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Vendetta su vendetta su vendetta ….. 2


di geniodirazza
07.01.2025    |    393    |    0 6.0
"Ha bisogno di credere che ha fatto il giusto e che lo ha fatto da sola..."
Mentre la sceneggiata assumeva toni da tragedia, vidi il telefonino di Marika in bagno e ne approfittai per scaricare tutta la memoria.
Vi aggiunsi un’app che consentiva di seguirne i movimenti; era gratuita e si scaricava da internet con un clic.
Esaminando la memoria del cellulare, scoprii che Marika aveva indagato sui club privè tra i quali ne aveva segnalato uno, il ‘Jambo’, al quale si era iscritta con lo pseudonimo di Nemesi, che è il più ovvio per un’insegnante.
Mi iscrissi immediatamente anche io e come pseudonimo usai Polifemo, così per gioco.
Feci appena in tempo a rimettere a posto il telefonino che Marika lo prese e chiamò Giorgio.
Stavolta ebbe la spudoratezza di parlare chiaro in mia presenza; sentivo male le risposte; doveva aver chiesto qualcosa che mi riguardava perché lei mi propose di parlare con lui; le imposi di mettere il vivavoce e di far fare lo stesso all’altro perché anch’io volevo parlare chiaro con chi era dall’altra parte.
“Mi hai rubato tu il portafogli?”
“Marika non ti ha detto che ho un video da cui risulta chiaro che lo hai perso tu nel nostro talamo?”
“Io gliel’ho detto, ma preferisce non credere.”
La voce era di Elettra.
“Ciao, Elettra, come stai?”
“Benissimo, non ti preoccupare; questo verme non si azzarda neppure a negare.”
“Cosa vuoi fare con il video?”
“Se finiamo in tribunale, sai a che può servire o non hai imparato proprio niente in tanti anni da aiutante?”
“Domani posso venire al lavoro?”
“Elettra, che mi consigli?”
“Dai, non lo lasciare disoccupato. Già è una nullità; senza lavoro, sarebbe da fargli la carità. Ma è vero che è venuto dentro senza neanche sapere se era protetta?”
“A parte il fatto che lei neanche sa come ci si protegge, sì è venuto dentro, ma si spera che non si apra un altro contenzioso per l’attribuzione di un bastardo!”
“Speriamo davvero; ma, scusami, tua moglie è proprio una bambina incapace; rischiare di farsi ingravidare. Neanche a quindici anni …”
Marika era verde di bile.
“Allora, come dice Elettra, vieni anche a lavorare, ma non ti aspettare più nessuna cortesia; da oggi sono il padrone e mi comporto da tale, anche se sei il marito di Elettra.”
“La tessera del Club?”
“Quella l’ha presa Marika. Se ha nostalgia, te la porta lei. Se no, la da a me e domani te la consegno.”
Stranamente, intervenne Marika.
“Senti Elettra, visto che secondo lui ci avete dato tanto dentro, com’è a letto mio marito?”
“Cara signora maestra, io non sono come lei pura e candida alla prima esperienza di tradimento; ne ho fatte molte nel passato remoto, nel passato recente e adesso anche nel presente; suo marito merita un primissimo posto per molti aspetti e comunque è sul podio del trionfo in tutti i casi; è un peccato che lei non se lo sappia godere ed abbia cercato rifugio in un lumacone come mio marito. Ma de gustibus … Arrivederci.”
E attaccò.
Marika mi lanciò con malgarbo la tessera di Giorgio.
“Non ho nessuna intenzione di rivedere quel personaggio … “
“Marika, per l’ultima volta con garbo e serenità; ripensa quello che hai detto; recupera il rapporto coi figli; non ostinarti nel desiderio di vendetta. Per favore … “
“No, troppo comodo! Devi pagare! E devi pagare caro!”
“Vedremo a chi arriverà il conto!”
Da quel momento le mie energie erano tese a cogliere la data in cui Marika avrebbe fatto la sua stupidaggine al ‘Jambo’; e non dovetti neanche attendere molto; nella stessa settimana prenotò per il sabato la cena alle 21 con dopocena libero.
Seguii lo stesso procedimento.
Il sabato pomeriggio vidi che si preparava e, come un ragazzino, cercai di spiare cosa avrebbe indossato; quando stava per uscire, gli occhi mi uscirono dalle orbite; una troia perfetta!
Aveva scelto i capi più trash, gli ornamenti più volgari e le pose più oscene.
Feci da subito scattare le riprese per immortalarla.
