Lui & Lei
L'aplomb
di Eulalia
08.06.2023 |
5.223 |
21
"Mi porto la mano alla bocca e assaporo i suoi umori..."
„Ciao Giulia! “La vedo da lontano come sventola la mano, vestita da battaglia, splendida come sempre, la mia migliore amica.
“Sara, che bello rivederti come stai?”
Da quando viviamo in due città diverse ci diamo appuntamento una volta all’anno per la nostra serata aplomb.
Un abbraccio e già ci scappa da ridere tutte eccitate, sappiamo perché ci troviamo qui senza mariti e senza famiglia.
Ci scambiamo le solite confidenze mentre passiamo i locali ai raggi X passeggiando lunga la via principale. Da sempre la stessa soddisfazione di attirare gli sguardi degli uomini.
Siamo amiche fin dai banchi dal liceo, non ci siamo mai perse di vista e abbiamo condiviso storie d’amore, matrimoni, tradimenti, qualche uomo e molte insospettabili notti di sesso fra noi.
“Hai già trovato qualcuno per la nostra serata?”
Giulia nicchia non volendo scoprire le carte troppo presto.
La nostra serata aplomb nasce sui banchi del liceo, quando la prof d’italiano ci spiega cosa vuol dire perdere l’aplomb. In piena tempesta ormonale quell’espressione mezza francese ci pareva il massimo dell’eleganza e insieme assolutamente ridicola. Ridendo e scherzando passavamo le giornate a immaginarci come fare perdere l’aplomb ai nostri amici, poi agli amici dei genitori e infine a perfetti estranei. In principio erano scherzi innocenti, ma insieme a noi è cresciuta anche la posta in palio e il gioco si era trasformato nel riuscire a portarsi a letto un perfetto estraneo, facendoci pagare cena, albergo e quanto necessario a realizzare il progetto entro la notte. Per rendere più difficile il tutto, sceglievamo le vittime a vicenda.
Poi ci siamo innamorate, sposate, abbiamo fatto figli, ma ci siamo promesse di fare questo gioco almeno una volta l’anno per non perdere l’allenamento.
“Quest’anno ti frego, cara mia” mi dice Giulia “mi sono presa un completino che lo alzerebbe anche a un santo e guarda” aggiunge piegandosi in avanti “basta che faccia così e il panorama è servito.”
Effettivamente la scollatura generosa mostrava un reggiseno di pizzo a rischio esplosione. Aveva due tette da urlo.
“E sotto?” le chiedo
“Completamente depilata con un perizoma da spostare con un soffio.”
Che troia! Voleva vincere a tutti costi quest’anno!
“Tu invece?” mi chiede
Scosto un po’ l’abito per mostrare il bustino verde smeraldo che contrasta in maniera perfetta con la mia pelle candida.
“E sotto?” mi chiede
“Sotto niente, cara mia, pronta all’uso per batterti all’ultimo minuto.”
Adesso dovevamo trovare i reciproci candidati. L’unica regola era: niente uomini in compagnia.
Passeggiando per la via principale studiamo tutti i bar e baretti per trovare due uomini soli adatti alla nostra scommessa.
Io adocchio un cinquantenne triste davanti a un Aperol sbiadito, fede al dito, camicia stropicciata, sguardo spento. Il classico tipo che si innamora in un istante, ti rispetta col cazzo duro e ti scopa dopo tre mesi, uno di quelli che dopo averti sciorinato tutte le offerte speciali del super è convinto di essere un uomo interessante ed emancipato. Praticamente mission impossible.
Do di gomito a Giulia “Quello è il tuo!”
“Che stronza che sei, lo volevo rifilare a te. Allora ti becchi quello.”
A un tavolino nel locale di fronte c’era un ragazzo occhiali spessi, capello da bravo ragazzo con la scriminatura, sembrava uno spaventapasseri così chinato sul suo tablet. Indossava una giacca grigia di quelle che facevano i riflessi, pantaloni en pendant, camicia e cravatta della festa. Ci eravamo passate davanti almeno due volte e ci eravamo fermate pure davanti a lui, ma non ci aveva degnato della minima attenzione. Mentre lo osserviamo arriva la cameriera e nemmeno riesce a guardarla; prima di ordinare da uno sguardo al portafogli e prende un’acqua tonica. Farsi portare fuori a cena da quello sarebbe stata un’impresa disperata, ma le regole erano regole.
“La prima che arriva in camera da letto chiama e vince!”
