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La moglie schiava - cap. 1


di MissSerena
12.04.2024    |    9.307    |    5 9.5
"“Allora non hai ancora capito nulla ?” Solo in quel momento compresi che nulla sarebbe stato più lo stesso..."
Pubblico qui un mio vecchio racconto nato ascoltando un po' d'insano gossip dalla parrucchiera. Ovviamente tutto ciò che ho scritto è frutto della mia fantasia, finale compreso, e credo abbia un senso solo se si leggono tutti i capitoli uno dopo l'altro.

Primo capitolo

Il mio nome è Nicoletta.
Sono considerata una bella 40ene, certamente la chirurgia mi ha dato una mano, ma come si dice “la base era buona”. Avendo già una terza naturale è bastato fare un intervento per non far afflosciare il seno e ritrovarmi così un decolté perfetto, mentre la miglior estetista della città provvede tutte le settimane a curare la mia pelle, per far sì che sia sempre come quella di una ragazza.
Mi sono sposata con un ricco avvocato che mantiene tutti i miei capricci economici, mentre per quelli sessuali ho svariati amanti pronti a soddisfarmi in ogni momento, anche in coppia visto che mi piace sentirmi donna ma anche un po’ puttana, e mio marito è tutto tranne che uno stallone.

Il giorno che cambiò la mia vita avevo passato il pomeriggio con un mio stallone di colore preferito, quando tornata a casa mi accorsi che la domestica non era al suo posto, e che mio marito Alfredo era in salotto in compagnia di un uomo.
Mi stupii vederlo con una persona malvestita e anche un po' sporca, ma feci finta di niente e li andai a salutare.
“Caro chi è il signore ?”
“Ti presento il Signor Pallari, un mio fidato collaboratore.”
Con un po' di ribrezzo gli strinsi la mano, poi gli offrii da bere che rifiuto quasi bruscamente.
“Allora Avvocato io la saluto, per quei conti non ci sono problemi.”
“Ho già dato disposizioni in merito, un attimo che l'accompagno alla porta.”
Quell'uomo così insignificante mi salutò con uno strano sorriso, poi uscì di casa lasciandoci soli.
“Scusa ma chi è quel tipo.”
“Un mio dipendente molto fidato, ora ti prego metti questo DVD nel lettore, in queste cose tu sei più pratica di me.”
“Certo caro siediti pure sul divano.”
Misi il DVD nel suo posto e accesi il televisore, poi mio marito mi fece cenno di sedermi al suo fianco.
“Vorrei un tuo giudizio su queste riprese, io le ho trovate molto interessanti.”
Non feci in tempo a rispondere che sul televisore comparve la mia figura completamente nuda, insieme a quella di due ragazzi con i quali mi ero fatta una bella scopata alcuni giorni prima.
Anche se la qualità del video non era eccezionale, non potevo neppure provare a negare che quella fossi io, e con un cazzo in bocca e uno nel culo non è che ci sia molto da sentire se non sospiri e gemiti.
Il filmato andò avanti per una decina di minuti durante i quali mio marito non disse nulla, anzi si accese una sigaretta come se niente fosse, poi all'improvviso lo fermò il video. Il suo sguardo era quello di sempre, un misto di dolcezza e cordialità, la voce ferma, ma non dura.
“Allora cara moglie vuoi che vada avanti e mi veda come ti fai sbattere da uno di colore ?”
Nonostante sia considerata una persona con una ricca parlantina non riuscivo ad aprire bocca, mentre il suo viso s'irrigidiva sempre di più.
“Allora brutta puttana vuoi parlare o no !”
“Ti prego perdonami.”
“Come non fosse una scappatella, potrei ancora pensarci, ma sei buona solo a prendere cazzi.”
Iniziai a piangere a dirotto, e non potevo biasimarlo se avesse deciso di cacciarmi di casa, ma provai a difendermi con tutte le mie forze.
“Alfredo lascia che ti spieghi...”
“Spiegarmi cosa ? Che ti piace prendere cazzi a ripetizione, dimenticavo ti piace anche la fica, ho devo ricordartelo mostrandoti quanto sei brava con le ragazzine !”
Oramai era furioso, non parlava più col suo solito tono quasi monocorda, ma urlava lanciandomi sguardi carichi d'odio.
“Ti do un'ora per farti le valigie, ho già bloccato le tue carte di credito e svuotato il conto in comune, tanto per mantenerti non avrai problemi, vorrà dire che per farti scopare ti farai pagare, in fondo sei solo una troia.”
