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Lui & Lei

Diversamente romantico


di Eulalia
19.07.2024    |    3.057    |    11 10.0
"Parliamone: e quale parte di te è fatta per me? “Guarda, il mio cazzo ti trasforma in una troia vogliosa..."
Così capita che durante un aperitivo mi si avvicini un uomo piacente e me ne voglia offrire un altro.
Chi sono io per dire di no?
Pare simpatico e nell’aria c’è quel fortunato miscuglio di parole ambigue, voglia di sesso e libertà.
Dev’essere l’estate, quella fa accorciare le gonne, ma al contempo sudare fra le cosce e il cervello si confonde e pensa che sia altro.
Nonostante docce, profumi e deodoranti persiste quell’odore così seducente di corpo appena scopato.
Comunque sia l’uomo si fa audace e con l’aria da seduttore mi sussurra all’orecchio
“Tu sei fatta per il piacere, il mio piacere.”
Certo, è una dichiarazione un filo dominante, ma il suo alito sul collo assieme ad un brivido sulla schiena richiamano alla mia mente mani che mi trattengono mentre vengo sbattuta come si deve.
Butto lì un “Dici?” per vedere la reazione.
“Si” risponde. Il corpo inizia a tradirmi per colpa della sua mano sul mio ginocchio, calda, lieve e in risalita.
Faccio un rapido conto del bonus zoccola inficiato dalla fica che non è più velata dal solo sudore.
Quindi considerato che in questo locale non mi conosce nessuno, che sono una donna emancipata, che il tizio mi sembra normale e che ho una voglia di scopare che non sto più nelle mutande, decido alla grande che ci si può divertire.
Il sottofondo ai miei pensieri intimi sono le sue confessioni a voce “Io sono un uomo difficile, mi piacciono solo le donne speciali, ma tu sei il sogno erotico di qualsiasi maschio sano.”
Manuale del gallo da riviera, pagina 23, ma va bene. Del resto, cosa vuoi pretendere dopo un aperitivo e un’oretta di amenità.
“Grazie” mi sembra ancora la risposta migliore visto che i miei capezzoli non reagiscono alla conversazione, ma al fatto che si è avvicinato di più per prendermi per i fianchi.
“Grazie, me lo dirai dopo. Ma solo se accetti di passare qualche ora con me adesso.” Conclude la frase baciandomi il collo. Labbra morbide di velluto frenano sulla mia spalla.
“Ho fame di te.” e qui la questione si fa sempre più interessante. La mia fica freme di aspettativa, già si immagina lunghe perlustrazioni con la lingua, una bocca che la risucchia nei vortici del piacere.
Abbasso la voce di due toni “Sono qui.” Non mi sembrava carino dirgli, facciamolo succedere, dove mi porti?
“Mi piaci da morire, così timida da non riuscire a confessare le tue voglie. Voglio introdurti ai piaceri.”
Vabbè, giochiamo alla timida, ma che iniziasse ad introdurre qualcosa che se continuiamo ad essere così autoreferenziali mi passa un po’tutto, che non ce la faccio più.
L’istinto del predatore ha il sopravvento e mi bacia: e che bacio!
“Scusa, non ti volevo travolgere” mi dice compiaciuto.
Come non voleva? Ma chi se ne frega che continuasse.
“Vieni ti porto lontano da qua, prima di fare danni.”
Ogni cellula del mio corpo urla, danneggiami tutta!
Mano nella mano giriamo l’angolo e ci troviamo in un romantico vicolo.
Guardandosi attorno con circospezione sfodera un cazzo di tutto rispetto
“Divertiti, tesoro.”
Mi prende in contropiede: qui?
Mi mancava l’estraneo in un vicolo. Di solito sono più da letto, da tempo a disposizione.
Il cervello ha un lieve sussulto subito soffocato dagli ormoni che si chiedono solo: ma non voleva la timida?
Decido per un plot twist, prendo in mano la situazione e il cazzo in bocca.
Lo guardo dal basso, la saliva gocciola dalla sua asta che lo ammetto ha un buon sapore.
La mia fica mi notifica di applicarmi con una certa attenzione, perché desidera con tutta sé stessa di essere aperta da questo manganello. Lei, si, ha le idee chiare: freme dalla voglia di cazzo, punto.
“Sei un talento naturale.”, “La tua bocca è fatta per il mio cazzo.” Intervallato da gemiti.
Parliamone: e quale parte di te è fatta per me?
“Guarda, il mio cazzo ti trasforma in una troia vogliosa.”
Quella c’era già prima, a prescindere da questo pit stop.
Ma adesso abbiamo un problema.
Fica e cervello stanno prendendo due vie diverse.
“Sei bravissima, non ti devo insegnare niente. Come me lo spompini tu, nessuna”
Le mie sinapsi si stanno piegando in due dalle risate, la mia fica cerca di mantenere lo status, lei è sana, è normale, non le interessano i contenuti, ma solo duro e torrido sesso.
Nella mi coscienza si fa strada la domanda: ma chi cazzo ha frequentato fino ad oggi?
Ormai rantola e basta.
“Continua, bambina, non ti preoccupare che poi penso anche a te.”
Mi rivedo con le treccine a balzellanti e questo sapore agro ed eccitante che si diffonde nella mia bocca proprio non ci sta.
“Sei diabolica! Mi tiri fuori anche l’anima!”
Non pensavo nemmeno l’avesse.
