orge
I Sette Giorni - 5° giorno
di MissSerena
08.08.2024 |
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"Senti vediamo di parlarci senza dire bugie, credo che ce lo dobbiamo a vicenda..."
Passai una bellissima serata a parlare con quasi tutte le persone che lavoravano nella casa di Madame Loraine, che erano curiose non tanto di sapere la mia storia, quanto quello che stavo provando a scoprire il sesso nelle sue più diverse forme.L’unica che mancò per quasi tutta la serata fu Giselle, ma forse era anche chi mi conosceva meglio, probabilmente anche di me stessa dato che ogni tanto avevo ancora qualche dubbio su quello che stavo facendo.
Mi era fin troppo chiaro che non sarei potuta tornare alla vita di prima, e non solo perché sarei uscita di lì milionaria, ma in quanto non avrei potuto sopportare di vivere casa, lavoro e chiesa. Non sapevo però cosa avrei potuto fare con Leon, perché se da un lato lo stavo tradendo provando immenso piacere, quello stesso piacere che lui non avrebbe mai potuto farmi assaporare, dall’altro sentivo di amarlo ancora, e che forse lui era l’unica vera vittima di quella folle situazione.
Così verso le dieci del mattino del mio quinto giorno alla House of the Rising Sun, lo chiamai cercando di capire cosa provasse ancora per me.
“Dimmi solo cosa hai fatto ieri, di me parleremo dopo.” mi chiese con un tono che sapeva di rabbia.
“Sono stata con due uomini, e prima che me lo chiedi è stato molto piacevole, insomma ho goduto. Senti vediamo di parlarci senza dire bugie, credo che ce lo dobbiamo a vicenda.” risposi esponendo subito le mie intenzioni.
“Hai ragione niente menzogne, quindi te lo dico chiaro sei una peccatrice, e non so come ne potrai uscire fuori.”
“Non certo regalando soldi ai preti !” esclami senza pensarci due volte “Quel denaro me lo sto guadagnando io, e al limite è per noi due; quindi, non mi tirare fuori Padre Francis perché altrimenti perdo subito la pazienza.”
“A me non ci pensi ? Insomma, io sono qui a non fare nulla, anche perché non posso fare nulla, mentre tu vai con uomini e donne.”
“Questo lo sapevi fin da subito, quindi non fare la vittima adesso, in ogni caso cosa vuoi che ti dica, che mi dispiace per te ?”
Andammo avanti per non so quanto tempo, con Leon fermo sulle sue posizioni da bravo cristiano in cerca della mia redenzione, ed io che alla fine non sapevo più cosa dirgli.
“Oggi chi ti porterà a letto ?” mi chiese forse per chiudere quella strana telefonata.
“Non lo so, non me lo dicono mai, e a questo punto non so neanche cosa aspettarmi.”
“Allora va a godi peccatrice.” mi disse prima di chiudere la comunicazione.
“Allora vedi d’andare un po’ a fanculo tu !” gridai anche se sapevo che non mi poteva sentire. “Spero solo che oggi sia almeno come ieri, con due bei cazzi di cui godere.”
Il pranzo fu come d’abitudine veloce, con poche chiacchiere ma soprattutto leggero.
Poco dopo che tornai in camera arrivò Giselle con la sua consueta busta di carta, ma prima d’aprirla mi chiese perché in mattinata avevo urlato.
“S’è sentito tutto quello che ho detto ?” chiesi un po’ impaurita d’aver violato da sola la mia privacy.
“No solo qualche parolaccia qua e là, che se le dico io è normale, una come te un po’ meno.” mi rispose anche per rassicurarmi.
Le raccontai della lunga telefonata con mio marito, e di come non avessi la minima idea sul come gestire il quando sarei uscita di lì, con lui che faceva fin troppo la vittima.
“Se vi amate davvero saprete come uscirne insieme, altrimenti ti porto da un cliente abituale che è un signor avvocato divorzista.” mi disse ridendo.
Risi anch’io, se non altro perché aveva detto ben più di una mezza verità, ma una volta finite le chiacchiere, volli sapere cosa m’aspettava nel pomeriggio.
“Sinceramente non lo so neanch’io, il mio compito è di portarti in una stanza dove troverai Floyd, uno che definirei un buon stallone da scopata tranquilla, Solo la stanza è un po’ grande per sole due persone, però non so davvero cosa dirti.”
“Fa nulla, in fondo mi piacciono le sorprese, inoltre anche se ci fossero più uomini, io ne posso soddisfare solo due alla volta o sbaglio ?”
“No tre, ma questi sono dettagli.” mi rispose Giselle che oramai passava da una risata all’altra contagiando anche me.
