Lui & Lei

Maria


di geniodirazza
30.06.2024    |    2.865    |    2 8.3
"La accarezzo con amore e mi lascio andare a tenerezze ed affettuosità; Maria insiste a chiedermi nuove penetrazioni, nuove cavalcate; le faccio presente che..."
Quando mi metto davanti alla tastiera, il mio mondo si popola di immagini, di persone, di situazioni.
Quasi sempre riesco, nella bailamme delle cose, a trovare un percorso mio e a mettere giù vicende e fatti che intrigano alcuni di quelli che mi leggono.
Qualche volta ricevo commenti che mi spiazzano o che mi esaltano.
Maria sembra quasi innamorata dei miei scritti; di me, non credo proprio; ma mi metto in contatto per e mail perché quello che mi dice mi fa bene allo spirito; riesce sempre a cogliere, di un racconto, i sensi reconditi che ho cercato di manifestare.
Cerco sempre di tenermi lontano dalla pornografia e di volgermi ad un erotismo che spesso è finanche troppo etereo; non sono pochi i lettori che mi accusano di non eccitarli e di essere troppo prolisso.
Maria no; mi confessa che arriva quasi al limite dell’orgasmo quando legge; per questo mi intriga molto; e sento che qualcosa si agita in me, non solo nelle parti basse ma anche nella testa e nel cuore; mi piace anche come donna e comincio ad avvertire acuto il desiderio di un contatto vero, fisico.
Da quando mi ha scritto Maria, i ‘pensieri tinti’, quelli di cui Camilleri fa parlare a Montalbano, per indicare sia quelli criminali sia quelli dolorosi sia quelli da vergognarsi, diventano a mano a mano concreta attualità; non mi basta più sentire Maria vicina idealmente; voglio vederla, toccarla, palparla anche fisicamente, concretamente.
Si avvia tra noi una corrispondenza sempre più intrigante, sempre meno pudica, che porta a galla i desideri repressi e la smania di contenerli al di qua della ragionevolezza per non scatenare inutili rotture.
Da una parte, c’è il suo compagno, di cui non abbiamo parlato ma che intuisco come presenza incombente, anche se da alcuni cenni di lei mi è parso di capire che sia un uomo aperto e disponibile anche ad avventure erotiche, se non amorose.
Dalla mia parte invece, la mia compagna mi lascia tutto lo spazio che desidero e, se la provoco, non si tira indietro di fronte ad una ipotesi si rapporto a quattro, ma chiede ampie garanzie e il diritto di sindacare la scelta del maschio che sarebbe di sua competenza; anche questo, può essere un problema.
Ma è difficile tenere a freno ‘il fratellino’ tra le gambe; ormai scalpita e, a mano a mano che le parole corrono, il sangue affluisce alla testa, riempie i corpi cavernosi e provoca erezioni mastodontiche; capisco facilmente che non è normale che una persona di età avanzata provi tempeste ormonali degne di un ragazzino di primo pelo; ma anche poche foto molto caste che presentano il corpo di lei nei punti significativi, seno, fianchi, natiche, ventre, volto e, soprattutto, bocca, bastano già ormai a stimolare idee precise di rotolamenti, di leccate interminabili, di membro succhiato da slogarsi le mascelle, di vulva leccata, morsa, succhiata fino a far diventare il clitoride un piccolo fallo eretto nel fiore delle piccole labbra.
So che sto sbarellando e sogno ad occhi aperti; immagino Maria che mi stringe in un abbraccio tentacolare e mi succhia l’anima con un bacio a ventosa; sento sotto le dita la pelle calda del suo seno, la delicatezza dei capezzoli che stritolo nella carezza di due dita e che succhio da poppante affamato quando me li consegna perché li ami; ho perfino paura di immaginare la sensazione di infilare un mano fra le sue cosce ed artigliare, senza neppure spostare lo slip, o preferisce il tanga o il perizoma? tutto da scoprire, la vulva, rasata o naturale? Dio, impazzisco; sono proprio fuori di me!; la mia fantasia malata va oltre, fino al sedere matronale, ricco, solido e duro come roccia a vedersi e morbido come burro quando lo accarezzo come piace a me e come spero piaccia a lei.
