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Gay & Bisex

14 Fare Jogging fa bene alla salute


di iside59
09.06.2024    |    9.266    |    16 9.2
"Saltai sull’autobus e dopo una ventina di minuti ero là, pronto ad affrontare le incognite di quel luogo di perdizione e a subirne le eventuali pesanti..."
Notai un giorno, in giro per Milano, una angusta sala cinematografica molto interessante e mi prefissi di recarmici appena ne avessi avuto l’occasione.
Controllai su un quotidiano (allora le sale a luci rosse erano censite su quasi tutti i giornali) la consistenza della mia impressione, ebbi la conferma che il cinema in questione era proprio a luci rosse, anche se il titolo della proiezione non era particolarmente indicativo.
Un pomeriggio d’estate, mi vestii leggero, con dei pantaloncini da jogging molto sgambati, scarpe da tennis e magliettina leggera, dissi a mia madre che sarei andato al parco a fare una corsetta per mantenermi in forma.
Saltai sull’autobus e dopo una ventina di minuti ero là, pronto ad affrontare le incognite di quel luogo di perdizione e a subirne le eventuali pesanti conseguenze.
Pagai il biglietto, spostai il tendone per accedere alla sala e mi ritrovai immerso nel buio più totale, illuminato solo dalla pellicola che tra l’altro essendo un po’ vecchiotta risultava anche piuttosto scura; non eravamo al massimo dell’alta definizione ma l'esperienza mi intrigava assai, la grande Moana era alle prese con due energumeni di colore che in pochi minuti la rivoltarono sotto sopra infilando i loro randelli in tutti i pertugi possibili ed immaginabili, per finire poi con una copiosa sborrata quasi in contemporanea sul volto della bionda attrice italiana.
Al buio e senza conoscere la conformazione della sala rimasi fermo a in piedi appena dentro; già sentii qualche mano di passaggio palparmi le chiappe sopra i calzoncini leggeri, lasciandomi presagire che da lì non sarei potuto certo uscitre incolume.
Quando riacquistai un minimo di visibilità cominciai a spostarmi verso il fondo della sala, contai dieci/quindici persone presenti, non di più, tutti abbastanza avanti con l’età e questo comunque mi rassicurava, mi piacevano un sacco i nonnetti, magari non tutti erano efficienti, magari un poco insistenti, ma sicuramente non particolarmente pericolosi o violenti.
Sentii due mani abbrancarmi le terga con vigore, d’istinto mi spostati di qualche metro; poi qualcosa che non era una mano si poggiò timidamente sul mio braccio destro, rimasi un po’ in attesa e la cosa ricapitò dopo qualche minuto; stavolta era più uno struscio e quindi guardai verso il mio braccio scorgendo un cazzo abbastanza moscio ma di dimensioni elefantiache, li e non resistetti alla tentazione di toccarlo, impugnarlo e cominciare a menarlo.
Il mio lavoro dette presto i suoi frutti, il cazzo era lievitato ulteriormente e si era parecchio indurito, insomma era una mazza di tutto rispetto, fu allora che presi il coraggio di alzare lo sguardo per vedere in faccia il proprietario di quel bell'arnese con una espressione molto soddisfatta.
Era un uomo sui cinquanta/sessanta, alto e abbastanza prestante fisicamente, dall’aspetto non proprio rassicurante; notai con grande sorpresa però che le mani che mi stavano palpando il culo non erano le sue, ma erano di un altro uomo, basso, grasso e pelato, anche lui abbondantemente oltre la cinquantina che stava alla mia sinistra e quatto quatto si era infilato proprio dietro di me, sbavando e ansimando come un porco approfittando della mia attenzione ormai focalizzata sulla nerchia che tenevo fra le mani.
Il mio lavoro stava dando i suoi frutti, sotto il mio menare il cazzo di cui mi stavo occupando era diventato un’asta dura come il marmo, di discreta lunghezza e con alla fine una bella e rotonda cappella che cominciava pian piano già ad inumidirsi.
La mano dell’uomo che stavo masturbando si poggiò sulla mia testa invitandomi a piegare la schiena in avanti mentre il pelato che mi palpava le natiche mi aveva ormai abbassato i leggeri calzoncini da jogging e le mutande, cercando di penetrarmi con le dita; non me li calò completamente gli indumenti ma solo il giusto per scoprire il culo, in modo tale da lasciarmi intatta la possibilità di allargare le gambe e poter esporre il mio buco nello stesso modo in cui una donna eccitata e bagnata di umori espone la sua fica alla penetrazione da dietro.
Per comodità feci qualche passo in avanti appoggiandomi con i gomiti all’ultima fila di poltroncine, inarcando la schiena ed esponendo la mia figa anale nella sua massima apertura, mettendo in mostra la rosellina anale calda nella sua oscena non verginità; questo probabilmente eccitò ancora di più i miei amanti occasionali ed attirò l’attenzione di tutti i presenti in sala.
