Lui & Lei
Sesso e carnazza?

11.04.2025 |
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"Non che io sia priva di sentimento, ma lo centellino..."
Il borbottio dell’idromassaggio è molto rilassante soprattutto se questo si trova su una terrazza che sovrasta colline e monti durante una splendida giornata.Ancora più rilassante se si è sedute con la schiena aderente al torace di chi si è preso cura di voi e con in mano un bicchiere di prosecco.
Sento la barba lieve sulla spalla “Ti amo.”
Cazzo, questo è un problema.
Non che io sia priva di sentimento, ma lo centellino. Il cuore cerco di non metterlo in gioco. Non voglio rischiare la mia promiscuità, visto che è un attimo che si risvegli il piccolo cavernicolo che alberga in ogni maschio. Quello che adora dire “mio” e “mia”, quello a cui piaceva la zoccolaggine e poi aggiunge “solo con me”.
“Amore, ti sei irrigidita. Ti dà fastidio che io mi sia un po’innamorato di te?”
Non è proprio fastidio, forse disagio perché non ricambio questo sentimento.
La mano di Vito accarezza pigra il mio corpo e mi lascio andare a questa meravigliosa sensazione. I miei capezzoli duri bucano l’acqua, perché è innegabile che mi piace e mi piace parecchio, ma non posso nemmeno negare che risveglia ricordi in me. Ricordi di un inaspettato quanto travolgente amore, una passione fatta di sentimento, gioco e sperimentazione a cui mi ero data con tutta me stessa.
Non è carino pensare ad un altro mentre si viene riempite di baci, ma procediamo con una tale lenta sensualità che c’è spazio anche per un invisibile terzo e il suo ricordo.
Era autunno, un autunno caldo da sandali senza calze. Un aitante giovane mi aveva appena ghostata innervosendomi parecchio, avevo il pomeriggio libero e non volevo stare sola a fare le mie cose con quel meraviglioso sole.
Quindi con nonchalance feci sapere di essere libera a un giovane molto divertente che aveva scritto messaggi su messaggi. Va da sé che nel giro di un quarto d’ora eravamo d’accordo che ci saremmo visti per bere qualcosa. Ero pronta a passare un pomeriggio sexfree in un baretto fra le viti della pianura, ridendo e scherzando.
Scesi dalla macchina sotto il suo sguardo azzurro accompagnato da un mezzo sorriso. Volevo stringergli la mano e presentarmi educatamente, ma il mio nome è morto in un bacio.
Non saprei dire se è stato lungo o breve, nemmeno chi ha baciato chi, so solo che non ho mai baciato prima di dire buongiorno ad un estraneo e che le nostre bocche viaggiavano su unico binario. Impossibile evitarci.
Siamo emersi dalle nostre labbra con gli stessi sguardi colpevoli di Adamo ed Eva, e in quell’istante ci siamo riconosciuti.
Non è servito niente cercare rifugio ai tavolini del bar per parlare del più e del meno nascosti dalle bibite, stavamo scopando parlando del tempo.
Senza toccarci, senza parlarne, stavamo scopando come due ricci, cercavamo di prendere fiato inforcando gli occhiali da sole. Ma niente poteva fermare quei reciproci tentacoli che ci frugavano l’anima.
Tornati al parcheggio limonavamo come se fosse stato un discorso mai interrotto, entrando nella sua macchina senza staccarci, spogliandoci senza perdere il contatto, penetrandomi per poter finalmente respirare, io che odio il sesso scomodo e in macchina.
Come nella tana del Bianconiglio sono caduta nelle pupille di Edo che ad ogni colpo di cazzo si allargavano come voragini pronte a contenermi.
Vito mi ha girato e si lascia scopare a cavalcioni, lento e inesorabile; lo bacio con le mani sulle guance e non è più la sua barba, ma quella di Edo.
Penso a quanti uomini mi hanno scopata pensando ad altre, forse a donne belle e famose o al loro primo amore.
Mi sento meno in colpa mentre lo bacio ad occhi chiusi muovendomi lenta su di lui.
Lo bacio piano percependo la consistenza delle labbra asciutte, cercando la sua lingua con delicatezza senza invadere la bocca. Gli accarezzo il viso e la testa, lo stringo a me aumentando il ritmo dei miei fianchi.
Sento le mani di Edo sulla schiena, quelle di quando mi sussurrava “Ti amo.” dopo che ci eravamo divertiti con altri; quelle che mi facevano sentire a casa e accettata in tutta la mia zoccolaggine.
Queste mani mi girano e sono immersa nell’acqua tiepida ed è Vito che mi guarda e mi bacia per ogni colpo di reni. Mi fissa e mi scopa, rallenta e mi studia. Galleggiando fra bolle e ricordi mi sale un orgasmo potentissimo fatto di cazzo e nostalgia. Mi lascio andare nella speranza che l’esplosione del piacere cancelli Edo e quello che è stato. Invece all’apice immergo il mio viso nell’acqua per mascherare quella lacrima di consapevolezza che non c’è mai ritorno. Vorrei poter affogare questo dolore fra le braccia di Vito, ma non c’è consolazione.
“Ammettilo, per un momento mi hai amato, l’ho visto dai tuoi occhi. Era amore quello.”
“Vito, era sesso e carnazza, due cose che in effetti amo molto.” rispondo ridendo “Lo sai che non ho cuore per altro.”
La verità, che nego a me stessa, è che il mio cuore deve immergersi ancora qualche volta nella desolante indifferenza di Edo per guarire del tutto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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