orge
Special shopping
di Eulalia
13.10.2024 |
8.687 |
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"Sono qui tutta sexy e questi due sono occupati fra loro..."
Quando, finita l’opera, mi ha detto „Con una micina così farà impazzire suo marito stasera!”, mi è venuto quasi da piangere. Non posso certo confidare alla mia estetista che mio marito se ne sbatte della mia micina, perché se ne sbatte tante altre.Oggi però mi sento diversa, coraggiosa, pronta ad affrontare di petto il mio problema.
Passo davanti alle vetrine e tiro dritto: quella porta mi fa paura.
Bevo un caffè e ripeto in silenzio di essere una donna adulta e chissà quante ce ne sono come me.
Torno indietro di fretta, senza pensare, mano sulla maniglia e “Buongiorno signora”
Avvampo, ricambio il saluto e infilo la prima corsia che trovo.
È enorme questo posto. Tutte vetrine luccicanti e piene di oggetti che… oddio ma quanto è grosso!
Io però vorrei solo della biancheria un po’ così.
“Prima volta qui?”
Annuisco.
“Non si preoccupi, per molti è imbarazzante. Cercava qualcosa di particolare?”
Non me l’aspettavo una commessa così carina in un sexy shop.
Che poi è carina davvero, mio marito direbbe una figa da sbarco.
Lui noterebbe solo il vestitino superaderente, il seno abbondante e il sedere da campionato.
Non noterebbe gli occhi e modi gentili, sarebbe troppo concentrato sulla bocca carnosa.
“Ma” esordisco un po’ incerta “cercavo qualcosa di sexy da indossare per mio marito, sa.” Ho il tono di chi compra un chilo di mele per la torta.
Seguo la ragazza all’angolo opposto del negozio.
“Prego” mi dice “lì ci sono i camerini, se ha bisogno mi chiami pure.”
Non so cosa scegliere, arraffo la prima confezione, taglia unica ed entro in un camerino.
È un vestitino superaderente di pizzo nero, maniche lungo e scollato sulla schiena, da come evinco dall’immagine.
Nuda cerco di infilarmelo da sopra, ma non ci riesco. Allora provo da sotto, ma in qualche modo è tutto storto.
“Signorina!” chiamo. Saprà lei come si indossa.
Arriva, mi guarda, strattona il tessuto, senza fare una piega infila una mano da sopra e mi alza prima il seno destro e poi quello sinistro. Mi piace questa confidenza fra donne, forse un po’ troppo.
“Così è meglio” commenta lei “ma secondo me potrebbe indossare qualcosa di più… Aspetti un attimo. Attilio!” urla a squarciagola.
Compare un uomo, uno sguardo: “Claudia, non ho parole. Per prima cosa ci vogliono i tacchi per far risaltare il culo, quante volte te lo devo dire. E poi così me l’ammazzi: bustino con reggicalze, quello viola intenso coi dettagli neri, calze a rete larga e basta.” Si gira e se ne va.
Claudia scappa via e torna con tutto.
Devo spogliarmi davanti a lei che sta li ferma come un’ancella e mi passa i capi uno ad uno. Addirittura, mi aggancia le calze e mi porge le scarpe. Quanto mi piace essere servita in questo modo.
Lo specchio rimanda una me sconosciuta. I volant neri trasparenti incorniciano il culo e fanno un gioco vedo non ti vedo con la mia micina depilata. I seni tendono al cielo con i capezzoli dritti e duri, e questi tacchi slanciano davvero le mie gambe.
“Attilio!” urla di nuovo.
Lui compare, osserva, soppesa, mi chiede di ruotare su me stessa, di chinarmi un momento e poi senza alcun preavviso si lecca il pollice e lo passa sul triangolino di pelo che è avanzato.
Mi scappa un “Ma la mia micina!”
Scoppiano a ridere assieme “Quella si chiama fica, signora mia! La micina non si bagna, mentre lei luccica fra le cosce.”
“Ma cosa sta dicendo!” che sfrontato! In negozio per di più!
Certo ero lì mezza nuda, forse non solo imbarazzata ma questo non giustifica quel tono di scherno.
“Claudia, mostra alla signora.”
La commessa tanto carina, veloce come un fulmine, mi infila l’indice fra cosce e lo striscia sulle grandi labbra.
