tradimenti
I miei amori ... e quelli di mio marito
di geniodirazza
02.06.2024 |
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"Non vuole divorziare, ufficialmente perché alcuni episodi di cronaca dicono che in tribunale emergono verità scomode; e lui è sempre sul filo del rasoio, con..."
Quando, quindici anni prima, conobbi Claudio, l’uomo che sarebbe diventato mio marito, avevo meno di vent’anni ma già da alcuni anni ero fidanzata con Luigi, un ragazzo poco più grande di me, al quale avevo dato tutte le verginità e con cui avevo avuto notevoli esperienze; forse del tutto ignaro e ingenuamente convinto della mia purezza e castità, lui si innamorò perdutamente e mi possedette quasi devotamente in tutti i buchi, senza mai dare la sensazione di capire che già avevo fatto quelle esperienze.Per un perverso equivoco, supportato dai consigli perfidi delle amiche, mi innamorai di lui e decisi che sarebbe stato l’uomo della mia vita; ma che non avrei smesso di dare sesso ad altri, soprattutto a Luigi che restò sempre l’altro uomo, per me; per di più, in alcune occasioni, lungo gli anni di matrimonio, quando andavamo fuori per una lunga vacanza, sopperivo all’assenza delle copule con Luigi con quelle un poco più estemporanee con sconosciuti, soprattutto bagnini prestanti.
Mio marito sembrava non preoccuparsi dei miei eccessi; o forse mi faceva comodo pensare che sapesse e non si curasse delle corna che gli piantavo, metodicamente con l’amante fisso e casualmente con quelli che capitavano; stupidamente, mi ero radicata nella convinzione che a mio marito davo tutto l’amore di cui ero capace, e lo facevo davvero con tutta me stessa; agli altri davo il sesso che mi stimolava anche se lui era largo di attenzioni e di copule soddisfacenti.
In sostanza, mi piaceva e mi intrigava il doppio regime dell’amore in casa e del sesso fuori casa; lasciai scivolare gli anni in questa condizione e non mi preoccupai neppure di proteggermi nelle mie copule fuori dal matrimonio; la mia logica, incontrovertibile per me, era che, se davvero mi amava, doveva farlo anche con tutti i limiti e le deviazioni; non potevo consentire che diventasse talebano su sciocchezze come qualche copula per mio piacere.
Le cose gli apparvero chiare solo quando, tornando a casa, mi trovò a letto con un ragazzo; lo aggredii per prima.
“Che hai da guardare? Dopo che per venti anni ho avuto un amante fisso e altri passeggeri, ti meravigli per una sveltina? La realtà è questa; sei cornuto, da prima che ci sposassimo; stasera questo ragazzo mi possiederà davanti a te e finalmente sarai il cornuto contento che non vuoi ammettere; se mi fossi sbagliata, faremo i conti!”
Non abbozzò risposta e se ne andò; non mi si accostò per tutta la giornata; ma lo scontro mi aveva demoralizzata; pareva proprio che scoprisse la cosa come una novità e che fosse molto depresso dalla rivelazione; lo vedevo passeggiare a testa bassa, come oppresso da un grande peso, e mi commuovevo all’idea di avere distrutto le illusioni di chi mi aveva creduto pura e casta quando ci eravamo sposati; la tenerezza mi prese e lo accostai mentre passeggiava.
“Claudio, non te ne fare un cruccio; io ero già fidanzata con Luigi, quando ci conoscemmo, e lui mi aveva già avviato alle pratiche del sesso; ti ho amato e ti amo con tutta me stessa, ma il sesso è altra cosa; non riesci proprio ad accettare il mio punto di vista, che il sesso sia un’area di fattibilità e di provvisorietà mentre l’amore è il fulcro della stabilità, della famiglia, delle certezze? Perché non ti rassegni ad essere il mio amore anche quando faccio sesso con altri?”