Uscì in macchina ed io la seguii con la mia; andò diretta al locale, parcheggiò ed io dietro di lei.
In sala, si diresse al bar e cominciò a mandar giù aperitivi che erano chiaramente alcoolici; Marika non sopportava l’alcool.
Si trasferì al ristorante e fece di tutto per farsi notare.
Quando ebbe esaurito la cena, si andò a sedere su un divanetto vicino alla pista da ballo.
Un giovanotto sulla trentina la avvicinò, la guidò in pista e cominciò a pomiciarsela.
Addirittura, riuscii a registrare gli strusciamenti e l’ingrossatura del sesso di lui che ben presto si piantò sotto la sua gonna, a contatto con i laccetti del perizoma.
Decisero di spostarsi e cominciò il pellegrinaggio.
All’inizio, mia moglie sembrava esitare quando il ragazzo le propose una saletta vuota, in cui potevo guardare da una finestrella.
Potei vedere così nitidamente come lui la carezzava e la baciava, come la spogliava piano e come la stendeva sul lettone per cominciare a possederla; mentre era fermamente piantato dentro di lei che sembrava urlare di piacere, entrarono altri ragazzi e ben presto fu preda di cinque maschi che la prendevano da tutte le parti; per la prima volta nella sua vita, Marika ricevette un membro nel retto conservato vergine con tanta cura e negato con forza a me; lei che per trent’anni mi aveva proibito assolutamente di infilarle il sesso in bocca, faceva allegramente fellatio goduriose infilandosi il membro in gola fino ad avere conati di vomito.
Erano in cinque che si alternavano nei suoi buchi e nelle sue mani; in un’ora, Marika era esperta di sesso anale, di copule, di fellatio, di 69, di tutto insomma.
Continuavo a riprendere spietatamente e cercavo tutti i particolari possibili per dimostrare quanto fosse troia nel chiedere sempre di più.
In breve, percorsero tutte le sale del privè fino alla Glory Hole dove la neo troia si esibì con la bocca su una ventina di mazze e con vagina e retto su quattro o cinque di neri; la sensazione fu che sanguinasse dalla vulva e dall’ano, ma nessuno se ne curava e non potevo certamente essere io a metterla sull’avviso.
Per fortuna, davanti alle sale del sadomaso ebbe un attimo di resipiscenza, chiese l’ora e, visto che erano quasi le sei, chiese di andare via; la accompagnarono all’uscita.
Prima di ritirare la macchina, telefonai ai miei figli li avvertii che il peggio era successo e che era indispensabile che fossero presenti tutti a casa mia entro mezz’ora.
Mi rassicurarono e partii seguendo Marika che non pareva molto in sé mentre guidava verso casa.
Quando mi resi conto che ce l’avrebbe fatta da sola, la sorpassai e la anticipai di qualche minuto.
Quando entrai in casa, trovai i quattro seduti al tavolo.
“Che è successo?”
“E’ andata da sola al ‘Jambo’ … “
”Cosa?!?!? Al ‘Jambo’??? Ma quella è pazza.”
“Vedrai com’è ridotta, adesso che torna. Ada, per favore, niente aggressione, avrà anche bisogno di assistenza medica perché l’hanno conciata male; cerca di trattenerti ed aiutala quanto puoi, anche se cercherà di impedirtelo con la sua arroganza.”
“Va bene; non capisco, ma mi adeguo … “
Si sentì il rumore della sua auto, Luca si affacciò e la vide uscire barcollando, cercò di precipitarsi; lo fermai.
“Attento, se cerchi di aiutarla si inferocisce. Ha bisogno di credere che ha fatto il giusto e che lo ha fatto da sola.”
Luca si trattenne ma si fermò dietro la porta e, appena lei aprì, lui la accolse e le evitò di piombare giù a corpo morto.
“Mio Dio, non toccatela! E’ tutta coperta di sperma!!!! Cosa ha fatto?”
“Cosa non ha fatto! E’ uscita con l’ano vergine ed ora non si siederà per un paio di giorni.”
Tutti erano spaventati e avevano le mani nei capelli. Marika, impudente, sorrise.
“Oh, i miei figli qui, come mai ragazzi?”
“Mamma, lo vedi come sei conciata?”
“Beh? Mi sono divertita un po’. L’avevo promesso che mi sarei vendicata alla grande. E l’ho fatto!”
Ada la prese sottobraccio e l’accompagnò sotto la doccia, quando ritornò, era sconvolta.
