tradimenti
Le scelte di Esmeralda
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29.01.2025 |
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"Ho qui dieci denunce per violazione della proprietà personale del dirigente massimo della nostra fabbrica e di atti osceni commessi in essa da giovani che..."
Mario è quello che può definirsi un ‘ragazzo fortunato’; a venticinque anni è laureato in ingegneria, ma è pronto a sostituire suo padre, in procinto di andarsene ai Caraibi a smaltire una durissima depressione che gli è stata scatenata dalla morte improvvisa ed assolutamente prematura, di sua moglie, per un cancro fulminante; di tutta una vita spesa nel lavoro, gli resta una fiorente fabbrica, in una località appena a ridosso delle Prealpi, che è centro vitale dell’economia della regione.La grande soddisfazione è il figlio che, in un paio di anni, porta il livello dell’attività al massimo, con grandi possibilità di espansione; se ne va convinto che non sbaglierà colpo; è felice di vederlo sposato con una meravigliosa ragazza, Esmeralda, figlia di uno degli operai che insieme a lui hanno visto crescere nel tempo la fabbrica; sa che tutto andrà bene e sceglie di andare a sfogare il dolore in una località che promette vita serena e oblio.
Mario, tra la altre cose, ha il vantaggio di una moglie assai bella, ma anche intelligente; più giovane di lui di tre anni si è laureata in economia nei tempi previsti, ma non svolge nessuna attività e preferisce accompagnare suo marito, negli ultimi tempi impegnato in delicate attività, per aprire nuove realtà industriali in una regione quasi dimenticata, il Molise, dove il sindaco di un comune vicino al capoluogo gli ha offerto enormi vantaggi per la realizzazione di un impianto decisivo per il territorio.
Esmeralda è felice delle scelte fatte; figlia di un operaio che si è molto sacrificato per farla studiare, si è fidanzata col ‘figlio del padrone’ grazie solo alla bellezza, all’indole dolce ed alla frequentazione di un giro di giovani del suo stesso livello sociale, dove Mario è capitato una volta per caso, s’è innamorato e nel giro di pochi mesi ha deciso di sposarla; il passaggio ad una condizione sociale assai più alta non l’ha colta impreparata ed è ammirata come la moglie di un industriale bravo e fortunato.
Spesso lo accompagna nei suoi viaggi di lavoro e svolge benissimo la funzione di ‘rappresentanza’ che è chiamata a svolgere, anche se non evita di approfondire i temi del lavoro di lui, di cui parlano molto soprattutto nei lunghi viaggi o nei tempi morti a casa, tra di loro; il grande appartamento che hanno in centro è curato da lei con grande entusiasmo; hanno fatto installare un servizio di controllo visivo, su raccomandazione del servizio di sicurezza della fabbrica.
La sua indole giovane la porta talvolta a vivere con disagio i viaggi, soprattutto quando la prende l’angoscia di essere solo una ‘bella statuina’ a decoro dell’importante marito che intanto discute di termini legali, di progetti, di concessioni e simili; per questo, decide una volta di rinunciare all’ennesimo viaggio in Molise e la sera del sabato, per non annoiarsi da sola in casa, dopo la telefonata di prammatica a Mario, va al bar dove si ritrovano i suoi vecchi amici da cui da molti mesi ormai è lontana.
L’affetto e la simpatia sono immutati; la goliardia è ancora dominante e, senza rendersene conto, si lascia travolgere dalla ‘banda dei soliti’ in una ipotesi di festa privata; poiché sanno che abita una grande casa in centro, le propongono di passare lì qualche ora a gozzovigliare; esita un poco perché sa che quelle feste culminano in orgia e non le andrebbe che fosse la location per un ulteriore scatenamento dei bassi istinti dei ragazzi.