Basta; devo uscire dall’impasse; comunico alla mia compagna che venerdì partiremo per un week end a Milano, dall’altra parte del mondo per uno pigro come me; per questo, rimane basita, e in quattro e quattr’otto siamo pronti ad avventurarci in questa nuova ‘follia d’amore’ che Anna mi concede ancora con estrema pazienza; sotto sotto, so bene che spera che nella mia ‘avventura’ ci sia lo spazio che merita e che non le negherei di certo.
L’incontro è, al tempo stesso, semplice e problematico; la problematica nasce dalla presenza dei ‘terzi incomodi’, Anna per me e Luciano per lei; ma sono due persone in gamba e si adattano immediatamente alla situazione, capiscono l’entusiasmo di due che neppure si sono mai incontrati, verificano la ‘chimica’ necessaria e si trovano a limonare prima che noi due siamo riusciti ad esprimere il nostro desiderio.
La semplicità invece è proprio in questa naturale evoluzione del rapporto, anche in presenza dei due partner; dichiarare apertamente il desiderio e manifestarlo con gesti significativi, come il bacio che ci scambiamo incontrandoci, ci mette nella condizione di parlare chiaro e di procedere speditamente verso un incontro privo di infingimenti e di ufficialità vuota; Maria mi piace da morire, la desidero al di sopra di ogni cosa ed ho voglia di possederla, qui ed ora, per portare a compimento una gioiosa relazione ideale che ci ha accompagnato per mesi nell’elaborazione telematica del desiderio.
Ha preparato un pranzo assai ricco a cui facciamo onore anche con la fame che il viaggio ci ha provocato e, con la smania di fare l’amore prima possibile, spazzoliamo in breve tutto quanto e ci avventuriamo in quel ‘gorgo di passione’ che è la vera meta del nostro viaggio.
Per mia costituzione, non sono capace di limitarmi a copulare o a fare sesso; Anna mi rimprovera sempre che, anche per una sveltina nel bagno del ristorante, per ‘una botta e via’ con un’amica occasionale, mi faccio quasi un dovere di innamorarmi, fosse anche per il solo periodo di durata della ‘passione in corso’; lei invece ha la meravigliosa capacità di distinguere l’amore dal sesso; ogni volta che ci siamo trovati nella condizione di un incontro ‘piccante’ lei è riuscita a copulare con il partner occasionale e a tenere in mente me che stavo facendo l’amore con un’altra; qualche volta, che ci siamo trovati nella stessa camera, se non addirittura nello stesso letto, ho avuto modo di osservare effettivamente la sua aria estatica mentre veniva penetrata con grande passione dall’eccitatissimo partner occasionale; ma anche il suo sguardo luminoso e lucido di emozione che cercava me, quasi per dedicarmi l’orgasmo che l’altro le stava procurando.
Stavolta, con Maria, non si sente così tanto sicura; l’idea che un amore nato telematico possa avere conseguenze assai gravi quando si trasferisce nel concreto del vissuto quotidiano la assilla non poco; e il mio atteggiamento, di innamorato cotto, deve risultarle anche piuttosto incomprensibile; per questo, si lancia con minore entusiasmo nella conoscenza con Luciano che peraltro deve intrigarla parecchio, visto che si tratta di un bel pezzo d’uomo, di quelli che la affascinano facilmente e, quel che conta molto per lei, ben attrezzato fra le gambe dove il bozzo segnala da sopra i pantaloni una dotazione importante.
I due non perdono tempo e, mentre io e Maria ci perdiamo in mille rivoli di parole, carezze, stimolazioni, baci delicati, loro si sono già avviati alla camera da letto; una volta appurato che eravamo lì per una seduta di sesso libero e verificato che tra di loro c’era chimica sufficiente a realizzare una signora copula, non si fermano davanti a niente e, in quattro e quattr’otto, Anna è stesa supina sul letto e Luciano la copre quasi interamente con la sue enorme massa; dal movimento, ritengo che l’abbia già penetrata in vagina e stia cavalcandola con passione, se non addirittura con amore; la mia compagna, all’inizio, geme sommessamente con un lamento che conosco bene, poi comincia a godere e ad urlare la sua gioia di vita.
