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Gay & Bisex

24 Nel boschetto una sera di autunno


di iside59
11.04.2025    |    2.677    |    11 9.1
"Il suo tondo e turgido cappellone si appoggiò alla mia umida fessura e scivolò dentro quasi inghiottito dalla mia lasciva fica, poi con una spinta decisa il..."
Un tardo pomeriggio di una giornata autunnale mi recai in un posto conosciuto sul web che veniva millantato come luogo di incontri molto proficuo e con grande fiducia di accontentare i miei istinti belluini arrivai sul posto quasi all’imbrunire, mentre calava sul posto in mezzo alla campagna una nebbiolina che andava sempre più addensandosi fino a far calare sulla zona un che di misterioso, una atmosfera quasi inquietante.
I visitatori lasciavano l’auto e si incamminavano per un sentiero che si addentrava nel bosco dando una sensazione di andare verso l’ignoto che eccitava la mia mente.
Le macchine parcheggiate erano poche, in quel momento nel fogliame non c’erano più di quattro persone che visto l’orario e il luogo non sarebbero certo aumentate.
Scesi dall’auto e mi incamminai al suo interno, il sentiero era tracciato dal passaggio delle persone, non era ben definito, ad un certo punto scompariva tra gli arbusti e la pista non era più segnata, il buio era totale col rischio anche di perdere l’orientamento.
Le ombre della sera erano ormai calate e tra i rami non si vedeva quasi più niente, ripresi la strada del ritorno per evitare di perdermi, ma mentre tornavo sui miei passi ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo, il rumore delle foglie secche calpestata nel bosco mi segnalava che un individuo si stava avvicinando, i suoi passi erano sempre più vicini, la curiosità di chi potesse essere e che cosa avrebbe potuto pretendere da me mi infoiava non poco, ormai era vicino, sovraeccitato dalla circostanza smisi di camminare e mi fermai.
Mi abbassai i pantaloni e mi presi in mano il membro cominciando a menarlo lentamente, chiusi gli occhi e mi misi in attesa.
Dopo un paio di minuti un’altra mano si aggiunse alla mia scoprendomi completamente il glande e portandomi al settimo cielo.
Mentre con una mano mi segava lentamente con l’altra mi palpeggiava le chiappe per poi insinuarsi tra di esse per infilarmi un dito in culo, cosa da me accolta con immensa soddisfazione.
Io non l’avevo ancora visto in faccia e non volevo neanche vederlo, era vecchio, era giovane, non mi interessava proprio, per me era solo un cazzo, un cazzo e basta e proprio alla ricerca di questo allungai la mano dietro e lo estrassi dalla mutanda, scappellandolo e segandolo come si deve.
Lui mi poggiò una mano sula testa e mi spinse giù fino a farmi ritrovare in bocca il suo cappellone, liscio e umido, che succhiai a dovere con sua grande approvazione.
Dopo che ritenne che il mio lavoro lo abbia portato all’erezione ideale, mi fece sollevare e sputandosi su una mano cominciò ad umidificarmi il buchetto, che sotto il suo sapiente massaggio si apriva come la fica di una donna, allargando le sue labbra in attesa dell’intruso desiderato.
Mi stantuffò duro con due dita contemporaneamente continuando a sputarsi nelle mani e ad umidificarmi, io preso dal delirio mi abbassai a novanta gradi afferrando con le braccia distese in avanti due solidi arbusti, inarcai la schiena, spalancai le chiappe in modo tale da pormi come il più recettivo possibile.
E labbra del mio sfintere palpitavano, ansimavano, si aprivano come un fiore che sboccia aprendo i suoi petali, ben umidificato e pieno di desiderio proibito attendevo solo di essere penetrato.
Il mio culo aperto ed ansimante, già ampiamente slabbrato era pronto a risucchiare al suo interno qualsiasi uccello si accostasse al suo accesso.
Il suo tondo e turgido cappellone si appoggiò alla mia umida fessura e scivolò dentro quasi inghiottito dalla mia lasciva fica, poi con una spinta decisa il cazzo penetrò in tutta la lunghezza dandomi quella sensazione di riempimento che solo un cazzo nel culo riesce a darti.
Cominciò a sbattermi con grande decisione tenendomi saldo per i fianchi facendomi sentire quella puttana che in queste situazioni desidero ambire ad essere; ansimo, sbavo, godo col culo, mentre mi fotte duro, il ciak ciak prodotto dai suoi affondi che si ammortizzano sui miei chiapponi echeggiano nel buio e nel silenzio, in tutto ii bosco intorno.
Dopo un po’ di minuti di questa eccitante cavalcata sentii gli intestini irrorarsi del suo liquido seminale, quasi un clistere, stava sborrando copiosamente dentro me, poi si ritrasse e la sborra esondò dalla mia rosellina colandomi lungo le gambe imbrattandomi i pantaloni abbassati.
Preso dalla foia cominciai a masturbarmi furiosamente fino a sborrare per terra mentre il mio scopatore si ritrasse, si ricompose velocemente e si ecclissò tra gli alberi; cercai di ripulirmi in qualche modo con dei fazzolettini, ma mentre cercavo di sistemarmi mi accorsi che non eravamo soli, un altro individuo aveva assistito alla nostra monta, un uomo oltre i sessanta con due bei baffetti, mi sembrò essere una persona affidabile, mi sorrise mentre continuava a toccarsi il pacco, era simpatico; gli feci un sorriso invitandolo con un cenno ad avvicinarsi ed inequivocabilmente gli feci capire di approfittare pure del mio culo ancora grondante riabbassandomi a novanta e porgendogli la cavità ancora umida e prontissima per essere profanata nuovamente.
