trans
19 Mercenaria ...ma non troppo
di iside59
01.08.2024 |
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"Il suo cazzo non era duro come in precedenza, sembrava un po’ rilassato ma non ebbe comunque difficoltà alcuna ad entrare in profondità; rimase ferma per..."
Eravamo negli anni 90, ormai indipendente e libero di fare un po’ quello che mi pareva senza rendere conto a nessuno, ero in ferie ma non avevo racimolato i soldi a sufficienza per permettermi una vacanza, ma per fare una scopata o farmi cavalcare da qualcuno si; l’afa estiva era insopportabile ma stimolava i miei tour notturni alla ricerca di refrigerio per le strade di Milano, nelle zone frequentate per lo più da quelle fantastiche creature che sono i trans, soprattutto quelli di origine sudamericana.Vuoi per vincere l’afa estiva o per placare le voglie indicibili, vagavo su e giù tra il Monumentale, via Messina e Melchiorre Gioia; fu appunto in quest’ultima zona, per la precisione in via Restelli, tra i cantieri edilizi e le code di auto in tour un fascio di luce di un lampione illuminò il volto di una bellissima ragazza, stupenda, nessuno avrebbe mai detto che non fosse una gran fica.
Il codazzo di auto andava su e giù, creando una lunga fila davanti alla sua postazione di lavoro, sembrava disturbata da chi non le sembrasse veramente interessato, ignorava le auto con più di una persona a bordo e quindi scelsi di ripassare sul tardi quando il traffico fosse scemato.
Tornai verso mezzanotte, lei non c’era, probabilmente stava lavorando; attesi per un quarto d’ora circa ed ecco una vettura fermarsi e scaricarla, lei salutò inviando addirittura un bacio col gesto della mano al suo gradito cliente, poi si accese una sigaretta e riprese l’attesa di un nuovo cliente arrapato.
Accelerai la situazione e mi precipitai al suo cospetto; quando fui a tu per tu mi sembrò addirittura ancora più bella di quello che sembrava, con quella sua liscia carnagione ambrata, i suoi capelli lunghi e nerissimi, con quei suoi glutei sporgenti e rotondi sopra a due gambe lunghissime e affusolate, due tacchi a spillo almeno del 12 e una minigonna che chiamare mini sarebbe stato riduttivo, sembrava altissima e ricordava lontanamente Naomi Campbell, era veramente arrapante con quelle labbrone tinte con un rossetto più scuro del suo angelico viso.
Ma dietro ad un angelo potrebbe celarsi un diavolo, accosto, lei aprì lo sportello dell’auto salutandomi: “Ciao Belo! Che fai in giro solo soletto a quest’ora?”
Rimasi un attimo a fissarla in tutta la sua bellezza e poi gli chiesi:” Ciao, quanto vuoi?”
Mi rispose:” Cinquanta de boca!”
Ribadii:” E in casa?”
Mi rispose che lavorava solo in macchina, ma poi aggiunse maliziosamente:” Te sei uno che le piace prenderlo dietro vero?”
Rimasi impietrito, aveva capito al volo quale fossero i miei reconditi desideri, aggiunse con quella cadenza sudamericana che ti fa sembrare dolce anche l’intento di farti diventare il culo una galleria aperta al traffico pesante:” Se pasi de qui verso le due, due e trenta de la noche, prima di andare a casa, te porto con me così te lo metto tuto in culo e te faccio anche una bela sborrata!”
E così dicendo liberò il suo membro, nascosto e ripiegato all’indietro in mezzo ai suoi due torniti coscioni lasciandolo penzolare dalla minigonna, lo impugnò con una mano alzandolo e mettendomi in mostra la grossa cappella scura, l’incredibile fu che da molle sembrava già raggiungere la lunghezza di una ventina di centimetri, chi poteva pensare che una bellezza simile potesse essere in possesso di una simile trave.
Me lo sentivo già tutto dentro al culo, il mio cazzo si impennò e non potei fare altro che assicurargli che sarei tornato lì dopo le due e ripartii ansioso che il tempo passasse rapidamente.