Spingo Maria sullo stesso letto, dall’altra parte e la distendo supina, coi piedi ancora a terra, ed ho la posizione giusta, accosciandomi, per lambire la vulva e leccarla amorosamente, a partire dalle grandi labbra che percorro minuziosamente; per scivolare sulle piccole che annuso, sfioro e titillo delicatamente, proprio come un bocciolo a cui somigliano; e chiudere in bellezza sul clitoride che vedo emergere prepotente e delizioso; mi ci scateno con le labbra e coi denti e Maria urla in continuazione il suo piacere e l’incitamento a non smettere perché sta godendo come non mai; mi accorgo che, forse, i nostri due partner non sono contenti della scelta di stare sullo stesso letto, forse perché ambedue temono per la tenuta delle relazioni, dopo questo episodio di amore, non solo spirituale.
Quasi per rasserenarli, interrompo quasi di colpo la leccata e spingo Maria più sopra il materasso, per poterle montare addosso e prenderla; mi lascia fare e nemmeno si preoccupa di togliersi del tutto i vestiti; sotto l’ampia gonna, non ha intimo, né slip, né tanga, né perizoma, quindi, e pube totalmente depilato; mi preparo a penetrarla alla missionaria inginocchiandomi fra le sue cosce e puntando la cappella alla vagina; con un gesto imprevedibile, impugna l’asta, sposta la cappella verso il basso, fino all’ano e mi sussurra.
“Spingi con forza e non badare se urlo, entra fino in fondo!”
Un poco preoccupato, per l’assoluta mancanza di lubrificazione, spingo e sento che l’ano cede alla pressione della mazza che penetra; due colpi violenti e sono nel retto; lei si morde le labbra, soffoca un urlo e si lascia andare ad un orgasmo irrefrenabile; sono certo che ha goduto anche dall’ano, perché sento che mi ha inondato il ventre; Anna borbotta in maniera che la sento.
“La solita carogna; a me quasi mai, a lei al primo colpo! Ne riparleremo!”
Il pomeriggio trascorre quasi tutto a letto, nella foga di un rapporto che somiglia sempre più al primo incontro di due ragazzini, con l’aggravante che la maturità e l’esperienza maturata ci consentono di esprimerci in tutti i linguaggi del sesso, creando situazioni, posizioni ed attività spesso al limite delle possibilità umane; Maria si lascia possedere in nome dell’amore e mi ‘divora’ letteralmente dentro il suo sesso imprigionandomi fino a che i suoi orgasmi non l’hanno soddisfatta o demolita.
Quando ci incrociamo io ed Anna, in momenti di relax o in uno degli scambi che frequentemente facciamo, delle nostre partner, lei ha la possibilità, ed anche il buonsenso, di rassicurarmi che sta vivendo con entusiasmo quella storia d’amore che, partita come mia personale ‘avventura telematica’, si è trasformata per lei in una splendida ‘vacanza di sesso’ di cui si sta gustando tutti i momenti; sono felice di questa svolta, glielo dico e la rassicuro che il mio ‘innamoramento’ non andrà oltre i limiti che abbiamo già sperimentato; mi fa presente che, in caso di scambio definitivo, non sarei io a guadagnarci; ed io so che è un’ottima esaminatrice di situazioni, capace di prevedere e sistemare tutto.
Il sabato sarebbe dedicato ad una gita sui laghi; ma non ho molta voglia di rimanere in doppia coppia a turbarci, almeno in parte, per le incertezze che tutti proviamo sugli sviluppi futuri; decidiamo che io e Maria andremo ai laghi, mentre Anna e Luciano resteranno a Milano, in casa, a copulare con l’intensità di cui si sono dimostrati capaci, sia ieri pomeriggio che nella notte tra venerdì e sabato; naturalmente accolgono con gioia la proposta e non si alzano neppure dal letto dove credo che si fermeranno forse fino a lunedì mattina, data prevista per il rientro.
