Gay & Bisex

Athina 1


di geniodirazza
03.09.2024    |    6.015    |    6 8.5
"Rimase alquanto turbata dalla notizia che lui aveva rifiutato di mettersi il preservativo; ma la rassicurai perché Francois mi aveva garantito che, anche per..."
Quando comunicai a mio padre che sposavo Athina, non fece nessuna difficoltà, perché la pescheria ereditata da suo padre e da lui ammodernata e potenziata consentiva il benessere ai miei ed avrebbe garantito una vita agiata anche a noi, con lo stipendio di lei da insegnante e l’uso di un appartamento che avevo acquistato quando avevo deciso di andare a vivere da solo.
I ruoli nel lavoro non cambiarono perché ormai da tempo la mia competenza erano i rapporti coi fornitori per cui frequentavo mercati del pesce importanti o rappresentanti di ditte straniere fornitrici di prodotti speciali come le ostriche che ricevevamo direttamente dalla Normandia dove una ditta specializzata aveva prestigiosi allevamenti.
I rapporti interpersonali con mia moglie erano ampiamente sedimentati; avevamo fatto l’amore completamente qualche anno prima, quando, da fidanzati, ci incontravamo nel mio appartamento e ci accoppiavamo con l’intensità che ci suggerivano gli ormoni impazziti; avevamo sperimentato tutto quanto era possibile, senza esitare di fronte a niente; avevamo raggiunto una bella intesa che consentiva arditezze di ogni genere.
Durante un amplesso, lei, quasi casualmente, mi aveva sfiorato l’ano con un dito; la sferzata di piacere che ne avevo derivato era stata di nuovissima intensità; se ne era accorta ed aveva insistito; coi movimenti del corpo l’avevo invitata ad andare avanti; mi ero trovato a desiderare che mi forzasse lo sfintere; la pressione sulla prostata mi aveva scatenato un orgasmo esaltante.
Da quella volta, era frequente che, durante i rapporti, lei mi sollecitasse intenzionalmente l’ano, giocando a penetrarmi con soddisfazione e piacere; alla domanda se avessi delle tendenze omosessuali, mi fermai interdetto; non me ne ero mai accorto e avevo visto emergere il femminile, evidentemente latente in me, solo in quella occasione; le chiesi più volte scusa.
Mi rassicurò con estrema dolcezza, mi spiegò che era assolutamente naturale che emergesse, in un individuo, quella parte segreta della propria sessualità che normalmente si cerca di controllare o addirittura di nascondere; l’occasionale stimolazione l’aveva fatta emergere ed era meglio assecondarla; prese l’iniziativa e cominciò a giocare col mio sfintere.
Nei momenti di eccitazione, m’infilava nel retto carote o zucchine ed io ne ricavavo piacere ed orgasmi che facevano la sua felicità; la specialità diventò masturbarmi mentre mi penetrava con ortaggi di piccola entità; l’apice lo raggiungeva quando ci sistemavamo a 69; lei poteva giocare col mio sfintere mentre ci succhiavamo appassionatamente i sessi.
Quando la ditta che produceva ostriche fece venire dalla Francia il giovane figlio del proprietario, per fargli fare le ossa, ascoltai quasi distratto i discorsi che mi facevano per illustrarmi la situazione; ero preso dalla bellezza del giovane che si presentò come Francois e mi provocò un’emozione tale da farmi fermare incantato ad ammirarne i tratti e la struttura del corpo.
Non gli sfuggì la mia agitazione quando me lo trovai davanti; mi augurai che fosse stato colpito come me; non mi capacitavo di quel che provavo; mai avrei pensato di rimanere incantato di fronte ad un maschio, anche se questo era particolarmente bello; come Athina mi aveva avvertito, emerse chiara la coscienza di un mio femminino molto marcato.
Mi era capitato, specialmente quando, da più giovane, avevo praticato del calcio amatoriale, di trovarmi sotto le docce con ragazzi della mia età che giravano completamente nudi; mi ero meravigliato dell’attenzione che prestavo ai sessi; ma avevo ricondotto tutto al gusto infantile di confrontare; a quell’età, era quasi obbligatorio decidere il più dotato; e scherzarci su.