Non riuscii a cavargli una parola dalla bocca per molti giorni; se ne stette in ostinato silenzio; il sabato passò nel rancore reciproco; saltammo il pranzo, risolvendo con un panino e, verso le sette, cenammo perché ardevo dalla voglia di fare il gesto estremo di tradimento; eravamo seduti a guardare un insulso programma alla tv, quando il ragazzo bussò delicatamente alla porta; andai ad aprire, lo feci entrare e ‘sparai’ apertamente a mio marito.
“Se non l’avessi riconosciuto, questo ragazzo è quello con cui mi hai visto l’altro giorno; mi piacciono gli incontri memorabili; una copula ben fatta è l’ideale. I casi adesso sono due; se sei il cornuto contento che io penso, perché per vent’anni hai fatto finta di non sapere, ti metti su una sedia e stai a guadare mentre mi sbizzarrisco con questo stallone; dopo forse faremo l’amore, bada darò amore a te, non sesso.
Se invece davvero sei il povero allocco che non si è accorto che avevo copulato assai prima di conoscerti e che per vent’anni ho mantenuto un doppio regime di vita, amore a te e sesso agli atri, la decisione sarà solo tua; alla fine, se sceglierai la rottura del matrimonio, mi rifarò un’altra vita; tu andrai dove e con chi ti pare. Che decidi, cornutone mio?”
Non batté ciglio; prelevò le sue cose dai mobili dove le aveva sparse, uscì e sbatté la porta dietro di se; ormai però avevo saltato il fosso e decisi che potevo anche divertirmi, visto che la frittata era fatta; se conoscevo mio marito, avremmo avuto campo e tempo, quando fosse tornato a casa, per riprendere il discorso e chiarire; se era la persona intelligente che io conoscevo, avrebbe accettato la mezzadria; forse avrei dovuto solo rinunciare a qualche libertà e discutere con lui i comportamenti futuri.
Intanto, mi scatenai con lo sconosciuto; aveva indosso solo un pantalone e una maglietta; lo portai accanto al letto, gli sfilai gli indumenti e afferrai immediatamente il fallo duro come acciaio; stavolta avevo la possibilità di godere al massimo della copula e mi sedetti sul bordo del letto, lo attirai a me per le natiche e mi dedicai al sesso; leccai amorosamente tutto, dall’ano alla punta del fallo; mi sbizzarrii a lungo su tutta l’asta godendo dell’eccitazione che le mie linguate gli procuravano.
Presi in bocca i testicoli uno per volta e leccai; percorsi tutta l‘asta e la infilai in bocca, trattenendo in una sapiente masturbazione quanto restava fuori; tra risucchi e leccate attraversai tutta la bocca provando infiniti brividi di piacere e provocando a lui intense sferzate di lussuria; ogni volta che mi accorgevo che rischiava l’orgasmo, lo frenavo stringendo i testicoli e bloccando il piacere.
Stanco di farsi possedere, mi spinse supina sul letto e mi sfilò la vestaglia con cui mi ero coperta; si abbassò su di me e mi leccò appassionatamente la vulva fino a penetrare con la lingua; mi fece girare e mi leccò e succhiò da dietro, percorrendo tutto il sesso, dal pube all’osso sacro; ogni tanto penetrava in vagina o nell’ano e mi deliziava con lunghe succhiate e leccate; approfittando della mia posizione carponi, mi attirò verso il ventre e mi infilò la mazza, fino in fondo.
Urlai come un animale sacrificato, per il dolore ma soprattutto per il piacere che l’improvvisa violenta penetrazione mi aveva procurato; mi montò a lungo fermandosi spesso, con la mazza bene infitta nel ventre, e prolungò quanto possibile la copula; mi abbandonai a lui lussuriosamente e mi feci possedere come forse non era mai avvenuto; mi piaceva molto la mazza che spingeva il ventre fino a sbatterlo contro lo stomaco.
Intanto, mi aveva afferrato i seni e li usava per darsi l’abbrivio quando spingeva, mentre pollici e indici titillavano i capezzoli piacevolmente; ero fuori di me dal piacere e sentivo di avere pienamente realizzato una copula stratosferica; mi montò per quasi un’ora, finché non resse alla voglia e mi scaricò nel ventre un’eiaculazione che sembrava non voler finire mai.
