Gay & Bisex
22 Mercenario per una sera
di iside59
20.11.2024 |
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"Mi risollevai farcito di sborra e scappai subito in cucina tra le risate generali, ma dovetti tornare quasi immediatamente in sala perché il direttore del..."
Un giorno, dopo parecchio tempo che non la sentivo, mi contattò la bambolona trans cinese che avevo conosciuto nella “Chinatown milanese” e con cui avevo avuto una storia per qualche mese; mi disse che doveva servire al tavolo in una cena di affari del tizio che avevo a sua volta conosciuto in un parco d’estate e che mi aveva coinvolto nella organizzazione di una sua orgia a base di cazzi in culo. Mi spiegò che essendo influenzata non se la sentiva di lavorare quella sera e mi propose di sostituirla, la paga era buona, per uno come me, sempre alla ricerca di arrotondare un misero stipendio parse un’occasione da non perdere. Accettai, mi diede l’indirizzo e l’orario dove presentarmi e andai a vestirmi.
Giunsi all’osteria dove era stata organizzata la cena poco fuori la zona cinese di Paolo Sarpi, entrai e mi presentai al direttore del locale, un pezzo d’uomo di uno e novanta che vestito di bianco sembrava ancora più grosso, era orientale e scoprii successivamente che non era cinese ma di origine coreana, certificato dal tipico odore di aglio che emana la loro pelle a causa dell’eccessivo utilizzo di questo sapore; mi portò in cucina e mi fornì un grembiulino rosso fiammante con pettorina facendomi segno di indossarlo e se ne andò. Udii le saracinesche delle vetrine abbassarsi, il locale chiudeva al pubblico, la cena era probabilmente un evento privato. Il coreano tornò in cucina con un’aria meno ufficiale di prima, mi guardò indossare il grembiulino e sorridendo amichevolmente mi fece capire che dovevo indossare solo il grembiulino. Esitai qualche secondo, il compenso era buono e non me la sentivo di rovinargli la serata, allora mi spogliai e rindossai il grembiulino rosso, il coreano mi squadrò, mi fece girare, camminare e con fare bonario mi mollò due manesche sventole sulle chiappe lasciandomi il segno e facendomi capire che avrei dovuto servire sculettando come una troia, commentando il tutto nella sua lingua originale.
La cena ebbe inizio, non era una cena etnica, ma mediterranea, entrai in sala con i piatti degli affettati sculettando come una checca incallita, c’era il tizio del parco che aveva organizzato l’evento, non poteva mancare Muhammed e c’era anche quel ciccione padrone del locale di Chinatown dove tutti avevano abusato di me, c’era il direttore coreano ed una dozzina di altre persone che non conoscevo.
La cena sembrava proseguire tranquillamente quando dopo la portata della frutta, rientrando in sala per ritirare i piatti vuoti li trovai seduti tutti nudi, qualcosa stava cambiando; il direttore del locale mi fece cenno di avvicinarmi e spostandosi indietro con la sedia da sotto il tavolo mi indicò ridacchiando il suo membro esagerato, facendomi capire di fargli un pompino. Ormai il ballo era cominciato e avrei dovuto ballare, capii solo allora come mai il compenso era così alto. Mi chinai e presi decisamente in bocca quella nespola un po’ puzzolente, non aveva un buon sapore, sapeva anche lui di aglio, abboccai il glande girandogli la lingua tutta intorno per ricoprirlo di saliva, cominciai poi a pompare lungo l’asta facendomelo arrivare fino in gola; lo sentivo gonfiarsi ed irrigidirsi sempre di più mentre lui con le mani sulla nuca mi dettava il ritmo.
Il commensale a fianco si trovò il mio culo a disposizione e non si fece problemi ad approfittarne, prese dal vassoio della frutta una banana di buone dimensioni, non troppo matura perché non si schiacciasse, la unse con dell’olio di oliva extra vergine e me la piantò nel culo facendo attenzione a non inserirla completamente, cominciò a muoverla dentro e fuori ridendo e indicando agli altri del tavolo quanto fossi zoccola; poi la tolse, appoggiò la cappella del suo membro e la spinse dentro in maniera decisa entrandomi dentro completamente.
Cominciò a sbattermi vigorosamente lanciandomi una serie di indicibili epiteti, ero pompato dietro mentre avevo un cazzo in gola, ad un certo punto il coreano strabuzzò gli occhi ribaltando la testa all’indietro ed emettendo un roco grugnito, sentì la bocca riempirsi di un caldo liquido che stava quasi per affogarmi, il coreano aveva sborrato mentre il mio sodomizzatore mi veniva velocemente e copiosamente nel culo.