Il laido pelato si tuffò tra le mie chiappe immergendo la sua lingua nell'antro rilassato e la maestria con cui mi lavorava faceva mi faceva impazzire, mi sbavò sul foro più volte mentre con la mano mi segava da dietro con un movimento verso il basso; dopo dieci minuti in cui la sua lingua andava dentro e fuori il pertugio come un cazzo di dimensioni ridotte sopraggiunse un attimo di pausa a cui fece seguito l’accostarsi al mio forellino (per dire) di qualche cosa di più consistente che non era certo una lingua, ma era la grossa e turgida cappella dell'altro uomo, probabilmente i due avevano reputato che il buco fosse già stato oliato a sufficienza per potervi fare accesso agevolmente con la verga.
Il mio sfintere cedette subito sotto la pressione della cappella, la capocchia entrò facilmente e senza problema alcuno; rimasi in ansiosa attesa di una suo più invasivo accesso, le sue mani presero i miei fianchi per tenermi fermo e con un colpo secco affondò completamente la sua nerchia sbattendo col bacino contro le mie chiappe, sentii la sua ruvida peluria pubica solleticarmi l’incavo tra i glutei.
Strinsi i denti ed emisi un urletto di dolore che ben presto lasciò spazio alla grande soddisfazione del sentirsi riempito a dovere; lo riestrasse e lo riaffondò più volte, prima lentamente poi sempre più velocemente, fino a prendere un ritmo da martello pneumatico che mi portò a seguirlo nel suo ritmico montare emettendo dei gemiti di intenso piacere che trasformarono la vigorosa inculata nel principale avvenimento in sala, i miei urli di apprezzamento avevano catalizzato l’attenzione di quasi tutti i presenti.
Dopo una buona quindicina di minuti di quella veemente e pubblica cavalcata senti un copioso getto di liquido nei miei intestini, seguito da una travolgente e abbondante alluvione, quasi un clistere; temetti quasi mi stesse pisciando dentro, ma in realtà era solo la grande quantità di sborra che mi aveva scaricato in culo il mio prestante sodomizzatore.
Dopo avermi riempito di sborra estrasse il cazzo ancora turgido e impregnato di umori ed il pelato, col quale prevedibilmente lavorava in coppia, quello che mi aveva inumidito il pertugio per capirci, gli si fiondò addosso ripulendolo golosamente con la bocca di ogni sostanza sopra depositata.
Persi ogni contatto con la realtà, rimasi appoggiato allo schienale delle poltroncine dell’ultima fila, qualcuno tra quelli richiamati dai rumori della monta si sostituii al primo cavalcandomi ancora; con la testa non ci stavo più, non sapevo più dove fossi e cosa stessi facendo, non mi resi neppure conto di quanti in seguito si sarebbero alternati alle mie spalle uno dietro l’altro facendo scempio del mio culo.
Ad un certo punto, in preda alla foia, vidi qualcosa balenare davanti a me, un cazzo? Si un cazzo!; qualcuno coi pantaloni e mutande abbassate si era messo in ginocchio sulla poltroncina sul cui schienale ero appoggiato e prendendomi la testa con le mani indirizzò la mia bocca verso il suo membro.
Ero praticamente in balia dei presenti in sala, non connettevo più, ero in preda al delirio, con le labbra gli cinsi il glande titillandolo con la lingua e poi cominciai a pompare freneticamente fino a farlo sborrare sulle mie tonsille.
Un secondo uomo si alternò al primo, ma questa volta fui io ad azzannarlo appena vidi il suo cazzo balenare davanti agli occhi, poi ancora un altro, poi anche uno di colore che non avevo notato prima in sala, il getto di quest’ultimo mi irrorò tutto il volto, un fiotto andò a depositarsi sulla guancia, ma prima che questo potesse finire a terra, con un dito me lo infilai in bocca con un gesto degno di una vera vacca.
Se nel frattempo non fossero entrati in sala altre persone, almeno quindici uomini avrebbero riversato in me il contenuto delle loro palle, dal mio buco del culo esondava lo sperma, dalla bocca ne colava altrettanta, qualcuno mi porse dei fazzolettini per ripulirmi.
Erano ancora tante le persone intorno a me, mi toccavano, mi guardavano voluttuosamente, si menavano il cazzo in attesa di usarlo su di me, decisi di porre fine all’esibizione recandomi ai cessi per sciacquarmi il volto e lavarmi le mani impregnate dell’odore dei cazzi che avevo maneggiato, qualcuno cercò di seguirmi ma io lo respinsi in maniera decisa.
