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Lui & Lei

Veronica 3/3


di MissSerena
17.03.2025    |    3.169    |    2 9.8
"Una volta in piedi non ripresi subito a scoparla, ma allungai la faccia in quel pozzo d’umori che era la sua passera, e mi misi a leccare ogni goccia del suo..."
Nonostante tutte le precauzioni prese, la relazione fra Veronica e me fu scoperta proprio da quella pettegola della moglie del portiere, che poco ci mancò che mettesse i manifesti nel palazzo per farlo sapere a tutti.
All’inizio entrambi ci trovammo in forte imbarazzo ogni qual volta incontravamo un nostro vicino, ma poi la ‘novità’ perse forza, e dopo poco più d’un mese quasi nessuno badava più a noi due, col risultato che potevamo entrare ed uscire dai rispettivi appartamenti senza alcun problema.
Così quasi senza accorgersene arrivò il nostro primo anniversario, che festeggiammo con una bella cena in un elegante locale della città, dal quale uscimmo un po’ brilli per poter anche pensare di fare del sesso una volta tornati a casa.
Il giorno seguente trovai il coraggio d’entrare in un sexy shop per cercare qualcosa di diverso per animare la serata, e dopo aver passato una buona mezz’ora a guardare vibratori e simili, il mio occhio cadde su un piccolo plug, la cui vibrazione si poteva controllare a distanza tramite un semplice telecomando. Imbarazzatissimo chiesi al commesso se ne aveva un altro oltre quello esposto, e lui ne tirò fuori uno da un cassetto sotto la vetrina, che poi incartò alla meglio prima di vendermelo.
Una volta arrivato a casa pensai a come introdurre quel giocattolo nel nostro ménage, ma quando scese Veronica mi fu tutto più semplice. Infatti, non appena entrata nella mia camera si tolse il vestito, rimanendo con uno splendido completino di seta viola, a dir poco molto ridotto come dimensioni.
“Sai ieri sera non m’è sembrato il caso di fare qualcosa.” mi disse mettendosi carponi sul letto “Ma adesso ho proprio voglia di festeggiare come si deve il nostro primo anno insieme.”
“Anch’io e per l’occasione avrei comprato un oggettino per iniziare bene la serata, che ne dici di provarlo ?” le risposi dandole il plug ma tenendo in mano il telecomando.
Lei prese l’oggetto in mano e lo guardò con una certa curiosità, poi come se nulla fosse, gli diede un paio di lunghe leccate e se lo infilò nel retto.
“Tutta qui la sorpresa della …”
Veronica non riuscì a terminare la frase, perché accesi il plug mettendo subito la vibrazione al massimo, per abbassarla subito dopo a circa la metà.
“Secondo me con quel cosino dietro resisti ben poco.” le dissi quasi ridendole in faccia.
“Questo lo dici tu, sono perfettamente in grado di controllare i miei desideri.” mi rispose con un mezzo ghigno.
“Come no ! Fra un po’ sarai qui a supplicarmi di scoparti, e sia chiaro che non puoi toccarti in alcun modo.”
Iniziai a giocare non solo con l’intensità della vibrazione, che tenni sempre da metà in su, ma anche col tipo di stimolazione che il plug poteva dare, scoprendo ben presto quelle che la facevano eccitare di più.
Nonostante avessi una gran voglia di saltarle addosso, m’accomodai in poltrona per gustarmi lo spettacolo della mia donna, che non si poteva muovere dal centro del letto, col culo ben in alto e quel piccolo cuneo che spiccava fra le sue chiappe, che la stava facendo impazzire di desiderio. I suoi tentativi di rimanere impassibile erano, chiaramente, fin troppo vani, e col passare del tempo, il suo viso si contorse sempre di più, risultando alla fine quasi innaturale.
Dopo neanche dieci minuti Veronica era di fatto piegata in due, dal dover resistere a tutta quella stimolazione, e non poté che arrendersi all’evidenza.
“Va bene hai vinto, ora fammi togliere questo aggeggio e scopami !” mi disse alzando così bandiera bianca.
“E no bella mia, il mio cazzo te lo devi meritare, così impari a mettere in dubbio la mia parola. Inizia col farmi un bel pompino e non provare a toglierti il plug dal culo.” le risposi alzandomi per mettermi ai piedi del letto
Lei m’insultò dandomi del bastardo prima di avvicinarsi a me muovendosi a gattoni, per poi aprirmi i pantaloni e tirarmi fuori la mazza, che finì subito fra le sue labbra.