Battiamo il cinque e ci avviamo verso le nostre vittime. Giulia ancheggia che nemmeno Wanda Osiris, ma almeno lui la guarda e vedo l’espressione di stupore quando lei gli chiede se può accomodarsi al suo tavolino. Non fa in tempo a mettere giù le chiappe che già parlano fitto.
Mi sa che quest’anno perdo, il mio non alza gli occhi nemmeno a pagarlo, solo quattro cretini beneficiano della mia camminata da pantera. Faccio risuonare apposta i tacchi per attirare l’attenzione, ma niente.
Mi piazzo davanti a lui in tutto il mio splendore “Permette che mi accomodi al suo tavolino?”
“Prego” ha alzato gli occhi solo un istante e dietro a quei fondi di bottiglia ho intravisto qualcosa di azzurro.
Mi siedo, ordino un gin tonic, passa un quarto d’ora. Il vicino di tavolo mi ha già strizzato l’occhio due volte, un altro mi fissa appena la moglie si distrae, quindi non è un problema mio, ma di questo cretino che continua a fissare il tablet invece di socializzare con me. Noto per altro che ha delle belle cosce che gli tendono i pantaloni, e nemmeno il resto sembra male, ma lui pare inespugnabile.
“Deve fare un lavoro molto interessante per essere così concentrato” la butto lì per vedere come reagisce.
Senza alzare la testa mi dice “Non è lavoro, sto creando una squadra per Call of Duty.” Mi casca la mascella. Ma quanti anni ha? Mio figlio gioca a Call of Duty.
“Ecco fatto. Conosce Call of Duty, signora?”
Signora? Ho 45 anni, una scollatura vertiginosa e questo mi dice signora?
Sono fottuta, quest’anno vincerà di sicuro Giulia.
“Si” gli rispondo annoiata “conosco, ci gioca mio figlio.”
Mi guarda interessato
“Davvero?”
“Si, davvero”
“E anche lui…” e qui mi parte con una digressione che l’elenco del telefono è più interessante. Tengo duro, annuisco, sorrido e aspetto la mia occasione per farmi invitare almeno a cena.
Butto l’occhio per vedere Giulia cosa combina e vedo lo squallido pelatino che ride di gusto. Quanto mi rode. Sbuffo dal nervoso.
Si interrompe e mi chiede se c’è qualcosa che non va.
“Guardi” insisto anch’io a dargli del lei “ho fame, sono da sola e non sono pratica di questa città. Saprebbe per cortesia consigliarmi un locale dove cenare?”
O la capisce o me ne vado con le pive nel sacco.
Mi studia con lo sguardo stupito dei miopi e devo ammettere che ha una bella bocca.
“Esco poco”
Ti pareva.
“Però me la cavo in cucina. Se vuole può venire da me, così se suo figlio è online lo posso reclutare per la mia squadra.”
Un colpo di fortuna nella disgrazia. Rimedio la cena, millanto una notte di sesso, come prova la foto della camera da letto.
Forse non tutto è perduto.
Fruga nel portafogli, paga il mio drink, bravo ragazzo educato, e si alza.
Cavolo, è alto e spallato, accartocciato sul suo tablet non si notava. Quasi quasi gli perdono l’abito sintetico che fa scintille appena si muove.
“Prego, signora” mi porge il braccio e sotto al tessuto sento una certa solidità.
Che Giulia si sia sbagliata nella sua valutazione?
Passiamo da un intrico di vicoli, ci infiliamo in un portone, tre piani a piedi sui tacchi che mi pare di morire e finalmente entriamo a casa sua.
Non male, tranne la parete da gamer, ma pazienza c’è di peggio.
“Posso offrirle un bicchiere di vino?”
“Grazie” Almeno si beve.
Mette giù il tablet, apre una portafinestra che dà su un terrazzo quasi più grande del minuscolo appartamento. Tavolo, sedie, chaise longue e un panorama da bloccare il respiro. Non mi ero resa conto che fossimo un po’ in collina. Ai nostri piedi si srotola la città all’imbrunire con le prime lucine che si accendono. Sono persa nel panorama, avvolta dai profumi di questo quartiere che lui mi viene alle spalle.
“Prego” porgendomi un calice di rosso “Non aspettavo ospiti, ho solo questo”
“Va benissimo” gli dico e in qualche modo inizia a starmi simpatico con quella voce profonda. Parla piano.
