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Lui & Lei

La professoressa


di MissSerena
16.10.2024    |    5.322    |    4 9.8
"La realtà era invece che amassi il sesso quanto la lingua italiana, ma senza alcun coinvolgimento sentimentale, il che m’aveva portata ad avere una mia..."
Chissà cos’avrebbero mai detto i miei alunni, o ancor meglio i loro genitori, vedendomi pronta per uscire “vestita” peggio di una puttana della città vecchia, ma del resto chi conosceva la mia doppia vita ?
Di giorno, infatti, ero la fin troppo rigida professoressa di lettere Carolina Gentilini, una sorta di leggenda vivente in quanto ad inflessibilità nell’insegnamento dell’italiano presso una delle tante scuole medie della città, con la tanto non segreta ambizione d’esser trasferito al liceo “Cicerone”. Di me si diceva che provassi una sorta di orgasmo quando davo un’insufficienza, e che ero rimasta signorina solo perché ero così acida da bruciare in senso letterario chiunque mi s'avvicinasse.
La realtà era invece che amassi il sesso quanto la lingua italiana, ma senza alcun coinvolgimento sentimentale, il che m’aveva portata ad avere una mia scuderia di uomini pronti a soddisfare le mie voglie, senza fare troppi discorsi sull’amore o altre amenità del genere.

Fra loro c’era Gabriele, il classico camionista che probabilmente non sapeva chi fossero stati Montale o Ungaretti, ma con una gran bella nerchia e l’appartenenza di diritto alla categoria dei maschi alfa.
“Oggi sono dalle tue parti e voglio scaricarmi i coglioni.” m’aveva detto per telefono, togliendo ogni dubbio sul perché mi volesse vedere, casomai ne potesse sorgere qualcuno.
“E dove di sua grazia ?” gli risposi avendo Gabriele una destinazione sempre diversa.
“Pensa quanto sei fortunata, sarò al parcheggio B3, dove di solito non c’è nessuno; quindi, fammi uno squillo quando sei quasi arrivata, così ti vengo ad aprire per scoparti sotto le stelle.”
Conoscevo bene la zona dei nuovi parcheggi, se non altro perché erano diventati in breve tempo un luogo per esibizionisti e scambisti di vario genere; quindi, irresistibile per chi come me cercava forti emozioni.

Qualche ora dopo quella telefonata ero davanti allo specchio per vedere se ero abbastanza provocante, e non potei che ammettere a me stessa che ero irriconoscibile.
La professoressa dal tailleur sempre impeccabile aveva scelto un look oltre la decenza, con dell’intimo rosa shocking messo in bella vista da una sottile camicetta bianca annodata sotto il seno, e una minigonna che non riusciva a coprire del tutto il sedere. Inoltre, il trucco era a dir poco pesante, con le linee ben marcate dal nero, che facevano contrasto col rossetto rosso fuoco messo con molta generosità. Per poter uscire senza dare scandalo mi coprii con un lungo spolverino, aspettando che nessuno fosse nell’ingresso del palazzo per poter quasi correre verso la mia macchina.
Passai il tempo del viaggio ascoltando la musica alla radio, e pensando a quanti colleghi ci avessero provato con me nel corso degli anni, tutti troppo preoccupati di non essere audaci, mentre io volevo solo uomini che mi trattassero non dico male, ma da donna vogliosa di sesso.

In realtà i miei primi rapporti furono una serie di delusioni, tanto che pensai d’essere lesbica e provai anche ad andare con una ragazza, tornando a casa ancora più abbattuta. Poi una sera d’estate un ragazzo bruttino a cui non davo alcuna speranza, mi prese quasi con la forza, facendomi però avere il mio primo vero orgasmo. Compresi allora che d’avere una relazione non m’importava nulla, ma che il mio unico desiderio era quello d’avere rapporti con maschi dominanti, che però non fossero in alcun modo dei sadici.

