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Lui & Lei

Myrna cap 10


di MissSerena
13.01.2025    |    627    |    1 8.0
"A quel punto mi resi conto d’averlo in pugno, così m’inginocchiai per avvicinarmi a lui a gattoni, sino a ritrovarmi fra le sue gambe..."
Grazie ad Angela mi feci rapidamente il mio giro di clienti, fatto quasi esclusivamente da uomini d’affari che si trovavano ciclicamente in città, e che incontravo le più delle volte nei loro alberghi.
In breve tempo riuscii a guadagnare abbastanza da permettermi non solo un appartamento più grande ed in centro, ma anche una bella macchina e un guardaroba da influencer d’alto livello.
Mettevo però anche via metà dei miei guadagni extra, ben sapendo che non avrei potuto fare quello che consideravo il ‘mio secondo lavoro’ per tutta la vita.
Quel giorno però ero seduta nell’elegante ufficio di Albert, un brillante manager che era stato anche il mio primo cliente da sola, non per sesso ma per parlare con lui di un suo problema.
“Vedi Myrna questo pezzo di merda sa bene che prima o poi dovrà vendere.” mi disse senza alcun inutile preambolo “Ma sa anche che più passa il tempo più perdo dei soldi, e credimi non stiamo parlando di spiccioli.”
“Ho capito, ma io che c’entro ?” gli domandai non avendo ancora compreso il perché di quell’incontro.
“In questa busta ci sono mille dollari per te per andare a convincerlo, e ne avrai una ben più gonfia se mi porti questo contratto con la sua firma.” mi spiegò dandomi una piccola cartellina col logo della sua azienda.
Conoscendo Albert da tempo ben sapevo che non era uno che badava a spese, anche se la busta che mi aveva messo davanti era più che sufficiente per andare dal suo avversario.
Guardai la foto dell’uomo che avrei presto incontrato, la classica faccia da nerd sfigato che le donne le può solo sognare, con due occhiali spessi come due fondi di bottiglia.
“Albert farò tutto quanto mi sarà possibile per farlo firmare, certo che se poi è gay …”
“Vorrà dire che gli cercherò un bel maschione !” mi rispose ridendo “Ma credo che non sia di quella sponda, e poi devo pur tentare qualcosa e tu sei la soluzione migliore. Intanto ti ho fissato un appuntamento con lui per domani pomeriggio, ti chiedo solo di farmi sapere al più presto com’è andata, anche se dovessi tornare senza la sua firma.”
“Certamente ora però fammi andare che devo sbrigare alcune faccende.” gli dissi prima di salutarlo e tornare a casa mia.
Perchè in realtà non avevo nulla da fare se non studiare quel Roscoe Gillian, del quale non conoscevo assolutamente nulla.
Uno dei miei punti di forza è infatti il sapere cosa vuole chi viene con me, e non solo i suoi desideri più manifesti, ma soprattutto quelli più nascosti, che vorrebbe realizzare ma che si vergogna a confessare anche ad una prostituta.
La prima impressione non fu certo delle migliori, una faccia da sfigato dietro la quale si nascondeva un genietto in qualche settore scientifico, che però frequentava poco i social, lasciandomi così con ben poche informazioni sul suo conto.

Il giorno seguente decisi di presentarmi all’appuntamento con un look molto aggressivo, quindi abito elasticizzato di un azzurro molto accesso, sotto il quale indossai una lingerie d’alta classe con raso dello stesso colore del vestito, e pizzo nero in perfetto pendant con la balza delle autoreggenti anche loro nere così come le scarpe.
Nonostante non fossi certo una novellina, quando mi venne ad aprire ero un po’ agitata, forse perché pensavo troppo alla ricca ricompensa che avrei preso se fossi riuscita a fargli firmare la vendita della sua piccola società.
“Ingegner Gillian sono Myrna Kross e vengo per conto Mr. Montgomery.” gli dissi tendendogli la mano.
Lui balbettò qualcosa d’incomprensibile per poi farmi entrare e condurmi in un salottino dove c’erano solo due poltrone e un tavolino.
“Albert Montgomery sa che non voglio vendere, quindi perchè ha mandato lei ?” mi domandò dopo avermi fatto accomodare.
“Per vedere se riesco a farle cambiare idea.” gli risposi accavallando le gambe “Perchè tanto sappiamo benissimo tutti e due come andrà a finire non è vero ?”
“No io non lo so.” mi disse senza mai staccare lo sguardo dalle mie gambe.