Veronica non era certo una maestra della fellatio, ma non per questo non era in grado di farmi godere mentre me lo succhiava, ma quel giorno volli essere un po’ carogna, anche perché sapevo che rimanendo entro certi limiti, lei non avrebbe detto nulla. Con calma mi spogliai sino a rimanere nudo, quindi m’andai a sdraiare al suo posto centro al letto, dicendole di continuare quel che stava facendo.
“Anzi dammi anche una bella leccata alle palle e vedi di non usare mai le mani.”
Lei comprese la mia intenzione di voler essere un piccolo dominatore, ma non solo non disse nulla, ma mi fece sentire fin troppo bene la sua lingua sui miei testicoli.
“Così va bene ingegnere.” mi disse salendo con la bocca lungo tutta la mia asta sino ad arrivare alla cappella.
“Certo signorina, però mi dica ha la fica bella bagnata ?”
“Sì ingegnere perché ?”
“Allora lasci stare la bocca e si metta il cazzo dentro la fica.”
“E il coso che ho nel didietro ?” mi chiese con una voce da finta ingenua da far impazzire chiunque.
“Lo lasci lì a quello penserò dopo.”
Veronica scivolò sul mio corpo sino a ritrovarsi il mio membro a stretto contatto con la sua passera, per poi impalarsi mettendomi le sue grosse tette quasi davanti alla faccia.
“Mio Dio quanto sei bella.” mi uscii dalla bocca senza che me ne accorgessi.
“Lo so come che tu non sai fare il perverso sino in fondo, ma io so essere una vera porca.”
Lei si tolse il plug che aveva ancora nel buchetto, per metterlo vicino alla mia testa, poi con estrema naturalezza s’alzò quel tanto che bastava per far uscire la mia mazza dalla sua passera, ed infilarsela nel retto.
“Così ti piace di più non è vero ?” mi chiese mettendosi quasi in verticale su di me.
“Sì e lo sai.” le risposi allungando le mani sulle sue tette.
“Come tu sai che mi piace il tuo cazzo.”
La mia donna iniziò a cavalcarmi come una vera amazzone, alternando il classico sali e scende, a piccole rotazioni del bacino che mi facevano impazzire. Mi resi conto che, se l’avessi lasciata fare sarei venuto ben presto, così anche se con un po’ di dispiacere per quello che stavo provando, la feci mettere al mio posto.
Una volta in piedi non ripresi subito a scoparla, ma allungai la faccia in quel pozzo d’umori che era la sua passera, e mi misi a leccare ogni goccia del suo piacere, mandandola ben presto fuori giri come prima mi ci ero trovato io.
“Basta coi giochini e scopami !” mi disse volendo arrivare al picco dell’orgasmo, e sapendo che l’avrebbe raggiunto solo con la mia mazza dentro di lei.
“Certo amore mio ma come voglio io.”
Le infilai il mio scettro dentro il monte di Venere per farlo ricoprire un’altra volta delle sue dolci secrezioni, poi la sodomizzai penetrandola quasi con rabbia, ma senza farle troppo male. Ripetei quei movimenti non so quante volte, rimandando così a lungo l’orgasmo d’entrambi, sino a quando non le venni dentro, inondandole il retto col mio seme, che cadde sulle lenzuola non appena mi staccai da lei.
“Lo sai che la prossima volta sarò io a decidere a che gioco giochiamo ?” mi chiese mentre stavamo riprendendo fiato uno a fianco dell’altro.
“Sì e non vedo l’ora che succeda, anche perché so già che mi farai godere tantissimo.”
Lei mi diede un veloce bacio in bocca prima d’andare a lavarsi, lasciandomi pensare a cosa avrebbe messo in piedi, ma soprattutto quando ciò sarebbe successo.

Ogni giorno che tornavo a casa avevo quasi paura nell’andare da Veronica, ben sapendo che prima o poi m’avrebbe preparato qualche sorpresa dove lei sarebbe stata la dominatrice, ed io non dico lo schiavo, ma un pupazzo nelle sue mani.