Attesi impaziente l’orario concordato girovagando per la città e immaginando già quel bestione entrarmi nel culo tanto da rischiare di venire senza toccarmi.
Alle due ero già lì, lei non c’era, dopo quindici minuti si ferma un’auto, lei scende, vide la mia auto ferma e si diresse decisa verso di me, aprì lo sportello e salì scoprendo le sue lunghe ed affusolate gambe, prima accavallandole e poi allargandole per provocarmi.
Mi disse che per quella sera aveva finito di lavorare e dopo il dovere ci sarebbe stato solo il piacere, guardandomi con un sorriso che mise in mostra la sua perfetta bianca dentatura che chissà quanti cazzi avevano già visto passare in quella serata; disse che in auto faceva solo pompini, al massimo si faceva segare un po’ fino a che andava in tiro, ma non sborrava per essere sempre pronta per il cliente, quindi mi rassicurò che era bella carica e le sue palle erano belle piene di sborra che aveva tenuto in serbo per il fortunato che l’avesse portata a casa.
Così dicendo accompagnò la mia mano in mezzo alle sue gambe strusciandola sulla sua proboscide e presentandosi:” Ciao belo! Io mi chiamo Taissa e vengo da San Paulo do Brasil e tu?”
Gli dissi il mio nome mentre tastavo la consistenza di quella enorme nerchia, la trovai ancora a riposo anche se le sue dimensioni erano già ragguardevoli, poi ripresi a guidare.
Arrivammo a casa sua, nella zona Isola, posteggiai su un marciapiede; abitava in un appartamento di ringhiera, salimmo quindi le scale con lei a fare strada, sapeva che gli stavo dietro e avevo la faccia ad un palmo del suo culo per cui accentuava il suo sculettare, i suoi sodi chiapponi nascondevano un filo interdentale del perizoma rosso che indossava, andavano a destra e a manca seguendo il ritmo della sua camminata da vera troia, francamente non riuscivo a capire come potesse celare quel bolide che si ritrovava in mezzo alle gambe da una mutandina così ridotta.
Entrammo nel suo appartamento, c’era già l’aria condizionata accesa e questo avrebbe reso sicuramente più piacevole il nostro incontro visto la calura.
Lei andò in bagno a prepararsi e presumo a lavarsi, io mi accomodai sul divano a godermi un po’ di fresco e una bibita gassata da lei offertami.
Quando ritornò era già nuda col solo perizoma addosso e il suo tacco 12 ai piedi, le chiesi se prima avessimo dovuto regolare i conti per la sua prestazione, ma lei mi disse che non stava più lavorando, questo lo faceva solo per il piacere proprio e che in questo caso il suo piacere sarebbe coinciso col mio; gli esposi il dubbio di non essere in grado di poterla soddisfare a pieno o di non riuscire a ospitare il bolide che aveva in mezzo alle gambe nelle mie terga ma lei sorridendo mi disse che sarebbe andato tutto bene, che era pratica di queste cose e avrebbe saputo come farmi suo senza nessun intoppo, in caso contrario mi avrebbe presentato il conto alla fine.
Questo mi preoccupò non poco, perché nel caso avessi pagato, sarei stato io il padrone della situazione, avrei potuto scegliere cosa fare e cosa no, ma in questo caso capii che sarei stato costretto a fare qualsiasi cosa lei mi avesse chiesto ed a soddisfare ogni suo desiderio.
Si inginocchiò davanti a me, mi sfilò la maglietta, mi slacciò i pantaloni, mi prese in pugno il membro già dritto e mi cacciò la lingua in bocca lasciandosi andare ad un bacio appassionato che dava l’idea di chi avrebbe condotto le danze, la sua lingua mi entrò in bocca attorcigliandosi alla mia, io rimasi un attimo sorpreso e poi la assecondai lasciandomi andare.
Prese le gambe dei pantaloni e me li sfilò violentemente con uno strattone, si alzò in piedi, si sfilò repentinamente il perizoma lasciando cadere la bestia a penzoloni tra le cosce, con una mano lo sollevò e me lo sbattete in bocca quasi soffocandomi, ebbi degli urti di vomito, la bava mi colava dai lati della bocca, lei l’angelo, si stava trasformando in un diavolo, prese a scoparmi in bocca freneticamente dritto in piedi davanti a me, me lo infilò fino in gola, ero tutto rosso e trafelato, con il forte sapore del suo cazzo che mi entrava nelle narici.