“Allora te lo spiego bene io. La miglior opzione che hai è scopare con me, e so bene che non sei mai stato con una donna del mio calibro, e poi firmi quel cazzo di contratto, oppure io esco, tu ti fai qualche sega ben sapendo che prima o poi dovrai cedere, quindi dimmi vuoi scopare o farti delle gran seghe ?”
Appena finito di parlare aprii le gambe facendo sì che lui guardasse proprio al loro interno, aspettando una sua risposta che però non arrivava. A quel punto mi resi conto d’averlo in pugno, così m’inginocchiai per avvicinarmi a lui a gattoni, sino a ritrovarmi fra le sue gambe.
L’uomo era come in trance, incapace di fare qualsiasi movimento, e fu fin troppo semplice spingerlo contro lo schienale della poltrona, per poi aprirgli i pantaloni e tirargli fuori il pene.
Con mio grande stupore non uscì un membro piccolo e flaccido, ma un signor cazzo anche se ancora mezzo floscio, di quelli che farebbero la felicità di moltissime donne.
“Guarda un po’ che bel serpentello.” gli dissi guardandolo bene in faccia “Scommetto che è tanto che qualcuna non te lo prende in bocca così come faccio io.”
Gli afferrai la mazza alla base con entrambe le mani, per poi passare lentamente la lingua intorno alla cappella, senza mai smettere di togliere gli occhi dai suoi. Lentamente feci cadere della saliva lungo l’asta, in modo da poterlo masturbare senza avere troppo attrito, e farlo godere quindi più a lungo, finendo col prendergli in bocca la cappella ormai ingrossata. Non volevo però succhiargli la nerchia, ma fargli sentire sia le labbra che la lingua, in un costante e continua lavoro fatto solo per eccitarlo, e non per dargli un vero piacere.
Lo sentii dire parole sconclusionate mentre mi metteva le mani sulla testa, senza però poi costringermi a fare qualcosa come prenderglielo in bocca. Alla fine si alzò facendo fare lo stesso anche a me, e solo a quel punto prese un minimo d’iniziativa.
Le sue mani alzarono il mio vestito scoprendomi prima il tanga, poi arrivando quasi al reggiseno, e a quel punto fui io sfilarmi del tutto l’abito rimanendo col solo intimo.
“Potresti almeno dirmi se ti piaccio.” gli chiesi con ben più d’un pizzico di civetteria.
“Sei bellissima.” mi rispose prima di stringermi a sé per baciarmi.
Di solito non bacio mai in bocca i miei clienti, ma Roscoe era così diverso dagli altri, più simile ad un ragazzo alle prime esperienze, che un uomo alla ricerca di sesso mercenario. Così lo lasciai fare, aiutandolo solo a togliermi il reggiseno che poi cadde a terra, per permettere alle sue labbra d’arrivare ai capezzoli.
Quando però i suoi pantaloni finirono arrotolati alle caviglie, fu fin troppo facile dargli quella piccola spinta, che lo fece cadere sul divano, per poi inginocchiarmi fra le sue gambe.
Ripresi il mio lento lavoro di bocca, ma quando la sua mazza fu ben ricoperta dalla mia saliva, la feci finire fra le tette.
“Non mi ricordo se mi hai detto se ti piaccio.” gli chiesi tenendogli il membro ben saldo in una mano.
“Sei la più bella puttana che abbia ma visto.” mi rispose quasi con una certa rabbia “Adesso però andiamo di là così ti scopo come merita una come te.”
Arrivammo di fatto nudi nella sua camera, e lui mi fece subito sedere sul bordo del letto, per poi mettermi il pene davanti alla faccia. Come però lo misi fra le labbra, Roscoe poggiò una mano dietro la testa per spingermi la nerchia in bocca, quasi mi volesse scopare in quel modo.
Lo lasciai fare certa che così dopo durerà di meno, ma lui non era uno scemo, così dopo essersi sfogato con la mia bocca, si sdraiò sul letto facendomi cenno di salirgli sopra.
“Vediamo se oltre la bocca sai usare bene anche la fica.” mi disse ridacchiando.
Non volendogli dare alcuna soddisfazione verbale, salii sopra di lui per impalarmi sulla sua mazza, sperando che così si calmasse un po’ ottenendo l’effetto contrario. Infatti il tenero ingegnere non solo iniziò a spingere dal basso, ma cercò in tutto i modi d’infilarmi un dito dell’ano, riuscendoci ben presto, e usandolo poi per far sì che mi muovessi più velocemente.