Con il mio nuovo recente amore parto con la leggerezza del bambino in vacanza e mi incanto di fronte ai paesaggi nuovi e inusitati, per me almeno, che ci accompagnano nel percorso fino alla tappa prevista; poi tutto passa in secondo piano e resta solo Maria da ammirare, da amare, da godere, da coccolare, da vivere con quell’amore che in poche settimane siamo riusciti a portare all’apice estremo delle umane possibilità.
Sono continuamente eccitato e non devo neppure preoccuparmi di nasconderlo; i brividi che mi colgono anche di fronte al più delicato dei paesaggi dei laghi si mescolano e si confondono con quelli che il tocco dei seni sulle mie braccia mi procura per il semplice fatto di sentirla su di me; ogni momento di entusiasmo per una forma, per un colore, per un animaletto che guizza quasi invisibile nel bosco, è motivo per un caldo bacio appassionato; ci rotoliamo nell’erba come ragazzini irrefrenabili e, una volta fermi in un punto, mi lancio a capofitto tra le sue cosce vado a succhiare la sua vagina libera al vento, perché non porta intimo; altre volte, è lei che libera la mia verga dagli indumenti e la succhia con gusto perverso fino a farmi sfiorare l’orgasmo per lasciarmi poi inebetito e desiderare che concluda, senza speranza.
Riusciamo a mangiare in un ristorantino tipico assai grazioso e riservato, con pochi avventori, coppie quasi tutte più o meno legali; il cameriere mi lascia, col conto, una chiave col numero 5 ed io capisco che Maria l’ha richiesta ed è lì che dobbiamo andare dopo pranzo; non vedo l’ora di trovarmi a tu per tu con lei, senza altre persone intorno, liberi di esprimere l’amore come vogliamo, al massimo della nostra libidine.
L’ambiente è tutto in legno e arredato in maniera spartana, con un grande letto, un armadio con porta a specchio, qualche sedia, un tavolo e poche altre cose, tappeti, poggia - valigie e lampada a stelo; il bagno invece è ampio, spazioso con una buona doccia e la possibilità di starci in due senza problemi.
Ci fiondiamo immediatamente sul letto e cominciamo a baciarci come non ci fosse un domani; succhio golosamente le sue labbra e la lingua che mi saetta in bocca e si fa succhiare come per una fellatio ad un piccolo fallo; mi stringo contro di lei e struscio le mie carni contro la morbidezza delle sue, assaporandomi la dolcezza dei seni abbondanti, ricchi, belli con le aureole perfettamente disegnate e i capezzoli che sporgono come punte di un’arma; mi gusto il ventre liscio, asciutto ma non piatto, e morbido con una consistenza da budino che mi suggerisce di giocare a farlo ballonzolare, a pizzicarlo con forza a piena mano, a morderlo solo con le labbra fino a far comparire l’accenno ad un succhiotto.
Quando scivolo con le labbra sulla vulva, sposto il corpo per far arrivare il pube sul suo volto e farmi succhiare l’asta; mi prende il bacino, sposta le anche e si infila il nerbo fin nella gola, facendomi quasi temere che esageri; entro in gola, fino al velopendulo e lei ruota la lingua intorno al glande sollecitandolo con effetti tremendi sulla mia capacità di resistere; per non eiaculare troppo presto, devo letteralmente strapparla dal mio pube e spostarmi sdraiato accanto a lei, con la testa ai suoi piedi; afferra il mio membro e mi masturba lentamente, quasi assaporando con gusto la pelle che ricopre l’asta e che manda su e giù regolarmente.