Ci abbattemmo sul letto quasi esausti e per qualche minuto restammo ansanti a prendere fiato; quando riprese a leccarmi amorosamente, da dietro, vulva e ano, soffermandosi volentieri sul buchetto e infilandoci progressivamente da uno a tre dita, capii che il suo obiettivo era una penetrazione anale che fosse più bella della copula in vagina; presi dal mobile il tubetto del lubrificante e glielo passai; capì che avevo voglia come lui.
Nell’ora successiva, si sbizzarrì col mio sedere penetrandovi da dietro, in piedi accanto al letto mentre carponi mi sporgevo verso di lui; mi fece rotolare sul letto e continuò a possedermi analmente a cucchiaio, da dietro, dall’alto; insomma, percorse tutte le possibili posizioni della penetrazione anale concedendomi straordinarie sensazioni di piacere; non potevo fare a meno di pensare a mio marito e alle limitazioni che voleva imporre al mio desiderio di libidine pura; fino al mattino non facemmo che copulare.
Non ebbi più modo di incontrare Claudio, letteralmente evaporato, non sapevo in quali nebbie; nella mia arrogante fanciullaggine, non mi ero mai preoccupata di sapere da dove arrivasse la ricchezza che sfruttavo ignobilmente; il mio stipendio di insegnante mi sarebbe bastato a malapena per una parte del mio abbigliamento quotidiano; ma una ricchezza quasi misteriosa di lui mi consentiva lussi che a nessun’altra sapevo concessi.
Avevo sempre evitato le noiose amicizie di lui, tutte lavoro e impegno, e non ero in condizione di sapere quali persone frequentasse fuori casa; neppure l’ipotesi di un’altra donna potevo formulare perché la mia arroganza aveva impedito che considerassi possibile un’alternativa alla mia vagina disponibile a chiunque; nel giro di pochi mesi ne persi anche il ricordo e mi diedi da fare per trovare un’alternativa, che non fu e non poteva essere Luigi, mantenuto da me con la ricchezza del ‘cornuto’.
Cercai tra i conoscenti e gli sconosciuti qualcuno che mi potesse garantire lo stesso tenore di vita che mio marito mi assicurava da anni; ma non era facile legare con un uomo libero e disponibile, ma soprattutto innamorato e abbastanza ricco da tenere testa ad una spendacciona abituata a non guardare i cartellini del prezzo ma solo il piacere che le davano le cose che ammirava; dopo qualche mese, avevo accumulato numerosi tentativi a vuoto, illusioni e speranze deluse.
Incontrai in una festa un giovane imprenditore edile, Ottavio, e quasi inevitabilmente ci finii a letto, ancora una volta pessimisticamete convinta che sarebbe stata un ennesimo tentativo destinato al fallimento, limitai molto la partecipazione emotiva al rapporto, uno dei tanti che intrecciavo in quel momento; ma il ruolo che il mio partner svolgeva mi indusse a tenerlo in qualche conto perché mi assicurava la presenza nei momenti più significativi della vita mondana della città.
Fu proprio ad una festa di cui sapevo poco o niente che incontrai Andrea, mio fratello maggiore, da sempre grande ammiratore di Claudio e, per quel che ne sapevo, anche suo collaboratore in qualche attività; ne attirai l’attenzione e mi individuò, ma non riuscimmo a parlare; una bellissima donna, sbucata all’improvviso, quasi gli saltò addosso.
“Ciao, maledetto compare di quell’amante sgusciante che tira bidoni!!!”
“Ciao, Nella, grandissimo amore mio; perché sei così incazzata?”
“Lo sai che mi ha combinato quell’infedele? Ha inaugurato la nuova stagione con la barca senza di me! Sai con chi è andato in crociera? Con Donatella!!! Come posso credere di essere la sua favorita?”
