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La troia cazzuta - L'orgia


di MissSerena
10.09.2024    |    8.445    |    10 9.8
"Lui non mi tolse neppure il tanga, ma semplicemente lo spostò quel tanto che bastava per sodomizzarmi con tutta calma, facendomi sentire ogni millimetro del..."
Quando ero piccolo mi chiamavano Maria perché dicevano sembrassi una Madonna nonostante fossi un maschietto, così quando ho dovuto scegliere il mio nome da travestita, non potevo che optare per Maddalena, anche se come puttana non mi sono mai redenta.
Dentro mi sento un po’ Boccadirosa, che l’amore non lo fa né per noia né per professione, ma per passione, perché sia subito chiaro che amo il cazzo in tutte le sue forme, meglio se di dimensioni notevoli questo è chiaro, ma in fondo è più importante saperlo usare bene, soprattutto senza esser violenti.
Una razza a parte sono quelli come Fabrizio il parrucchiere, uno che la dolcezza non sa neppure dove stia di casa, ma in compenso è un trapano che non si scarica mai, oltre ad avere un livello di perversione che rasenta l’infinito. Quel pomeriggio mi chiamò dicendo che volendo da lui c’era da far festa, il che voleva dire che non lo troverò da solo, ma del resto uno dei miei motti è più cazzi uguale più piacere.
Pur sapendo che da lui non ci sarebbe stata alcuna discussione, ma solo sesso e poi tutti a casa, mi volli preparare per bene, spinta dalla voglia di sembrare sì una gran troia, ma di quelle che non sanno cos’è la classe neanche a fargli dei disegni. Volevo essere eccessiva anche nei dettagli, pur sapendo che molto probabilmente non li avrebbe notati nessuno, ma che per me erano importanti in quanto mi facevano sentire ancor di più femmina.
Col trucco persi una buona mezz’ora, unendo lo stile egizio con varie sfumature del rosa, per finire con un bel rossetto rosso fuoco che stonava solo al primo sguardo, ma che in realtà s’incastrava benissimo con tutto il resto.
Decisi che l’intimo doveva esser tutto nero, quindi reggiseno imbottito, un tanga ultra ridotto che però conteneva senza problemi i miei piccoli genitali, per finire con delle calze parigine con la riga dietro, e una fascia bianca sulla balza.
Davanti alla parte del mio armadio che conteneva i vestiti andai un po’ in crisi, ma poi vidi una giacca doppio petto di un bel azzurro elettrico, che arrivava giusto a metà coscia, proprio dove ‘finivano’ le calze, che così rimanevano in bella vista.
Completai il mio outfit con delle décolleté di vernice nera col tacco non troppo alto, che avevano il gran pregio d’essere comodissime, anche se sapevo che avrei camminato ben poco, ma dopo una giornata di lavoro come Mario dell’ufficio rimborsi, ci stavano come il cacio sui maccheroni.
Non mi feci alcun problema a uscire di casa vestito da donna, visto che tutti sapevano della mia doppia personalità, anzi qualcuno ne aveva anche approfittato per cornificare la moglie.
Vista l’ora tarda non trovai molto traffico, così arrivai in una ventina di minuti da Fabrizio, avendo anche la fortuna di trovare un posteggio vicino al suo portone, che come al solito era aperto in quanto rotto.
Mentre salivo coll’ascensore ripensai al patto che avevo fatto fin dal primo incontro col parrucchiere, che poteva scoparmi come voleva, ma senza farmi male o andando oltre i confini del buon senso, e che quell’accordo aveva retto anche quando aveva invitato uno o più amici per farmi tornare a casa ancora più rotta del solito.
Una volta davanti alla sua porta suonai un paio di volte il campanello, per ritrovarmi il suo bel faccione sorridente, che mi salutava in modo poco educato.
“Eco arrivato uno dei più grandi troioni della città” di disse facendomi entrare “Scommetto che hai solo una gran voglia di cazzo, non è vero ?”
“Dipende dal cazzo, da come parli non penso ci sia solo il tuo vero ?” risposi facendo un po’ la vamp.
“Vieni che ti presento un paio d’amici, lui è Ugo e l’altro Walter, e se proprio lo vuoi sapere, facciamo tutti e tre parte della squadra di calcio.”
Ugo era un ragazzo non molto alto e decisamente sovrappeso, che aveva l’aria di chi non sapesse cosa ci faceva in quell’appartamento, mentre Walter sembrava uscito dalla doccia di una palestra, coi muscoli messi in risalto da una maglietta attillata e l’odore di un doccia schiuma al sandalo.