“Si metta comoda. Se permette mi faccio una doccia veloce e mi metto ai fornelli. Poi vediamo se suo figlio è online”
Con tutta quell’aria da nerd ha un suo appeal, potrebbe anche smettere di pensare ai giochi online e passare a qualcosa di più concreto.
Mentre è in bagno ispeziono il miniappartamento, faccio veloce una foto del letto rigorosamente sfatto come prova della mia vittoria da utilizzare dopo e me ne torno in terrazzo.
Dopo un po’ sento un tramestio ed è lui in cucina.
Senza occhiali spessi, maglietta, pantaloni della tuta e cappelli bagnati.
Sono basita.
“Qualcosa non va, signora?” mi fissa con una padella in mano.
È sexy come pochi, ha un fisico che non finisce più ed è certamente sotto i trenta.
“No, mi chiedevo se posso avere ancora un sorso di vino.” Cerco di salvarmi.
“Ma gli occhiali?” gli chiedo mentre versa il vino.
“Stamattina non trovavo le lenti “e mette su l’acqua “Ho delle cozze, ci faccio due spaghetti, le va?”
Ha un culo da urlo e sotto la tuta non porta nulla, si capisce dai movimenti non indifferenti la sotto che mi causano delle caldane da voglia di cazzo.
Mi rendo conto che nemmeno ci siamo presentati, io concentrata sulla scommessa, lui su mio figlio.
“Si, grazie”
Prende un bicchiere a sua volta, si avvicina “Mi chiamo Marco, cincin. Lei?”
“Io Sara” Cazzo, è venuto tanto vicino.
“E la sua amica? Quella con cui passeggiava che fine ha fatto? Ha avuto successo col tipo del bar?”
Quindi ci ha visto, ha registrato le manovre e ha fatto finta di niente.
“Non saprei.”
Riprende a cucinare e continua con indifferenza “Lei, signora Sara, mi ha mentito, mi nasconde qualcosa, come del resto anch’io.”
Sono a bocca aperta mentre apparecchia per due.
“Nascosto qualcosa?”
“Si. Vuole sapere cosa?”
Mi sento piacevolmente minacciata dal suo tono di voce, tanto piacevolmente da dovermi sedere.
“Dica” la butto lì.
Aggira il tavolo, si abbassa altezza collo e sussurra “Confesso che ai figli preferisco le mamme a caccia. E lei e la sua amica eravate a caccia, vero?”
Questo alito caldo sull’orecchio mi fa bagnare del tutto.
Continua “Disgraziatamente non ho capito bene di cosa si tratta, ma parlavate della serata aplomb passando vicino a me. E se si tratta di far perdere l’aplomb, sono un maestro.” Il suo odore mi sta facendo impazzire, lo respiro a pieni polmoni e la mia fica non risponde più di sé stessa, pulsa un messaggio morse inequivocabile: cazzo, cazzo, cazzo!
Che gli dico? Sei oggetto di una scommessa, scopami e vinco una cena offerta dalla mia amica oppure scopami e basta. Mi rendo conto che qualsiasi pretesto è buono per farsi un giro con questo giovane maschio.
Rabbocca il mio bicchiere “Beva, fa bene alla salivazione e magari le viene in mente una risposta.”
Vuoto il bicchiere in un unico lungo sorso, non so davvero cosa dire, sono brilla e sono fradicia. Mi sento con le spalle al muro.
Fa caldo e manca l’aria in questa cucina.
Mi esce un strozzato “Non saprei” L’ormone impazzito mi rende ripetitiva.
Faccio per tornare in terrazza, mi blocca il passaggio.
“Ha pure finito il vino. Divideremo le ultime gocce.”
Prende una sorsata a pochi centimetri da me, sento tutto il calore del suo corpo.
Semplicemente mi apre la bocca con le sue labbra e lascia fluire il vino nella mia gola.
Se non mi tenesse, cadrei.
Così inaspettato, così erotico, così buono e morbido questo bacio alcolico.
“Signora sta perdendo l’aplomb” me lo dice lungo il collo mentre mi tortura un capezzolo.
Le mani alzano il vestito e trovano istantaneamente le mie cosce bagnate, mi sfugge un gemito.
Siamo in ancora in piedi, si stacca mantenendo solo la mano sul mio pube. Un dito picchietta all’entrata delle mie grandi labbra e per quanto io mi abbassi, avvicini e contorca, riesce sempre a sfuggirmi senza penetrarmi.
Ma io adesso ho un maledetto bisogno di essere scopata, di godere.
Ride il ragazzo mentre mi tortura, si diverte e pone condizioni.