In un attimo vidi tutta la mia vita crollarmi addosso, il lusso alla quale ero abituata, la vita sociale, tutto distrutto.
Cercai d'avere un sussulto d'orgoglio.
“Non puoi farmi questo, chiederò il mantenimento, me lo devi.”
“E come no ! Trovami un solo giudice che dopo averti visto all'opera te lo possa concedere, senza considerare che non avrei problemi a farne capitare uno mio amico.”
Aveva stramaledettamente ragione, ero senza via di fuga, se non far appello alla sua pietà.
“Ti prego, farò qualunque cosa mi chiedi, mi segregherò in casa se lo vorrai, ma non mi lasciare, lo sai che ti amo.”
Alfredo si accese un'altra sigaretta e si versò da bere, il suo silenzio mi faceva più male di tutti gli insulti che mi aveva detto prima, ma potevo solo aspettare la sua decisione.
“Sei davvero disposta a tutto pur di restare in questa casa ?”
“Si, non devi che chiedermelo.”
“Voglio che tu diventi la mia schiva.”
Rimasi stupita davanti alla sua richiesta.
La sua schiava ?
E cosa voleva dire ?
Così mi avvicinai a lui cercando le risposte alle mie domande.
“Cosa intendi per schiava ?”
“Tu farai tutto ciò che ti ordinerò, subirai punizioni fisiche e mentali, uscirai solo con me, non avrai più nessun diritto, ma solo doveri, non ti potrai opporre a nulla pena l'uscita da questa casa. Ti darò da mangiare e ti vestirai come vorrò io, sarai la mia puttana personale. Ti rivolgerai a me chiamandomi Padrone o Signore e dandomi del lei, se vorrò avere un'altra donna tu non dirai nulla come nel caso ti voglia far scopare da chiunque mi passi per la testa. Queste sono le condizioni, prendere o lasciare.”
“Ma tu non sei un sadico...”
La frase mi usci quasi senza che me ne accorgessi, la dissi a bassa voce, ma non tanto da non fargliela sentire.
“Se è per quello tu non sei una donna, ma solo una sgualdrina, allora aspetto la tua risposta, e la voglio ora quindi deciditi in fretta.”
Mi sentivo come un pugile nell'angolo che aspetta solo di buttare la spugna, e io buttai la mia.
“Va bene, accetto.”
Lo dissi a bassa voce, quasi sussurrandolo.
“Non ho sentito, parla più forte.”
“Accetto le tue condizioni.”
“Accetti di diventare cosa ?”
“La tua schiava, ora va bene.”
“Chissà perchè lo sapevo che avresti detto di sì, ora spogliati, ti devo dare la prima lezione per avermi tradito.”
Inizia a spogliarmi fino a ritrovarmi nuda davanti a lui. Anche se non era certo la prima volta che mi vedeva senza niente addosso, mi sentivo a disagio e coprì la mia intimità.
“Ma guarda questa puttana ora si copre, che fai ti vergogni.”
“No è che non so cosa fare.”
Il suo schiaffo mi prese in pieno volto facendomi girare la faccia.
“Come ti ho detto che mi devi chiamare puttana.”
“Padrone.”
“E allora perchè non lo fai stupida.”
“Mi scusi Padrone, non succederà più.”
“Lo spero bene perchè ogni volta che lo farai ti punirò, ora vieni qui che mi diverto col tuo sporco culo rotto.”
Prima di sedersi sul divano prese una racchetta da ping pong, della quale non avevo notato la presenza sino a quel momento e mi misi davanti ad Alfredo.
“Come mi devo mettere Padrone.”
“Pancia sulle ginocchia e gambe aperte.”
Mi sistemai come lui aveva richiesto sentendomi un po' stupida, anche perché da bambina mio padre non mi aveva mai sculacciata e mi veniva quasi da ridere a pensarci. Ma una volta che lui fu pronto il mio mezzo sorriso sparì subito.
Prese a colpirmi sulle natiche con forza, sentivo continuamente la pala della racchetta sulla pelle e ben presto inizia a lamentarmi.
“Così mi fai male.”
“Taci troia questo è solo l'inizio e poi ricordati il tuo ruolo.”
“Ti prego abbi pietà.”
Ma più parlavo e più mi colpiva con violenza, mi teneva ferma per la testa con la mano sinistra spingendola in basso, mentre con la destra mi colpiva senza nessuno scrupolo.
Iniziai a supplicarlo di smettere, ma più lo pregavo e più lui mi colpiva con violenza, fino a smettere quando fu esausto. Avevo il culo in fiamme, mi girai solo un attimo per guardarlo e quasi non potevo credere ai miei occhi. Il suo volto era completamente violaceo con ben poco ancora del suo colore naturale.