“Non avrete per caso voglia di parlare di calcio.” dissi dando le spalle a Fabrizio per poi avvicinarmi sempre di più a lui “Perchè altrimenti sai che noia !”
“Tranquilla che parleremo solo del tuo culo.” mi rispose il padrone di casa alzandomi la giacca sino a scoprirmi il tanga “Mentre tu non parlerai di nulla perché avrai sempre uno dei nostri cazzi in bocca.”
“Ma ce l’ha davvero piccolo !” esclamò Ugo vedendo il poco che era ben coperto dal mio intimo.
“Sì e pensa che non si gli rizza neppure.” gli rispose Fabrizio strusciando il suo pacco contro le mie natiche “Diciamo è del tutto innocuo e facciamo prima.”
Forse tranquillizzati da quelle parole, i suoi amici s’avvicinarono sino a potermi toccare il seno e le cosce, pur rimanendo ben lontani dai miei genitali.
“Davvero ha il culo morbido come un cuscino ?” chiese Walter non riuscendo ad arrivare alle mie chiappe.
“Certo che sì !” gli rispose Fabrizio facendomi girare per poi mettermi le sue manone sul sedere “La troia ha un culo che è una favola, anche se più passa il tempo, più è aperto, ma del resto ha solo un buco e lo usa più spesso di quanto tu possa pensare.”
Mi ritrovai così in mezzo a tre uomini che non facevano altro che toccarmi il culo, ora con vigorose palpate, ora con piccoli schiaffetti che non mi facevano alcun male, ma m’eccitavano a dismisura.
“Perchè non t’abbassi e inizi a far conoscenza dei nostri fratellini.” mi suggerì Fabrizio slacciandosi i pantaloni.
“E come faccio se non i lasciate muovere ?” risposi ridacchiando.
I ragazzi fecero tutti un passo indietro, così m’accucciai per tirar fuori la mazza del parrucchiere, e poco dopo quella di Walter che era molto simile per quello che riguardava le dimensioni. Quando mi girai verso Ugo rimasi di sasso, non tanto perché si era già tirato fuori il membro, ma per le dimensioni quasi estreme che aveva, un qualcosa che avevo visto una volta nella vita, e della quale non avevo un ricordo molto piacevole.
Una sera infatti ero stata con un ragazzo dotato nella stessa maniera, che aveva deciso che per lui ero solo un buco da riempire nel più brutale dei modi, col risultato che mi aveva fatto solo male, tanto che avevo avuto delle perdite di sangue per alcuni giorni.
“Tranquilla la bestia è mansueta, ma solo se sei gentile con lei.” mi disse ridendo il ragazzo.
Mansueta o no già per prendere di quella mazza la sola cappella in bocca quasi mi slogai la mandibola, e d’infilarla tutta in bocca non se ne parlava nemmeno, ma nonostante ciò lui non disse nulla, neppure che sbavavo in modo osceno.
“Perchè non glielo spingi tutto in bocca ?” domandò Walter all’amico
“Perchè non ho voglia che mi vomiti addosso.” gli rispose Ugo “O che magari usi i denti per farmi male, insomma tutte situazioni poco piacevoli, mentre così me lo sta facendo diventare bello duro.”
“A proposito di cazzi duri, il mio lo è abbastanza per infilartelo nel culo.” mi disse Fabrizio prendendomi per mano per portarmi sul divano, dove mi sistemai carponi in attesa della sua mazza.
Lui non mi tolse neppure il tanga, ma semplicemente lo spostò quel tanto che bastava per sodomizzarmi con tutta calma, facendomi sentire ogni millimetro del suo membro mentre m’entrava nel retto.
Fabrizio aveva un modo tutto suo di scopare, spingendo con un po’ di forza all’inizio, sino a farmi entrare almeno metà della sua nerchia, per poi andare più piano, ma sempre fino in fondo, quindi uscendo molto lentamente quasi gli dispiacesse lasciare vuoto il tunnel del peccato.
Io gemevo per quanto mi fosse possibile farlo col pene di Walter in bocca, che era fin troppo chiaro, non vedeva l’ora di prendere il posto del padrone di casa. Quando Fabrizio lasciò il posto al suo amico la musica cambiò di ben poco, anche se il modo di scopare di Walter era leggermente più rabbioso, ma non per questo sgradevole o doloroso. Nonostante godessi come una porcella, la mia mente non era del tutto libera, in quanto una parte pensava a quello che sarebbe successo quando dietro di me si sarebbe sistemato Ugo col suo randello fuori ordinanza. Così quando lo vidi muoversi ebbi un attimo di paura, ma poi bastò una sua battuta per farmi ridere.