“Ascoltami, Nella; lo sai che non ti dico bugie; non c’è stata nessuna inaugurazione; semplicemente, la barca è stata spostata in mare, al punto di attracco; Claudio ha solo fatto un breve giro per riscaldare i motori dopo la sosta invernale; Donatella era con lui quel fine settimana e sono andati insieme; l’inaugurazione vera sarà a fine mese; c’è un fine settimana lungo, dal giovedì al martedì, e sarà tutto per te; farai tu la prima crociera vera; Claudio ti ama al di sopra di tutte, lo dice sempre e ne siamo tutti convinti!”
“Scusami, Andrea; mi sono incazzata per niente; ecco Donatella, adesso mi spiego anche con lei ... “
“Fai bene; Claudio ama sopra ogni cosa l’armonia tra i suoi amori ... “
“Ti ha parlato del mio desiderio di fare un figlio con lui?”
“Sì; sono d’accordo con lui che è prematuro, finché non si chiariscono le cose tra lui e sua moglie, tra te e tuo marito; lo capisci?”
“Non voglio un figlio consacrato dalla legge; voglio un frutto del nostro amore; deve darmelo prima che sia troppo tardi! E non mi raccontare anche tu la favola dell’erede del suo patrimonio; firmo tutti i documenti che mio figlio non pretenderà mai niente dal suo patrimonio; io voglio una creatura nostra, non un erede del suo impero!”
“Nella, si ragionevole; questo è il tuo punto di vista; a quello di Claudio non dai nessun peso?”
“Lo so, maledetto te; lo so che ha perfettamente ragione; ma spero che tutto si chiarisca presto, dannazione!”
Sopraggiunse un’altra femmina di lusso, una signora giovane ma perfetta in tutti i particolari, dal seno ben modellato ai fianchi morbidi, dalle gambe statuarie al viso di madonna rinascimentale; abbracciò e baciò con enfasi anche eccessiva i due e si rivolse alla prima con aria umile, quasi chiedendole scusa perché aveva accettato di passare con Claudio il fine settimana in barca, solo ‘per scaldare i motori’; l’altra si mostrò comprensiva e superarono l‘impasse; io ero sconvolta.
“Andrea, che storia è questa, di una barca e di due donne assai belle che si contendono l’amore di uno stesso uomo; il loro Claudio è per caso mio marito?”
“Sorellina amatissima, la tua caratteristica fondamentale è l’ingenuità; dopo venti anni di matrimonio sull’orlo di un fallimento totale, scopri che tuo marito è ricco e potente; eppure non ti sei mai risparmiata niente, spendi senza renderti conto che il tuo vestito di stasera vale un mese di stipendio da professoressa; Claudio dopo che se n’è andato per la storia di quel ragazzo che ti sei scopata sotto i suoi occhi vive a Montecarlo; io abito in casa sua e sono il suo braccio destro.
La barca di cui parlano è un panfilo che può ospitare anche una dozzina di persone per feste faraoniche; i soldi gli escono dalle orecchie e, naturalmente, non sono tutti legali e puliti; prima che lo scopra per altri percorsi, Claudio è il suggeritore di iniziative spesso ardite e qualche volta ai limiti della legge; anche nostro padre ha avuto bisogno di lui, quando rischiò il fallimento per investimenti sbagliati; adesso è un fanatico di tuo marito e non sai quanto rancore ha nei tuoi confronti.
Si stanno già straziando a vicenda, lui e mamma, per averti lasciato troppo le briglie sul collo, con la tua ingenuità e le pretese assurde di possedere l’unica verità possibile; le signore che dimostri di non conoscere sono le mogli di due tuoi amanti, Ottavio marito di Nella e Giancarlo sposato a Donatella; sono due delle molte amanti dell’harem di tuo marito; le corna che ti ha fatto nell’ultimo anno forse pareggiano quelle che tu gli hai fatto in venti anni.
Non vuole divorziare, ufficialmente perché alcuni episodi di cronaca dicono che in tribunale emergono verità scomode; e lui è sempre sul filo del rasoio, con la legge; in realtà perché credo che ti ami ancora come quando eravate ragazzi e stia soffrendo per il male che gli hai fatto; ti sei tagliata tutte le relazioni intorno; non so se riuscirai ad uscire indenne da questa situazione, anche perché non riuscirai mai a trovare un amante degno di tuo marito.”