Ma alla fine cede e vanno tutti da lei, cinque ragazzi e cinque ragazze, con lei; stupidamente, dimentica che la sorveglianza scatta non appena si apre la porta se non si esclude il sistema; le telecamere registrano tutto quello che avviene nelle ore successive e un segnale, all’aprirsi della porta, arriva al telefonino di suo marito; Mario chiama immediatamente per informarsi, ma Esmeralda lo rassicura che è in casa, che non c’è problema; e lui si cheta.
Quando si trovano nell’ampio salone, le cinque coppie si scatenano nella libidine più sfrenata; uno dei ragazzi, che l’aveva corteggiata a lungo nel passato, si getta addosso ad Esmeralda e l’avvolge in un caldo abbraccio; ha un primo istintivo moto di ribellione; poi, per non apparire ritrosa e bigotta, ricambia il bacio con grande intensità e si sente immediatamente colare la vagina per il piacere che la mazza le procura all’inguine.
Il ragazzo la porta quasi di peso in camera, la rovescia sul letto e le monta addosso; la penetra con una violenza che lei non aveva mai sperimentato; non è dispiaciuta; anzi trova che quella mazza, ben piccola cosa rispetto a quella di suo marito, le dà un solletico assai piacevole; lo sente penetrare fino all’utero; poiché prende la pillola, lo lascia sfogare finché le scarica nel ventre una lunga eiaculazione.
Non ha goduto gran che, per la verità; ma non è che all’inizio; il letto si riempie dei corpi di tutti i partecipanti, a turno; e presto si trova presa da due contemporaneamente che le succhiano i capezzoli, le leccano la vulva, la penetrano a turno; si rende appena conto di averli assaggiati in vagina tutti e cinque; nessuno le ha dato le emozioni che prova con Mario, assai più dotato di tutti loro.
Poi cominciano le penetrazioni doppie, in vagina e in bocca, nell’ano e in bocca, in vagina e nell’ano; si ritrova alla fine a prenderli tutti e cinque, davanti, dietro, sopra e tra le mani; si sente quasi una regina del sesso mentre li domina, dall’alto della maturità che il matrimonio le ha dato; riesce a farli eiaculare insieme, e a farsi scaricare addosso lo sperma; anche le altre ragazze si sono date da fare e, prima di mezzanotte, i cinque sono spompati; si ritirano.
L‘unica preoccupazione che si pone, per lei, è fare pulizia; per non avere problemi con il personale di servizio, passa la domenica a rassettare; avverte un profondo senso di colpa per avere tradito così volgarmente e ampiamente suo marito; ma finisce per giustificarsi, perché ha solo vendicato la riduzione a ‘bella statuina’ che Mario fa di lei quando la porta in giro per costruire ‘l’impero industriale’ che sta sognando.
Non pensa neanche per un attimo che suo marito possa scoprire il tradimento; e non ci riflette nemmeno quando si accorge che lui, tornato dal giro di lavoro, va direttamente al computer e smanetta per salvare la registrazione video delle due ore di selvaggia violenza sessuale di cui si è resa protagonista assoluta con in suoi amici; lui non fa sillaba dell’accaduto, incerto se attribuirlo a foga giovanile, a capriccio strano o a imbecillità; spera che l’episodio si possa cancellare sotto la doccia.
Le settimane successive, per non tirare la corda, Esmeralda accetta di accompagnare il marito nel solito viaggio in Molise; l’atmosfera non è più quella fresca e gioiosa; lei non ha il coraggio di confessare l’accaduto ed è convinta che il ‘cornuto’ non ne sappia niente; lui ha perfino paura di affrontare l’argomento; sa per certo che, se si aprisse il vaso di Pandora, l’unico sbocco sarebbe la fine del matrimonio; e considera questa solo una extrema ratio a cui non vorrebbe arrivare.
Il viaggio è ormai una routine per lei, che ascolta a malapena i discorsi sui progetti industriali e sulle concessioni previste, compresa l’area per una villa padronale addirittura faraonica; nel giro di shopping che fa con la moglie del sindaco, nota alcuni negozietti di artigianato locale e chiede se gli oggetti sono prodotti su larga scala; la signora le obietta che manca un’attrezzatura, soprattutto di tecnici, per lanciare il prodotto nel circuito di un turismo di qualità.