“Se non mi racconti tutta la vostra storia, continuo così all’infinito.”
Ma ti pare.
Allungo una mano sul suo notevole cazzo duro e lo libero nella tuta. Lo stringo e mi sento mancare dalla voglia che mi attanaglia.
“Ahi signora, questo non vale!” mi gira e con una mano blocca i polsi dietro la schiena.
Registro che spegne i fornelli e riprende più stronzo di prima.
Mordicchia la spalla, strizza un seno, infila un ginocchio fra le mie gambe.
“Allora confessiamo?”
Mi mette un dito in bocca come a tirare fuori le parole.
Scende e adesso fa sul serio: sfiora, titilla, preme, strofina, entra, esce, ma appena si accorge che sto per venire si ferma. Fra le cosce ho un lago di lava.
Sento il suo cazzo duro appoggiato al culo e sono una bambola nelle sue mani, obbligata a questa posizione scomoda sull’orlo di un orgasmo che mi manca come l’aria.
Quando mi alza del tutto la gonna e sento l’asta che si strofina sulla mia figa senza sbattermi, cedo e racconto tutto. Con voce spezzata parlo dell’aplomb, della scommessa, delle scopate, della telefonata e imploro che per favore mi fotta subito perché non ce la faccio più.
Sono bagnata, sudata, senza fiato e ancora non è successo nulla.
“Brava” mi dice “era ora!” appoggia le mie mani sul bancone di fianco alle cozze.
Alza il vestito fino a passarlo sopra la testa, ora sono nuda solo col bustino e i tacchi. Rabbrividisco nell’aria fresca. Si sposta un momento e mi passa la borsetta.
“Vinciamola la scommessa. Fai il numero della tua amica, metti in viva voce”
Qualsiasi cosa farei. Faccio il numero mentre le sue mani passano sul mio corpo.
Sento il pronto di Giulia e in quel preciso istante mi impala con un colpo unico. Mi sfugge un grido.
Dal cellulare sento “Tutto a posto? Hai bisogno?”
Risponde lui “Ti sta chiamando per farti sentire come si perde l’aplomb e si vince una cena. La senti come gode la tua amica troia. A te è andata bene? Altrimenti ti do l’indirizzo.”
Di fatto sto rantolando, non sono in grado di articolare una parola persa come sono in questo orgasmo mentre lui mi pompa come un forsennato.
“Sara, ma stai scopando?” Appena finisco di venire, si ferma, il cazzo enorme e duro ancora dentro.
Riesco a risponderle con un flebile si, Giulia. Volevo aggiungere ho vinto, ma Giulia continua a parlare, a chiedermi come sto. Riesco a sussurrare un bene, prima di trovarmi accucciata fra il mobile e la sua verga.
“Amica Giulia, la signora non può rispondere: ha la bocca piena di cazzo. Le sto scopando anche quella” e interrompe la comunicazione.
Lo sento fino alle tonsille, non ho la possibilità di scansarmi, mi entra fino in gola e fra un conato e l’altro sborra copiosamente. Sento come si rilassa fra le mie labbra.
Molla la presa e mi fa alzare.
Mi sento disorientata l’ultima mezz’ora mi ha devastato.
Un lieve bacio sulla bocca “Siediti, che gli spaghetti alle cozze arrivano subito. Te li meriti.”
Cerco di rivestirmi, ma “No, no, no, signora, tu mangi così. Il verde ti dona.”
A tavola scopro che di anni ne ha 28, che il gioco online e le donne sono la sua passione.
Stiamo ancora bevendo il vino che il mio telefono squilla.
È Giulia. Non faccio in tempo a dire nulla che mi strappa il telefono di mano e lo mette in vivavoce in mezzo a noi.
“Sara, hai finito?”
“No, la signora non ha finito, la sto preparando per il secondo round. Tu invece hai scopato?”
“No”, è la risposta sconsolata della mia amica.
Le da l’indirizzo, tempo un quarto d’ora e suona il campanello.
“Aprile e presentamela”
Mezza nuda apro la porta e Giulia entra.
Faccio le presentazioni, mentre Marco già si mena l’uccello appoggiato al tavolo.
“Non voglio sapere il nome, me la devi presentare, come si presenta qualcosa da consumare…”
Giulia ed io ci guardiamo, ci scappa un sorriso.
Lei lascia cadere la borsa.
Vado alle sue spalle, le sfilo la gonna e poi inizio a slacciarle piano la camicetta palpandole i suoi seni pieni.