Mi incitò infoiata a succhiare la sua canna:” Chupa, chupa, porco!”
E aggiunse indiavolata:” Chupa todo o pau da Taissa!”
Poi lo sfilò dalla mia gola urlando:” Mettiti a quattro zampe che ti rompo il culo!”
Lo guardai e con un filo di voce supplicandola:” Si padrona! Entrami dentro tutta! Fammi tua!”
Si infilò un preservativo extra large srotolandolo lentamente sull’asta davanti ai miei occhi e guardandomi minacciosa per incutermi timore, si passò continuamente la mano su tutta la lunghezza della proboscide in modo malizioso e poi si spalmò un lubrificante passandoselo dalla cappella fino alla base ripetendo più volte il gesto e continuando a guardarmi sussurrandomi:” Vedrai come godrai, quando lo avrai tutto dentro al culo!”
Ero messo tutto nudo a pecorina sul divano, con le chiappe rivolte verso l’alto e la schiena inarcata per aprire al massimo e in maniera rilassata il pertugio, la brezza dell’aria condizionata soffiava proprio su di esse e il suo soffio andava a rinfrescare e solleticare proprio le labbra della mia fica anale, aumentando in me lo stato di eccitazione e l’attesa della monta.
Gli supplicai con voce colma di desiderio:” Sono la tua puttana! Sfondami il culo! Aprimi tutto!”
Spinsi come se dovessi evacuare per dilatare ulteriormente la mia rosellina che ormai pulsava ritmicamente e sembrava voler inghiottire qualsiasi cosa che fosse passata vicino ad essa, se questa poi potesse somigliare vagamente ad un cazzo mi avrebbe riempito di soddisfazione.
Taissa prese l’iniziativa e decisamente si posizionò dietro di me, cinse i miei fianchi con le mani, il suo bestione ora stava sollevato da solo, francamente non pensai minimamente alle sue misure per non far diventare preoccupante una situazione per me comunque unica, puntò la sua cappella al mio sfintere che ormai non desiderava altro che essere violato e affondò gradualmente ma in un solo colpo, tutto quell’arnese dentro le mie viscere.
Mi sentii allargato come mai lo ero stato e nello stesso tempo pieno come una baldracca di strada, cominciai a gemere sotto i suoi colpi dapprima lenti e profondi ma poi sempre più decisi, ebbi la sensazione che se qualcuno mi avesse aperte la bocca e mi avesse guardato in gola, avrebbe visto il cappellone di Taissa fare capolino, mi sentivo profondamente violato, quasi impalato.
L’affare era stato lubrificato proprio per bene in quanto pur sentendomi oscenamente aperto ed allargato non ebbi mai alcuna sensazione di dolore, ma solo un intenso piacere che aumentava sempre di più con il suo vigoroso ed inarrestabile dentro e fuori.
Dopo avermi stantuffato per una decina di minuti si sfilò lasciandomi una inadeguata sensazione di vuoto tanto che la supplicai di riprendere a montarmi:” Inculami! Inculami! Taissa inculami!
Mi girò davanti e mi fece sdraiare supino, mi sollevò le gambe ponendosele sulle sue spalle e riaffondò nelle mie viscere quel suo pene asinino, vidi la bestia gradualmente scomparire inghiottita dal mio culo che sembrava ormai diventato un pozzo senza fondo, cominciò a sbattermi ritmicamente sempre più infoiata regalandomi momenti indimenticabili, il piacere di avere una tale verga nel culo che ti sfonda letteralmente era indescrivibile.
Vidi il suo pistone nero andare avanti e indietro velocemente devastandomi il culo, la guardai in faccia e l’angelo sembrava ormai diventato un diavolo, il suo volto esprimeva cattiveria, voglia di far male, di sfondare e spaccare tutto, i suoi occhi erano infuocati, sembrava vittima di qualche magia esotica o in preda a qualche strana sostanza.
