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Tette generose


di Membro VIP di Annunci69.it Ginocondor65
20.11.2024    |    334    |    2 9.0
"Una quarta niente male, pensando a quella con la quinta che si è risentita per il mio apprezzamento..."
In una donna il seno è molto, se non tutto. Lo penso da quando ero poppante, nel vero senso della parola.
Nessun complesso di Edipo, solo curiosità nel cercare di vedere o, meglio, intravedere l’areola del capezzolo.
La prima fu la zia, donna giunonica; mi faceva dormire nel lettone tra lei e mia cugina. Io col cuore in gola allungavo lentamente la mano, facendola scivolare fino alla camicia da notte. Lei dormiva girata verso di me e io cercavo, con l’attenzione del caso, di non alterarne il sonno. Raggiunta la mammella la sfioravo col dorso della mano e subito mi vergognavo.
Un’altra zia, invece, meno procace, si presentò nella camera dei figli adottivi, una femminuccia e un maschietto, senza reggiseno, con due provole dondolanti un po’ cadenti per i suoi 40 anni. A me venne duro ma mi rigirai per non farmene accorgere.

Frammenti di memoria che mi legano a questo terzo capitolo della storia di un sognatore un po’ perverso.

Dunque il seno, le tette, le zinne chiamatele come volete.

Proprio l’altra notte spippolavo su Annunci69 alla ricerca di qualche immagine stuzzicante. Da fruitore senza grande esperienza in questo sito lussurioso, tutto appare magicamente nuovo e invitante, ma trovo incongruenze. C’è chi non ha postato neppure una foto. Chi mette in mostra una carnalità che suona artificiale (magari non lo è), sembrano troppo palestrati, troppo scolpite, troppo perfetti per essere persone normali. Magari sono spogliarelliste, professioniste (per me non è tabù ma l’argomento non m’interessa). Io cerco le porche, quelle vere, maiale dentro, quelle che fanno finta di assecondare i desideri di lui ma godono come pazze quando un altro uomo già sguaina l’uccello pensando a loro. Un uomo che scopa col cazzo ancora più in tiro mentre la mente lo aiuta a ripercorrere le movenze sbirciate su uno schermo freddo.

Alzi la mano, pulendosela magari, chi non ha sborrato almeno una volta da solo, mentre la sua lei è in doccia, dorme o sta preparando il caffè: su una di voi, intendo, dee di questo sito.

Io da sempre mi arrovello in pensieri inconfessabili e lucidamente folli. Anni fa, ad esempio, un desiderio era quello di fermare il tempo, in una strada piena d'auto, con persone sedute ai caffè, mentre effettuano un acquisto, indaffarate nella loro quotidianità. Secondi, minuti, tutti immobili. E io libero di muovermi, per passare in rassegna la strada, sbottonare un cappotto, alzare una gonna, scostare una mutandina, ciucciare un capezzolo, sborrare sulle tette e vedere lo sperma che si scioglie su quelle meravigliose rotondità. Poi come d'incanto la vita riprende e io guardo le reazioni.
Perverso, raffinato, depravato, scrivetemi.

Torniamo alle tette. L’altra sera intercetto una coppia che esplode su A69 immagini di lei. Una quinta, bella. Si capisce che lei non è più un fiore fresco, ma certo non è appassito, anzi. Solo che quelle melanzane - per le quali mi metterei volentieri in coda, attendendo il turno secondo la di lei volontà -, calano verso il ventre. Per forza di gravità. L'ho scritto e lei, spero non troppo offesa, mi ha risposto: a 50 anni con una quinta o ti fai siliconare o ti accontenti.

Per carità, chiedo scusa. La risposta vuol dire, però, che ho suscitato il suo interesse. La provocazione ha fatto breccia. E mentre scrivo l'ammiro ancora una volta mentre chiedo alla mia compagna, che ha due pere simili ma si ferma alla quarta, di mettersi un attimo sotto la scrivania, perché io scrivo ma voglio sborrare.

Penso alle tette e mi torna in mente Alessandra, che veniva dal Nord ed era fidanzata. Con la sorella, più grande, aveva deciso di trascorrere qualche giorno nella Toscana che sfuma nel Lazio. E al fidanzato, che se n’era andato in moto con gli amici all’Elba, mica gli aveva detto che avrebbe cercato un diversivo.

Aveva due seni morbidi sotto il costume rosso pezzo unico. Più molli di quelle della donna che ho stuzzicato online e vorrei stringere adesso, davvero, per chiederle scusa mentre le massaggio i meloni, mentre lei parla ancora un po’ incavolata per quel commento e io le carezzo la testa, gliela abbasso sul cazzo perché faccia il proprio dovere, che non è parlare in certi momenti se non di fantasie.