Lei inizia gemere
“Non fare subito la troia!” la riprendo
“Ma mi stuzzichi.” Risponde lei lamentosa.
Lancio la camicia e libero le sue tette. Indice e pollice per ogni capezzolo, tiro e adesso si che geme sul serio. Scendo lungo il ventre, scosto quel velo che ha sulla fica e la trovo più che fradicia. Le mie dita, che entrano ed escono, producono quel classico rumore bagnato. Mi porto la mano alla bocca e assaporo i suoi umori.
“Se fai la brava, ti faccio assaggiare il cazzo di Marco” le dico e vedo che lui sorride.
“Giusto” dice Marco, ci prende per i fianchi e andiamo in camera.
Davanti al letto un bel bacio a tre, le nostre lingue allacciate scivolano nelle bocche. Non ci deve dire niente che ci sediamo sul letto e ci dedichiamo al suo meraviglioso palo di carne.
“Che brave succhiacazzi, queste signore.”
La cappella imprigionata fra le nostre bocche, la saliva che cola, le palle sode. Giulia non ce la fa più, la capisco: un cazzo così ti manda fuori di testa dalla voglia.
La faccio mettere a carponi sul letto, le apro bene culo e fica. Lei implora di essere scopata e Marco non si fa pregare.
Con un unico movimento la inforca feroce e io muoio dall’invidia. Tiene il culo di Giulia come se fossero due mezze mele, con il pollice ben piantato nel culo. Appena quella troia si inarca ululando il proprio orgasmo, lui si ferma. È un’immagine bellissima che mi manda in estasi, lui che le tira i capelli come se dovesse domarla. Giulia non può muoversi e ne approfitto per piazzarmi a gambe spalancate davanti al suo viso. Voglio godere nella sua bocca, voglio che mi faccia venire con la sua lingua.
Marco le permette di abbassare la testa fino alla mia fica e Giulia da brava inizia a leccarmi e succhiarmi accompagnando il tutto da qualche dito.
Non sono soddisfatta, tengo la testa di Giulia fra le mie cosce e dico a Marco “Spaccale il culo, ora!”
Senza esitazione affonda deciso tanto da sentire lo schiocco bagnato delle palle sulla fica. La zoccola quasi mi morde dalla sorpresa, ma poi mi succhia come se fossi la ragione della sua vita e io la inondo del mio orgasmo mentre il culo le si riempie di sborra.
Siamo aggrovigliati su questo letto, ci spostiamo baciandoci e accarezzandoci. Riesco a dare una leccatina al culo di Giulia, raccolgo un po’ di crema con la lingua.
I nostri corpi sono esausti, ma nella nostra testa la voglia non si è esaurita. Marco guadagna il centro del letto, Giulia ed io ci assestiamo ai suoi fianchi. Ci scambiamo un bacio affettuoso al sapor di sborra sopra al suo petto.
“Sei la solita troia” mi sussurra Giulia.
“Però ho vinto io quest’anno, zoccola” rispondo.
Marco si è addormentato fra di noi.
Ci guardiamo e propongo “Ci riposiamo anche noi?”
Ma Giulia non mi sente, dorme anche lei impugnando il cazzo di Marco.
Solo io sono ancora sveglia e mi da fastidio la vibrazione del cellulare sul comodino. Lo prendo, è quello di Marco.
Quattro messaggi nel gruppo “The duty Revenge”.
Senza volere mi si aprono i messaggi proprio su una foto del cazzo di Marco nel culo di Giulia che me la sta leccando alla grande. Stronzo, non me ne ero nemmeno accorta, però siamo venute bene.
Commander: “Mezzanotte da me. Porta aperta. Sono due porche insaziabili. Aiuto!!! hahahahaha”
Bullet:” Ce l’ho giá in mano. Arrivo!”
King:” Sempre all’ultimo minuto… arrivo in tiro… Hahahahaha”
Supergun:” Cazzo, ma solo a te capitano ste fortune. Meno male che non ce la puoi fare! hahahahaha”
Soldier263:” Passatemi a prendere che non voglio finire a farmi una sega pensando a voi!!!!!!”
Sono appena le undici e dieci, ho un’oretta scarsa per riposarmi ed essere pronta a perdere l’aplomb in maniera memorabile.
Questo ragazzo è da mettere in agenda, è sveglio e pensa proprio a tutto, questo è l’ultimo pensiero prima di lasciarmi andare al sonno a mia volta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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