Preso dall’eccitazione mi afferrai il cazzo e mi segai furiosamente mentre lei continuava la sua opera di devastazione, finii per schizzarmi sull’addome; ad un certo punto aumentò freneticamente la battuta, cominciò ad irrigidirsi e a sbavare, fino a che sentii vibrare il suo randello dentro di me, segno inequivocabile che mi stava sborrando dentro, o meglio stava sborrando nel preservativo.
Si accasciò su di me per qualche attimo, come se il sortilegio fosse terminato, si ritrasse sfilando la canna dal mio culo, il preservativo era colmo del suo godimento e penzolava come contenesse un chilo di sborra; se lo tolse e me lo riversò sull’addome mescolando il suo seme al mio e farfugliando parole confuse, quasi in un rito magico.
Poi andò in bagno, prese l’occorrente e mi pulì amorevolmente e con delicatezza, ora era tornata la dolce Taissa che avevo conosciuto in precedenza, questo mi rassicurò e mentre lei continuava la sua opera io giocavo col suo cazzo tenendolo con due mani e scappellandolo tutto per ammirare la meraviglia di quel maestoso glande , lo stavo ammirando nei suoi dettagli particolari, come fosse un’opera d’arte, una scultura; ma commisi l’errore di risvegliare la bestia, infatti non mi accorsi in tempo che mentre lo toccavo questo continuava ad irrigidirsi e nel giro di qualche minuto Taissa era pronta per un’altra monta.
Mi ordinò di prenderlo in bocca più che ne potessi, di succhiarlo, di bagnarlo con la mia saliva, poi mi ordinò di prendergli in bocca i testicoli, prima uno e poi l’altro, inutile dire che anche questi avevano le dimensioni di una noce di cocco, tutto proporzionato alle dimensioni del cazzo.
Mi spinse nuovamente in gola la sua canna, qualche attimo prima di venire lo estrasse e prese a masturbarsi davanti al mio volto, i miei occhi vedevano questa grossa e turgida cappella dal cui forellino, a breve, sarebbe sgorgato un fiume di sborra; e così fu, dopo qualche ultimo assestato colpo con la mano, lo vidi vibrare e spruzzare nell’aria un primo getto di sborra che mi irrorò il volto, io aprii la bocca e cercai di ingoiare la cappella in modo che non ne andasse persa nemmeno una goccia, il cazzo vibrò nuovamente ed ecco un altro denso e pastoso spruzzo finirmi direttamente sull’ugola, poi ancora, cinque, sei, sette volte, la mia bocca era stracolma e traboccava del suo seme, man mano che deglutivo andava svuotandosi e mentre lei mi guardava dolcemente tenendomi con le sue mani la mia testa chiese:” Te gusta la mia sborra?”.
Annui col capo mentre finivo di mandare giù tutto quel ben di dio.
Ma questo fu un altro errore che commisi, essermi prestato a inghiottire tutto quello che il suo cazzo aveva prodotto portò inevitabilmente a dover arrivare a soddisfare un ulteriore bisogno della principessa Taissa.
Io non ci stavo più con la testa, ero sfinito e non connettevo più, ero seduto in terra con la schiena poggiata al divano, lei avvicinò le chiappe al mio volto, si piegò in avanti cominciando a sculettare e a strusciare il suo magnifico culo sul mio volto, incitandomi a leccargli il buchetto e ad entrare dentro con la lingua, ordine che mi apprestai ad eseguire con diligenza; ormai non sentivo più nulla, tanto meno gli odori e i sapori, gli entrai dentro la rosellina con la lingua ad esplorare le sue viscere, come se la mia lingua fosse un piccolo cazzetto.
Guaiva, mugolava e inveiva verso di me con queste parole:” Porco! Chupa todo o meu cu!”
Po in un attimo ricomparse quello sguardo allucinato, quegli occhi fiammeggianti, mi fece cenno di alzarmi e mi condusse in bagno dove tutto sul pavimento erano distesi degli strofinacci più o meno luridi che non mi capacitavo a cosa servissero.