Qualche battuta, anche pesante, circolava sulla conformazione del mio lato B, che molti trovavano assai femminile, sfociando quasi sempre in scherzose battute su quello che avrebbero desiderato farmi; ma tutto veniva ricondotto alla goliardia che caricava le cose di trivialità voluta ed espressa senza veli; qualche volta mi ero reso anche conto di avere immaginato che mi facessero davvero quello che minacciavano; ma sempre avevo ricondotto tutto allo scherzo.
Davanti a Francois, però, lo scherzo non si affacciava neanche come idea vaga e lontana; molto sul serio, mi ero fermato incantato, nei pochi minuti che durò la presentazione, ad ammirare il volto angelico, favorito dai riccioli biondi che gli incorniciavano il volto; e lo sguardo aveva svariato su tutto il corpo, provocandomi emozioni forti, di cui avevo avvertito le simili solo nei primi brividi di passione, quando mi ero trovato di fronte a ragazze di cui mi ritenevo innamorato.
Quella sera feci l’amore con Athina con assai più passione del solito, perché nella mente mi rimbalzava la visione di quel maschio e del suo sesso che immaginavo di accarezzare e di far godere; non dissi niente a lei, per pudore; ma l’eccitazione non poteva rimanere nascosta e l’orgasmo fu passionale e abbondante; mia moglie, se ebbe qualche sospetto, non lo fece trapelare ed ero convinto che non avrebbe mai dovuto conoscere la radice della mia strana libidine.
Cercai di dimenticare l’episodio, lanciandomi a capofitto nel lavoro; sperai di dimenticare al più presto Francois; ma il destino, forse, o il coincidente impeto di passione che avevo colto anche in lui fece sì che me lo trovassi davanti qualche giorno dopo, alla vigilia della partenza; ero in negozio e, col suo italiano stentato, mi fece capire che voleva parlarmi in privato.
Non feci in tempo a chiudere la porta dell’ufficio che me lo trovai davanti, bello come sempre; fu istintivo abbracciarlo e baciarlo sulla bocca; da come mosse la lingua tra le mie labbra capii in un attimo che non ero stato io solo ad agitarmi; mi strinse a sé e mi piantò contro l’inguine il sesso duro; ci strusciammo a lungo, e carezzai con voglia le spalle e il petto vigoroso.
Mi prese una mano e se la portò sulla verga; percorsi delicatamente con le dita la forma e la dimensione di quel bastone di carne che avevo sognato ed abbozzai una masturbazione da sopra il pantalone; quando mi accorsi che stava per aprire la cerniera, fui costretto a fermarlo; l’ufficio era fin troppo frequentato e l’idea che mio padre potesse, come era sua facoltà, entrare all’improvviso e sorprendermi con un maschio, mi bruciò immediatamente.
Lo staccai garbatamente e lo allontanai cercando di dirgli, mezzo in francese e mezzo in italiano, che non era proprio possibile fare quello che volevamo ed avevamo in mente.
“Ma io ti desidero e domani parto per la Francia … “
Mi disse quasi in lacrime.
“Ci terremo in contatto per telefono o per skype; se ci riusciremo, un giorno soddisferemo il nostro desiderio.”
Sapevo che la risposta era la più ipocrita che potessi dare; ma non vedevo soluzioni in quel momento; rumori precisi oltre la porta indicarono che effettivamente mio padre stava per entrare; fummo costretti a ricomporci; prima di andare, mi segnò su un foglio il recapito skype e l’indirizzo di una chat dove avremmo potuto comunicare.
Cominciò per me una stagione stranissima di amore telematico; sin da quando rientrò a casa, Francois mi chiamò in chat ed avviò una conversazione che si fece sempre più intrigante ed intima; inizialmente, ci sforzavamo di essere formali e compassati, con saluti tiepidi e notizie generiche; poi l’amore esplose e cominciammo un epistolario intimo, fino ad esplodere in un dialogo senza freni in cui la passione si esplicitava.
Imparai ad usare la webcam incorporata al computer e cominciammo a scambiarci foto e piccoli filmati; tra i due, ero il più esigente e non mi bastavano mai le riprese dei particolari del corpo che amavo, dal viso al torace, con particolare attenzione ai capezzoli; mi esaltavano i primi piani della sua peluria bionda, delicata e dolce, da accarezzare; ma il ‘piatto forte’ della comunicazione fu la ripresa del suo sesso che non avevo mai visto al naturale.
