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Gay & Bisex

26 ... ancora al cinema!


di iside59
21.04.2025    |    3.399    |    5 9.5
"Non passò molto tempo che sentii delle mani palpeggiarmi le chiappe da sopra i jeans, la cintura l’avevo già allentata prima di chinarmi in avanti, le mani..."
Il cinema a luci rosse è una portata pregiata di cui non posso ancora fare a meno nel mio menù personale.
I volti mascherati dal buio, mani misteriose che si allungano, che toccano, che palpano che masturbano, culi indecisi che si aprono, bocche fameliche che succhiano, cazzi senza volto che fottono, .. il mistero, l'incognito!
Si, il cinema a luci rosse è sicuramente il posto dove l'eccitazione mi travolge e mi trasforma in una vera e propria cagna in calore, quando esco da questi locali poi arrivato a casa, vado in bagno davanti allo specchio e mi insulto, chiamandomi puttana, zoccola, troia .. e poi tutto finisce con una gran sega tutto nudo fino ad esplodere!
Ormai però di questi locali ne sopravvivono pochi e la scelta per un amante del genere è sempre più ridotta.
Questa piccola sala cinematografica dove mi sono recato ultimamente, da poco ristrutturata, si compone di due salette, nella prima vengono proiettati i porno di tipo tradizionale, con film neanche molto recenti, alcuni dei tempi in cui la fica era ancora ricca di pelo, prima di quelle completamente rasate dei film più recenti dove in evidenza sono le labbra rosse e carnose della bernarda moderna, nell’altra saletta solo film del genere gay, con ragazzotti muscolosi e depilati, dotati di travi in mezzo alle gambe che si aprono i culi a vicenda.
Dopo aver assistito al film nella prima saletta mi spostai nella seconda, non è che il genere gay mi arrapi più di tanto, il maschione nerboruto non mi fa ne caldo ne freddo, avrei preferito dei bei trans di colore con le loro nerchie lisce e serpeggianti, ma tant’è, questo e quello che passava il convento.
Mi appoggiai al fondo della saletta con la schiena, dietro all’ultima fila di poltroncine; a poco a poco al mio fianco, sia a destra che a sinistra si accalcò una folla di persone, la maggior parte di questi erano over 60 se non 70, rimasi in attesa per qualche minuto, poi mi scesi un po’ i jeans fino a scoprire l’inizio dell’incavo tra le due chiappe, poi feci un passo avanti e mi chinai appoggiandomi coi gomiti sullo schienale delle poltroncine dell’ultima fila; molti si dileguarono delusi, probabilmente i nonnetti esclusivamente passivi.
Rimasi in vigile attesa aspettando che qualcuno mi abusasse.
Non passò molto tempo che sentii delle mani palpeggiarmi le chiappe da sopra i jeans, la cintura l’avevo già allentata prima di chinarmi in avanti, le mani si infilarono sotto dall’alto e fu un attimo che i jeans finirono quasi alle ginocchia e con loro gli slip, che per l’occasione avevo indossati di colore rosso fuoco allo scopo proprio di aizzare i tori più furiosi; le mie chiappe in quel momento furono messe in bella esposizione per tutti i fortunati avventori della saletta.
Appoggiando bene con i gomiti, inarcai la schiena cercando di aprire le chiappe al massimo, esposi la mia fica anale alla vista di ogni mio potenziali utilizzatore; il mio sfintere aperto e lubrificato preventivamente, pulsò come una fica vogliosa, era umido quanto basta ed invitante; mi aspettavo che qualcuno me lo lavorasse un po’ con la lingua, ma probabilmente avendolo visto già umido e ricettivo, uno degli uomini dietro di me mi stampò dentro due, o forse tre dita, e cominciò a stantuffarmeli dentro come fosse una fregna eccitata, cercò addirittura di entrare con tutta la mano, ma fortunatamente per le mie terga non ci riuscì.
Godevo comunque come una cagna in calore e questo attirò altre persone incuriosite dal mio ansimare.
Il mio manipolatore soddisfatto se ne andò dopo che con l’altra mano si era segato fino a sborrare per terra.
Si avvicinò un uomo distinto, occhiali, giacca e cravatta, faccia da impiegato represso dal proprio capo ufficio in cerca di una rivalsa su qualsiasi altro, si aprì i pantaloni, se li calò estraendo una nerchia di tutto rispetto; allungai la mano dietro per saggiarne la consistenza e mi spaventai, durissimo, venti centimetri di cazzo dal fusto assai largo e con una bella cappella rigonfia, mi ritornò in mente il cazzo di uno che avevo conosciuto anni prima, respinto dalle donne per le sue dimensioni e costretto a consolarsi con persone dello stesso sesso per poter godere dei piaceri della carne, dissi tra me e me:” Oddio, questo mi spacca il culo!”