Succhia amore, succhia che mi viene ancora più duro, dico alla mia lei. Mi fa male tanto è testo. Succhia ma non schiumare, perché devo mantenere una certa sensibilità. È un membro, il mio, usurato da anni di avventure, quando le donne non erano facili da trovare come adesso. Alessandra mi cavalcò con violenza e io mi feci sottomettere dal piacere, ma il mio sguardo era rapito da quelle melanzane che oscillavano sopra la mia testa. Anni dopo, lei sposata io pure, la ritrovai a Firenze dove era venuta per lavoro e io pure. Ci vedemmo in un bar di piazza Repubblica. Le proposi un drink la sera, dopo tutti quegli anni, il fato. E lei disse di sì, per raccontarsi, per raccontarci. Finimmo pure a cena, una sana bistecca e un buon Chianti. Lei mi disse che alla fine se l'era sposato quel motociclista che io avevo fatto cornuto quasi senza saperlo. Aveva pure avuto figli. Nel riaccompagnarla in albergo, prima di tornarmene alla mia Versilia, non resistetti alle trasparenze di una maglietta di seta nera, sotto una camicia bianca e le infilai una mano nello scollo. Lei disse "che fai", incazzata. Mi tolse la mano. Ma se ti ho scopata per mesi, se ci siamo ritrovati, se siamo lontani dai nostri cari… Non andai oltre, forse avevo esagerato, ma avrei voluto macchiare ancora una volta quelle tette.

Il cazzo è fatto per entrare lì, tra quelle colline. Per essere accarezzato dalla pelle liscia, per essere strizzato tra loro.
Ogni volta che vedo una donna col seno prosperoso ci penso. Immagino quanti uomini si siano segati pensando a loro. Perché il sesso è materia cerebrale, non fisica. Perché la fisicità, dopo averlo infilato in bocca, nella fica o nel buco del culo, diventa un fattore meccanico.
Pensateci.
La bocca è capiente e la lingua deve vorticare attorno alla cappella. Ma alla fine godi veramente se lei arriva a infilarselo tutto in bocca, ma proprio tutto, e tu le puoi esplodere direttamente in gola.
La fica ha una profondità di otto centimetri – otto centimetri. Lo dice la natura. Cosa te ne fai di un 22 centimetri se alla fine quando spingi, quando schiacci, sfondi un’area che non è più del piacere per la donna, se non il piacere di essere penetrata fino in fondo ma poi fa male. Di capiente c’è solo il culo. Il sesso anale, una volta che le hai infilato la capocchia dentro e spingi, all’inizio piano e poi con foga per sfondarla – perché nel culo entra tutto -, è più l’idea di averla messa a pecora, di averla portata a un punto che altri difficilmente riescono a eguagliare. Glielo sbatti nel culo pensando a quanti non l’hanno avuto da lei. A quando il marito, a casa, le chiederà di far sesso e lei come risposta gli regalerà un pompino, facendolo fesso e contento, perché in realtà è tutta indolenzita e non vuol far vedere e capire che stasera quel buco tanto prelibato è troppo largo per fingere di essere normale.

Ma le tette. Cazzo.

E’ la prima cosa che un uomo guarda, cercando di capire se tu - donna - porti il reggiseno o no. Se hai quello a balconcino, troia. Che poi troia non è un'offesa, ma l'esaltazione dell'anima e dell'essenza di chi sta su questo sito. E nella propria stanza mentre si masturba leggendo queste righe. L'uomo si docmanda se il capezzolo è turgido di natura o perché il chirurgo te lo ha fatto così e così rimarrà. Sapete, ho un amico che fa questo di professione ed è un mago del bisturi. Purtroppo le fa tutte uguali. A iniziare da sua moglie che non ho scopato direttamente, ma indirettamente tutte le volte che ho chiavato una uscita da quella clinica. Labbra, tette, addome e fianchi.

Mi è capitato, infatti, di trovare d’estate una vecchia conoscenza (vecchia sui 40 per intendersi). Due chiacchiere, una conversazione allargata alla mia compagna e al suo uomo, una cena a quattro, senza secondi fini. Il giorno dopo, da noi invitati allo stabilimento, lei col bikini che tratteneva a malapena i due capolavori. “Scusa se mi permetto” le ho detto in un attimo di solitudine, “ma se ti guardo mi si ingrossa subito e al mare non è un bello spettacolo”. “Sciocco” ha risposto maliziosa. Un’ora dopo eravamo nella cabina doccia, due adolescenti imbecilli, a rischio di farsi scoprire. Il suo lui era al telefonino a spippolare su Xvideos, la mia lei svenuta sul lettino. Io col cazzo in tiro che giravo l'amica per appoggiarglielo al culo. “Ma che fai” mi ha detto. “Un po’ di gentilezza” ha preteso. “Diglielo tu” le ho detto facendole vedere il cazzo che già emetteva la prima gocciolina, avete presente? Lei allora si è girata, l’acqua della doccia sulla schiena, e mi ha svuotato con la bocca (non con la gola), 30 secondi poco più. Tanto ero infoiato. Il giorno dopo, fingendo di andare dalla parrucchiera, mi ha raggiunto nella pineta di Torre del Lago. L’ho leccata bene, di gusto, ho impugnato le tette mentre la giravo a pecora e le ho sondato il culo, la mia passione. Solo che in mano avevo due protesi, i capezzoli guardavano uno a Est e l’altro a Ovest. Non fosse stato per il gusto del proibito e per quel culo che dovevo prendere a tutti i costi, mi si sarebbe pure ammosciato. Invece ho vendicato la sveltina del giorno prima, ho piantato la bandiera e quando si è trattato di esplodere, l’ho rigirata per schizzare proprio tra quelle tette di marmo.