Lo annusano assieme e iniziano a baciarsi leccando proprio quell’indice. Non riesco a staccare gli occhi da quello spettacolo a un palmo dal mio naso, sono invidiosa, mi sento esclusa. Sono qui tutta sexy e questi due sono occupati fra loro.
E se mi guardo intorno vedo solo falli di ogni foggia, poster di cazzi e fighe, manette di peluche e fruste, e come sarebbe se…
Ma cosa sto pensando? Ma sono impazzita del tutto!
Cerco di slacciarmi questa roba, devo andarmene prima che sia troppo tardi, se sono veloce posso passargli accanto senza che se ne accorgano. Tornerò un'altra volta a fare shopping.
“Sei buona.” Dice lui e per un momento, paralizzata con le mani dietro alla ricerca dei gancetti, penso ai cannibali, a riti primitivi e a me legata su un tavolo come se fossi una stella marina.
“Possiamo assaggiarti ancora un po’?”
Apro bocca, ma non riesco a rispondere. La sua lingua delicata, ma decisa, fruga alla ricerca della mia.
Da quanto tempo non venivo baciata così.
Ricambio accaldata come un’adolescente d’estate.
Le gambe cedono e mi aggrappo alle spalle di Attilio.
Ma cosa sto facendo!
Mi stacco e subito mi bacia Claudia, ancora meglio se possibile.
“Non sono lesbica! Non mi piacciono le donne! Mi piace il cazzo!”
Non volevo urlare e nemmeno essere scortese e tantomeno ammettere che quelle tette contro le mie trasmettono una sensazione fantastica.
Loro due ridono mentre le loro mani continuano a vagare sul mio corpo.
“Il cazzo, dici?”
Sto perdendo il controllo della situazione, ma anche del mio corpo.
“Si” sospiro schiacciata fra le loro voglie come una fettina di prosciutto nel panino. Bocche sulla schiena, sui capezzoli e una lingua che mi lecca la micina.
Ma che penso: la fica! Mi lecca la fica!
L’ultimo barlume di ragionevolezza abbandona il mio corpo nel momento in cui Attilio alza la mia gamba con il suo avambraccio, due dita ad aprire le grandi labbra. Un “così la senti meglio” sussurrato all’orecchio e mi lascio andare contro questo torace mentre Claudia grufola fra le mie cosce.
Penso a quello stronzo di mio marito che infila il cazzo in ogni buco tranne il mio, penso alle cene raffreddate, al barista che mi offre sempre il caffè, penso all’estetista.
Penso, mentre Attilio snocciola porcherie “La zoccola mi sta succhiando il cazzo così ti scopo meglio. Voglio sentirti godere come una troia, la mia personale troia.”, che sí lo voglio. Con tutta me stessa voglio essere sbattuta, voglio baciare la bocca di Claudia che sa di me, voglio dimenticare la tintoria, la spesa e la cena di beneficenza.
Perdiamo l’equilibrio. Lo sgabello mi salva da una caduta rovinosa e sono a novanta.
Blackout.
Devono essere le mani di Attilio che pinzano le mie chiappe per allargarle bene e deve essere il suo cazzo che spinge sulla mia fica. Entra e la mia schiena si inarca “Giú puttana!” è il roco comando.
Qualsiasi cosa purché non smetta di pompare.
Bussano alla vetrina del negozio.
“Continua a fottermi!” gli ordino. Se si ferma lo uccido, voglio sentire questo cazzo svuotarsi dentro di me, voglio essere riempita di sborra e basta.
I colpi aumentano manco dovessero sfondare la porta.
Gli artiglio le cosce: non deve smettere!
Con la coda dell’occhio registro che Claudia va a vedere cosa succede.
Una sculacciata portentosa “Non distrarti, zoccola!” e sento l’orgasmo che arriva come un intercity senza freni. La fica si contrae attorno all’uccello, tutti i miei muscoli si tendono, un’esplosione di benessere e pace nel cervello, sono qui e altrove, accolgo l’ultimo affondo vibrante di sperma.
“Scusate, per il ritardo!” trilla una voce femminile.
Attilio accasciato sulla mia schiena, mi mordicchia una spalla.
Passi che si avvicinano.
“Mi sa che abbiamo fatto un casino” è Claudia che si rivolge ad occhi bassi ad Attilio, “Non era lei la cliente del servizio completo” prosegue visibilmente imbarazzata.
