno squillo, due squilli, tre… Niente. Mentre stavo parcheggiando sotto casa, lei rispose. Sì, era sveglia, va bene, ci vediamo.
Senza tanti giri di parole la portai in un parcheggio. Isolato, ma non troppo. Dove sapevo che si aggiravano i guardoni, lo sapevano tutti. Tirai giù i finestrini anche se era marzo. Le dissi che mi dispiaceva per il giorno prima. Era solo... che ero innamorato di lei per poterla scopare così, dopo quello che aveva fatto. Le proposi un gioco. "Ti bendo, così giochiamo" le dissi.
Lo avevamo fatto un giorno a casa sua, con il copriocchi degli aerei. Niente di che. Stavolta era diverso. In auto, di notte, in un parcheggio.
La feci sdraiare sul sedile posteriore. Le divaricai le cosce fin dov'era possibile. Mi misi carponi e iniziai a leccarla. Lei iniziò a sciogliersi. "Dammelo", disse. "Non ancora", risposi. Mi era venuto duro. Con lo sguardo cercavo aiuto, ma niente. Finché spuntò un ragazzo di colore, un clandestino forse. Gli feci cenno con la mano di avvicinarsi, piano. Lui uscì allo scoperto. Lentamente. Gli feci abbassare i pantaloni mentre continuavo a leccarla e la lingua si insinuava nella passera calda. "Adesso preparati", le dissi. "Aspetta, ci sono" rispose.
Il nero aveva l’uccello strano. Lungo, ma tendeva al basso. L’asta era tesa, vedevo, ma sembrava non esserlo. Poco male. Lo feci scivolare al mio posto. Lui la leccò un secondo, poco più. Poi vidi il suo randello indurirsi un po’. La penetrò. Dapprima piano, io guidavo l'azione, poi in crescendo. Io intanto parlavo. Le dicevo che non volevo fare quella figuraccia. Le dicevo muoviti, dai, sei una bella troia. Sei una troooiiaaaa. E lei rispondeva "sì, sono una maiala, la tua maiala". Le chiesi se le sarebbe piaciuto esser guardata mentre la scopavo. E lei diceva "sìììì". Le sussurravo che avrei voluto vederla montare da un nero. E lei rispose: "sìììì". Cambiai voce e chiesi: "davvero ti faresti scopare da un nero?".
Lei disse: "sì, se ti fa piacere". Allora rafforzai: se vuoi che ti perdoni per avermi tradito, devi farti fottere da un nero! Lei disse: "se lo vuoi, lo farò". Ansimava sotto i colpi della carne scura. "Allora te lo chiedo", dissi mentre sfilavo la sciarpa di seta con la quale l’avevo bendata.
Lei non si scompose. Mi guardò dritta con occhi da cerbiatta. Lui continuò a scoparla, mentre il mio cazzo si ammosciava per la delusione di quella risposta. La vendetta era stata crudele, più di quello che avrei immaginato. Lui pompò ancora, estrasse il membro e le schizzò sul volto che si era fatto serio. La guardai e le dissi: "Adesso hai forse capito cosa si prova ad essere traditi".
Quando la rivedo, ultimamente di rado, parliamo d’altro. Gli amici sanno che siamo stati insieme. Anche il suo compagno che, dopo il proprio divorzio, l’ha accolta in una bella casa. La curiosità è un’altra. Riguarda la sua amica. Che per un gioco del destino era la prima moglie di questo nuovo compagno della mia ex. A settembre, quando ancora faceva caldo e i corpi erano ambrati dal colore del sole, ci siamo ritrovati a casa loro. La piscina di quelle fuori terra. La mia ex mi ha avvicinato e ha sussurrato che non aveva messo le mutandine e che ancora le dovevo le scuse per averla fatta scopare da un guardone. Il nuovo compagno è un po’ razzista e io sorridevo pensando al nero che si era scopato la sua donna, sicuramente lei non glielo aveva confessato. Così, col cazzo barzotto e in mano uno champagnino, mi sono messo a pensare se valesse la pena tornare a infilare il pisello dove, in cuor mio, l’avrei sempre voluto lasciare. Non ho avuto il tempo di pensarlo. Lei mi ha preso la mano e mi ha portato dietro una siepe. Mi ha bendato, mentre gli altri amici ascoltavano la musica sparata da un cellulare, e dopo pochi secondi ero pronto per esaudire un desiderio inespresso, quando la benda è scivolata via. Lei era lì, davanti a me. Qualcuno stava succhiando il mio cazzo. Ho guardato nella penombra. Era la sua amica, quella con le tette grosse. Ho avuto solo la forza di dire: mah… Shhhhh ha fatto lei. "Questo è per dirti che sono pentita di averti tradito quel giorno. Ho accettato la tua vendetta. Ma sei stato l’amore più grande della mia vita. E sapendo che ti è sempre piaciuta lei, le ho chiesto se mi faceva questo regalo. Adesso sborrale in gola, ma guarda me".
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.