“Mai visto una vulva tanto lacerata, mai visto un ano così mal ridotto. E’ tremendo, non è umano!!!”
Si rifugiò in braccio al marito, pallido come un cencio.
Finalmente uscì anche MariKa, avvolta in un accappatoio; cercò di sedersi; non poteva, perché il sedere rotto le doleva.
“Va beh, incerti del mestiere!”
“Quindi per mestiere tu fai la troia!!!! Però non ho mai sentito di prostitute che considerano incerto del mestiere un sedere così sgangherato; si tutelano, quelle.”
“Ma forse perché non si divertono.”
“E tu ti sei divertita, amore mio?”
“Peccato che non ci fossi, ti saresti divertito anche tu.”
“Io c’ero, ma non mi sono affatto divertito!”
Tutti mi guardarono, io mostrai il timbro che avevano posto all’entrata e che lei aveva eguale sul polso.
“E se c’eri, perché non hai partecipato?”
“In quella folla, non mi avresti visto.”
“E’ vero, sono stati tanti!”
Luca fu come sempre il primo a riprendersi.
“E adesso?”
“Adesso è tutto finito, io ho avuto la mia vendetta e torno a fare la brava mogliettina.”
Ada era verde di bile.
“Se ti prendi in casa questa fogna, i tuoi nipoti te li scordi.”
Il marito non accennava nemmeno a protestare.
Luca cercava di essere conciliante.
“Mamma, l’hai fatta troppo grossa; non ti può perdonare.”
“Cosa può o non può? Lui fa quello che dico io!”
“Ragazzi, andate, volevo solo avervi testimoni di quello che ha combinato questa signora. Così adesso capirete la vera vendetta, la mia, che sarà terribile.”
Se ne andarono spaventati.
Mi ritirai nella stanza per gli ospiti e cominciai a smanettare con il portatile, con le chiavette e con il materiale registrato.
Ci lavorai per un’intera giornata e alla fine realizzai una trentina di video.
Marika dormì quasi tutto il giorno; si svegliò per poco ad ora di pranzo e mangiò un trancio di pizza che avevo comprato in rosticceria.
Poi tornò di nuovo a dormire.
Si risvegliò di nuovo ad ora di cena e mangiò un altro pezzo, freddo, della pizza di mezzogiorno.
“Da domani faccio la brava moglie e preparo io pranzetti per il mio amore. Non sei contento che tutto è finito?”
Non risposi; uscii, andai a pranzo in un ristorante vicino casa e, anziché tornare, provai a telefonare a Nicla, una mia impiegata che da mesi mi faceva il filo e le chiesi se le andava di stare un poco con me.
Accettò volentieri e mi passò a prendere; le chiesi dove preferiva andare.
“Casa mia non ti sta bene?”
“Certo; ma non osavo.”
“Osa. Qui non sei il principale. Sei un uomo che mi piace e io non faccio tante storie per fare l’amore con chi mi piace.”
Andammo a casa sua e, finalmente, riuscii a scaricare tutte le tensioni con una copula che durò quasi tutta la notte e non lasciò scampo a nessuna ipotesi di sesso.
Dopo averla posseduta quattro volte in vagina, eiaculando una sola volta, e tre volte nel retto, con altra sazia eiaculazione, dopo averglielo fatto assaggiare in bocca, tra le tette, fra le cosce, dovunque si potesse appoggiare, crollai addormentato come un sasso; l’ultima cosa che ebbi la forza di raccomandarle fu di staccare il mio telefonino e di avvertire lo studio che lei restava con me e che avremmo fatto assai tardi per una pratica in corso.
Mi svegliai che mezzogiorno era passato da un pezzo; Nicla stava già spignattando per il pranzo.
“Ciao amore, buongiorno … oh, scusa, forse ti devo chiamare capo … “
“ … in ufficio, tassativamente, qui sono solo, come hai detto? Ripeti, per favore?”
“Amore, ho detto amore, ma senza nessun valore semantico; sei il mio amore finché stiamo facendo l’amore; poi possiamo essere chi vogliamo.”
“Cosa pensavi di preparare?”
“Non so; cosa vorresti?”
“Vorrei lavarmi, vestirmi, uscire con te, andare al ristorante dove dovevamo andare ieri sera e, dopo pranzo, apparire come due fantasmi in ufficio.”
“Perfetto! Giorgio mi ha assicurato che tutto procedeva benissimo e che ti avrebbe fatto trovare tutto in ordine.”