Quando si trova a partecipare, suo malgrado, ad un ulteriore incontro coi politici, quasi involontariamente, forse solo per far sentire la sua presenza, Esmeralda chiede al sindaco se ha mai pensato ad un lancio turistico del territorio facendo leva sull’artigianato; la risposta è che certe idee devono avere degli uomini capaci di sostenerle, con le conoscenze e le strutture adatte a portarle avanti fino ad imporle sul mercato; Mario le dice, molto sul serio.
“Se si realizza lo stabilimento, potresti occupartene tu; sei brava, hai la conoscenza; l’ufficio immagine sarebbe a tuo disposizione. Perché non ci pensi concretamente?”
Sa che è vero; sa di avere le carte in regola; ma l’idea di mettersi a lavorare, di diventare come Mario che passa le giornate ad arrovellarsi sui progetti, le dà il mal di testa; ‘grazie, non è il caso’ si limita a rispondere; lui si arrende; ad Esmeralda, in quel momento, viene in mente che potrebbe essere più gioiosamente al bar con gli amici o, forse, chissà, a copulare goduriosamente con uno di loro; sorride del fanatismo nel lavoro di suo marito.
La realtà, però, è che i suoi amici passano giornate intere a raccontarsi le stesse stupidaggini, agli stessi tavolini del solito bar e che non possono copulare come lei sogna, visto che non hanno adeguate strutture; poi non si può passare la vita a letto, con le stesse ragazze; anche questo provoca abitudine, noia, depressione; ma per lei che è da un’altra parte e che ormai ci sta malvolentieri, la prospettiva diversa risulta affascinante.
Per questo, un mese dopo il primo episodio, organizza con la solita ‘cricca’ la spedizione a casa e si ritagliano le due ore di sesso selvaggio che hanno già sperimentato; ma è lei la prima a rendersi conto che i falli sono gli stessi, le manovre sessuali ripetono uno schema quasi povero di fantasia e, alla fine, trovarsi con un sesso in bocca ed uno nel retto, presa da tre ragazzi contemporaneamente o anche svuotarli tutti e cinque nello stesso momento è solo squallido esercizio di sesso.
Ma, alla base, c’è un senso di colpa che lei combatte col ripetere a se stessa che è stato Mario a trascinarla in quella situazione, perché si è lasciato prendere dal lavoro e non si è dedicato abbastanza a lei ed alle sue esigenze; addirittura, la proposta di occuparsi dell’azienda del turismo in un paese dimenticato da dio non le appare più come una sfida morale, ma un’ipotesi per relegarla ad un ruolo subalterno; nel suo ragionamento malato, nella sua mente bacata, è lui che se l’è voluta.
Mario non riesce a reagire nemmeno di fronte alla scoperta del secondo grave errore, anche se le scene della moglie con il corpo ricoperto di sperma, con cinque sessi che la prendono da tutte le parti, gli provocano il vomito; ancora una volta decide di aspettare che rinsavisca e confessi gli errori; ma ormai lei è partita per la tangente e non gli resta che accumulare testimonianze per quando dovrà chiedere il divorzio e svergognarla pubblicamente.
L’avviso dell’ultima stupidaggine della moglie gli arriva mentre si è allontanato di poche decine di chilometri; telefona al capo della sorveglianza e gli espone i dati essenziali della situazione; vadano a casa sua con le chiavi di riserva, sorprendano gli intrusi, li fotografino e li identifichino; lui arriverà presto; non tengano conto che una delle donne è sua moglie, anzi la trattino come l’artefice principale della violazione della proprietà privata.
Quando entra nel salone, lo spettacolo è mortificante; i dieci sono nudi, seduti sui divani lungo le pareti, sporchi e scarmigliati; Esmeralda cerca di precipitarsi verso di lui dicendo qualcosa; la zittisce con uno sguardo feroce e l’allontana da se; prende il computer e travasa l’ultima registrazione; lei ha le mani nei capelli e piange; ‘che cretina; la sorveglianza video … che cretina’; Mario si rivolge al capo della sorveglianza.