Mi risollevai farcito di sborra e scappai subito in cucina tra le risate generali, ma dovetti tornare quasi immediatamente in sala perché il direttore del locale mi reclamava, seduto sulla sua sedia si stava menando il cazzo che stava tornando turgido e paonazzo, mi disse di sparecchiare velocemente, mi piegai in avanti per raccogliere dei piatti e lui si alzò di scatto, mi poggiò il gomito sulla schiena spingendomi giù sul tavolo, con un piede mi calciò le caviglie facendomi allargare le gambe e mi picchiò in culo il suo grosso arnese cominciando a pomparmi come un assatanato. Mi vibrava colpi violenti e profondi straziandomi il culo incitato dagli altri commensali che applaudivano e inneggiavano alla mia frociaggine.
Dopo 10 minuti di colpi squassanti tornò a sedersi e mi fece segno di salire sul suo cazzo, mi misi a cavallo col volto rivolto verso di lui, mi calai sul suo nerbo facendolo entrare lentamente centimetro dopo centimetro fino a farlo sparire completamente dentro di me. Cominciai a ballare su e giù percorrendo tutta la lunghezza della sua asta e ogni volta che scendevo sentivo la sua nerchia entrarmi sempre di più nelle viscere, poi anche lui cominciò a menare colpi verso l’alto e mugolando ed insultandomi mi riempii ancori gli intestini della sua calda sborra.
Venne poi preso uno degli sgabelli al bancone del bar e posizionato in mezzo alla sala, mi fecero sedere sopra al contrario con le braccia appoggiate allo schienale e il culo che sporgeva dalla seduta mostrando a tutti l’osceno buco del culo dilatato che si contraeva come una ventosa, pronta a risucchiare qualsiasi cosa gli si fosse avvicinata; a turno uomini tutti nudi con grandi cazzi erano in fila pronti a sfondarmi ancora il culo e grazie all’altezza dello sgabello non avevano neanche il bisogno di piegare le gambe per usufruire comodamente del mio sfondato pertugio; era una situazione che avevo sempre desiderato si realizzasse nei sogni più perversi della mia mente, essere alla mercè di un notevole numero di persone in una posizione in cui non avrei potuto negarmi a nessuno di loro, questo era diventato realtà e ciò mi eccitava in maniera pazzesca; l’uomo del parco prese l’iniziativa, mi si accucciò dietro e incominciò a leccarmi lo sfintere con la lingua anche se fosse già a sufficienza inumidito e pregno di umori, poi prese del lubrificante e me lo spatolò abbondantemente in mezzo alle chiappe, con la mano cominciò ad aprirlo, prima un dito, poi due, poi tre, fino a chiudere la mano a pugno cercando di spingere per entrare completamente; gli dissi che mi stava facendo troppo male, ciò lo fece rinunciare al suo intento devastatore lasciandomi nelle mani (o meglio ai cazzi) di coloro che stavano aspettando l’inizio delle danze, in coda c’era anche Muhammed che il mio culo lo conosceva a menadito e che tra l’altro non era neanche il più dotato. Attendevano il loro turno col cazzo penzoloni e quando ormai erano prossimi al mio didietro cominciavano a segarselo per farselo alzare; quando fu il turno del grassone cinese mi venne una sensazione di schifo, non entrava e usciva molto e il suo cazzo era mezzo moscio, ma sentire il suo ventre molle debordarmi sulla schiena, ogni centimetro delle mie chiappe riscaldato dal suo lardo e il “ciak” “ciak” dello sbattere del suo grasso contro di me, mi indusse una sensazione di libidine mai provata fino ad allora, mi sentivo schifosamente umiliato, una lurida troia usata dalla feccia dell’’umanità. Lo estrasse e schizzò poche gocce di sborra sul mio sfintere già luridamente cosparso dal seme di più persone, poi lo strusciò sul buco per pulirselo e si ritirò. Ancora il coreano, che pur era già venuto due volte, alla faccia di chi afferma che gli orientali non siano particolarmente dotati, aveva una nerchia paurosa, aveva gli occhi a mandorla ma il cazzo lungo, soprattutto largo e il suo turno venne particolarmente sofferto dal mio buco ormai fatto caverna; dopo di lui toccò a Muhammed, che con la sua bestia mi diede il colpo di grazia. Qualcuno non ancora soddisfatto si rimise in fila, ma dopo l’incursione del coreano e di Ibrahim non sentivo più nulla, avrebbero potuto incularmi altre 100 persone che non me ne sarei neppure accorto. Quando tutto fu terminato sentivo una corrente d’aria entrarmi quasi piacevolmente nelle viscere, il foro rimaneva completamente aperto, slabbrato, la mia cavità rimaneva dilatata, le mie labbra anali pulsavano e da essa fuoriusciva abbondante la sborra, le parti non si ricongiungevano, ci sarebbero volute settimane per tornare ad una parvenza di normalità. Non si può dire che i soldi che mi vennero corrisposti per queste prestazioni non fossero stati guadagnati col sudore della fronte, anzi forse con il sudore di qualche altra parte del corpo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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