Passa forse una settimana e la vicina di casa, una mezza pazza, mi ferma al cancello pedonale. “Guarda stronzo che ti ho visto” dice. “A fare cosa?” replico ignaro. “Sono passata in bicicletta con la mia bambina dalla pineta e ti ho visto. Forse devo fare un discorsino a tua moglie”. “A parte che non è mia moglie” ho risposto. “E’ la mia donna e io faccio quello che mi pare”. Per farla breve, la vicina è nata da queste parti e andava a scuola col mio amico. Si era ritoccata come sapevano tutti quelli che abitavano lì vicino. Sapevo che era birichina, una sera avevo notato uno strano movimento nel giardino accanto, l'auto di suo marito non c'era e stavo per chiamare i carabinieri quando, nel silenzio, avevo sentito come un lamento lieve, anzi un sussurro e qualcuno che ansiamava, forte. Così l’ho portata nella rimessa degli attrezzi. L’ho baciata con tutta la foga che avevo perché, anche se il volto non è tra i più belli che ho visto, il fisico, insomma…Poi nel toglierle la maglietta, ecco quelle tette. Identiche a quelle della moglie del mio amico. Solo che la vicina l’ho pompata bene nella fica, mettendola a sedere sul tavolo di legno dove faccio i lavoretti casalinghi. Per due volte ho cercato il culo, ma mi ha permesso solo di infilarle la falangetta. Quando si è trattato di sborrare ho replicato la scena precedente, perché lei non sa succhiare il cazzo (ma dico, il marito cosa ci sta a fare?) e avrebbe rovinato tutto.

Capite lo sconforto? Due coppie di zinne identiche, stessa mano.

Come le signore bene di Firenze, che vanno tutte da questo amico e si fanno rifare ma escono tutte identiche. Le più interessanti per me sono quelle che non potrebbero permettersi l’intervento e lo pagano un po’ indebitandosi e un po’ dando il culo a lui e, se a me piace, pure a me. Ma quando schizzo, schizzo sempre sulle stesse identiche tette.

Ecco perché quando vedo passare una donna con un bel seno non posso fare a meno di immaginare quanti cazzi si sono svuotati lì sopra. Quanti hanno goduto, perché a un certo punto vieni, e quanti, invece, hanno sborrato a spregio perché magari un po’ di odore rimane .Penso a quando la maiala torna a casa e deve andare a lavarsi, mentre il marito, ignaro, spera che stasera, sì stasera, magari la mogliettina lo fa pigiare un po’.

Ecco, ho finito. Ho finito la carica. Il mio cazzo quando scrivo si indurisce. Ho finito la pazienza della mia compagna che da cinque minuti è lì che stantuffa. La chiamo accanto a me, sento che è bagnata in mezzo alle gambe. Ma non ho voglia, non adesso. La metto a sedere e sullo schermo richiamo le immagini della donna sui cinquanta, con la quinta un po’ cascante. “Ecco, vedi” dico alla mia lei. “Tra cinque anni devi essere così”. Le allargo la vestaglia, le tiro fuori le tette e sbrodo, oh come sbrodo, sbrooodo su due tette vere. Una quarta niente male, pensando a quella con la quinta che si è risentita per il mio apprezzamento. Dovrei essere felice per questo fiocco caldo sulle pere della mia donna. E invece penso ad altro.

Oh tu cinquantenne focosa che non fai neppure vedere il tuo lui, che immagino cuck come un cagnolino silente.
Se vuoi che inondi le tue tette mi preparo, ma solo noi due, in segreto. Poi a lui lo raccontiamo dopo.
Intanto goditi la dedica di questa sborrata. La mia donna, servizievole, si lecca le dita che grondano il mio seme, e continua a succhiarmi la nerchia finché non è pulita come si deve.

Lo so che anche lei mi tradisce. Lo so che si fa aprire bene da un cazzo grasso, la fica prima e il culo poi. Lo so che non vuole fare giochi di coppia perché si vergogna ma spompina come una maestra (le ho insegnato più io in questi dieci anni di quanto abbiano fatto gli altri, molti – ne scriverò). Ma so anche che sulle sue tette sono scivolati litri di liquido seminale, pensieri morbosi, eiaculazioni precoci e “ti prego vieni perché mi fa male il culo”. Lei, la mia lei, è la grande troia che domina la mente. Ma questo spruzzo, dedicato a una che si è sentita offesa, è il mio umile modo di chiederle scusa.
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