“Portala via e accompagnala dai suoi; tu, lascia in casa tutti i gioielli, compresa la vera, le chiavi di casa e quelle della macchina; devi uscire così come sei entrata, con solo il tuo vestitino addosso; qualcuno ti controllerà prima di uscire … con voi ci vedremo i tribunale; vestitevi e sparite!”
Passano due lunghissimi mesi; non rivede sua moglie, non la cerca e respinge ogni tentativo di contatto; alla fine, lei riceve attraverso suo padre, che ha vissuto con profonda amarezza la vicenda, l’invito a recarsi nel suo ufficio; c’è però solo il capo dell’ufficio legale, Cacciapuoti; le indica un foglio.
“Questa è la domanda di separazione consensuale senza pretese; se la firmi, in settimana siete legalmente separati, se non accetti, preparati ad un lungo e vergognoso processo.”
“Perché vergognoso?”
“Perché c’è qui una denuncia per violazione di proprietà privata, atti osceni e qualche altro reato; potresti anche non finire in galera, ma ne esci con le ossa rotte.”
“Io non firmo se prima quel vigliacco non parla con me!”
“Dopo il ‘cornuto’ che ripeti in molte scene del video, questa è la seconda offesa verbale. Ti consiglio di rivolgerti a un legale, se hai intenzione di scatenare la guerra.”
“Non voglio scatenare nessuna guerra. Puoi chiedere al vostro padrone se si degna di parlare con sua moglie?”
“Il nostro principale, persona onesta, degnissima e decorosa, ha deciso di rompere ogni rapporto con una ex moglie i cui comportamenti sono per lo meno discutibili. Se vuoi firmare, bene; se ti rifiuti, nomina un avvocato, ci vedremo in tribunale e non vivrai belle situazioni quando saranno proiettati in pubblico i tre video.”
“Quella è una violenza … “
“Quella è la tutela della proprietà che il padrone di casa aveva deciso insieme a sua moglie … “
“Ah … Devo pensare; mi dai un po’ di tempo? … “
“Vai a casa e parla con tuo padre; lui è già sulla graticola perché sta rischiando il posto per le tue bravate.”
“Che c’entra mio padre e il suo lavoro? Ha fondato la fabbrica col padre di Mario … “
“E tu l’hai distrutta con la tua stupidità … “
“Che c’entra la fabbrica?”
“Lo saprai, purtroppo … lo saprai … “
E’ entrato Nicola, il braccio destro di Mario, l’onnipotente eminenza grigia; Esmeralda si precipita verso di lui.
“Nicola, per favore, devo parlare con Mario … “
“Amica cara, non sei in condizione di parlargli e io non sono in grado di convincerlo.”
Passano ancora un paio di mesi, durante i quali lei cerca di mandare per le lunghe la richiesta di separazione, con l’aiuto di un giovane avvocato conosciuto negli ambienti degli amici; viene di nuovo convocata e, mentre siede in una poltrona davanti a Nicola, si sente un vociare; entrano insieme una decina di operai con il rappresentante sindacale; si dispongono in piedi davanti all’avvocato che chiede il silenzio con un gesto.
“Carmine, mi rivolgo a te che sei l’unico autorizzato a parlare; gli altri si riferiscano a te se hanno da aggiungere o da commentare; la prima cosa che devo dirvi è che la fondazione intitolata alla mamma del proprietario ha stabilito di revocare tutte le borse di studio, con effetto retroattivo … Vi prego, ho chiesto silenzio … I fatti dimostrano che sono stati forniti mezzi di sostegno educativo a giovani figli di operai che si sono rivelati irrispettosi della proprietà privata.
