Lui & Lei
Veronica 1/3

03.03.2025 |
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"Di quella donna sapevo ben poco a parte il nome Veronica Leone, e che abitava al quarto piano, quindi uno sopra il mio..."
Di quella donna sapevo ben poco a parte il nome Veronica Leone, e che abitava al quarto piano, quindi uno sopra il mio. Non che mi dispiacesse vivere quasi in disparte in quel condomino, dove sembrava che tutti conoscessero tutto degli altri, a parte del sottoscritto se non che avevo ereditato un appartamento da mio zio.Ben presto anche Franco il portiere, un uomo che sembrava uscire da sotto il pavimento tanto era ovunque, aveva capito che non ero un chiacchierone, e che con me si doveva limitare al classico buongiorno e buonasera.
Quel giorno ero ritornato un po’ prima dal lavoro, ed avevo incontrato Veronica proprio davanti al portone, per poi entrare con lei nell’ascensore e salire sino al terzopiano. Era innegabile che fosse una gran bella donna, la classica quarantenne che tiene al suo aspetto, anche a costo di qualche visita dal chirurgo, per arrivare là dove palestra e dieta non bastano. Credo che ogni uomo del palazzo sognasse di portarsela a letto, ed io non ero certo indifferente al suo fascino, ma come tutti gli altri non osavo neanche provare a fare una timida avance.
Vicino a lei in quel piccolo ascensore mi sentivo il brutto anatroccolo di turno, senza alcun aspetto fisico degno di nota, se non forse il fatto che non ho mai avuto un filo di grasso, col risultato di diventare ancor più timido di quanto non lo fossi normalmente.
Lei mi salutò con un sorriso appena accennato, per poi sparire dietro le porta dell’ascensore che continuò a salire, lasciandomi davanti al mio portone con la netta sensazione d’aver fatto l’ennesima figura da cretino, non essendo riuscito a dire nulla se non un banale arrivederci.
Stavo decidendo che pizza ordinare, quando sentii suonare il campanello, fatto insolito dato che di solito non mi veniva a trovare nessuno.
“Buonasera ingegnere scusi se la disturbo, ma davvero non so chi chiamare.” mi disse Veronica non appena aprii la porta “E’ che temo d’aver combinato un mezzo pasticcio col mio decoder, perché da quando ho pulito non vedo più nulla.”
“Ma quale disturbo signora, ma vengo solo se mi chiama Filippo e non ingegnere.” le risposi omettendo il fatto che avevo sì quel titolo, ma che ero un impiegato del comune.
“Va bene però allora io sono Veronica e niente più signora.”
Presi le chiavi di casa e seguii quello che stava diventando il mio sogno erotico per il piano che ci divideva dal suo appartamento, quasi ipnotizzato dal suo sculettare appena accennato ma non per questo non sensuale.
Appena entrati nel suo appartamento mi vergognai ancor di più di me stesso, dato che il suo rasentava la perfezione, mentre nel mio si vedeva chiaramente che non c’era la mano di una donna. Ogni mobile era privo di polvere e l’ordine regnava sovrano, anche nel mobile con la televisione dove non c’era un cavo fuori posto.
Anzi uno fuori posto c’era, ed era quello dell’antenna che non era ben fissato al decoder.
“Dev’essere questo cavetto che non è ben stretto, dammi un minuto che lo sistemo.” le dissi non essendo capace di mentire solo per rimanere di più con lei.
“Fai pure con calma tanto io non ho alcuna fretta.” mi rispose sedendosi sul divano con le gambe accavallate.
Però per quanto volessi collegare quel cavo nel tempo più lungo possibile, fosse solo per poter sbirciarle le gambe, non impiegai che un paio di minuti per fare un lavoro a prova della donna delle pulizie più sbadata del mondo.
“Ecco fatto ora se provi a tiralo viene giù tutto quanto.” le dissi ridacchiando.
“Ma sei stato velocissimo ! Dimmi solo quanto ti devo così siamo a posto.”
“Per collegare un cavetto ? Non saprei … facciamo un buon caffè ?”
Non feci in tempo a finire quella frase che me ne pentii, avendo paura d’esser stato troppo sfacciato, e che forse era meglio tornare nel mio appartamento senza dire più nulla.
“Un caffè ? E che ci vuole ! Come dice la pubblicità, L’espresso what else ?”
La sua battuta ebbe l’effetto di risollevarmi il morale, se non altro perché sapevo di non aver fatto l’ennesima figuraccia con una donna.
Così poco dopo mi ritrovai a sorseggiare un buon caffè col mio sogno erotico, che più passava il tempo, più diventava ‘normale’ tanto che sfuggirono diversi complimenti che lei accettò sempre con un sorriso. Durante quella chiacchierata Veronica si muoveva in continuazione, sino a ritrovarsi fra il tavolo e me, che in modo del tutto involontario la strinsi contro il mobile, impedendole di fatto di fare un passo in qualunque direzione senza che lo facessi prima io.