Entusiasta come non avevo previsto, si riprese in webcam mentre si masturbava ed io mi eccitai come un mandrillo; arrivò a sparare una possente eiaculazione fin sul vetro del monitor ed io quasi mi sentii svenire quando vidi esplodere il primo getto di un orgasmo lungo e sapido; il desiderio di essere lì, a raccogliere tutto in bocca si fece tormentoso; non corrisposi al suo gesto con uno simile, perché preferivo ‘caricarmi’ con quegli scambi da lontano.
Infatti, non avevo smesso di amare Athina e di desiderarla con tutto me stesso; quasi sempre, dopo avere passato del tempo al computer a caricarmi di voglia, mi trovavo a letto con lei e le ‘imponevo’ assalti non abituali, nei quali scaricavo la libidine accumulata sovrapponendo emozioni ad emozioni, scene di omosessualità a realtà di passione fisica per la mia donna; sapevo di vivere una schizofrenia addirittura pericolosa; ma il duplice amore mi riempiva tutto.
In questo senso, il mio cruccio maggiore era tenere mia moglie all’oscuro degli avvenimenti; poiché le avevo taciuto la storia sin dalle scaturigini, mi preoccupavo che potesse adontarsene e rimproverarmi di non essere stato leale fino in fondo; con un gesto di pura viltà, lasciavo spesso il computer acceso sulla chat nella speranza che lei scoprisse il mio segreto e me ne parlasse; ma Athina era troppo rispettosa della privacy o, forse, aspettava la mia iniziativa.
Una sera decisi di portare avanti il dialogo telematico fino al momento in cui sapevo che sarebbe rientrata; mi feci trovare che ancora chattavo; quando mi venne vicino, le appoggiai una mano su un fianco, facendola scivolare lentamente sul sedere e le sussurrai ‘poi ti spiego’; non fece una grinza e sistemò le sue cose mentre io chiudevo la sessione di dialogo; mi attese seduta in cucina e, con molta vergogna per la scorrettezza usatale, le raccontai tutto per filo e per segno.
Ancora una volta, la scoprii assai comprensiva e disponibile; per un attimo, rivissi i momenti dell’infanzia in cui, sorpreso a rubare marmellata, mi trovavo ad essere rimproverato da mia madre che, affettuosamente, mi elencava i motivi per cui stavo sbagliando; Athina mi chiese infatti soltanto quale peso avesse in me la passione che mi era scoppiata; quello che più la interessava era, naturalmente, appurare se il mio femminile avesse annullato il maschile.
Per niente sopraffatta, come era lecito attendersi, dall’ira; né turbata per i pregiudizi che, inevitabilmente, correvano, nella nostra cultura del tempo, intorno alla ’diversità’ sessuale, mi fece osservare che, se si trattava di una tensione momentanea, come l’avevamo giudicata alla prima comparsa, era possibile senz’altro accettare e sostenere quella manifestazione che poteva convivere con la mia essenza di ‘maschio’, insomma di essere un bisessuale
Diversa cosa era invece se mi fossi dovuto arrendere all’evidenza di essere decisamente omosessuale, perché in quel caso rischiavo di perdere qualunque interesse all’altro sesso, di diventare insomma una ‘checca’ ad ogni effetto e mettere quindi in crisi la decisione stessa di creare una famiglia canonicamente intesa.
Le feci notare che le serate in cui ero stato più caldo, più ‘maschio’, erano quelle in cui avevo poco prima dialogato con Francois e che la mia, più che una vera omosessualità passiva, era probabilmente una bisessualità in cui la componente passiva era forte ma non determinante per l’altro problema che poneva, vale a dire avere un figlio ‘tutto nostro’ per non vedersi costretta a farsi inseminare da un amante; non pensava affatto alla rottura del matrimonio.
In pratica, non si preoccupava gran che del mio desiderio di essere posseduto da un maschio, se contemporaneamente le garantivo il mio amore e mantenevo la capacità di accoppiarmi con lei; le sarebbe bastato far nascere un figlio ‘nostro’ e sarei stato libero di usare la mia sessualità come meglio credevo; non escludeva affatto l’ipotesi di essermi vicina e di condividere la mia passione; ovviamente, quest’ultima considerazione mi lasciava perplesso, almeno in confronto con le altre.