Alla fine, tirò fuori un miniabito che era oltre l’audace, con la schiena completamente nuda, il davanti che copriva giusto il seno, e una lunghezza che arrivava a due dita sotto le chiappe.
“Praticamente mi posso far scopare senza toglierlo, insomma a modo suo è comodo.” dissi cercando di capire come metterlo senza far danni.
“È vero anche perché anche oggi niente intimo.” mi disse Giselle tirando fuori un paio di sandali molto semplici, ma con dei favolosi tacchi a spillo di altezza stratosferica.
Indossai abito e vestito per poi fare qualche passo per prendere confidenza con quei tacchi, che erano decisamente più belli che pratici.
“Vieni tanto oggi nessuno ti chiederà di sfilare.” mi disse Giselle prendendomi per mano.
Per la prima volta prendemmo l’ascensore, e una volta arrivate al piano lei m’indirizzò verso la porta più vicina.
Bussai prima d’entrare in una stanza piuttosto spoglia e buia, dove c’erano un paio di divani, altrettante grosse poltrone e un letto a baldacchino sistemato quasi al centro.
“Vieni Priscilla, ora accendo la luce così non rischi di sbattere.” mi disse un uomo con una voce decisamente calda e sensuale.
“Tu devi essere Floyd vero ?” chiesi a un uomo dall’aspetto piuttosto normale, ma con una testata di treccine rasta da far invidia a Bob Marley.
“Certo piacere di conoscerti dolce Priscilla.”
Floyd mi venne incontro per chiudere la porta, e poi mettere una mano appena sopra il mio sedere per stringermi a sé. Trovai subito la sua bocca pronta ad accogliere la mia, e così senza mai smettere di baciarci, ci ritrovammo su uno dei divani, con lui seduto al centro, ed io sopra a cavalcioni. Com’era successo con Francis e Trevor, mi trovai subito attratta da quell’uomo, che non perse tempo a far salire il mio vestitino e mettere così le mani sulle mi chiappe nude. Per qualche folle motivo trovavo quell’uomo irresistibile, o forse era solo il suo odore di maschio che lo rendeva tale, unito al sapore dolce delle sue labbra.
Stavo quasi per prendere l’iniziativa, quando sentii entrare qualcuno, e girando la testa vidi Erik venirmi incontro col suo smagliante sorriso.
“Vedo che mi tradisci col primo che passa.” mi disse ridendo prima di farmi salire ancora di più il vestito, che a quel punto era diventato inutile.
“Colpa tua che prima mi seduci e poi m’abbandoni.” risposi avvicinando le mie labbra alle sue.
“E’ che per una come te oggi i cazzi non bastano mai, così ho pensato di portare due amici che conosci.”
Erik batté più volte le mani, e subito dopo entrarono Francis e Trevor, che mi fecero subito sentire le loro mani sul sedere.
Non ebbi neanche un attimo di paura nel trovarmi con ben quattro uomini, e tutti molto ben dotati, ma piuttosto mi chiesi come fosse possibile proprio il non essere almeno a disagio in quella situazione, praticamente nuda e pronta a fare un’orgia dove sarei stata l’unica donna.
Senza badare troppo ai pensieri che m’avrebbero certamente messa in difficoltà, mi sistemai in ginocchio sul divano, e i miei quattro stalloni tirarono fuori i loro strumenti di piacere, altrettanti membri pronti a finire fra le mie labbra che li avrebbero fatti diventare turgidi. Non diedi alcuna importanza di chi fosse la mazza che stavo succhiando, ma piuttosto cercai di trattarli tutti nella stessa maniera, tenendone in mano altri due e quasi dispiacendomi di non poter fare nulla per il quarto. Pur non avendo mai fatto un pompino sino a tre giorni prima, fu quasi naturale farne ben quattro in quel momento, anzi il trovarmi in mezzo a quegli uomini m’eccitò a dismisura, tanto che quando mi tirarono su per farmi sdraiare sul letto, avevo la passera talmente bagnata che quasi colava.
Floyd fu il primo a scoparmi, mentre Erik e Francis s’inginocchiarono vicino alla mia testa per far sì che la mia bocca fosse sempre piena di uno dei loro peni. In realtà col passare dei minuti, mi resi conto che stavano facendo una sorta di giostra con me nel mezzo, in modo che non solo uno mi scopasse, ma fossi come circondata da altri due, mentre il quarto riprendeva fiato. Per me non cambiò nulla neanche quando Trevor, dopo essersi unto abbondantemente la mazza, mi sodomizzò come se fosse la cosa più normale del mondo, bloccando ma solo per un po’ il primo orgasmo che stava come salendo dentro di me.