Ma quella la conosco. È Lisa Giarchelli, una zoccola che mio marito si scopato per qualche settimana l’anno scorso.
Dalla discussione che nasce fra i tre capisco che qui offrono anche scopate oltre a prodotti e Lisa è piuttosto infastidita dal fatto che ho goduto del servizio destinato a lei.
È un’occasione d’oro per prendermi la mia rivincita.
Mi avvicino a lei, la prendo per i fianchi e dichiaro con una nonchalance che non mi appartiene:
“Ma che importanza ha? Possiamo proseguire in quattro se non ti dispiace?”
Lisa vorrebbe continuare a fare la cagnetta viziata, ma stupita di me stessa la bacio e basta.
Questa dà il la ad Attilio e Claudia che si stringono attorno a noi due.
È un attimo che il respiro di Lisa si fa corto e penso a mio marito che, come un coglione, l’ha scopata in garage facendosi riprendere dalle telecamere. Ancora oggi non so quale anima pia mi abbia mandato i video, ma mi brucia ancora, e anche parecchio.
È piena di iniziativa la troia. In ginocchio sta spompinando Attilio, ma trovo che mi debba dare una bella ripulita. Così appoggio un piede allo sgabello, le giro la testa così che la bocca aderisca bene alla mia fica che cola eccitazione e sborra.
È assetata, ha lingua di seta che fruga bene fra le pieghe, labbra morbide che succhiano tutto compreso il mio clitoride. Le godo in faccia senza remore, ma non mi basta.
Attilio inizia a scoparla come si deve, mentre adesso è Claudia che se la fa leccare. È un concerto di grugniti e gemiti.
In una vetrinetta trovo ciò che perfezionerà la mia vendetta: uno strap-on dotato di cazzo enorme. E dire che il nero snellisce, ma in questo caso il diametro fa quasi paura.
Lo indosso seguendo le istruzioni. È strano camminare con questo palo fra le gambe, ma ammetto che da un certo senso di potere e mi vedo bella, riflessa negli specchi del negozio.
I tre sono avvinghiati per terra. Lui che la sbatte alla missionaria.
Si sveglia una piccola dominatrice dentro di me e appoggio il mio piede sul culo di Attilio. Una lieve pressione e mi pare che il tacco affondi un pochino.
“Fatti montare dalla troia!” ordino.
Un colpo di reni e lui è sotto.
Claudia capisce al volo le mie intenzioni, inizia a insalivare questo enorme cazzo di plastica nera.
“Cosa vuoi padrona?” mi dice con la bava attorno alla bocca.
“Prepara il culo della zoccola!”
Inaspettatamente all’idea di vendetta punitiva si mischia un certo grado di eccitazione che aumenta man mano che Claudia lecca l’ano esposto di Lisa.
L’anello di carne luccica e pulsa attorno al dito medio che inserisce con una certa delicatezza. Sbatto via la mano e appoggio la punta, spingo e non sento nulla. Ma mi affascina la dilatazione, come questo culo candido inghiotte questo randello.
Spingo con i fianchi.
“Mi spacchi!” rantola Lisa.
Quando si dice metterlo in culo a qualcuno.
Affondo con soddisfazione, il mio ventre aderisce al suo sedere aperto come un’albicocca. Prendo un bel ritmo, mi piace che lei paghi per tutte, ma mi piace anche come si strofina il mio clitoride in questo strap-on, e mi piace pure come i suoi gemiti crescano di intensità. Ma più di tutto mi piace lo sguardo di Attilio che ha ripreso a scoparla e mi incita a dargliene di più.
Un “vengo!” urlato da lui e accompagnato dall’orgasmo di Lisa.
Mi sfilo e la lascio sfiancata lì dov’è.
Sono soddisfatta: ho scopato, mi sono vendicata, ho trovato la biancheria che cercavo. Posso tornare a casa.
“Quanto fa?” stringendo il sacchetto con calze, bustino e tacco 12.
“Offre la casa. Con il tuo intervento la cliente ci ha lasciato una gran mancia. Non è che vuoi partecipare un’altra volta?”
Non lo so, se lo voglio davvero, ma l’idea di sfondare per caso il culo ad altre troiette di mio marito, mi fa annuire veloce, prima di uscire.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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