Ma ormai non potevo più tirarmi indietro, appoggiò il glande al mio sfintere slargato e con una pressione neanche troppo violenta fu dentro in un attimo, dopo qualche secondo in cui assestò il cazzo ben in profondità per abituare il mio culo al nuovo intruso e cominciò a sbattermi vigorosamente facendomi guaire dal piacere, tutta la saletta non guardava più il film ma guardava la mia monta, chi masturbandosi e chi palpandomi in ogni posto.
Andammo avanti almeno venti minuti, mi sentivo il culo a pezzi ma godevo e non volevo che ciò potesse finire troppo presto, era ciò che ero venuto a cercare e l’avevo trovato, lo supplicavo di sbattermi ancora, mentre gli spettatori non paganti lo incitarono a sbattermi in maniera più violenta.
Ad un certo punto, completamente perso con la testa, sempre appoggiatoi allo schienale delle poltroncine dell’ultima fila, con le braccia ora distese e la schiena inarcata per concedere il massimo della penetrazione al mio sodomizzatore, sborrai senza toccarmi od essere toccato, spruzzando a terra tutto il mio seme, frutto di un orgasmo tutto di culo.
L’impiegato accelerò la scopata, con un ultimo deciso affondo entrò più che potette nelle mie viscere, si fermò in profondità e venne come se le sue palle non si fossero mai svuotate dalla nascita, sentivo la sua sborra correre dentro di me, ila sua verga era talmente larga che otturava completamente il buco, quando si tirò fuori si senti un suono del tipo “swop” e la sborra cominciò a colare dal mio buco oscenamente aperto, sull’interno delle cosce.
Non mi mossi per non imbrattare ulteriormente i jeans calati quasi alle caviglie, tenevo la schiena ancora inarcata mentre cercavo i fazzoletti di carta per pulirmi, ma fiotti di denso sperma fuoriuscivano dalla cavità anale fornendo un curioso quanto laido spettacolo agli spettatori guardoni che si erano accalcati nelle mie vicinanze.
E fu allora che uno di loro, spinto da uno slancio da vero porco, si tuffò col muso tra le mie chiappe e cominciò a “slappare” tutto ciò che sgorgava dalla cavità anale, residuo di quell’inculata memorabile.
Mi ripulì per bene e soddisfatto se ne andò. Stavo per ricompormi quando, un tipo coi baffi che puzzava di vino lontano un miglio cominciò a strusciare la sua fava tra le mie chiappe, nelle condizioni in cui era non avrebbe avuto una grande possibilità di successo nel suo intento di infilarmelo nel culo, aveva un bel salsicciotto, lo tastai con curiosità, non era durissimo ma gommoso e abbastanza lungo, lo guidai io verso il buco e anche lui ci scivolò dentro senza problemi, diede un po’ di colpi in maniera irregolare, poi conscio di non essere in grado di continuare lo estrasse segandoselo velocemente e il vecchietto che mi aveva ripulito il culo con la lingua si inginocchiò davanti a lui facendosi sborrare direttamente in gola, poi con fare furtivo e soddisfatto, con la bocca ricolma di sborra filò rapidamente via.
Mi ricomposi velocemente e mi avviai nei bagni per sistemarmi meglio, una delle porte dei due servizi era socchiusa, la aprii di slancio e mi trovai davanti un uomo barbuto con una tuta da lavoro che si stava menando il cazzo in attesa di uno sventurato tapino come me che gli potesse fare un servizietto, ci guardammo in faccia per qualche secondo, era un tizio sui cinquanta, gli guardai il cazzo, maestoso anche questo, entrai, chiusi la porta dietro di me, mi chinai e glielo pompai con la bocca per sua grande soddisfazione.
Poi, una volta bello dritto e duro come piace a me, mi calai nuovamente i jeans, mi chinai appoggiando le mani al muro e per giustizia sociale, dopo il colletto bianco anche l’operaio, gli offri il mio voglioso e ancora umido pertugio.
Fu un’altra scopata memorabile, altri venti minuti di pura lussuria, i suoi colpi mi distrussero letteralmente il culo, mi teneva per i fianchi e mi vibrava dei colpi vigorosi, ma ormai il mio culo andava dove voleva, lo sfintere si adattava ad ogni misura di cazzo, si adattava ad ogni pertica che avrebbe voluto solcarlo.