Mi alzo, mi sposto e mi siedo sul suo stomaco, appoggiando il sesso nel canale tra i seni; raccoglie i globi dai lati e li stringe al centro imprigionando il mio pene in una morsa meravigliosa e delicatissima; ed avvia la spagnola che, come ormai è evidente, interrompe appena sente che l’orgasmo avanza troppo imperioso dai testicoli alla cappella; mi tiene stretto per un poco, poi allenta la presa delle mani e la mia asta si trova libera; mi sbalza giù dal suo corpo e mi fa stendere sul letto; dopo avermi succhiato l’uccello, in ginocchio perpendicolarmente a me, mi monta addosso, si adatta con le ginocchia e porta il sesso sul mio membro rigido come un obelisco; spazzola la fessura della vagina e poi si infila l’asta fino in fondo, con un colpo solo, spingendo la cappella fin contro la cervice dell’utero.
Sembra che voglia scatenarmi un orgasmo epico, ma si schiaccia col perineo sul mio pube e se ne sta lì per alcuni minuti, risucchiando in vagina la mazza che l’ha penetrata e sembra quasi mungermi un orgasmo; vorrei fermarla in qualche modo, per non farmi portare al punto di non ritorno, ma sembra molto determinata e succhia con la vagina e con l’utero fino a che non esplodo dentro di lei l’orgasmo più ricco, intenso e meraviglioso che mi sia mai capitato; si scavalca da me e va in bagno; quando rientra, sono leggermente assopito; mi riporta alla realtà un bacio di Maria, che evidentemente è solo all’inizio della sua ‘vacanza’ e mi piomba di nuovo addosso cercando di risvegliare con la bocca il mio fratellino appisolato; e ci riesce senza problemi.
Subito dopo, comincio a manipolarla su tutto il corpo, divertendomi a giocare con i suoi capezzoli, col clitoride gonfio, con l’ano reattivo; la carezzo in ogni dove, la bacio senza fermarmi, la lecco tutta dalla testa ai piedi e le passo la verga su tutta la pelle, dalla fronte alla gola, dal seno al ventre fino alla vulva; la penetro dolcemente, per poco, e mi sfilo subito dopo costringendola a subire la lunga carezza su tutte le parti erogene del corpo; all’improvviso, mi schiaccia a terra mi ordina.
“Adesso, stuprami, rompimi l’ano e sfondami il sedere!”
“Tesoro, chiedi l’utopia assoluta; il tuo ano è ben collaudato, il tuo sedere è già sfondato; posso solo godere a penetrarti con gioia fino in fondo …”
“No, fai conto che io sia vergine analmente, trattami da troia e sbattimi con la massima violenza che sai esprimere.”
Sono sbalordito; le ho detto con chiarezza che il sesso violento, fine a se stesso, per il solo piacere e per un pizzico di sadismo latente, beh quello non è nelle mie corde; e lei mi chiede esattamente quello!
Non me la sento di fare violenza alla mia maniera di fare l’amore e glielo dico; sembra acquietarsi e desistere dalla sua richiesta; riprendiamo a fare l’amore e, dopo un’ulteriore cavalcata in vagina, crollo addormentato; quando mi sveglio, Maria non è a letto con me; rientra dopo un poco, alquanto discinta, e mi dice che è andata a fare una corsetta per smaltire l’eccesso di stasi dei due giorni appena trascorsi; è ora di cena, ormai; scendiamo nella sala ristorante dove ceniamo con gusto come al mezzogiorno; subito dopo, andiamo a fare una passeggiata digestiva e ammiriamo il paesaggio notturno del lago assai suggestivo, in questa stagione.
Quando rientriamo in camera, riprendiamo quasi con naturalezza la sessione d’amore che abbiamo interrotto; comincio ad essere un poco stanco, per il tour de force a cui mi sottopongo da due giorni e chiedo un po’ di requie a Maria che me la da quasi come gentile concessione da regina a suddito; sorrido per la similitudine che mi affiora e cerco di tenerla interessata a lievi carezze e dolci effusioni, in attesa di una più opportuna ripresa.