Lei però lasciò passare diverse settimane prima di prendersi la sua rivincita, e lo fece come d’abitudine senza alcuna esagerazione, ma portando all’inverosimile la mia eccitazione.
Quel venerdì sera tornai a casa piuttosto euforico perché avevo finito un lavoro che mi aveva occupato per più d’un mese, ed il mio capo non solo mi aveva fatto i complimenti, ma dato una gratifica economica non da poco. Così dopo aver fatto la doccia salii da Veronica per raccontarle quanto mi era accaduto, ma lei non mi lasciò quasi aprire bocca che mi diede il suo primo ordine.
“Siediti lì con le mani dietro la schiena e lascia che t’ammanetti.” mi disse con tono repentino.
“Va bene.” le risposi avendo capito che quella sera il gioco l’avrebbe condotto lei, e che non potevo che assecondarla.
Lei mi sistemò le manette in modo che non mi stringessero troppo i polsi, per poi mettermi una benda sugli occhi e far calare così su di me l’oscurità più totale.
“Ti lascio un attimo, però tu non muoverti.” mi disse beffandosi di me e della mia immobilità.
Il tempo passò senza che mi rendessi conto di quanto fosse, ma con la certezza che più lunga era l’attesa, maggiore doveva essere la sorpresa, perché ero convinto che, come fosse tornata, mi avrebbe tolto la benda.
“Bene vedo che sei sempre lì dove ti ho lasciato, scommetto che muori dalla voglia di sapere come mi sono vestita, peccato che tu non lo possa vedere ma solo sentire a pelle.” mi disse mettendosi sulle mie gambe prima di darmi un lungo bacio in bocca che ricambiai infilandole quasi brutalmente la lingua in bocca.
In realtà essendo vestito non potevo capire cosa avesse messo Veronica, ma l’odore era un po’ quello delle auto nuove, ma meno sgradevole, anzi era quasi un profumo molto intenso.
Quando però le sue mani mi aprirono i pantaloni compresi che aveva dei guanti di pelle, che scivolarono sulla mia mazza quasi senza attrito.
“Sei vestita di pelle.” le dissi sperando di aver indovinato “E sono certo che sei bellissima.”
“Quello sempre anche nuda, ma del resto questo già lo sai, non è vero porcellino mio ?”
La sentii scivolare verso il basso sino a ritrovarsi fra le mie gambe, per dedicarsi alla mia mazza come forse non aveva mai fatto sino a quella sera.
Il suo non era un semplice e banale pompino, ma un lento gioco di lingua, labbra e mani, che, se da un lato non mi dava tregua, dall’altro m’impediva d’abituarmi ad una sua attenzione, perché le cambiava in continuazione. Quello che più mi faceva impazzire, e lei lo sapeva benissimo, era il sentire la sua lingua intorno alla mia cappella, quando ci girava intorno usando solo la punta, o quando poggiava due dita sotto i testicoli per massaggiarli a modo suo con le falangi.
Ben presto mi ritrovai in uno stato di fortissima eccitazione, ampliato sia dal non poter vedere cosa faceva, ma solo sentirne gli effetti, ma anche dall’impossibilità di poter intervenire in alcun modo o maniera.
“Dimmi vuoi essere il mio cagnolino ?” mi domandò fermandosi giusto un attimo.
“Sì qualunque cosa ma non smettere.” le risposi volendo che non si fermasse per alcun motivo.
“Allora un cagnolino ha bisogno di un collare e di un guinzaglio, non trovi ?”
Al principio non compresi, ma tutto mi fu chiaro quando sentii che mi stava mettendo un vero collare, al quale certamente era fissato un guinzaglio.
“Lo so vorresti scopare, ma per quello c’è tempo, prima mi devo vendicare di quello che tu hai fatto a me con quel plug maledetto.”
Sapevo che era del tutto inutile replicare, così decisi che era meglio rimanere in silenzio e lasciarla fare, tanto prima o poi mi avrebbe dovuto liberare.
Lei prese una catenella, che doveva essere il mio guinzaglio, e la fece girare intorno alla mia mazza, per poi farla scorrere su e giù come se mi dovesse masturbare con quella. Quando la sentii stringerla usando anche la bocca mi sembrò che mi volesse staccare la cappella, ma in realtà si limitò a farla gonfiare all’inverosimile.
“Direi di passare a qualcosa di più serio, altrimenti c’è il rischio che mi sborri in faccia come un coniglio.” mi disse, ilare come non mai.