Arrivai al parcheggio dopo aver mandato un messaggino a Gabriele, che si fece trovare all’ingresso pedonale, pronto ad aprirmi non appena chiusi la macchina, lasciandoci però dentro lo spolverino, in modo che mi vedesse subito in tutto il mio splendore.
“Dimmi ma nel navigatore come destinazione hai scritto cazzo che mi scopi ?” mi domandò ridacchiando aprendo un piccolo cancello.
“No è bastato idiota col cervello piccolo.” gli risposi ridendo anch’io “Fosse solo perché mi metto elegante per te, e questo è il ringraziamento.”
“Effettivamente messa così puoi andare al ricevimento della regina.” mi disse prima di chiudermi la bocca con la sua e farmi ben sentire la sua mano sul sedere.
“Quanto ardore, ma sei sicuro che non c’è nessuno ?” domandai per sentirmi più sicura.
“Stai tranquilla, il prossimo camion arriva alle tre, quindi fra almeno cinque ore, e con una come te nessun uomo può durare tutto quel tempo, a meno di non avercelo davvero d’acciaio.”
Senza togliermi la mano dal sedere, lui mi portò vicino al suo camion, che aveva parcheggiato sotto un lampione per avere un po’ di luce.
“Vuoi farlo dentro il tuo mezzo ?” chiesi non avendo ancora capito cosa avesse davvero in mente.
“Ma sei matta ? Là dentro è peggio di una sauna ! Mentre qui senti che bel fresco che c’è, se poi togliamo questa roba inutile …”
Gabriele fece cadere per terra la minigonna, facendola seguire ben presto dalla camicetta, per poi spingermi contro il suo mezzo ed infilarmi la lingua in bocca, ma soprattutto una mano dentro il perizoma.
“Sai cosa mi fa impazzire di te ?” mi disse vicino all’orecchio, quasi avesse paura che qualcuno lo sentisse “Che non so la tua età, ma hai sempre la fica depilata come quella di una ragazzina, e infilarci dentro le dita è sempre un piacere.”
“Cosa ci vuoi fare, i peli mi fanno un po’ schifo, quindi meglio toglierli e non pensarci più.”
Avendo paura che mi rompesse il perizoma, lo abbassai sino a ritrovarmelo a metà delle cosce, con lui che con l’altra mano si era oramai impossessato del mio seno destro.
“Non vorrai scopare qui per terra ?” gli chiesi sperando che avesse altri progetti.
“Ma sei matta ! Qui non ci farei sdraiare neanche una più puttana di te, sempre che esista.” mi rispose ridacchiando prima di prendere una coperta e un materassino che sistemò proprio sotto la portiera del suo mezzo.
A quel punto non mi rimase che accucciarmi per aprirgli i pantaloni, e poter tirar fuori l’oggetto dei mie più perversi desideri. La sua mazza era già bella gonfia, ma non ancora dura come dev’essere per avere un vero rapporto, così iniziai a leccarla lentamente, prima di farla sparire fra le mie labbra. Il suo sapore era quello di un vero maschio, quindi forte e senza alcun profumo, se non quello della pelle, e potevo dirmi fortunata in quanto si era fatto una doccia prima d’incontrarmi.
Sentivo quell’uomo mio, ma soprattutto sapevo che stava godendo solo perché ero io a volerlo, considerando il rapporto orale il prezzo da pagare per poi averne uno che soddisfasse anche me.
Quando la nerchia divenne turgida lui mi fece alzare per poi farmi appoggiare sul camion in modo che fossi un po’ piegata in avanti, e quindi poggiare la cappella contro la mia passera. Sempre senza dire nulla mi penetrò con una discreta forza, ma la mia voglia di lui era così forte che sentii solo un lieve fastidio prima di cadere tra le braccia del piacere.
“Non so se sei più bagnata o sfondata, però sembra quasi che il mio cazzo ti balli dentro.” mi disse con disprezzo.
“E’ che ti si è rimpicciolito, vorrà dire che la prossima volta mi cercherò qualche bel ragazzo di colore con un signor cazzo.” gli risposi quasi ridendo.
Colto nell’orgoglio Gabriele divenne una furia, tanto che faticavo a rimanere in piedi sotto quello che era un vero e proprio cannoneggiamento contro la mia passera.
“Forse il culo non te l’hanno ancora aperto come si deve.” mi disse infilandoci un pollice dentro “O magari sei così troia che godi solo se t’inculano, vero ?”
“Non lo so vediamo cosa sai fare, tanto i neri so sempre dove trovarli.”
