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Lui & Lei

Milan - Napoli


di Eulalia
05.09.2023    |    12.090    |    18 10.0
"Il bordeaux che indossa fa risaltare la pelle candida..."
Suono con le birre gelide in mano e Marco mi apre subito.
“Entra che manca poco al fischio d’inizio.”
In salotto davanti al megaschermo ci aspettano patatine, popcorn e altre birre ancora.
“Mettiti comodo!” me lo dice come non rompere i coglioni che adesso iniziano le cose importanti.
Sky Sport già accesa e l’emozione scorre nelle vene, ce l’ho quasi un po’ duro. Me lo sento che stasera facciamo il culo ai napoletani e me la sto godendo come un ragazzino.
Al fischio apriamo la prima birra, ci scambiamo uno sguardo, una bella sorsata e ruttiamo in sincrono come al liceo. Dio, che bene che fa avere vecchi amici, mentre rido con lui.
La partita è appena iniziata, che arriva la sua compagna in accappatoio.
“Amore?” gli si piazza davanti “Che dici sto bene così?” aprendolo davanti a lui
“E dai! Cazzo, Anto! C’è la partita! Scansati!”
Ma io ho guardato e la Anto non me la immaginavo così. Rivolgo gli occhi allo schermo, ma sulla retina ho impresse due tette da sballo contenute in un balconcino rosa shocking, e sotto un triangolino di velo rosa anche lui, ma non ho fatto in tempo a vedere se c’era pelo o meno.
“Vabbè” risponde lei.
Non posso fare a meno di guardarle il culo fasciato dall’accappatoio che si stringe addosso mentre ritorna in camera.
“Scusa, Alberto, ma rompe sempre durante la partita.”
“Figurati” rispondo io.
Nemmeno dieci minuti dopo Anto ricompare.
“Meglio così?” dice riaprendo l’accappatoio.
Stavolta sono pronto e parto dal basso.
Cazzo! Non mi aspettavo il reggicalze nero, non ha le calze, ma fa il suo porco effetto. Deve avere la figa liscia come piace a me. Risalgo con gli occhi e se possibile le sue tette incorniciate di nero sono ancora più belle.
“Ma spostati, che non vedo lo schermo!” Marco la spinge verso di me e lei subito si ricopre.
Troppo tardi per il mio cazzo. Accavallo le gambe facendo finta di niente, mica mi posso scopare la compagna del mio migliore amico.
“Uffa!” e se ne va sculettando.
“Ma fa sempre così?” gli chiedo.
“No, solo quando fa shopping. Le ho detto comprati qualcosa di carino e in cambio mi lasci in pace stasera che c’è la partita. E invece no, deve continuare a disturbare. Che stronza!”
A me più che stronza sembrava una gran gnocca, forse anche un po’ zoccola. Fossi stato lui mi sarei guardato la partita facendomi fare un pompino come si deve da quella bocca morbida.
Poi la Anto nemmeno la conosco tanto bene, convivono da appena qualche mese e prima non usciva in compagnia con noi.
Non riesco nemmeno più a concentrarmi sul gioco, continuo a chiedermi come sia il culo sotto all’accappatoio.
Seguo i commenti, ma ho l’orecchio teso per sentire lo schioccare dei tacchetti delle ciabattine, per non perdermi nemmeno un istante di quella strafiga.
E infatti ritorna, culotte e canottierina in seta verde. Tutto bello arioso con i capezzoli tesi a indicare dove si trovano le tette. Già mi immagino risalire per una gamba e infilare la mia mano a sentire se ha la fica bagnata.
“Ma basta, Anto, sei bellissima! Hai comprato delle figate, ma io sto guardando la partita. Lo capisci questo?”
Rivolta a me dice “E a te come pare questo completino”
“Molto fine e raffinato.” Da metterla a pecora e riempirla di cazzo “Mi sembra molto elegante, per una serata speciale.” Mentre parlo vorrei avere il coraggio di chiederle come la culotte le casca sul culo.
“Albe, non ti facevo esperto di moda. Senti, non vuoi andare di là a vedere il resto, così mi posso godere la partita senza il vostro chiacchiericcio.”
Possibile che non si accorga che ho l'uccello di marmo?
“Serio?” gli chiedo
“Per me va bene, almeno qualcuno apprezza” interviene Anto.
Mal che vada ho materiale per le prossime seghe, e poi Il Milan ha già segnato, pare che la partita si trascini.
Con la faccia annoiata mi alzo dal divano e dico “Va bene, vado a vedere, ma tu chiamami se succede qualcosa, d’accordo?”
Entrati in camera da letto mi dice di girarmi che si cambia.
Peccato che io abbia davanti lo specchio della toeletta e quindi seguo la vestizione in ogni suo dettaglio e piegamento.
“Puoi girarti.”
Che fica da urlo. Il mio cazzo non risponde più e mi sa che gli stanno screscendo le mani pur di uscire dai pantaloni.
“Non dici niente?” e fa un giro su sé stessa.
Il bordeaux che indossa fa risaltare la pelle candida. Il corsetto finisce con un gonnellino di pizzo che lascia intravvedere il perizoma in tinta.
Me la chiaverei seduta stante.