Poi ancora sborra, un altro fiume di sborra, ancora tutta dentro al culo, come un fiume in piena, dopo aver copiosamente sborrato e ripreso fiato, si rivolse a me dicendomi che un suo amico in sala voleva divertirsi un po’ anche lui, io tentennai nella risposta e lui lo interpretò giustamente come un consenso, prese il telefonino e lo chiamò.
Apri la porta del cesso e lo fece entrare, anche lui indossava una tuta da lavoro, un tipo più giovane e tarchiato sui quaranta; la mia indecisione fece capire loro che ero letteralmente in preda agli eventi, difatti i due presero subito l’iniziativa cercando di sodomizzarmi contemporaneamente; il nuovo entrato mi spinse subito contro il muro e mi si posizionò davanti, estrasse un cazzo di tutto rispetto e già in tiro, mi prese per le cosce aprendole e sollevandole intorno ai suoi fianchi in modo da poter raggiungere col suo cazzo il mio buco del culo, il quale, davanti al suo arnese si apri come un fiore e grazie al fatto che fosse ancora molto umido la sua nerchia si infilò dentro senza problema alcuno, dimostrando come la mia voglia di cazzo fosse ancora intatta malgrado gli eventi precedenti.
Cominciò a pomparmi con veemenza, mi teneva sollevato da terra e allontanandosi dal muro fui costretto a mettergli le braccia al collo per non cadere all’indietro, poi l’altro che intanto se lo smanazzava per farselo tornare turgido mi si posizionò alle spalle e piano piano facendo attenzione che il primo non si sfilasse e continuasse a pomparmi, mi allargò le chiappe con le mani tentando di puntarlo e cercando di farsi strada nel buco già abbondantemente occupato, mi tenevano sospeso in aria preso a “sandwich” tra loro, infilzato come un tordo sul cazzo del nuovo venuto, senti la cappella dell’altro dilatarmi in maniera abnorme lo sfintere nel cercare di entrare, sentivo le pieghette del culo tirare e strapparsi, ora la cappella era dentro e lui cercava di farci entrare anche il resto, per fortuna alla fine non ci riuscì rinunciando all’intento, soprattutto per la scomodità della situazione, ma ciò non mi risparmiò da una doppia inculata una dietro l’altra, prima l’amico che rimessomi a novanta mi sfondò per ben per un quarto d’ora, fino ad uscire e venirmi sul culo sbrodolandomi tutto sulle chiappe, poi fu la volta ancora del primo, quello con la barba, che già venuto una volta ci mise una vita a raggiungere la seconda sborrata, sempre a novanta, quasi mezzora di sbattimento, con l’amico che gli toccava le palle per stimolarlo, più di un’ora dentro a quel cesso con due tipi veramente ostinati a distruggere le mie terga; ormai non ce la facevo più, stavo per crollare a terra quando finalmente uscì dal mio culo, mi prese la testa e la spinse sul suo cazzo, emise un rantolo e mi sborrò ancora copiosamente in bocca; poi fu la volta ancora dell’amico che, dopo essersi segato guardando il compare che mi inculava, lo appoggiò alla mia bocca mentre l’altro non era ancora uscito e si svuotò nuovamente le palle sborrandomi sul viso e trasformandomi in una vera maschera di sborra; i suoi abbondanti fiotti mi irrorarono i capelli, le ciglia, gli occhi, le guance e in parte le labbra e qui, con una mossa da troia incallita, roteando la lingua mi portai i residui di sborra all’interno della bocca inghiottendo il tutto, mescolandoli con lo sperma del suo amico barbuto.
Io stavo ancora pulendomi che i due erano già spariti, una persona apri la porta mentre mi stavo tamponando il culo che ancora esondava liquidi seminali, si fermò ad osservarmi mentre dietro di lui altri spingevano per vedere meglio, spinsi la porta verso la chiusura per disincentivare i tipi, stavo pulendomi la faccia quando la porta si riaprii, un tizio mi sorrise e richiuse garbatamente, girai la chiave per sicurezza.
Finii di sistemarmi ed uscii attraversando un assembramento di persone che probabilmente per più di un’ora origliarono alla porta godendosi i miei gemiti, l’ansimare di noi tre, i rochi rantolii dei due con la tuta, il mio supplicare di essere sbattuta, i loro indicibili insulti e i miei urletti di compiaciuto piacere anale, sparandosi dei segoni megagalattici.
Trovai questo molto gratificante oltre che bellissimo!
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