Ho qui dieci denunce per violazione della proprietà personale del dirigente massimo della nostra fabbrica e di atti osceni commessi in essa da giovani che hanno usufruito o usufruiscono di quella borsa di studio; il gesto offende la memoria della santa donna a cui la fondazione è intitolata e i basilari stessi dell’elargizione; le borse di studio vengono quindi revocate e il corrispondente sarà devoluto a sostegno degli studenti poveri del Molise … ”
“Avvocato, io capisco il risentimento di Mario, perché ormai tutti sappiamo quello che è successo a casa sua, per tre volte, in sua assenza; ma sappiamo anche che la colpa è riconducibile ad una sola persona che quella borsa di studio l’ha già percepita e che con essa ha conseguito un diploma per fare il suo lavoro per la società, ma si è abbandonata ad ignobili bagordi; ti ripeto che capisco il risentimento di Mario e sono solidale con lui; ma lo conosco e so che questo gesto non è da lui.”
Esmeralda non regge.
“Nicola, io devo parlare con Mario, col mio ex marito se lui vuole cosi … si, avvocato, ti firmo tutto quello che vuoi, ma devo parlare col mio ex marito. Sono stata sua moglie, gli sono stata vicino e lo conosco; questa decisione è indegna dell’uomo che amo; si lo amo e non vi state a scandalizzare; sono una bambina capricciosa, mi sono voluta vendicare perché non mi sentivo amata e ho fatto cose ignobili, ma lo amo; l’uomo che amo e che conosco non può volere distruggere una generazione.
Sono colpevole solo io; quegli altri sono solo delle marionette che ho mosso a modo mio; Mario deve sapere che è inaccettabile che mia sorella non debba completare l’università solo perché io ho fatto le corna a mio marito; non è da Mario, non è degno del mio uomo un gesto così; tu devi farmi parlare con lui; io devo confessare le mie colpe ed essere punita, non tutta una città; Mario lo sa e non può compiere gesti come questo.”
“Calmati, amica cara; Mario ti sta ascoltando; quel telefono è aperto e lui è dall’altro capo; ha sentito tutto … “
“Per favore, puoi mettere il vivavoce? Puoi farmi parlare col mio ex marito?”
“Cosa hai da dire?”
“Mario! Sei tu? Dove sei?”
“Sono io; sono a Campobasso e ti ho ascoltato con più attenzione ed interesse di quel che dici di credere … “
“Stai discutendo la dislocazione della fabbrica?”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Ore di viaggio a parlare dei nostri progetti, no scusa, ora sono solo i tuoi progetti, io sono solo una ex; serate infinite a fare calcoli; notti insonni a sognare ville faraoniche, agenzie di turismo, un impero industriale … “
“Già … per vedere tutto scaricato nello sciacquone di una fogna … “
“No; se chiudi lo stabilimento, allora sì che tiri lo sciacquone, ma lo fai tu; è vero che io ho scavato la fogna ma dentro ci sono finita solo io e la mia vita; tu non puoi distruggere la città, la sua fabbrica, la sua gioventù, solo perché ho fatto sesso con qualche imbecille; tu puoi ancora avere quello che sogni; devi solo accantonare per un attimo una stupida donnicciola. Ti prego, riflettici; da amica, ti prego di calmarti, di riesaminare tutto e di convincerti che una cretina non può valere una città.”
“Tu non sei una cretina; sei solo capricciosa e presuntuosa.”
“Per favore, metti sotto il tappeto i miei errori; poi ti vendicherai e me li farai pagare; ma non infierire sugli innocenti, fallo per la memoria di tua madre, che ti avrebbe chiesto di soprassedere ai capricci di una ragazzina sbandata.”
“Nicola, hai notizia dei bandi europei?”
“Si; sono in dirittura; perché?”
“Uno te lo prendi per voi e uno lo destini qui; cominciamo a lavorare su due fronti. … Carmine, ho parlato col tuo collega qui a Campobasso; ha una buona stima di te; dice che potreste lavorare bene e in accordo, se fondiamo le strutture.”
“Ma tu dove ti sistemi, qui o a Campobasso?”