Mi spiegò, con calma e mentre intanto mi guidava verso il letto per una sana copula matrimoniale, che potevamo comunque essere una buona coppia innamorata, se diventavamo anche complici di ‘trasgressioni’ che non intaccassero la struttura solida del rapporto, lo ‘zoccolo duro’, come si dice spesso, della nostra convivenza; mi chiese anche come pensavo di fare per realizzare il sogno di accoppiarmi almeno una volta con Francois; purtroppo, non sapevo che cosa risponderle.
Venne fuori la capacità tutta femminile di organizzare le cose per farle risultare assai più semplici del previsto; per non aspettare che ‘il francese’ trovasse un’altra occasione per venire da noi, la cosa più semplice era che organizzassimo, per l’estate che stava per arrivare, una vacanza in Normandia, il più vicino possibile agli allevamenti di ostriche; lei poteva godere di due mesi di libertà dalla scuola, luglio ed agosto; io potevo addirittura accampare come scusa una visita agli stabilimenti.
Effettivamente, mio padre accolse l’idea come geniale; potevo andare al mare con mia moglie e ‘fare una capatina’ agli allevamenti per verificare di persona il lavoro; la primavera fu tutta impegnata nei preparativi della nostra vacanza; con mia moglie, vissi i momenti più caldi ed entusiasmanti della nostra storia; capito quel che mi agitava, mi sollecitò a comprare, in un sexi shop, alcuni aggeggi utili a rendersi protagonista del mio piacere e a condividere il desiderio di trasgressione che ormai era diventato centrale alla nostra vita e ai nostri rapporti.
Athina fece ricorso a tutta la sua conoscenza delle lingue per prenotare in un hotel vicino al mare, a breve distanza dagli allevamenti di ostriche; la sua cattedra di insegnamento era per l’inglese, ma aveva fatto lunghi studi anche di francese ed aveva optato per l’insegnamento di inglese solo per la maggiore disponibilità di cattedre; la vacanza era per lei anche una sorta di full immersion per approfondire la pratica della lingua parlata.
Il lungo viaggio richiese due soste, anche perché ci fermammo spesso e volentieri lungo il percorso, per visitare località d’arte molto famose; raggiungemmo Cherbourg a mezzogiorno del lunedì e si aprirono per noi due settimane intense di un mare strano e diverso per noi, abituati alla calma dell’Adriatico e alle lunghe spiagge di sabbia; ne rimanemmo affascinati e ci tuffammo nella novità col gusto dei neofiti di fronte ad una bellezza ‘altra’.
Telefonai a Francois per avvertirlo che eravamo arrivati e che ci saremmo visti al più presto; mi sorprese arrivando ad ora di cena e l’incontro fu decisamente caldo ed affettuoso anche con Athina; avevo avuto modo, prima di partire, di avvertirlo dei colloqui intervenuti con mia moglie e sapeva che poteva essere fiducioso nella sua complicità; quindi non ci sorprese l’eleganza e il garbo con cui si comportò con ambedue.
Certamente mi sarebbe piaciuto completare lì e subito, il nostro incontro, portandomelo a letto; ma mi fece capire che non poteva trattenersi oltre un certo limite senza destare sospetti e noie in famiglia; stabilimmo che l’indomani pomeriggio sarebbe tornato e che avremmo avuto modo di sfogare tutte le nostre voglie senza creare problemi; incontrarlo e sentire di nuovo il suo corpo tra le mie braccia e il sesso contro il mio, eccitati entrambi, mi ispirò una voglia matta di fare l’amore.
Athina dimostrò ancora una volta la sua enorme intelligenza per le situazioni particolari e, in qualche modo, ‘di emergenza’; appena ci ritirammo in camera dopo la cena, tirò fuori da una delle valigie il set dei ‘giochini’ acquistati a casa e si fece possedere a lungo, mentre mi tormentava il retto con strap on di diversa dimensione quasi mi preparasse alla prossima violazione; quando lo applicò sul pube con un supporto che le titillava il clitoride, urlammo che ci sentirono dalla spiaggia, forse.