“A quante donne l’hai messo nel culo ?” gli chiese Walter facendosi da parte.
“Pochissime, ma questa la fica non ce l’ha, quindi lo può solo prendere nel culo in tutti i sensi possibili e immaginabili.” gli rispose il ragazzo facendo ridere tutti quanti.
Anche se ero abbastanza rilassata, prendere tutta quella carne viva non fu affatto semplice, e questo nonostante lui si comportò in modo impeccabile. Una volta entrata la cappella si fece dare da Fabrizio dell’olio per sì versò sulla mazza, per poter spingere trovando meno attrito, e ciò gli permise d’infilarmi dentro mezzo pene quasi senza sforzo.
Poi iniziò un continuo dentro e fuori, cercando sempre di far entrare un po’ più di mazza di prima, con gli altri due che lo guardavano quasi con ammirazione, ed io che gemevo un po’ per il dolore, ma soprattutto per l’immenso piacere che mi stava regalando. Usando non so quanto olio lubrificante alla fine riuscì a penetrarmi completamente, e a quel punto partì un applauso da parte dei suoi amici.
“Ora dillo quanto ti piace il mio cazzo.” mi disse Ugo iniziandosi a muoversi molto lentamente.
“Sì è bellissimo !” quasi urlai oramai in preda al piacere “Mi piace tanto e lo vorrei sempre avere nel culo.”
Il ragazzo mi fece togliere la giacca per poter usare ancora più olio senza paura di sporcarmi troppo, e una volta nuda iniziò a fottermi sempre più forte, mandandomi subito in estasi. Anche se avevo davanti a me Fabrizio e Walter che reclamavano chi la mia bocca, chi almeno una mano, ero così fuori di testa per quella scopata che agli altri due feci ben poco, ma loro non se la presero più di tanto, e solo più tardi scoprii il perché.
Iniziai ad avere quasi un orgasmo dopo l’altro, e più Ugo mi sbatteva velocemente, più s’avvicinavano nel tempo quei picchi del piacere che mi spegnevano il cervello.
“Fammi vedere che ti piace anche il mio cazzo.” mi disse Fabrizio sedendosi vicino a me.
Con un po’ di dispiacere lasciai scivolare via Ugo per poi mettermi sopra il parrucchiere, ed aperta com’ero il suo membro m’entrò dentro in men che non si dica.
“Forse adesso un cazzo solo non ti basta più, quindi è meglio usarne due, che ne dici ?” mi chiese con ironia Walter mettendosi davanti a me per puntare la sua cappella contro il mio ano già pieno.
Avevo già preso due peni insieme, ma mai dopo esser stata scopata da un superdotato come Ugo, così dissi solo di fare piano e cercai di rilassarmi il più possibile per favorire quella doppia penetrazione. Inoltre ero molto tranquilla perché sino a quel momento nessuno dei tre si era comportato in modo violento, al di là di qualche insulto che ci poteva anche stare.
Fabrizio lasciò dentro di me quasi solo la cappella, alla quale s’unì quella di Walter, e una volta entrata quella, iniziarono a spingere insieme facendomi urlare di piacere.
“Taci troia e succhiami il cazzo, che con te non ho ancora finito.” mi ordinò Ugo spingendomi quasi metà nerchia fra le labbra.
Nonostante godessi in modo osceno, non riuscivo a dire nulla con la bocca piena, in compenso nessuno dei tre ragazzi mancò d’insultarmi, con le peggiori parole possibili.
“Va bene che sei una troia da culo, ma a te il cazzo non basta proprio mai.”
“Te l’avevo detto che era una puttana senza limiti.”
“Se questa aveva la fica ci volevano quattro cazzi per farla godere”
“Adesso però il culo glielo spacchiamo per bene, tanto questa non aspetta altro.” concluse Ugo.
Gli altri due mi fecero mettere carponi, per poi piazzarsi davanti a me che non persi tempo a prendergli in bocca a turno le mazze. Il terzo iniziò a scoparmi di gran carriera, e del resto non credo d’esser mai stata tanto dilatata come in quel momento, col risultato, col risultato che i suoi affondi si fecero sempre più profondi e frequenti, facendo sì che avessi gli ultimi due orgasmi della serata che mi lasciarono senza più alcuna forza. Alla fine mi schizzarono il loro piacere tutti e tre sulla faccia, ma distrutta com’ero non ebbi la forza di dire nulla, se non dopo quella d’andare in bagno per lavarmi il viso.
Quando tornai da loro li trovai già in parte rivestiti, così feci lo steso per poi scambiarmi il numero con Ugo, che mi lasciò con una frase che era tutto un programma.
“Lo sai che ho un fratello gemello ?”
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