Mentre la cavalco ancora una volta, Maria mi chiede di nuovo se accetto di violentarla analmente come fosse una vera aggressione al suo sedere; le faccio presente di nuovo che l’ipotesi è totalmente fuori del mio costume amatorio e che mi ripugna anche l’idea di usare violenza in amore; mi accorgo che rimane delusa, ma mi preoccupo solo di cavalcarla e spero che la fisima le passi in fretta; subito dopo l’orgasmo, mi prende ancora il sonno e non resisto; ma è solo effetto dell’ultimo amplesso e, quando qualche minuto dopo, riprendo la lucidità, scopro che di nuovo sono solo nel letto; dal bagno vengono strane voci e mi accosto a piedi scalzi; capisco subito che Maria è in pieno congresso carnale con qualcuno al quale chiede con insistenza esattamente quello che io non le avevo dato, essere presa analmente con violenza fingendo una situazione di stupro in cui lei si lascia violentare da uno sconosciuto.
La cosa in sé non ha neanche molta importanza, ma decisamente non mi va giù che abbia fatto la scelta di copulare con un altro nel bagno della camera dove dormo io dopo aver fatto l’amore; decido di glissare la cosa, anche se mi risulta fin troppo evidente che la stessa cosa è accaduta anche nel pomeriggio, il che conduce a ritenere l’episodio frutto di una naturale tendenza e non di un raptus occasionale; ritorno a letto e fingo di essere addormentato, quando il cameriere della reception esce dal bagno e si allontana cautamente; lei ritorna al mio fianco e si distende accanto a me; mi sfiora con un bacio e io faccio finta di svegliarmi.
La accarezzo con amore e mi lascio andare a tenerezze ed affettuosità; Maria insiste a chiedermi nuove penetrazioni, nuove cavalcate; le faccio presente che non sono di ferro e che le sue esigenze evidentemente superano di gran lunga le mie capacità amatorie; la invito a cercarsi un complemento o un sostituto, se ritiene che ci sia qualcuno in grado di aderire a tutte le sue richieste che, a questo punto, sono portato a giudicare non semplici; si gira su un fianco, risentita; e dormiamo, forse troppo presto per le sue previsioni.
La mattina ci trova piuttosto risentiti, quasi nervosi, e decidiamo di tornare in città nella stessa mattinata; nella hall, mentre lei si occupa delle pratiche burocratiche, adocchio il cameriere che l’aveva sbattuta la sera prima e gli chiedo a bruciapelo se quello è il comportamento solito della signora quando va lì con gli amanti; alquanto perplesso e un po’ balbettante mi risponde che si, quando la signora va lì accompagnata ha sempre poi bisogno di un sostegno ulteriore e che normalmente i suoi amanti sono al corrente, consenzienti e talvolta anche partecipi; lo saluto con cortesia e risponde con eleganza.
“Che aveva da dirti il cameriere?”
“No, niente si parlava della partita di stasera …”
“Ah, già la partita … Certo che hai degli interessi molto forti, tu …”
“Io sono anche molto leale; e sui miei interessi non so se puoi pronunciarti, visto che non ci conosciamo affatto.”
“Ah, biblicamente ci siamo ben conosciuti, in due giorni …”
“Certo, due giorni intensi che sono anche serviti a chiarire che non ci si conosce mai abbastanza …”
Non parliamo molto, sulla strada del ritorno; quando siamo a casa sua, troviamo Anna e Luciano che sono appena rientrati da una passeggiata in centro; lui le chiede se mi ha portato al solito lago; rispondo io.
“Si mi ha portato al solito posto ed ha fatto le solite cose; solo che, il meglio, ho dovuto scoprirlo da solo, a mie spese!”
Maria mi guarda con odio, Luciano sorride sarcastico e mi chiede adesso cosa intendiamo fare; guardo Anna con intenzione; mi lascia intendere che anche per lei la vicenda si deve considerare conclusa, visto anche che ha già le valigie pronte.
“Andiamo via subito; è stata una passeggiata meravigliosa, ma ora è meglio se torniamo alle nostre realtà effettive.”
Maria sembra sconvolta dalla piega che hanno preso gli eventi.
“Maria, amica mia; se c’è una cosa che mi fa schifo, è il calcio. Poi, non credo che stasera ci siano partite e comunque non mi interessa; le passeggiate notturne, quelle si, specialmente se si fanno alle mie spalle. Peccato! …”
L’auto è già in moto e Anna è ansiosa di andare
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