Per tutta la mattinata seguente non feci che tormentare mia moglie coi dubbi sulla violenza che mi apprestavo a subire, anzi a cercare; non riuscivo a vederne i contorni e mi spaventava l’idea che una mazza, che avevo sentito bella grossa sotto le dita, dovesse penetrare nel forellino del mio ano; la sentii innamorata e partecipe dei miei assilli, specialmente quando scherzò, anche pesantemente, sui dubbi che nutriva sulla ridotta dimensione del mio ano dopo le esperienze che mi aveva imposto.
Molto più seriamente, mi indicò le cose da fare, gli atteggiamenti da tenere e i pensieri da formulare per rendere appetibile e gratificante la penetrazione; mi venivano alla mente i suggerimenti che la mia bisnonna aveva dato alla nonna il giorno del matrimonio; ma osservavo quasi divertito anche che la natura dei consigli era assolutamente diversa ed opposta; non riuscivo a definire la mia profonda ammirazione per quella donna che, innamorata, mi consigliava come tradirla, in fondo.
Il mio residuo maschilista, mai sopito in realtà, mi avrebbe imposto di ribellarmi a quella situazione in cui lei risultava decisamente la più forte e determinata; ma la coscienza che, in fondo, era solo una compagna preoccupata di suggerirmi il modo migliore di godere di una trasgressione che volevo e che non turbava il suo amore per me, mi spingeva invece ad apprezzarne la solerzia e la capacità di vivere la situazione con disinvolta razionalità.
Mi avvertì che, quando fosse arrivato Francois, lei sarebbe andata a fare un giro per negozi, per lasciarci la libertà di cui avevamo bisogno; lui non aveva accettato che il nostro incontro si svolgesse alla presenza di mia moglie, perché desiderava incontrare solo me e vedeva qualunque interferenza come una riduzione della nostra passione, una limitazione al desiderio di lasciarci andare alla manifestazione totale e libera della nostra libidine.
Quando lo vide entrare, Athina mi augurò buon divertimento, mi baciò su una guancia e si allontanò senza neppure salutarlo; lo precedetti all’ascensore ed entrammo insieme; la presenza di un’altra persona gli impedì qualsiasi manifestazione; chiusa la porta di camera dietro le spalle, ci trovammo abbarbicati l’uno all’altro, con le mani che correvano su tutto il corpo; afferrai il sesso immediatamente e fui io, stavolta, ad aprire la cerniera e ad impossessarmene; l’emozione a sentirlo in mano fu enorme.
Ci spogliammo freneticamente, mentre io tentavo ad ogni costo di non mollare la presa sull’asta che sentivo palpitare viva nel palmo; due minuti dopo eravamo stesi sul letto che ci baciavamo e ci palpavamo su tutto il corpo; Francois mi prese la testa e la spinse con forza verso il suo ventre; cedetti alla dolce violenza e mi piegai a prendere in bocca il sesso che per mesi avevo sognato e desiderato; l’impatto fu stravolgente e mi trovai a praticare una fellazione di prim’ordine.
D’improvviso, mi bloccò e si ritrasse; il sapore asprigno del sesso mi suggeriva che era al limite dell’orgasmo; chinatosi su di me, prese a passare la punta della lingua sul perineo, la infilò nell’ano e lo preparò ad accogliere un dito che infilò fino all’attaccatura della mano; pareva sorpreso di trovarlo elastico e già aduso alla penetrazione; un breve sguardo alla valigetta sulla testiera del letto gli suggerì che avevo con me un set di dildi con cui mi ero esercitato.
Mi pareva alquanto contrariato dalla scoperta; mi chiese se avevo predisposto un lubrificante e mi spedì a prenderlo in bagno; ci andai e tornai con il tubetto portato da mia moglie e, insieme, un preservativo che l’altro rifiutò con sdegno dichiarando di volermi assaggiare a pelle; Athina si era raccomandata di farlo indossare per evitare noiose conseguenze, ma lui negò recisamente.