“Senti, stronzo, è vero che ho fatto cazzate e che sto pagando la mia arroganza; ma tuo cognato sa bene che sarebbe bastato poco per evitare rogne; se si piegava ad accettare che aveva perso con una donnicciola, ora staremmo discutendo come risolvere i contrasti di interpretazione di amore e sesso; devo parlargli; puoi chiedergli se vuole incontrarmi, anche per scannaci, stavolta?”
Non riesce a rispondermi perché sono arrivati, forse imprevisti, i mariti delle due signore ma anche miei amanti provvisori; di colpo, vedo mio fratello assumere un atteggiamento di durezza inusitata.
“Sentite, non state a chiedere altre dilazioni; ne abbiamo le scatole piene dei vostri debiti; domani presentatevi dal notaio con gli atti di proprietà a limitatevi a firmare la cessione delle aziende; se non venite o ritardate ancora, sarò costretto a far intervenire il nostro esattore specialista ... Signore, ricordate che domani dal notaio dovete portare quei documenti ... “
“Che altro stanno combinando il mio maledetto fratellone e quell’esecrabile infedele e perfido mio marito? ... “
“Scusi, madame, ma la nostra nobiltà non arriva alla sua, in quanto ad adulterio; i suoi amatissimi caproni hanno contratto debiti infiniti, puntualmente rastrellati da una Società che fa capo a noi; sono in arretrato con la restituzione e domani devono riscattare il valore cedendo le loro aziende; poiché Claudio è tutto fuorché perfido, ha offerto alle sue odalische di assumere in quelle aziende un ruolo e un impiego che consenta loro di mantenere dignitosamente la famiglia; vanno colpiti i reprobi non gli innocenti!”
“C’è qualche altro reprobo che il mio gelosissimo marito ha colpito?”
“Claudio non farebbe male a una mosca; però, a proposito dei tuoi caproni, so che il più antico, duraturo e peggiore, Luigi, è stato vittima di un incidente stradale; un’auto pirata l’ha investito, gli ha spezzato la spina dorsale e lo ha ridotto tetraplegico in carrozzella; pare che la disgrazia peggiore, per lui, sia che non può più né muoversi né scopare; quindi, non potrai più contare su di lui ...”
“Vaffanculo, stronzo; ho cercato inutilmente di spiegare a mio marito l’equivoco che mi fu ingenerato da ragazza sulla differenza tra amore e sesso; ho sbagliato tutto e, negli anni, mi sono intestardita a combattere Claudio senza rendermi conto che ignoravo tutto di lui, mi limitavo ad amare un’idea astratta del mio uomo; ma non consento nemmeno a mio fratello di scherzare su questa mia debolezza; se devi fare investire anche me, fai come ti detta la coscienza; ma sappi che amo mio marito, anche nella mia imbecillità, e che considero i cazzi che mi hanno scopato alla stregua dei vibratori che Claudio per gioco mi ha regalato!”
“Non sono cose che devi dire a me; lui si sente offeso e umiliato; per me ha ragione; ma non sono io a dover decidere cosa fare con te ... “
“Andrea, bada che sei tu che devi farmici parlare; sei mio fratello; ti chiedo, in nome del rapporto di sangue, di metterti in contatto con mio marito e di dirgli che ho bisogno di parlargli, faccia a faccia, se è possibile, a qualunque costo ... “
“Pronto, Claudio? I due reprobi domani consegnano le aziende; le mogli saranno sistemate; ho appianato anche la vertenza sulla barca; ma non mi coinvolgere più nelle tue diatribe amorose; anzi, no; anche questa devo sciropparmela io; tua moglie, mia sorella, ha chiesto di parlarti faccia a faccia; cosa vuoi che le risponda?”
“Dammi un’ora di tempo e vengo giù; chiedi ad una delle donne di venirmi a prendere all’eliporto della città; mi piacerebbe un’accoglienza calda e cara ... Ciao, a fra un’ora.”
