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Il pizzicotto


di Membro VIP di Annunci69.it Mar_red
27.01.2025    |    1.241    |    1 9.0
"Il mio orgasmo fu accompagnato da un grido, digrignai i denti e fu talmente forte, da farmi tremare le gambe..."
“Da te non mi farei dare nemmeno un pizzicotto”.
Pensavo a questa frase, detta solo pochi mesi prima a quell’uomo che, poi, sarebbe diventato il mio Padrone, mentre, con due mollette ben salde sui capezzoli, ero legata, nuda, ad un tronco di un ulivo secolare in una calda mattina d’estate.
Il ricordo di quella frase, era più devastante del dolore che sentivo ai capezzoli, del fastidio che avvertivo sulla sua pelle che sfregava sul ruvido tronco, delle cinghiate che inesorabilmente e con una cadenza imprevedibile colpivano le mie natiche.
E ad ognuna di quei colpi che segnavano le terga, mi chiedevo come fossi arrivata a ritrovarmi lì, indifesa e abbandonata nelle mani di Colui che non avevo ritenuto degno nemmeno del più tenue e leggero rimbrotto che una donna possa ricevere dalle mani di un uomo.
Proprio in quel momento, un colpo di cinghia, netto e veloce, mi arrivò in mezzo alle gambe ed un calore, immediato e più forte della calura estiva che batteva sulla mia schiena nuda, salì su per il corpo fino alla mente spazzando quei foschi pensieri.
Il dolore, allora, si sciolse, dapprima in un grido e, subito dopo, in un fremito, che, in senso inverso, mi scese lungo il corpo fino a sciogliersi in un piacere intenso e duraturo sul mio sesso arrossato.
Lui si avvicinò, mi posò una mano sui glutei e iniziò a massaggiarli delicatamente, dapprima in un movimento lento e quasi impercettibile, poi più intenso e veloce, quasi a voler alleviare quel bruciore che comunque persisteva ed era ben lungi dall’acquietarsi.
La sua mano continuò a massaggiarmi e nel mentre sentivo la sua presenza dietro sempre più vicina tanto da avvertire dapprima il suo fiato sul collo, poi le sue labbra che iniziavano a cercare la mia pelle fino a sentirle, delicate e morbide sui lobi delle orecchie.
Un brivido iniziava a farsi strada sulla mia pelle, la sensazione era di qualcosa di freddo, qualcosa che contrastava con quel calore che avevo tra le gambe e sulle terga.
La sua mano, ad un tratto, si infilò in mezzo alle gambe e, quasi a voler donarmi completamente, con un gesto istintivo mi inarcai e le allargai il più che potevo, seppur, costretta in quella posizione, avessi poca libertà di movimento.
Questo gesto mi eccitò talmente tanto che, appena sentì le sue dita intrufolarsi nella cavità vaginale, mi bagnai talmente da sentire i suoi umori colare lungo le cosce.
Lui si accorse di ciò e, non ebbe alcuna difficoltà a far scivolare dentro indice, medio e anulare della sua mano a mo’ di cuneo.
Una volta dentro, inarcò le dita e tirò verso di sé, così forte da farmi sentire la vagina completamente aperta e violata.
La mano iniziò a muoversi, con moto sussultorio e, ad ogni spinta, si fece sempre più strada andando in profondità.
Dopo alcuni colpi, Lui si fermò, portò la mano vicino al naso e ne annusò l’odore.
Sembrava come un esperto sommelier che, intento a testare un buon vino, ne assapora prima i sentori, cogliendone perfettamente le varie sfumature.
E Lui sapeva bene che quel profumo era di sesso, di femmina, ma ancor era di vero piacere femminile.
Dopo averla annusata, avvicinò la mano alla mia bocca e disse: “Vedo che stai godendo, assaggia il frutto del piacere che ti sto procurando”.
Detto ciò, spinse le dita nella mia bocca ordinandomi di leccarle per bene.
Sin dall’adolescenza, un po’ per curiosità, un po’ per dare sfogo alla mia forte carica sessuale, quando mi masturbavo, ero solita, qualche volta, assaggiare i miei umori.