Il primo picco del piacere fu come una liberazione, un punto d’arrivo che allo stesso ne era uno di partenza per giungere al secondo, che non poteva che esser ancora più sconvolgente.
Quelli che oramai consideravo i miei ragazzi, mi diedero qualche attimo per riprendermi, prima di farmi sistemare carponi per poi riprendere la loro perversa giostra.
La mia mente non era però più con loro, ma in un’altra dimensione dove esisteva solo il piacere, senza più complessi di colpa verso mio marito e tutti le use convinzioni religiose, che consideravo solo un freno alla mia voglia di godimento. Non consideravo peccaminoso mettergli le corna, perché con lui non avrei mai potuto provare le sensazioni che sentivo in quel momento, e usare il culo per godere non era poi così diverso dall’usare la fica.
Ben presto mi resi però conto che farmi sodomizzare non mi bastava più, soprattutto dopo aver provato il giorno prima la doppia penetrazione. Così quasi spinsi sul letto Francis per poter calarmi su di lui usando l’ano, e quindi invitare che volesse a prendermi davanti.
“Qualcuno vuole prendersi cura della mia fica ? Oppure preferite che faccia da sola ? Certo con tutto questi cazzi in giro sarebbe un vero peccato usare le mie mani, non credete anche voi ?”
Erik comprese che volevo si esser scopata da due uomini insieme, ma almeno all’inizio non da due animali, così s’inginocchiò davanti a me per mettermi dentro la sua mazza e soddisfare le mie voglie.
Anche se avrei voluto far godere anche Floyd e Trevor, non ci riuscii in quanto godevo troppo per poter muovere anche un solo braccio, anzi ci volle tutta la loro bravura per non farmi cadere da un lato. La sinfonia del piacere non cambiò di una nota neanche quando mi fecero girare, in modo da poter avere chi mi sodomizzava maggior spinta. Trevor Floyd lo fecero tirando fuori tutta la loro potenza, quasi abusando del mio orifizio anale, che però era fin troppo dilatato e pieno di lubrificante che continuavo ad usare senza alcuna parsimonia.
Quando dietro di me si sistemò Erik ero fin troppo tranquilla, se non altro perché era sempre stato il più delicato, se pur in un contesto dove quella parola assumeva un significato tutto suo.
“Adesso ti mando in paradiso.” mi disse facendo scivolare la cappella dall’ano alla passera, dove però c’era già dentro quella di Francis.
Non ebbi tempo di dire nulla, che mi ritrovai dentro la fica due grossi cazzi, ma subito dopo un primo momento durante il quale quasi mi mancò il fiato, iniziai a gemere e non era certamente per il dolore.
“Peccato che non ce la possiamo scopare in tre.” disse Trevor ridacchiando, e quelle furono le ultime parole che compresi.
Entrai infatti in un tunnel di puro piacere, dove l’orgasmo non finiva mai, anzi aumentava a ogni affondo di Erik e di chi prese poi il suo posto. Avevo sì la passera in fiamme, ma avrei voluto che bruciasse per sempre tanto stavo godendo, e poco importava se avessi due membri davanti o uno per ogni entrata.
Forse dentro di me avrei voluto provare a soddisfare tre uomini insieme, ma poi pensai che se non ci provavano loro era perché doveva essere quasi impossibile o troppo difficile da realizzare.
Alla fine, mi ritrovai sul letto, con loro quattro che mi schizzavano addosso i loro orgasmi, più che altro indirizzandoli sul viso e sul seno.
“E questa è per il tuo padre confessore.” mi disse Floyd scattandomi una fotografia col volto ricoperto del loro sperma, facendo ridere gli altri tre, e un po’ anche me.
Impiegai dieci buoni minuti prima di riprendere un minimo il controllo del mio corpo, per poter andare in bagno e darmi una veloce rinfrescata, prima di rivestirmi e tornare nella mia camera, dove feci una lunga doccia calda.
Ero forse arrivata al massimo della perversione, o c’erano ancora vie delle quali non sapevo neppure l’esistenza ?
Quando fu il momento di cenare andai nella sala da pranzo e mi concessi un più che abbondante pasto, sotto lo sguardo divertito di tutti, compreso quello di Giselle che ogni tanto rideva senza che io ne sapessi il motivo.
Quando le chiesi una spiegazione mi rispose che il giorno seguente avrei compreso tutto, ma che nel frattempo dovevo solo pensare a riposarmi, e che non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Così seguii il consiglio, e dopo aver visto un po’ di televisione m’addormentai esausta, felice però di come stava procedendo quello che all’inizio pensavo dovesse esser un supplizio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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