Stavo sciacquandomi il volto chinato su un lavabo quando sentii qualcosa di estremamente duro poggiarsi alle mie terga, feci per sollevarmi girandomi per vedere chi fosse il maleducato, ma una mano sulla schiena mi spinse giù costringendomi a novanta riverso sul lavabo; il peso del corpo dello sconosciuto gravava sulla mia schiena ed ero praticamente immobilizzato, schiacciato giù sul lavabo non in grado di divincolarmi.
Fu allora che lo supplicai di non farmi di nuovo il culo, non ne potevo più, avevo la mia rosellina slabbrata a pezzi, quasi piagnucolando gli chiesi di non prendermi con la violenza; lui che mi alitava sul retro delle orecchie con una voce minacciosa e rancorosa mi apostrofò: “Brutto finocchio rottinculo, ti sei fatto inculare da tutto il cinema e ora fai il difficile solo con me?”
Mi sollevò da quella posizione e mi spinse prepotentemente dentro ad uno dei cessi regolarmente con serratura divelta, accostandosi la porta alle spalle; mi tolse maglietta e pantaloncini lasciandomi praticamente nudo con le sole scarpe e mi ordinò di salire in piedi sulla tazza del water.
Così messo avevo il cazzo all’altezza della sua bocca e difatti se lo ingoiò immediatamente tirandomi una pompa stratosferica, non resistetti molto. gli sborrai in gola e lui ingoiò tutto; mi fece scendere e mi mise a sedere sulla tazza, liberò il duro cazzo che mi si era poggiato al culo in precedenza, un vero bastone, era magnifico, almeno 20 centimetri di asta con in testa una cappella turgida e perfettamente scolpita.
Non ci fu bisogno di obbligarmi a spompinarlo, lo inghiottii subito e mentre lo succhiavo sbavando copiosamente, dentro di me si fece strada il rimpianto di non averlo provato in culo, forse non sarebbe provare un tale esemplare.
Notai che durante le nostre effusioni la porta si era aperta e quindi non eravamo più soli, un paio di spettatori indiscreti ci guardavano e si masturbavano.
Mentre succhiavo, lui mi insultò in maniera cattiva con epiteti indicibili, poi cominciò ad accelerare il movimento pelvico, scopandomi in bocca con foga, sempre più velocemente per poi inondarmi la gola con un altro litro di sborra, che tracimando dalla mia labbra socchiuse colò piano piano sul mio corpo nudo.
Rinfoderò la sua mazza dopo avermelo strusciato sulla faccia un paio di volte per ripulirselo lasciandomi alla mercè dei due spettatori che presero coraggio ed entrarono decisi nel cesso dove io stavo seduto sempre sulla tazza con fare inebetito.
Uno dei due se ne uscì con questa frase inequivocabile: “Succhiacazzi che non sei altro, noi siamo arrivati da poco ma abbiamo pagato il biglietto anche noi!”
E così dicendo mi srotolò davanti alla faccia il suo cazzo, con la mano mi prese per i capelli spingendo la mia testa verso la cappella già umida di una eiaculazione avvenuta in precedenza, forse mentre guardava.
Ci volle un pochino ma poi il suo cazzo prese vigore grazie alla mia lingua e finii per riempirmi di nuovo la gola.
Fu il turno poi del suo amico che già sovraeccitato dalla sega che si era tirato mentre spompinavo l’altro, non me lo infilò neanche in bocca, lo appoggiò alle mie labbra continuando a menarselo, io socchiusi la bocca pronto a ricevere la sua copiosa eiaculazione che mi finì per lo più sul mio volto, sul naso, sugli occhi e anche sui capelli.
Cinque o sei schizzi potenti saettarono nell’aria come se non sborrasse da una vita, rimasi li seduto sulla tazza del water per qualche minuto anche dopo che i due se ne erano andati, ero sfinito e grondavo sperma da ogni poro.
Entrò un ommetto sulla settantina, coi baffetti bianchi e con un cappello in testa, sembrava una persona per bene, mi guardò, mi sorrise, entrò nel cesso, ma inaspettatamente e al contrario di ciò che mi aspettassi, mentre scuotevo la testa quasi rassegnato, mi porse un pacchetto di fazzolettini di carta per ripulirmi.
Ringraziai il nonnetto, che magari era uno di quelli che mi aveva inculato in sala precedentemente ed era rimasto senza colpi, presi i miei vestiti finiti per terra in un angolo di quel malsano luogo e mi rivestii; andai a sciacquarmi al lavabo asciugandomi con i fazzoletti gentilmente donatomi ed uscì di corsa.
Non potevo prendere l’autobus nelle condizioni igieniche in cui ero e quindi corsi fino a casa, d’altro canto ero uscito per fare jogging, arrivare a casa bello sudato mi avrebbe agevolato nel giustificare la situazione penosa dei miei indumenti.
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