“Filippo non è che hai cattive intenzioni ?”
In realtà la sua non era una domanda, ma un invito a fare ancora un passo in avanti, e così per la prima volta nella vita, vinsi la mia innata timidezza e strinsi quella donna ancor di più fra me ed il tavolo.
“Scommetto che se anche fosse così non ti metteresti a urlare, non è vero ?”
Non so neanch’io dove trovai il coraggio di dire quelle parole, ma lei non solo non mosse un dito, ma anzi avvicinò ancor di più le sue labbra alle mie, sino a quando non fui io a baciarla, anche se per un solo istante. Veronica, infatti, dopo quel fugace bacio si girò dandomi le spalle forse perché aveva cambiato idea, ma ormai era mia e non poteva più scapparmi.
Le mie mani l’afferrarono sui fianchi per non darle nessuna via di fuga, poi scivolarono verso il basso arrivando a toccare quel sedere che tanto mi faceva impazzire. A quel punto mi sentii un altro uomo, un vero maschio cacciatore che ormai aveva in pugno la propria preda, e che non doveva far altro che andarla a prendere.
“Filippo ti prego non andiamo oltre.” mi disse senza alcuna convinzione, anzi quasi chiedendomi di fare il contrario.
Le spinsi allora le spalle in avanti, facendola quasi piegare sul tavolo, e subito dopo le alzai la gonna scoprendo un paio di banalissime mutandine bianche.
“Dimmi quant’è che non scopi e vedi di dirmi la verità.” le dissi mentre le palpavo avidamente le chiappe.
“Troppo se non riesco a resistere al primo uomo che ci prova seriamente.” mi rispose quasi spingendo il sedere all’indietro.
Le abbassai le mutandine e la visione del suo sedere quasi m’appannò la vista, ma poi ripresi il controllo e mi chinai dietro di lei per poter baciare quello splendore. La mia bocca vogliosa si fermò all’inizio sulle chiappe, poi quasi senza rendermene conto m’avvicinai sempre più al suo sesso, per arrivarci quando ormai era già bagnato. Lei allargò le gambe di quel tanto che mi bastava per poter passare meglio la lingua fra le sue grandi labbra, che succhiai quasi volessi strizzarle di ogni loro succo.
Veronica iniziò a gemere, in principio molto sommessamente, per poi man mano farlo in modo sempre meno nascosto, tanto che ebbi quasi paura che la potessero sentire i vicini.
“Basta ti prego non resisto più !” mi disse mentre perdeva ogni residuo di pudore “Buttamelo dentro e scopami.”
Avrei voluto risponderle che, se avesse voluto la mia mazza avrebbe dovuto venire a prendersela, ma essendo anch’io eccitato all’inverosimile, abbassai pantaloni e mutande, e dopo averle messo una gamba sul tavolo, la penetrai fin troppo facilmente tanto era vogliosa anche lei.
In realtà Veronica era molto più vogliosa di me, se non altro perché venne quasi subito, con un orgasmo che era più una liberazione che altro, ma che ebbe l’effetto di calmare entrambi.
“Ora se vuoi il mio cazzo devi guadagnartelo.” le dissi dopo essermi seduto sul suo divano in pelle.
Lei iniziò a spogliarsi molto lentamente, togliendosi prima la camicetta ed il reggiseno, per poi far finire per terra anche la gonna.
“Vediamo se così vado bene.” mi disse mettendosi a quattro zampe, per gattonare sino a finire fra le mie gambe, e prendermi finalmente la mazza in mano.
Veronica dopo aver placato la sua furia, divenne fin troppo lenta, anche se il trattamento che ricevevo era a dir poco favoloso, con lei che si passava il mio membro dalla mano alla bocca all’incavo delle tette, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Allora me lo sono meritata il tuo cazzo ?” mi chiese mentre mi stava leccando i testicoli e contemporaneamente segandomi.
Non le risposi, ma infilai una mano fra i suoi capelli per farla alzare, e lei comprese le mie intenzioni, non perse un attimo ad impalarsi sulla mia mazza.
Veronica non era certamente una ragazzina alle prime armi, di quelle che una volta che si trovano sopra un uomo, sembrano quasi che più che far sesso facciano ginnastica con le cosce. Lei invece roteava il bacino quasi volesse sentire la mia nerchia in ogni angolo della sua passera, per poi fare dei brevi sali e scendi che mi facevano impazzire.
Anche quando si alzò per girarsi e riprendere a scoparmi, continuò quel suo giochino fatto solo per farmi eccitare il più possibile, ma senza però darmi la possibilità di venire, protraendo così il piacere per entrambi.
Senza dire nulla fu lei a mettersi carponi sul divano offrendomi di nuovo il suo sesso bagnato, e come prima la penetrai completamente con un solo affondo.