Ho sbavato su cazzo e patta dei pantaloni, le ginocchia mi fanno presente che stiamo raggiungendo i limiti, la mascella si chiede se per caso non ci fosse un altrove più accogliente per questa mazza e la fica giubila: finalmente tocca a lei!
Inizio le manovre di innalzamento.
“Hai ragione tesoro, ti meriti il tuo premio.”
Faccia al muro, gonna alzata, mutandina scostata.
Un martello compressore non avrebbe potuto fare di meglio.
Fica soddisfatta.
“Non dire niente amore, so che voi donne quando godete così poi non siete in grado di connettere per un po’”
Rumore di zip.
Amore?
“Sai” mi dice “ti confesso che ho una sovraproduzione di sborra e adoro essere svuotato da una come te. Ne ho davvero tanta e se la ingoi contiene tanti sali minerali che fanno bene alla pelle e alla salute in generale.”
Vorrei tanto avere la battuta pronta, ma questa desolazione non mi offre nemmeno un gancio per farmi una risata.
“Ho visto quanto ti piace il mio cazzo” prosegue “e quindi non mi dispiace metterlo a tua disposizione, così fai un po’ di pratica e io posso venire.”
Lo fisso priva d’accento e forse lui qualcosina la percepisce.
“Non che tu non sappia succhiare bene, ma, lasciatelo dire da un uomo esperto, un’aggiustatina qua e là. Più dedizione al cazzo come le vere donne, e godrai molto di più anche tu.”
Lo sgomento si fa strada: dedizione? Vere donne?
Guardo l’orologio, nemmeno venti minuti e mi devo sorbire una lezione di vita.
Ho alcune domande, prof!
“Ma leccarla , no? Il bis, tris e quadris nemmeno? Avere dubbi neanche? E stare zitti e basta?””
Ho già in mano il cellulare, forse faccio in tempo. Digito veloce.
“Gattina, non tirare fuori gli artigli. Sarai mica permalosa. Non ho detto che non sei capace, solo qualche step in più per essere una donna completa adatta agli uomini veri. Sono qui per te.”
La risposta al mio messaggio – quando vuoi, ti lascio la porta aperta!
“Non ho tirato fuori gli artigli, mi sono solo scivolate fuori le briciole dei coglioni che mi hai frantumato.”
Quando arrivo in fondo al vicolo mi raggiunge la sua voce:” Non è un mio problema se non capisci un cazzo!”
Ha ragione, il problema è la mia fica che non dà retta al cervello.
Arrivo alla porta socchiusa, affamata come dopo un tramezzino che invece di placare la fame apre voragini. Per di più avariato.
Entro e mi siedo in braccio a lui che mi aspetta sul divano.
“Racconta” mi dice piano.
Riferisco della mia triste avventura, le mie parole sottolineate dalle sue mani sul mio corpo.
“Quindi lui non ha capito che gran zoccola che sei?”
Rispondo con un no vibrante al ritmo delle sue dita nella mia fica.
“Come al solito tocca a me aggiustare le cose.”
Il sì è accompagnato da una O di apprezzamento per quello che mi sta facendo.
Una giravolta, e sono sdraiata sulle sue ginocchia a pancia in su.
“Quante volte te lo devo spiegare cha a te non basta il cazzo! Ci devi parlare con gli uomini! Devi capire se vanno bene per te!” Ogni parola una sculacciata che va dritta al cervello per gocciolare distillata dalla mia fica.
“Ma ti vedi? Non sembra nemmeno che quell’incapace ti abbia scopato!”
Adesso basta!
Ho l’inferno fra le cosce.
Mi libero dalla sua presa, in piedi davanti a lui mi sfilo l’abito e le mutandine cadono a terra fradice.
Nemmeno se ne rende conto che sono già impalata sul suo cazzo e mi dimeno alla ricerca del primo indispensabile orgasmo. Non mi da tregua, mi sbatte, fotte, chiava senza permettermi di fermarmi, i miei orgasmi colano dalle sue cosce.
Mi spinge via.
“Offrimi il culo!”
Appoggiata allo schienale lo porgo.
L’aspettativa di quello che sta per arrivare mi fa impazzire.
Segue la spina dorsale come se fosse uno scivolo per affondare il dito nella rosetta fremente..
“Adesso te lo apro.”
È una mazza rovente quella che si fa strada, è un animale impazzito quello che mi sodomizza e io lo voglio tutto, voglio sentire come sbatte sulla mia fica, sul mio culo. Voglio sentire come rantola mentre mi riempie.
Mi disintegro in un orgasmo fotonico mentre, il suo cazzo piantato fino alla radice per svuotarsi, mi chiede roco:” Ma quanto ne vorresti un altro in fica?”
Sudati scivoliamo abbracciati sul divano.
Sto bene, sono rilassata, soddisfatta, felice e imbelle.
È tempo di baci teneri, a stampo, quelli calmanti, forse una puntina di lingua giusto per assaggiarsi.
“Che ne dici di venire a vivere da me? Ogni tanto potrei farti trovare qualche sorpresa quando torni a casa. E poi lo sai quanto mi piace scoparti dopo i tuoi incontri più o meno fortunati. Per non parlare dell’idea di sorprenderti a letto con qualcuno e buttarmici anch’io.”
“Taci. Si”
È inutile, devo far pace con me stessa, sarò una gran zoccola, ma quanto mi piace il lato romantico.
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