“Vammi a prendere una sigaretta e in fretta.”
Cercai di muovermi, ma non mi sentivo le gambe, allora Alfredo mi tirò giù come un sacco di patate.
“Se non riesci a camminare striscia come un verme, ma muoviti.”
Inizia a muovermi sulle braccia, i pochi metri che mi separavano dal tavolo sembravano chilometri, ma riuscii a prendergli il pacchetto e l'accendino e portarglieli.
“Mettiti in ginocchio mentre fumo, non credere che sia finita così”.
Quello che mi metteva più paura era il suo tono, era freddo, quasi glaciale, non lasciava trasparire nessuna emozione, neanche un po' di rabbia o soddisfazione.
Quando ebbe finito mi prese per i capelli e mi portò sul divano fino a mettermi a carponi, quindi riprese a battermi.
“Basta ti prego, non ce la faccio più.”
“Zitta puttana, pensa a quanto ti piace farti sfondare il culo.”
“Ti supplico...”
“Allora pregami di sfondarti il culo.”
Si fermò per un attimo poi mi diede un colpo fortissimo che mi butto in avanti.
“Cos’aspetti a pregarmi di romperti il culo troia !”
“Ti prego di sfondarmi il culo.”
Un altro colpo sull'altra natica mi fece quasi perdere l'equilibrio.
“Come ti ho detto che mi devi chiamare puttana ?”
“Padrone la tua puttana ti prega di sfondargli il culo.”
Dopo averlo detto mi sentivo umiliata come mai mi era successo, ma speravo che almeno quello placasse la sua ira.
“T'accontento subito troia.”
Si alzò per sfilarsi i pantaloni e gli slip, poi senza fare altro iniziò a spingere la cappella sul mio ano.
“Non così, fammelo bagnare almeno un pochino”.
“Se t’inculo a secco forse sentirai qualcosa, altrimenti sfondata come sei non proveraii nulla.”
Sentii la cappella violarmi il buchetto ed iniziai a piangere, lui allora mi prese per i capelli e spinse forte fino a farlo entrare dentro quasi tutto.
“Ahh, mi spacchi.”
“E' quello che voglio, romperti per bene questo culo di merda.”
Presi a gemere dal dolore sempre più forte mentre lui riprese a colpirmi il culo, questa volta con la mano libera.
“Scommetto che troia come sei ti stai bagnando.”
Allungò la mano fini alla mia fica trovandola inspiegabilmente umida.
“Vedi che sei solo una puttana da strada, stai tranquilla d'ora in poi godrai per quello che sei.”
Non so come ma stavo realmente godendo, non era certo dolore ad eccitarmi, ma il suo cazzo che mi stava sfondando senza riguardi mi dava uno strano piacere, anche se non osavo dirglielo fino a quando non fu lui ad ordinarmelo.
“Dillo che ti piace, dimmi che vuoi che ti sfondi.”
“Si Padrone sfondami, fammi tua.”
Il suo ritmo si fecce sempre più alto, oramai gemevo senza ritegno, presa da quella violenza che mai avrei pensato mi fosse piaciuta. Alla fine venne dentro di me, il suo sperma mi diede un po' di sollievo inumidendo il mio sfintere ormai mal ridotto.
“Ora puliscimi il cazzo, lo voglio vedere senza una goccia di sborra.”
Mi girai e iniziai a leccarglielo, sentivo il suo sperma colarmi dal culo, ma non potevo farci nulla. Per fare prima lo presi tutto in bocca mentre lui m'insultava in continuazione fino a spingermi a terra.
“Ora va a lavarti il culo, adesso ho sonno e domani sarà una giornata impegnativa.”
A fatica mi alzai in piedi e andai a lavarmi dandomi un po' di sollievo con l'acqua fredda, quindi mi recai in camera da letto per prendere il mio posto.
“Dove cazzo pensi d'andare, fino a nuovo ordine dormirai per terra ai piedi del letto, non sei degna di starmi vicino, quindi prenditi un cuscino e non rompermi le palle.”
“Ma Alfredo che dici.”
Lui mi diede l'ultimo schiaffo della serata.
“Allora non hai ancora capito nulla ?”
Solo in quel momento compresi che nulla sarebbe stato più lo stesso.
“Mi perdoni Padrone, dormirò per terra.”
Presi un cuscino e una coperta dall'armadio e mi sistemai sullo scendiletto, per quanto dolorante e umiliata non ci misi molto a prendere sonno, solo prima mi sembrò di sentire una risata sarcastica, ma rimase solo una sensazione.

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