Non riuscivo a capire perché; non ebbi la prontezza di cogliere il senso di sfida del gesto, attraverso il quale lui intendeva sottrarmi al presunto controllo di mia moglie ed imporsi lui come dominante nel rapporto con me; non avendo letto in quello che aveva fatto Athina nessuna intenzione di rivendicazione, ma solo complicità e amore, non andavo neppure a pensare che la gelosia potesse ispirare i rapporti, nel momento in cui stavo per concedermi totalmente a lui.
Comunque, la voglia di sentirmi finalmente posseduto fin nel ventre era tanta e lasciai che Francois facesse le cose come voleva; mi unse a lungo l’ano e il canale rettale, infilò prima uno, poi due poi tre dita nel retto, spinse a fondo e ruotò la mano per dilatare il foro di accesso; unse il sesso e finalmente accostò la punta all’ano; spinse con determinazione e con delicatezza; sentii la verga forzarmi progressivamente il canale rettale; una breve fitta quando forzò lo sfintere; e piombò dentro.
Le indicazioni che Athina mi aveva fornito furono determinanti per accogliere col massimo piacere e col minimo dolore la grossa mazza nel corpo; riuscii a ricordare esattamente come mi aveva suggerito di atteggiarmi ed a manovrare i muscoli per agevolare la penetrazione; mentre la barra nerboruta mi sfondava le pareti del canale rettale, pensavo con gioia a quanto l’assistenza amorevole di mia moglie mi avesse fatto godere fino in fondo il piacere di una violenza ridotta a goduria.
La sensazione dominante fu di sentirmi riempire tutto il ventre, fino allo stomaco, dalla massa di carne che spingeva nell’intestino con foga e regolarità; un calore pazzesco mi montava dall’ano verso il sesso che si gonfiò al limite dell’impossibile; istintivamente vi portai sopra una mano e la scossi poche volte a masturbarmi; l’eiaculazione esplose incontrollata ed inondai completamente il lenzuolo.
Francois invece mi cavalcò lentamente e molto a lungo; era evidente, dai gemiti di piacere, che godeva sentire scorrere il fallo lungo il canale rettale fino a farlo uscire completamente, per poi ripiombare dentro con forza, in un sol colpo che mi squassava i lombi; anch’io ne ricavavo un piacere intenso e non lo nascondevo, gemendo di piacere fino ad urlare; per una mezza ora e più, mi cavalcò in quel modo; al culmine del piacere, mi inondò il ventre del suo sperma.
Per oltre un’ora e mezza andò avanti la nostra copula, in cui mi adattai serenamente a farmi possedere, dando libero sfogo al femminino che si nascondeva in me; qualche volta, nelle evoluzioni, pensai intensamente a mia moglie ed al piacere che con lei avevo già provato con le protesi di plastica; mi figurai quanta libidine avrei scatenato se avessi avuto, contemporaneamente, la sua vulva da riempire, mentre mi facevo violentare dall’altro che mi apparve brutale e dominante.
Quasi subito dopo che lui era uscito, mia moglie entrò in camera e mi trovò ancora in bagno che mi lavavo dal corpo le tracce del sesso che mi ero goduto in assoluta libertà; mi chiese come fosse andata e la rassicurai che avevo provato un immenso piacere; per onestà e per gratificarla, le confessai anche la nostalgia di lei che avevo provato e il grande desiderio del suo amore che mi aveva assalito proprio mentre lui mi possedeva come un toro su una vacca.
Rimase alquanto turbata dalla notizia che lui aveva rifiutato di mettersi il preservativo; ma la rassicurai perché Francois mi aveva garantito che, anche per il tipo di lavoro che svolgeva negli allevamenti, era soggetto a controlli settimanali dello stato di salute e che, da quel punto di vista, era tutto a posto; non riuscii a capire fino in fondo il discorso che Athina mi fece sulla volontà espressa dal mio ‘maschio da monta’ di volerci imporre, in quel modo, il suo ruolo di Master nel rapporto; ma glissai.
Sorrise e mi confidò che quelle esperienze avevano anche questo risvolto positivo, che a volte potevano cementare un rapporto di coppia, se il confronto faceva pendere la bilancia dal lato dell’amore, contrapposto alla sessualità violenta ed animalesca; mi aggiunse, con fare misterioso, che forse un giorno avremmo trovato il modo di sperimentare altro; intanto, si stese sul letto e mi invitò a fare l’amore con lei; accettai con gioia.
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