Il camionista puntò dritta la sua mazza contro il mio buchetto, non sapendo che prevedendo quello che sarebbe successo, mi ero messa un’abbondante dose di lubrificante nel retto. Se prima era stato quasi umano, quando si trattò di violare il mio ano non ebbe nemmeno un briciolo di delicatezza, ma mi spinse dentro la sua nerchia con tutta la forza che aveva, facendomi male nonostante il lubrificante che mi ero messa dentro. Nonostante quella brutalità non emisi un gemito, anche perché quella penetrazione così violenta mi aveva tolto tutta l’aria dai polmoni lasciandomi senza fiato.
“Com’è che non parli più ?” mi chiese con malcelata ironia “Stai a vedere che davvero ti piace solo se t’inculo per la puttana che sei.”
“Stai zitto e scopami, almeno servi a qualcosa.” gli risposi riprendendo fiato e non desiderando altro che continuasse a scoparmi peggio di una troia.
Per un po’ Gabriele continuò a sodomizzarmi in piedi, col mio perizoma che si era fermato appena sopra le ginocchia, e che mi dava un’aria ancora più da puttana da strada. Sentivo d’avere un lago fra le gambe, ma non potevo muovere le mani che avevo appoggiate al camion, ma ben presto riuscii a dare piacere anche alla mia passera. Lui, infatti, mi fece mettere carponi sul materassino, e quel punto mentre mi sbatteva con tutta la sua forza, potei far scivolare una mano fra le cosce e toccarmi così il clito gonfio e bagnatissimo.
Non so perché, ma per un attimo ebbi il desiderio che arrivasse un altro camionista, e che s’unisse a noi, però mi resi subito conto che era meglio limitarmi solo a Gabriele, nonostante stesse perdendo la spinta iniziale.
“Dai sdraiati tu e lascia fare a me,” gli dissi con la paura che venisse troppo presto.
Non appena poggiò le chiappe sul materassino gli saltai sopra, e in un attimo la sua nerchia tornò nel mio sfintere.
“Tutto si può dire di te tranne che non ti piace il cazzo.” mi disse mettendomi le mani sulle chiappe.
“E chi l’ha mai negato ! Del resto senza quelle come me ti rimangono solo le puttane vere, ma quelle per scopare le devi pagare.”
Come per magia quella frase che era fin troppo ovvia e scontata, ebbe l’effetto di calmarci, e di far sì che da quel momento si pensasse solo a godere.
Gabriele si lasciò cavalcare anche per riprendere fiato, poi mi fece sdraiare su un fianco per poi prendermi da dietro, usando entrambe le aperture tenendo sempre lo stesso ritmo.
Quella posizione permetteva ad entrambi di godere senza sfiancarci in alcun modo, e così il rapporto si prolungò sino a quando lui non fu davvero sull’orlo dell’orgasmo. Ben sapendo che non volevo che mi venisse dentro, lui quasi scivolò sul materassino sino a ritrovarmi in ginocchio davanti a me, col membro bisognoso delle ultime attenzioni, che gli diedi ben volentieri. Per eccitarlo ancor di più aprii le gambe per fargli vedere che mi toccavo, poi glielo presi in bocca e non ci volle molto per sentire il suo sperma che riempiva il mio palato, col suo gusto aspro ma piacevole.
Ci ritrovammo sdraiati uno accanto all’altro, senza alcun bisogno di parlare per diversi minuti, ma quel momento di pace fu il miglior degli ultimi tempi.
“Cosa fai domani.” mi chiese dopo essersi alzato per rivestirsi.
“Interrogo gli ultimi della classe, almeno mi diverto un po’ con la loro ignoranza.” gli risposi cercando i miei pochi abiti.
“Scommetto che sei un prof stronza.”
“E neanche poco ! Tanto poi devi promuovere tutti altrimenti il ragazzo subisce un trauma, così mandiamo avanti masse d’ignoranti che non sanno chi fosse Mazzini e chi Garibaldi.”
Continuai il mio sfogo contro un sistema che non capivo sino a quando non mi rivestii, poi lui mi diede un insolito bacio sulla fronte.
“Lasciamo perdere la scuola, io sono stato bocciato una volta alle elementari e una alle medie, così ho capito subito che studiare non era per me. Oggi si credono tutti scienziati e poi sui camion ci salgono i rumeni perché gli italiani vogliono diventare tutti dottori.”
“Mai sentita tanta saggezza in pochi secondi.”
Gabriele mi accompagnò all’entrata pedonale prima di lasciarmi con un bacio, questa volta degno di un vero uomo.
“Fra una settima dovrei essere di nuovo qui, comunque ti chiamo.” mi disse prima di tornare al suo camion.
Tornai a casa felice per la serata passata con lui, col culo un po’ in fiamme, ma in fondo era il prezzo minimo da pagare per il piacere appena provato.


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