“Il colore ti dona molto” tanto da farmi bagnare il cazzo “Anche il modello ti sta bene, fa risaltare le forme e, se non ti offendi, è molto, molto sexy” tanto da prenderti per i cappelli e sbatterti in bocca l’uccello, tanto per iniziare.
Come reazione va verso l’armadio, si china a frugarci, mettendo in bella vista il culo coperto da queste trine rosso scuro. Se non la smette o la scopo o vengo nei pantaloni.
Tira fuori delle scarpe da zoccola in tinta. Un sandalo tacco 12 in vernice dello stesso bordeaux.
“E ora come ti sembra?”
Mi sembra all’altezza giusta per infilarglielo in un colpo solo.
“Una scelta molto raffinata la biancheria e le scarpe dello stesso colore, una cosa da vera signora.” Vera signora succhiacazzi e troia, aggiungo mentalmente, ma mi rendo conto che devo smetterla di pensarla così, ormai mi esplode nei pantaloni.
Si appoggia con le mani alla toeletta come per vedersi allo specchio, sporgendo bene il culo. Le gambe leggermente divaricate che mi permettono di vedere come il filo rosso scompare fra le sue grandi labbra.
“Scusa il perizoma mi da fastidio, me lo sistemi per favore?”
I nostri sguardi si incontrano nello specchio e mi rendo conto di essere un grandissimo coglione, di avere perso un sacco di tempo e che lei ha una gran voglia di cazzo.
Lo aggancio con un dito e scivolo verso il basso fino a incontrare la sua fica fradicia.
“Aspetta che te lo sistemo bene…” e le piazzo due dita.
Mugola e socchiude gli occhi come una gatta in calore.
Cazzo, ma è la compagna di Marco. Sfilo le dita come se bruciassero, e le rifilo uno sculaccione come per svegliarla. Non possiamo scopare con lui di là.
Lei si gira, si accovaccia davanti a me e in men che non si dica ha il mio cazzo in bocca.
Un filo di saliva fra la mia cappella e le sue labbra “Ti dispiace?”
No, per niente. Chissenefrega di Marco, della partita, del mondo, mi basta affondare in quella gola di velluto.
Mi fermo in tempo, la rimetto in posizione.
Il perizoma a mezza coscia mi fa impazzire e glielo sbatto in fica.
Vedo l’estasi sul suo volto. Voglio anche vedere quelle tette riflesse nello specchio, come sbattono ad ogni mio affondo. Gliele libero e le metto una mano nella bocca piena di saliva che cola agli angoli mista al rossetto. Le donne che si disfano mentre scopano, me lo fanno venire ancora più duro, e lei non fa eccezione.
Non fa altro che gemere, che chiedere di più: una vera troia che ha bisogno di tanta mazza.
Capisco solo un disperato “Non venirmi in fica!”
A cui risponde la voce di Marco dalla soglia della camera da letto
“Albe, dovrai sfondarle il culo a questo punto…”
Non ho il coraggio di girarmi a guardarlo, la voce non mi sembrava minacciosa, ma io gli sto scopando la compagna e mi sto ammosciando.
Mi si affianca e io sono paralizzato con gli occhi bassi sul culo di Anto. Mi aspetto qualsiasi cosa, decido che se mi picchia, incasso senza reagire, me lo merito.
Nel mio campo visivo compare un cazzo durissimo, è Marco che se lo mena e lo appoggia al culo della sua Anto.
Si sporge e le sputa sull’ano spingendo dentro il pollice.
“Qui glielo devi mettere, fammi vedere come glielo apri bene a questa zoccola!”
Zoccola che ha accolto il suo intervento con un muggito di piacere.
Sono confuso, non capisco bene, ma il mio cazzo sa quello che deve fare.
Lo sfilo grondante dalla fica e lo appoggio.
Marco allarga bene le chiappe della compagna e si gode lo spettacolo.
“Vai, Albe, tutto in un colpo!” e così faccio, guadagnando un urlo di piacere che rende il mio uccello di acciaio cromato.
È stretta e calda e sto per impazzire di piacere.
“Vedi Anto, che ce l’abbiamo fatta a coinvolgere il nostro finto bacchettone. Me lo ricordavo che era un porco.”
“Si” mugugna lei
“Zitta e succhia” le risponde, pompandole la bocca in perfetta sincronia con le mie stoccate sempre più cattive.
Mi hanno preso per i fondelli, la partita era un misero pretesto per farmi stare al gioco; un gioco che mi piace da matti. L’idea che lei abbia sfilato per me, che lui mi faccia scopare la sua compagna mentre glielo succhia, mi fa rimbombare nel cervello la parola Bull. E come un toro senza freni glielo do, le martello ferocemente il culo aggrappato ai suoi fianchi.
Marco ed io ci guardiamo e con un sorriso soddisfatto la riempiamo di sborra in contemporanea mentre lei sussulta di quello che deve essere un orgasmo strepitoso.
Ci lasciamo cadere sul letto tutti e tre.
“Scusa Albe, non sapevo come chiedertelo e la Anto mi ha detto che ci pensava lei.”
“E adesso che lo sai” dice lei giocando con il mio uccello esausto “spero che tu venga anche se non c’è la partita.”
“Penso proprio che verrò spesso. Vi dispiace se porto mia moglie, ha sempre avuto un debole per te Marco…”



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