Mi fece inginocchiare davanti alla tazza del cesso facendomi segno di piegarmi in avanti ed aggrapparmi ad essa; così posizionato offrivo il buco ad un’altra profonda penetrazione, difatti lei mi si approcciò da dietro, piegò un po’ le gambe, puntò il suo glande sul mio buchetto e con una pressione neanche troppo accentuata scivolò dentro tutta, quasi fosse il mio povero buco allargato ad averla risucchiata dentro.
Il suo cazzo non era duro come in precedenza, sembrava un po’ rilassato ma non ebbe comunque difficoltà alcuna ad entrare in profondità; rimase ferma per qualche istante col suo cazzo piantato nel mio culo tanto che ad un certo punto mi chiesi quali idee malsane potessero girargli per la testa.
Poi d’un tratto realizzai cosa stesse accadendo sentendo un getto caldo nelle mie viscere, mi stava pisciando copiosamente nel culo, mi stava facendo un clistere con la sua urina, pisciò a lungo tanto che sentii la pancia gonfiarsi e farmi male, ormai non potevo più sottrarmi a questa umiliazione, gli accordi erano chiari, se mi fossi rifiutato di esaudire qualche suo desiderio probabilmente non avrei avuto neppure i soldi per coprire la marchetta, visto ormai che la bella Taissa si stava dando da fare da almeno un paio d’ore.
Il mio culo si era trasformato in una cloaca, finita la minzione rimase qualche attimo ancora profondamente dentro poi di colpo lo sfilò e si spostò; dal mio povero foro partii un getto potente che finì ad un paio di metri dal mio culo (ora realizzai a cosa servissero tutti quegli stracci), il getto si trasformò man mano in uno zampillo andando avanti per qualche minuto e Taissa, dapprima assistette incuriosita e divertita al fenomeno, poi si chinò ad abbeverarsi alla fonte miracolosa che scaturiva dal mio culo lasciandosi irrorare tutto il suo bel faccino.
Penso di essermi addormentato riverso sul cesso, percepii che qualcuno stava prendendosi cura di me e mi stava pulendo come un bambino, questo era il lato dolce e amorevole di Taissa che si contrapponeva al lato demoniaco che a tratti la pervadeva.
Persi i sensi e mi addormentai, mi venne il dubbio che in quella bevanda gassata che mi era stata offerta al nostro arrivo nell’appartamento potesse esserci stato qualcosa di particolare; mi destai quando le prime luci dell’alba penetrarono attraverso le fessure delle persiane semichiuse, saranno state quasi le sei del mattino.
Quando aprii gli occhi realizzai di essere in un bel lettone matrimoniale, girato su un fianco, con Taissa aggrappata alle mie spalle come fosse uno zainetto, ma il suo bacino era molto vicino al mio culetto, anzi la sua biscia nera ormai rilassata stava metà dentro e metà fuori; tutto intorno al mio sfintere vi erano tracce chiare di una abbondante eiaculazione, aveva approfittato del mio stato di incoscienza per sodomizzarmi ancora una volta venendomi nel culo, ma questa volta senza preservativo. Che porca!
Mi divincolai e mi alzai, lei si girò dall’altra parte e nel sonno pareva ancora più bella, sembrava narcotizzata; ebbi la conferma che probabilmente aveva fatto uso di qualche sostanza per dormire un sonno così profondo, probabilmente l’aveva messa anche nel mio bicchiere ed aveva fatto effetto prima in quanto non utilizzatore abituale.
Mi pulii alla bella e meglio, mi rivesti, le diedi un bacio in fronte e me ne andai; mentre la gran Milano si destava e di buon’ora si recava al lavoro, io invece rientravo a casa reduce da un’avventura comunque sia straordinaria ed indimenticabile.
Non so se fu una avventura positiva quella che avevo vissuto, un centone l’ho sicuramente risparmiato e se non fosse stato un buon affare si potrebbe tranquillamente dire che ho preso la classica inculata, anzi più di una.
Qualche giorno dopo la andai a cercare sempre sotto lo stesso lampione, la vidi salire in macchina di un cliente ed allontanarsi con lui; da quella sera non la vidi più, pensai che probabilmente potesse essere tornata in Brasile, speriamo sia così!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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