Il suo ‘qualcosa di più serio’ era in realtà un semplice frustino da equitazione, che fece scorrere più volte sul mio viso per farmi capire di cosa si trattasse, prima di poggiare la paletta sui miei testicoli.
“Questo è per non aver apprezzato la cena di ieri sera.” mi disse dando un piccolo colpetto proprio alla base dei miei gemelli “E questo per non avermi svegliato stamattina con un bel bacio.” continuò centrando questa volta la mazza.
Veronica prese quindi a colpirmi come a punirmi di piccole mancanze alle quali non avevo mai fatto caso, che in ogni caso era la scusa per continuare quel suo gioco sadico, che però non era affatto violento, ma oltremodo eccitante, anche perché ogni tanto fermava la mano per bagnarmi l’asta avvolgendola con la lingua.
“Veronica ti prego sto impazzendo !” le dissi sperando in un suo atto di pietà.
“Signora Veronica.” mi rispose colpendomi la mazza leggermente più forte del solito “E poi, secondo te, cosa voglio fare se non farti esplodere le palle ?” concluse togliendomi la benda dagli occhi e mostrandosi in tutta la sua perversa bellezza.
Quella che una volta era il mio sogno erotico, era adesso davanti a me coperta da un reggiseno tanto minuscolo, che mi chiesi come facciano le tette a non uscire fuori, una minigonna che non le copriva neanche il sedere, ben messo in mostra da un perizoma microscopico, il tutto in pelle nera come gli stivali a mezza coscia che le davano l’aspetto di una dominatrice di lungo corso.
“Sai avrei una gran voglia di cazzo.” mi disse togliendosi il perizoma “Ma non so se tu sia in grado di soddisfarmi.”
Con perfidia si rimise sulle mie gambe per poi spingere usando il palmo della mano, la mia mazza dolorante contro la sua passera.
“Senti come sono bagnata ?”
“Sì signora Veronica.” le risposi non volendo prendere un’altra piccola frustata sul pene.
“Forse è meglio che tu capisca come si deve in che stato sono.”
Veronica s’alzò per poi quasi schiacciarmi la bocca sulla sua passera, e così non mi rimase che leccare tutto quello che usciva da quella porta del paradiso.
“Sì bravo così, leccami tutta che poi ti do il premio.” mi disse sempre più eccitata.
In realtà usavo la lingua cercando solo di farla godere il più possibile, con la speranza che poi mi liberasse, e magari avere un rapporto più normale, ma quella sera Veronica era in un mondo tutto suo, dove io ero solo un mezzo per arrivare al piacere.
Oramai incontenibile si sedette per l’ennesima volta sulle mie cosce, ma non per prodursi in una nuova tortura, ma per impalarsi sulla mia mazza ancora dura.
Nello stato di estrema eccitazione in cui ci trovavamo entrambi non ci volle molto perché si raggiungesse quasi insieme l’orgasmo, ma una volta che le fui venuto dentro, lei non si fermò in alcun modo, anzi continuò a cavalcarmi con più forza di prima.
“Mm questo è quello che voglio ! Dimmi che lo vuoi anche tu e che non ti diventerà mollo.”
“Sì, lo voglio anch’io ! Non smettere ti prego, voglio godere ancora con te.”
Veronica iniziò a rallentare quando capiva che stavo per venire una seconda volta, prolungando così il piacere di tutti e due per un tempo che mi parve infinito. Anche quando arrivai al nuovo orgasmo lei quasi non si fermò, se non dopo esser venuta come me, e ritrovarsi sfinita e senza fiato.
“Che ne dici di liberarmi o vuoi che rimanga così tutta la notte ?” le chiesi sorridendo.
“Va bene ma solo perché hai fatto il bravo.”
Non appena liberò i miei polsi, mi alzai e la strinsi a me per baciarla, stringendola a me con tutta la forza che mi era rimasta.
“Ti ho già detto che ti amo ?” le chiesi mentre cercavo di riprendere fiato.
“Sì ma mi piace sentirlo ogni giorno.”
“Se mi sposi te lo dirò almeno due volte al giorno.”
Lei si bloccò rimanendo immobile come una statua, ma fu giusto un attimo prima di dirmi il sì più bello che abbia mai sentito in vita mia.
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