Si avvicinò segandosi per portare il cazzo ad un livello accettabile di erezione potermi inculare, una volta dietro si immerse nel mio pertugio ancora pregno di umori scivolandoci dentro senza ostacolo alcuno. Cominciò a fottermi, dapprima lentamente, poi sempre più cadenzato; mentre mi godevo questa seconda cavalcata, d’un tratto mi ritrovai una nuova nerchia davanti agli occhi, lunga e pendula, sulla quale si sarebbe dovuto lavorare parecchio di bocca per portarla ad un’erezione accettabile.
Guardai il mio sodomizzatore, che mi sorrise e mi disse: ”E’ un amico! Succhiaglielo! Rendilo felice!”
Lo accontentai, e mentre lui continuava a sbattermi io mi occupai con la bocca di drizzare quella notevole proboscide.
Il tipo era robusto e nerboruto, anche lui sui sessanta, un po’ rude, aveva un fare da tontolone, sembrava anche un po’ tardo di comprendonio per la verità, ma quello che aveva in mezzo alle gambe era qualcosa veramente fuori dalla norma, era quello che si dice un omone, un marcantonio, non molto sveglio ma con un membro dalle misure equine, avvicinandomi con la bocca il suo odore cominciò a penetrarmi nelle narici, non che profumasse particolarmente, anzi diciamo che emanava un odore non proprio invitante, ma una volta preso tra le labbra il sapore del cazzo mi fece perdere la testa, me lo feci scomparire in bocca e cominciai a darmi da fare con risultati più che accettabili, alla fine del lavoretto di lingua risultava proprio un gran bell’esemplare di cazzo.
Nel frattempo, chi mi stava dietro era venuto allagandomi ancora di più il buco de culo, già abbondantemente umido degli umori del cazzo precedente, estratto il cazzo dal mio didietro si spostò e lasciò che il nuovo venuto si accomodasse alle mie spalle e puntasse la cappella sul pertugio; il suo non era un cazzo normale e ci sarebbe voluto un maggior impegno di tutti e due per farlo entrare bene tutto.
Cominciò a spingere e la cappella varcò la soglia senza alcuna difficoltà, le labbra della mia fica anale la avvolsero magistralmente, poi continuò ad esercitare una pressione costante entrando centimetro per centimetro, fino a che potei sentire la sua peluria solleticarmi le chiappe, segno che l’operazione era riuscita completamente e la pertica era ormai tutta dentro di me.
Cominciò a danzare col bacino coinvolgendomi nel movimento per abituare il mio culo alle dimensioni del suo cazzo, era la terza monta ma le premesse erano ottime e la nuova cavalcata sembrava degna di essere vissuta pienamente e soprattutto goduta, una fava così da sballo dentro al culo non sarebbe potuta capitare tutti i giorni.
Sentivo la sua rigida verga vivere il mio orifizio, percepirla solcare in tutta la sua lunghezza la cavità anale mi riempiva di soddisfazione e godimento.
Lo accompagnavo divaricando le chiappe con le mani e spingendomi verso di lui per permettergli di entrare sempre più in profondità in un fantastico sodomitico balletto, stava esplorando le zone più recondite del mio intestino dove nessun cazzo probabilmente vi era mai arrivato.
Cingeva con le mani i miei fianchi assestando colpi decisi ma profondi, ansimai come una cagna in calore, lo incitai ad aprirmi in due con il suo cazzone extra large tutto in culo, giunsi a sborrare copiosamente senza toccarmi lasciandomi sfuggire un urlo di piacere che nel buio fitto della serata echeggiò per il boschetto.
Messo a novanta, contemporaneamente ed inaspettatamente venni raggiunto da inaspettati spruzzi di sborra sul volto, l'amico coi baffetti aveva assistito alla cavalcata masturbandosi ed in prossimità dell'orgasmo si era avvicinato imbrattandomi il volto.
Mi girai verso di lui con il volto pieno di sborra e con la lingua feci il gesto di ripulirmi le labbra dallo sperma che mi era arrivato, deglutii il tutto guardando il mio beneficiario con lo sguardo pieno di lussuria.
L'omone che mi stava inculando ad un certo punto si staccò improvvisamente creandomi una brutta sensazione di vuoto dentro che avrei desiderato venisse subito colmato, ma non ebbi il tempo di supplicarlo di continuare a fottermi che mi spinse giù in malo modo facendomi accucciare velocemente davanti a se e mi infilò la verga già puzzolente di suo e ora arricchita anche dai residui dei miei escrementi nella bocca, giù fino in gola quasi soffocandomi emettendo un gemito roco ed animalesco si lasciò andare ad una sbrodolata pazzesca, per un attimo credetti quasi di annegare, il suo seme sembrava mi uscisse fino dal naso, ebbi un conato di rigetto, non riuscii a deglutirla tutta.
In pochi minuti mi ritrovai solo, se ne erano andati tutti; si erano divertiti abbastanza e una volta raggiunto il godimento si dileguarono tra gli alberi, mi asciugai, mi sistemai ed uscii dal bosco barcollando come un ubriaco, le gambe mi reggevano a malapena, raggiunsi l'auto camminando a gambe larghe, il mio sfintere era ancora dilatato come se bramasse un altro cazzo ancora, il freddo e l’umidità della serata percorrevano la mia cavità anale allargata entrandomi dentro, salendomi su per il culo creandomi una sensazione di vuoto e un ulteriore desiderio dii cazzo che lo riempisse.
Pensai: "Mentre vado all'auto magari incontro qualcuno che mi piega a novanta e mi riempie nuovamente!"
Avevo l’impressione di camminare nudo nel bosco, senza pantaloni e senza mutande, una sensazione unica, un’avventura entusiasmante ma soprattutto appagante.

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