Quindi conoscevo il mio sapore, ma questa volta era diverso: più profumato, dolce e viscoso.
Nel mentre fantasticavo su queste differenze, Lui, senza che me ne fossi accorta, si calò i pantaloni e, prendendomi per i fianchi, con un movimento dal basso verso l’alto, mi penetrò facendo scivolare il suo cazzo dentro la vagina, per tutta la sua lunghezza, sino a sentirne la base urtare sulle mie grandi labbra.
Avermi presa in quel modo, quasi uncinandomi, mi procurò un piacere immediato, la mia vagina si lubrificò e si adattò immediatamente, tanto che quasi non avvertivo il suo cazzo che, seppur non fosse di grandi dimensioni, era comunque di tutto rispetto sia come lunghezza, ma, soprattutto, come diametro.
Iniziai a godere del suo movimento dentro di me: si stava dimostrando un esperto in fatto di sesso, perché muovendosi lentamente, alternando movimenti sussultori con movimenti ondulatori, mi stava portando verso un orgasmo che difficilmente avrei potuto trattenere.
Continuavo ad assaporare questa scopata inusuale, quando, ad un tratto, estratto il cazzo dalla vagina, me lo puntò dritto sull’ano e con un colpo secco, violò anche quel buco.
Spinse con talmente tanta forza da farmi quasi perdere l’equilibrio, cosa che non si verificò solo perché mi trovavo immobilizzata.
Però, ebbi un contraccolpo così forte che il mio seno andò a sfregare sulla corteccia dell’albero e ciò mi procurò dolore anche perché le due mollette si trovarono compresse tra i miei capezzoli e l’albero.
Ma non ebbi il tempo di realizzare tutto ciò perché iniziò a martellarmi nel culo.
Questa volta, però, non si muoveva lentamente, anzi, i suoi movimenti erano frenetici, energici e inarrestabili.
Iniziò a martellarmi il culo ed ogni colpo ricevuto lo sentivo sempre più aperto e dilatato.
Io, che poche volte accettavo da mio marito la proposta di fare sesso anale, mi ritrovavo, indifesa e impotente, a doverlo subire in quel modo, così crudo e, per certi versi, animalesco.
Però, il modo in cui Lui mi aveva preso rappresentava una scoperta: stavo godendo perché più venivo scopata nel culo e più sentivo contrarre la vagina che, continuava a gocciolare vergognosamente.
Iniziai ad emettere gemiti e ad ansimare; anche lui ansimava e il suo respiro si faceva sempre più forte e veloce. Sembrava quasi che stesse per godere dentro il mio culo, ma mi sbagliavo.
Ad un tratto, tirò fuori il cazzo e me lo rinfilò in vagina.
Questa volta, però, a differenza di quanto aveva fatto prima, iniziò a muoversi dentro di me con un ritmo veloce, forte e deciso.
Tutto questo turbinio di sensazioni, mi stavano facendo perdere ogni controllo e sentivo che anche il mio orgasmo era imminente.
Infatti, esplose nello stesso momento in cui sentii il suo seme, caldo, denso e copioso, riempire il mio ventre.
Il mio orgasmo fu accompagnato da un grido, digrignai i denti e fu talmente forte, da farmi tremare le gambe.
Dopo avermi dato qualche altro colpo di assestamento, quasi come a volermi riempire completamente fino in fondo all’utero, si ritirò.
Avevo la vagina completamente aperta e il suo liquido, mescolato ai miei umori, iniziò a colare verso il basso.
Mi appoggiò la mano sulle grandi labbra, indugiò con le dita dentro e raccolse un po’ dello sperma che mi gocciolava.
Si avvicinò al mio viso e, senza dir nulla, sentii le sue dita, umide e appiccicose, stringere delicatamente la mia guancia, in un tenero pizzicotto.
Fu in quel momento che colsi il significato di quello che non era un semplice gesto: si trattava del più bel dono, intimo, dolce e profondo, che un uomo possa donare ad una donna per farla sentire davvero ed incondizionatamente sua … gesto che, da quel momento, mi rese ancor più sua schiava e che non dimenticherò mai per il resto della mia vita.
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