“Mi mettono a disposizione un’area immensa, tutte le strutture di servizio e anche la superficie per la mia villa personale, si aspettano che porti qui lavoro; dove sceglieresti di stare tu?”
“Qui ci può stare Nicola; se ha bisogno, tutti gli diamo una mano e poi col telefono vedo che risolvete le situazioni, anche il tuo matrimonio in crisi … “
“Quello ha subito un brutto terremoto; non so cosa ne resti in piedi. Invece, proprio a proposito della mia ex moglie, una volta per scherzo accennò alla possibilità di un’impresa nel turismo; puoi avere indicazioni, dai sindacalisti di qui, su una persona da incaricare di lavorare per me in questo senso?”
“Mario, ma l’idea è mia e non era solo uno scherzo; perché chiami un altro?”
“Perché tu sei morta e sepolta sotto un cumulo di sperma! Se lo avessi dimenticato, la tua risposta fu ‘grazie, non è il caso’; il perché si è visto dopo; eri stufa di seguirmi nei miei viaggi di lavoro e preferivi farti sbattere a casa mia da cinque tuoi amici contemporaneamente; credi ancora di poter avanzare dei diritti su quell’idea?”
“Si, sono certa di avere diritto a provarci ancora; non ti chiedo di revocare la separazione o di rinunciare al divorzio; anche se ci soffro fino a star male, qualunque cosa tu ne pensi; so che ho perso qualunque diritto a vivere con te; ma non puoi dubitare della mia serietà quando parliamo di lavoro; ho commesso un’altra stupidaggine infantile quando ti ho dato quella risposta idiota, ma tu sai che non avevo parlato a caso e che la moglie del sindaco ha ancora gli appunti che avevamo steso insieme.
Adesso sei tu che stai buttando via il bambino insieme all’acqua; il mio comportamento forse autorizza la richiesta di separazione e di divorzio, perché sul piano della fedeltà matrimoniale sono venuta meno; ma se da qui passi a condannare le mie capacità di lavorare, ed anche bene, per la tua società, perché è quella che se ne avvantaggerebbe, allora sei tu che per uno stupido desiderio di vendetta distruggi un potenziale di lavoro importante.
Sono anche pronta a chiederti perdono in ginocchio e a pregarti come un santo perché mi dia la possibilità di lavorare e di non essere ancora, come hanno detto qui, una parassita delle tue borse di studio; ora stai solo cercando di vendicarti, se mi tieni fuori da un progetto che è l’unica ragione di vita che mi resta; per i miei errori sei stato Pubblica Accusa, Avvocato, Giudice e Giuria; sei stato anche il boia che rade al suolo il nostro matrimonio; ma adesso saresti un carnefice senza giustificazioni.
Lasciami lavorare a quel progetto e verifica solo se lo faccio funzionare; te lo chiedo in ginocchio; non calpestare la mia professionalità; puoi dubitare della moralità, forse anche dell’intelligenza; ma non della professionalità.”
“Mario, mi sa che Esmeralda ha ragione; in pratica tu stai rubando un progetto; lo so che non c’è copyright sulle idee; ma se sai che l’ha creata lei questa cosa, hai il dovere morale di lasciarla tentare.”
“Bene; come fai a vivere qui mentre lavori?”
“Io non smetterò mai di elemosinare il tuo amore, perché il mio è intatto anche se mi sono fatta sbattere da qualcuno; ma, se non mi vuoi, non ti chiedo ospitalità; mi cerco una soluzione; molte ragazze mi avevano offerto di ospitarmi se venivo a Campobasso; ho ancora la capacità di crearmi amicizie, anche se non so tenermi l’amore tuo; dimmi che posso venire e ti assicuro che ce la farò; e non contro di te, ma per essere in sintonia con te, almeno sul lavoro.”
“Sono partito senza la macchina; fatti dare le chiavi da Nicola e portamela; nonostante tutto, ti aspetto.”
“Domani sarò da te. Spero che la Stradale non mi accusi di averti rubato l’auto, stavolta. Ti amo, anche se non ho saputo dimostrarlo.”