“Sorellina, hai sentito? Fra un’ora sarà qui e vi parlerete; spero che possiate dirvi qualcosa di utile a tutti.”
I due caproni, pressati tra le rivendicazioni di Andrea che li mettono spalle al muro, le mogli che gongolano davanti alla loro totale debacle e me che sono lì a dimostrare la loro inettitudine, finiscono per perdersi nelle chiacchiere vuote; io stringo mio fratello in una sorta di assedio perché mi chiarisca il senso delle cose emerse in quella strana serata di pentimento e di vergogna per gli equivoci in cui sono incorsa; alla fine, quasi tutto mi si è chiarito, tranne le possibilità di un futuro; ma non voglio rassegnarmi.
Dopo circa un’ora di intenso colloquio chiarificatore, quando Donatella si propone ad Andrea per andare a recuperare Claudio all’eliporto, dico chiaro e con forza che vado anche io; sono stata io a chiedere un colloquio chiarificatore; è giusto che sia la prima ad incontrarlo, per scontrarmi, se necessario, o per fare chiarezza, se mai se ne presentasse l’opportunità; mio fratello esita molto, per la piega che l’incontro potrebbe prendere; poi si arrende e mi lascia andare.
La faccia di Claudio mentre scende dall’elicottero e incontra due bellissime donne ad attenderlo è un paesaggio variabile, che va dall’entusiasmo per l’amante che lo avvolge in un bacio intenso alla sorpresa per trovarsi di fronte all’adultera moglie da cui si è tenuto lontano per quasi un anno; meraviglia ed imbarazzo si leggono chiari nel viso; poi la sua capacità di autocontrollo ha la meglio e mi accoglie con un lieve bacio sulle guance; non accenno a nessuna avance e mi sistemo sul sedile posteriore dell’auto.
“Andrea mi ha detto che vuoi parlarmi lealmente ... “
“Possiamo parlare chiaro davanti ad una tua odalisca o certe cose devono rimanere in ambito matrimoniale?”
“Ho sempre parlato chiaro con tutte le persone che amo; l’ho fatto anche con te che hai risposto con enunciati assurdi ... “
“Non partiamo già dalle accuse, per favore; ti amo e ti amato sempre, anche quando commettevo errori clamorosi, ho cominciato quando, ingenua e credulona, mi sono affidata a te e alla tua maggiore esperienza; non ho smesso mentre mi intrappolavo nella visone doppia dell’amore e del sesso; ho scopato ma non ho mai smesso di dare a te tutto l’amore. Tu quanto ne hai dato a loro?”
“Dimentichi che per anni sei vissuta nel tuo mondo di amore a me e di sesso agli altri? Io vedo una sola sensibilità, fatta di amore e sesso insieme; a tutte do amore e sesso; ma anche io sono rimasto legato ad una ragazza che ritenevo solo mia e non lo era ... “
“Questo è un errore; io ne ho commessi troppi e tutti enormi, ma mi sono sempre sentita tua moglie e innamorata solo di te, anche quando mi facevo sbattere da stalloni che è meglio dimenticare; puoi dire la stessa cosa?”
“No; ho cominciato a dare amore e sesso a tante, anche se ho continuato a sentire per mia moglie il desiderio di unicità che lei ha respinto sempre, anche quando cercavo di parlare di noi, del mio lavoro, delle prospettive; anche quando facevo progetti per un figlio che lei puntualmente respingeva ... “
“Non ho difficoltà a confessare che ho commesso errori molto gravi, forse imperdonabili; ma non ti consento e non consento a nessuno di etichettarli come colpe o reati; sono stati errori e devo pagare per quelli, ma non mi sento colpevole di reati; se qualcosa ti chiedo, è di considerarli errori anche tu; mi è diventato chiaro, stasera, che devo frenare e ricominciare, visto che indietro non posso tornare; posso solo garantirti che smetterò i capricci e che starò attenta a mio marito ... “
“Ti consideri ancora mia moglie?”
“Non solo; ti chiamo ancora ‘amore mio’ perché lo sei anche se te ne sei andato e non vuoi tornare.”