“Non smetterei mai di scoparti.” le dissi afferrandola con forza per i fianchi in modo da poter spingere con tutta la mia irruenza.
“E allora non smettere e fammi godere.” mi rispose mostrandomi il suo bel viso quasi stravolto dalla lussuria.
Ormai in preda alla furia erotica non mi posi più alcun freno, se non quelli legati al buon senso, e non so come ma più la scopavo e più sentivo allontanarsi il mio orgasmo, anche se ciò mi permetteva di andare sempre più avanti.
Quando però compresi che stavo arrivando al capolinea, feci sdraiare Veronica sul divano per poi mettermi sopra di lei, arrivando con lei dopo poco tempo al picco del piacere. Le schizzai tutto il mio orgasmo dentro la passera, ma lei non disse nulla, anzi mi strinse con le braccia e le gambe a sé, come a voler suggellare sino alla fine quella nostra unione.
“Mio Dio sono stravolto.” le dissi mettendomi seduto sul divano anche per prendere un po’ di fiato.
“Anch’io, ma scommetto che se vado in camera mi segui.” mi rispose alzandosi per poi dirigersi verso il suo letto.
Impiegai ben più d’un minuto per trovare la forza d’alzarmi e seguirla, ma una volta arrivato alla porta della sua camera, fui quasi travolto dalla sua sensualità che sembrava aver riempito la stanza.
Veronica era infatti sdraiata su un fianco, con le gambe una sopra l’altra, in una posa che ricordava molto quella di una foto di Marilyn Monroe, con la sostanziale differenza che lei era vera.
“Vieni a metterti qui vicino a me.” mi disse battendo con la mano il centro del letto.
“Ma poi tu mi fai le coccole ?” le risposi col mio miglior sorriso.
Non appena poggiai le spalle sul letto, lei si mise sopra di me e mi baciò a lungo, come se volesse togliermi quel poco di fiato che mi rimaneva. Non appena provai ad allungare le mani sulla sua schiena, Veronica iniziò a scivolare verso il basso, senza però mai smettere di poggiare le labbra su di me, sino ad arrivare dopo non poco tempo ai miei genitali. A quel punto dentro di me sperai che lei me lo prendesse in bocca come aveva fatto poco prima, ma quella donna certamente più esperta di me, lo afferrò con una mano per poi risalire con le labbra sino a ritrovare le mie.
Veronica ripeté quell’eccitante giochino diverse volte, poi con la massima naturalezza mi mise la sua passera davanti alla faccia, e non ci fu bisogno di dire nulla per far sì che iniziassi a leccargliela con tutto il mio amore, non dando alcuna importanza al fatto che fosse ancora un po’ sporca del mio stesso seme.
Avrei voluto allungare la lingua anche sul suo buchetto, ma poi rinunciai pensando che fosse troppo, ma soprattutto che dopo quel giorno avrei potuto avere quella donna per tutta la vita.
“Adesso scopami e fallo come prima, da vero uomo.” mi disse dopo esser scivolata in avanti, col risultato di ritrovarsi carponi ai miei piedi.
“Non così, voglio vederti in faccia mentre godi.” le risposi prendendole le caviglie per farla girare e ritrovarmela così sdraiata sulla schiena.
A quel punto le saltai addosso peggio d’un assatanato, per calmarmi una volta che le entrai dentro, ma soprattutto che lei mi strinse a sé tanto da piantarmi le unghie sulla schiena.
Iniziammo così a rotolarci sul letto, facendo sì che chi si trovasse sotto potesse ogni volta afferrare l’altro come meglio credeva, ed io non mi stancai mai di palparle il culo, senza però avvicinarmi mai troppo al suo solco.
Ne seguì un rapporto lungo e intenso, ma allo stesso travolgente tanto da far scricchiolare più volte le doghe del letto. Il nostro non era un semplice scopare, ma un donarsi con tutto sé stesso all’altro, senza mai far mancare baci e carezze.
Alla fine, le venni dentro mentre lei era sopra di me, ma poi non volli farla muovere, quasi avessi paura che qual momento così magico sparisse non trovandoci più così uniti.
“Guarda che o mi muovo adesso o mi vengono i crampi e poi non mi muove più nessuno.” mi disse ridendo mentre si alzava mettendosi in ginocchio.
“Va bene però non ti permetto di rivestirti.” le risposi con un tono fin troppo serio.
“Ah no ! E allora cosa dovrei fare girar nuda per casa ?”
“No vieni con me.”
La presi per mano e la condussi sotto la doccia, dove ci lavammo insieme fra un bacio ed un sorriso, per poi asciugarci a vicenda usando lo stesso telo da bagno.
“E ora ?” mi chiese un po’ perplessa.
“Ora si ci riveste e si va a cena, il poi è quasi scontato però si può sempre andare a casa mia.” le risposi tirandola a me prima di darle l’ennesimo lungo bacio della giornata.
E quello fu il programma della serata e di tante altre successive.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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