Il viaggio di Esmeralda è lungo, ma non difficile, quasi tutto in autostrada; cerca di farsi compagnia con la musica; parte all’alba e solo a pomeriggio inoltrato arriva a destinazione; Mario la sta aspettando; le chiede se ha avvertito qualcuno; gli dice di no, ma che una notte in albergo è accettabile; lui si mette alla guida e va verso il paese che lei conosce; la sbalordisce la vista della fabbrica già in costruzione.
“Funziona solo un’ala; anche la villa ha solo pochi ambienti abitabili. Stasera dormi da me; anche se sei mia moglie, non dormi con me, ma solo nella mia casa.”
“E’ già tantissimo, per il mio amore … ma non sono la tua ex?“
“Hai chiesto la separazione?”
“Non ho assolutamente nessuna intenzione di chiederla; la domanda l’aveva preparata Cacciapuoti … “
“L’avvocato ancora non ha messo a ruolo la mia domanda … “
“Quindi sei ancora mio marito e qualche cosina potrei anche chiedertela?”
“Non cercare di concupirmi adesso … “
“Non voglio concupirti; non ti chiedo di fare sesso; voglio solo qualche briciola dell’amore, se ti è rimasta …”
“Di quello ne ho a iosa; nemmeno il mio è stato scalfito dalla tua troiaggine … “
“Allora possiamo essere un poco innamorati?”
“Vedremo … !”
Scendono davanti alla casa che davvero è un cantiere; solo due vani sono preparati e in un uno c’è un grande letto, ma è l’unico; lei sorride dentro di se e le monta una voglia spaventosa di sesso; lui le indica l’armadio per i vestiti; trema un poco, agli inizi, ma in breve è padrona del miniappartamento; nel rigirarsi nello stretto spazio, più volte si scontrano ed avverte che il suo sesso è gonfio; non regge più e lo abbraccia; Mario non si sottrae al bacio, ma lo ricambia con intensità.
“Adesso andiamo a cenare; non provare ancora a sedurmi; non sai quanta voglia ho di metterti le mani addosso, ma non so se per accarezzarti come speri tu o se per massacrarti di botte … “
“Se decidi di mettermi le mani addosso, sappi che non te lo impedirò e che ti renderò colpo su colpo, qualunque sia la cosa che farai; io ti amo, ho bisogno di te perché da sola non valgo niente, ed ho tanta voglia di te; se non lo ricordi, bada che l’ultima volta che ho fatto l’amore, FATTO L’AMORE, maledetto, non sesso, solo amore, è stato tanti mesi fa ed eravamo su quella strada che abbiamo appena percorso; ti fermasti su quell’area di servizio chiusa e l’abbiamo fatto in macchina, come ragazzini.”
“Per caso speri ancora in una sosta simile?”
“E’ proibito sognare?”
“Lo sai che ti ho tradito molto, in questi due mesi? Dal mio letto sono passate decine di ragazze e signore vogliose … “
“Uhm … quanto amore hanno portato via?”
“Ho detto sesso, ragazza; solo sesso; il mio amore l’ho giurato a una sola moglie adultera … “
“Visto che, in quanto ad adulterio, sei in pari, adesso puoi anche ridare un po’ d’amore a quella moglie stupida … “
“Non sono in pari; non l’ho fatta soffrire quanto ho sofferto io … ho ancora voglia di picchiarti, di piangere, di massacrarti mentre piango; ho ancora troppe emozioni da digerire.”
“Adesso andiamo a cenare; poi torniamo a casa, stanotte farai quello che il cuore ti detta; se vuoi, picchiami, sferzami, uccidimi; non ti lascio più, per nessun motivo; anche se ti porti in quel letto tutte le donne del mondo e mi lasci sul tappeto a guardare per pagare lo scotto degli errori, ti lascio fare e ti aspetto; prima o poi, avrò tutto il tuo amore, senza riserve e, spero, senza lividi da obbligarti a baciare finché guariscano completamente.”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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