“Se vuoi il culo devi chiederlo per piacere.” gli dissi comprendendo quello che di fatto era il suo obbiettivo.
“Per piacere ti metti a pecora così ti posso inculare ?” mi rispose non nascondendo la sua ironia.
“Certamente.”
Mi sistemai carponi per poi aprirmi le chiappe con le mani per agevolarlo, e lui non perse un solo secondo a far scivolare la sua nerchia nel mio buchetto. Nonostante la sua irruenza, provai non poco piacere mentre mi sodomizzava da vero maschio alfa, tanto che volli aumentare il mio godimento masturbandomi la passera con una mano, dopo che lui mi afferrò per i fianchi per potermi sbattere con tutta la sua forza.
“Mm non sai come mi piace quando un uomo m’incula così.” gli dissi anche per farlo eccitare ancor di più.
“Certo che Albert le sa scegliere le puttane.” mi rispose con la sua solita rabbia malcelata.
“Mi stai inculando e pensi a lui ? Dai pensa a godere e scopami ancora.”
Roscoe iniziò un sadico dentro e fuori usando il mio ano in maniera quasi animalesca, cercando ogni volta che me lo infilava dentro, d’arrivare a fine corsa quasi mi volesse realmente rompere lo sfintere.
Io però non solo non mi lamentavo, ma anzi l’incitavo ad essere ancora più maschio, ben sapendo che non avrebbe retto a lungo.
Lui infatti mi fece girare, ma il cambio di posizione non influì in alcun modo nell’allungare la sua resistenza, e dopo pochi minuti venne inondandomi la pancia col suo seme.
“Almeno lo sai cosa devo firmare ?” mi domandò dopo essersi sdraiato vicino a me.
“No, anche perché non l’ho chiesto.” gli risposi un po’ stupita dalla sua domanda.
“Ho brevettato un nuovo materiale che sarà usato soprattutto per i sex toy, diciamo che è molto più morbido del silicone, dando allo stesso tempo una sensazione di carne.”
“Fammi capire hai inventato un materiale per i cazzi finti ?” gli chiesi incuriosita.
“Aspetta te ne prendo uno, in fondo chi meglio di te può dare un giudizio.”
Lo vidi uscire dalla camera per tornare poco dopo con un dildo color viola che all’apparenza era come tanti altri visti in giro.
Non appena lo presi in mano però, mi resi conto che era ben diverso da quelli che avevo anch’io, e che la sensazione di ‘caldo’ che dava lo rendeva davvero unico.
“Chi lo ha testato questo coso ?” domandai senza riuscire a smettere di toccare quello strano dildo.
“Più che altro le macchine, ma ora che ci penso nessuno l’ha mai usato per quello che in fondo è il suo scopo, quindi se vuoi fallo tu.” mi rispose stringendo le spalle.
Iniziai a leccare il dildo, ma ben presto la voglia di provarlo nella passera fu irresistibile, così mi sistemai carponi e il giocattolo sparì nel mio sesso per quasi tutta la sua lunghezza.
“Ma non l’hai acceso !” mi rimproverò Roscoe “Così lo provi solo a metà !”
Lui schiacciò qualche tasto che non avevo visto, e all’improvviso il dildo prese a vibrare senza una velocità fissa, ma accelerando e rallentando in modo del tutto casuale, facendomi quasi esplodere dal piacere. Benché il cazzo vero fosse ben altra cosa, e del resto l’avevo provato sino a qualche minuto prima, quel dildo era il simulacro più simile che avessi mai provato, ben lontano da quelli che si trovano abitualmente in commercio, compresi quelli molto costosi.
Roscoe lasciò che mi masturbassi con la sua creazione sino a quando ebbi un nuovo orgasmo, che non solo mi tolse il fiato, ma mi lasciò stremata sul letto per non so quanto tempo.
Quando mi ripresi lui mi porse i documenti firmati, così non mi rimase che raccogliere i miei vestiti, e portare le carte da Albert.
“Non sapevo t’interessassi di sex toys.” gli dissi mettendogli la cartellina sulla scrivania.
“Il sesso è l’unico mercato che non conosce crisi.” mi rispose allargando le braccia “E comunque questa busta è per te come ti avevo promesso. Solo toglimi una curiosità, quello che ha inventato lo sfigato è davvero così diverso ?”
“Sì.”
Presi la busta e uscii dal suo studio ben felice di com’era andata quella giornata, ma anche del fatto che Roscoe mi aveva regalato uno dei suoi dildi, e che non vedevo l’ora di usarlo, questa volta in tutta solitudine e tranquillità.


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