Mi lavai, mi vestii con gli stessi indumenti della domenica e uscimmo.
Dopo pranzo, entrammo in ufficio; finalmente, accesi il telefonino e trovai moltissime chiamate senza risposta, messaggi in tutte le formule e avvisi di ogni genere.
Telefonai a casa, mi rispose Luca.
“Ciao, come mai sei lì?”
“Mamma ci ha avvisato che eri sparito ed eravamo in ansia per te. Dov’eri?”
“In un albergo. Piuttosto che sentire tua madre che mi chiamava amore e prometteva di essere la casta mogliettina di sempre, ho preferito dormire fuori; ora sono in ufficio.”
“Vieni a casa?”
“Non lo so. Ci devo pensare!”
“Papà, mi costringi a parlarti da avvocato. Tu puoi chiedere la separazione, forse anche per colpa, vista l’evidenza; ma se oggi non torni a casa, a fine lavoro, ti denuncerò io stesso per abbandono del tetto coniugale. Te l’ho già detto; tu vuoi, puoi e forse devi abbandonarla alla sua stupidità orgogliosa; ma per me è la mamma e sono con lei fino alla morte … anche alla morte tua, ideale beninteso, se fosse necessario. Stasera torna a casa, poi domani deciderai. Ciao.”
“Avvocato, i miei complimenti; spera che tua madre non ti trascini in tribunale contro di me; se mi vedo messo alle strette, io ti massacro!”
“Ci vediamo qui a casa.”
Effettivamente, anche giuridicamente, dovevo tornare a casa, anche se mi costava.
Li trovai tutti schierati, tutti pronti a conciliare e mettere d’accordo; andai nella stanza degli ospiti e presi la chiavetta USB montai il proiettore e feci andare il filmato per intero.
Marika sin dalle prime immagini urlava e cercava di scappare.
Le imposi di fermarsi e aspettare.
Luca mi fermò ad un certo punto e disse.
“Papà, è inutile che ci fai soffrire così … “
“IO HO SOFFERTO TUTTO QUESTO DAL VIVO, SULLA MIA PELLE e voi ora siete qui a sollecitarmi di perdonare questa signora che non qualifico per non finire nel penale; e questa signora che non qualifico se ne viene ora a raccontare che vuole tornare a fare la mogliettina casta e pura, dimenticando tutto!”
“Cosa proponi?”
“Divorzio per direttissima!”
Marika sembrò svegliarsi.
“Te lo sogni, ti piacerebbe, ma te lo farò penare io!”
“Luca, ti ho avvertito, se divento cattivo, massacro. Fate attenzione.”
Sempre Marika.
“Sentiamo un po’ cosa potresti fare, povero cornuto!”
“MAMMMMMAAA Ma sei pazza?????”
“Perché? Ora è cornuto pure lui, finalmente!”
“Allora, poiché sono cornuto, io adesso posto questi filmini, uno per uno, uno ogni due giorni, su youporn. Sono sicuro che faranno la gioia di internet, del liceo, del preside, del provveditore, del Ministro perfino; la professoressa troia che fa sesso con cinquanta in una sera sarà esclusa dall’insegnamento; forse io diventerò l’avvocato fatto cornuto dalla professoressa troia, ma è risaputo che i cornuti sono gli ultimi a saperlo; io prima passavo per tombeur de femmes; i conti si pareggeranno e solo la signora resterà senza lavoro e potrà ammirare le sue nobili gesta in internet per uno o due anni, fino a quando sarà decretato il divorzio per colpa di lei per aver tenuto un comportamento incompatibile col minimo della decenza umana.
Caro Luca, questa è la mia strategia. Parlane con la tua assistita e cerca di convincerla o fra due minuti il primo video va in rete e da domani tua mamma sarà in congedo provvisorio e voi sarete ufficialmente figli di troia. Pensateci; e pensateci anche voi ragazze perché il fango arriva dappertutto. Se la troia divorzia, può copulare con chi, dove, come e quando vuole; se non vuole divorziare, il fango colpisce tutti.”
“Papà, prima di postare, dammi il tempo di consultarmi con mamma.”
Ada si inferocì.