“Dovrei tornare a guardarti mentre ti fai sbattere da amebe inutili?
“No; puoi solo fermarti con me e aspettare che i tempi maturino; non chiedermi di accettare un divorzio senza oneri; non voglio distruggere il mio amore per te e il legame che ha prodotto, il nostro matrimonio ... “
“Ti ha spiegato tuo fratello che un’opposizione in tribunale può innescare processi dagli esiti imprevedibili?”
“Sì, mi ha detto tutto; ma anche io ho fatto un po’ di conti; sai, svegliarmi dall’incoscienza della ragazza sognatrice mi ha portato a riflettere e sono costretta a chiederti di farlo anche tu ... Cosa sono, per te? Cosa ero quando manovravi tanti soldi con la tua abilità immensa e la disinvoltura da pescecane? ... Già; ero tua moglie e lo sono ancora; lo so che, se faccio scoprire il vaso di Pandora, finisco in galera a fianco a te, anche se stupidamente restavo fuori dal tuo mondo.
Ma devo chiederti di riflettere che sono pronta a giocarmi la vita, adesso, e non più da stupida credulona che divide sesso e amore; troppe cose stasera mi hanno aperto gli occhi e sono pronta anche a farmi massacrare per difendere il mio amore e il nostro matrimonio. Claudio, non sto ricattando; ti sto semplicemente chiedendo di fermarci e lasciare tutto in stand by; se mai dovessimo trovare una piattaforma per continuare a parlare col cuore in mano, voglio recuperare con te quello che si può.
No sono né migliore né peggiore delle odalische che coronano la tua vita; posso avere tutti i figli che decidessimo; non ti chiedo di tornare mio marito e l’uomo della mia vita; ti chiedo di provare a rimanere fermi per il tempo necessario a sedimentare un passato di errori e, se è possibile, farmi diventare almeno una delle donne del tuo harem o concepire con te il figlio che avrebbe quasi vent’anni se non fossi stata assurda.
Insomma, vorrei che lasciassimo le cose come stanno per un tempo sufficiente a capire cosa vogliamo veramente; io so che adesso dovranno diventare protagonista della mia vita sessuale i vibratori che mi hai regalato a sorpresa con tanto amore; saranno quelli il marito incazzato e irriducibile che non mi vuole; ma tu devi promettermi che almeno cercherai di subire le stronzate che ho fatto, se non te la senti di dimenticarle; voglio restare nella nostra casa, anche se andrai a godere di panfili, elicotteri e belle donne.
Non ho più nessuna voglia di lottare e di cercare di impormi con la mia ottusa stupidità; voglio che tu mi creda; se non ce la farai, resteremo separati finché non troveremo l’alternativa veramente importante, anche se sto mentendo perché so bene che l’uomo che ti equivalga non lo troverei in tutto il mondo; le alternative sono la galera per tutti e due o lo stesso incidente stradale col quale è stato fatto fuori Luigi, il caposaldo principale della mia trasgressione stupida.”
“Mi stai accusando di avere ordinato la punizione a quel farabutto?”
“Claudio, amarti significa anche essere certa che non ricorri a certe bassezze; tra noi due, la peggiore sono io; per questo non ti propongo niente, ti chiedo solo di fermarti, aspettare e decidere a gioco fermo; te la senti di farlo?”
Intanto siamo arrivati alla sala dove si tiene la festa; intimorita dalla difficoltà del rapporto, mi tengo indietro per lasciare che lui faccia la sua entrata trionfale a fianco ad una delle donne amate; si ferma, trattiene Donatella, si gira verso di me, mi prende per un braccio e mi fa stare a fianco a lui, dall’altro lato.
“Davvero credi che, potente e presuntuoso come sono, con una moglie bellissima e con un’amante preziosa , io sprechi l’occasione per dire a tutti che sono il migliore e che con me ci sono sempre donne bellissime e innamorate?”
“Ti crea problemi se ti bacio davanti a tutti?”
Lo fa lui e mi devo frenare perché vorrei piangere, sulle speranze di un possibile futuro e sulla vergogna di un passato di ingenuità.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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