“Che cavolo vuoi consultarti? Noi stiamo qui a rischiare dignità, decoro, lavoro e avvenire perché una imbecille ninfomane ha voluto farsi qualche copula a modo suo e non sapeva neanche dove sta il sesso? Ma vai al diavolo, troia, concedi questo divorzio e levati dai piedi. Statti sicura; comunque vadano le cose, i miei figli li vedrai solo se tu concedi il divorzio a tuo marito ed io resto col mio; se fai l’imbecille e mio marito si schiera con te, io lo abbandono e mi porto i figli, lo chiedo io il divorzio, con un’ira di dio di assegni e porto a motivazione la volgarità di sua madre. Stai attenta, perché sono stata fin troppo paziente.”
Luca sembrava interrogare sua moglie che gli confermò.
“Luca, se tua madre fa ancora i capricci e per una sua ripicca distrugge tre famiglie, io chiedo immediatamente il divorzio, porto quei filmini a testimonianza e ci aggiungo la registrazione che sto facendo di come difendi una troia contro qualunque logica. Stai attento e pensa anche a noi; se tua madre non si cura dei figli, tu non puoi fare lo stesso coi miei.”
Si avvertiva netto nell’aria il disagio dei nostri figli di fronte ad una situazione così delicata.
Come era spesso avvenuto in questa vicenda, fu Luca a dover decidere.
Prese dalla sua cartella dei fogli e li consegnò a Marika.
“Mamma, questi sono i moduli per il divorzio consensuale e rapido. Se li firmi, da domani siete liberi di farvi un’altra vita. Se non li firmi e papà, come ha minacciato, pubblica quelle tue eroiche gesta, allora sappi che sarò tra i nemici peggiori che puoi avere. Hai sbagliato, hai perduto e devi pagare; non c’è alternativa, non c’è remissione. O firmi o segni la tua rovina umana, professionale e anche familiare; io non rischio la mia famiglia per te.”
“Mi state ricattando? Io non subisco ricatti! Non firmo!”
“Papà, mi spiace; procedi.”
All’improvviso, Marika sembrò rinsavire.
“Fermo, che fai? Firmo, firmo, dove si firma?”
“Qui si firma.”
Firmò i singoli fogli come suo figlio le indicava; lui raccolse i moduli e me li passò.
“Domani depositali in Cancelleria e ti metteranno in lista per il divorzio immediato.”
“Mi dispiace ragazzi; non avrei mai pensato, dopo trent’anni, di trovarmi di fronte ad una situazione simile. Spero di incontrarvi ancora, magari a pranzo in un qualsiasi ristorante. Se no, buona fortuna a tutti.”
Se ne andarono in silenzio, a testa bassa, quasi sentendosi in colpa ed erano solo vittime.
Quando fummo soli, Marika mi chiese.
“Possiamo parlare?”
“Non ho niente da dire, non ho niente da ascoltare.”
“Ma io vorrei spiegare.”
“Credi che ci sia qualcosa di spiegabile?”
“Beh, se accetti un presupposto, si.”
“Quale sarebbe il presupposto?”
“Il mio amore per te.”
“Beh, dimostrato malissimo, nelle ultime settimane.”
“Forse; ma io mi riferisco a qualche tempo prima. Io ho sempre creduto che fossimo unisoni nell’interpretazione dei sentimenti.”
“E qui c’è il primo tuo grosso abbaglio. Tu credi sempre che tutti siano concordi con te perché credi di essere la verità. Noi non siamo mai stati unisoni, perché io non credo nei valori iperreligiosi che ti animano, io non sono iperfideista come te, non sono così convinto delle mie verità perché è il dubbio che mi fa crescere. Basterebbe questo per dire che non siamo unisoni; ma tu, proprio per questa attitudine, sei convinta di essere la verità; perché tu ci consideri unisoni, dobbiamo esserlo per forza, solo perché tu lo credi. Ma in realtà non lo siamo mai stati.”
“Quindi anche il senso della fedeltà coniugale non è lo stesso?”
“Lo è sostanzialmente ma non in toto; tu sei per la Verità io sono per il Dubbio, anche a proposito di fedeltà coniugale. Ovvio che quando mi hai visto incrinare la tua convinzione di fedeltà sei diventata massimalista dall’altra parte e hai scatenato la troia che c’è in te; ora ci fai i conti, con quella parte di te; io sarò da un’altra parte, con altre donne meno esigenti e imperative di te.”
“Per cui … “
“Tu domani ti trovi un altro appartamento, ti ci trasferisci e inizi una nuova vita, spero con un uomo che possa aderire al tuo modello. In questa casa entreranno altre donne e forse tra esse cercherò quella che meglio corrisponda ai miei bisogni reali. Addio.”
Mi ritirai nella camera per gli ospiti e chiusi la copertina sulla prima parte della mia vita.
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