tradimenti
Beate corna 2
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18.02.2025 |
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"Non credo che potrò più stare con te, ma non me la sento di continuare ad odiarti senza un perché..."
“Dove passi il Natale?”“Qui, da mia madre.”
“Mi permetti di passarlo con te anche se non sono tua figlia?”
“Tu sei mia figlia, checché dica la vagina di tua madre. Forse lei è stata troia sin dal primo giorno; ma io da quello stesso giorno sono stato leale e adesso non tradisco la mia lealtà soprattutto nei tuoi confronti.”
Chiamò sua madre.
“Senti troia, io non torno a casa né stasera né fino a Capodanno. Sto col cornuto che hai massacrato e che io sento di amare profondamente, come femmina, come e quanto avresti dovuto tu, lurida bagascia.”
E attaccò.
Il telefono squillò e dal microfono scattò la voce stravolta di Marina.
“Carla, non farlo. Ho mentito, ho detto bugie. Non è vero che non sei sua figlia. Avevo solo lui nel cuore e nel letto; lui mi ha messa incinta tutte e due le volte. Ho cominciato a perdere il senso delle cose solo dopo, quando sono arrivati i soldi. Devo parlarti; per favore, devo parlare anche con tuo padre. Gli devo dire quanto e come l’ho amato, ed anche quanto e come poi l’ho odiato. Gli devo spiegare che ho sbagliato una volta per arroganza e che da allora non sono più stata capace di fermarmi.
Non fare l’amore con tuo padre, ti prego. Ne morirei.”
Presi io l’apparecchio.
“Finalmente, Marina! Finalmente uno sprazzo di verità. Vediamoci, parliamo, liberiamoci dei pesi. Non credo che potrò più stare con te, ma non me la sento di continuare ad odiarti senza un perché. Vediamoci e parliamone.”
“Siete da tua madre? Possiamo venire anche io e Luigi?”
“Sicuro!!!! Una bella rimpatriata familiare per un emigrato è sempre l’ideale massimo!”
“E tu saresti l’emigrato? Con la valigia di cartone o con il fagottino nella busta di plastica? In limousine o in Mercedes? Valla a raccontare agli indios!”
“E’ possibile che per voi esista solo una verità, la vostra? Guardati almeno in un vocabolario il significato esatto del termine; si è emigrati anche quando si hanno migliaia di euro di stipendio e un potere enorme sugli altri, se però ti mancano la lingua, le persone, gli affetti. Se avessi avuto qui una Carla, un Luigi, una Marina che mi avessero scaldato il cuore anziché gelarmi il cervello, non sarei partito e non avrei solo pochi giorni per respirare la nebbia che fa parte della mia natura.
Sei emigrato soprattutto quando lo sei col cuore. Ma per voi conta la destra, perché il cuore è a sinistra; a destra c’è invece il portafogli! Io me ne sbatto dei soldi. Preferisco elemosinare l’abbraccio di mia madre!”
“Scusami, papà, ho creduto di fare una battuta ed ho detto una stupidaggine.”
“Lascia stare, può capitare di confondere ricchezza e felicità, benessere e gioia di vita. Ho una certa ricchezza economica e tanta povertà di affetti; ma per tutti il conto in banca viene prima. Guarda tua madre.”
Bussarono alla porta; erano Marina e Luigi; Carla abbracciò sua madre e la spinse verso di me; istintivamente, le aprii le braccia, si precipitò nel mio abbraccio e pianse a singhiozzi forti sulla mia spalla; le accarezzai i capelli come facevo un tempo e, d’un tratto, mi ripiombò addosso un mondo passato, nascosto sotto un tappeto e che adesso riesplodeva in testa; dall’altra parte, mi abbracciò mio figlio e mi sussurrò.
“Perdonami, papà!”
Gli accarezzai la testa; Carla si era rifugiata in braccio a nonna; sentii che le sussurrava.
“Nonna, è possibile tornare indietro?”
“Bambina mia, tutto è possibile. Ma, tua mamma, riuscirà a farsi voler bene come le abbiamo voluto tutti per tanti anni?”
“Io voglio che ce la faccia; io voglio aiutarla a farcela!”
“Senti; l’unico aiuto che posso darvi è farvi venire tutti al cenone qui da me; stare insieme forse può aiutare a capirsi.”
“Sai, la mamma da quando papà se n’è andato ed ha ascoltato la telefonata che ha causato tutto, beh da quella volta è stata esemplare; direi quasi che per sei mesi ha cercato di purificarsi. Forse ce la fa a tornare se non pulita almeno accettabile. Io e Luigi eravamo altrettanto sporchi e credo che siamo riusciti a correggere il tiro. Lei ce la può fare, specialmente se papà l’aiuta.”
“Speriamo! Posso darti un consiglio? Cerca di indurli a fare l’amore. Un tempo, anni fa, a letto risolvevano problemi anche grossi. Chissa!?!?!”
“Grazie, nonna!”
Stavo guardando con affetto Luigi e avrei voluto chiedergli tante cose; mi prevenne.
“Papà, non stai sprecando i tuoi soldi. Lo so che lo stipendio di nonna viene da te; so che sei informato su quello che faccio; nonna è più loquace di quel che pensi. Grazie per la fiducia.”
“Ci sono molti ragazzi che lavorano con me; anche quelli, cara Carla, sono emigrati; di lusso, ma emigrati! Beh, quei ragazzi hanno poco più della vostra età. Quando li vedo darsi da fare per la loro carriera, scannarsi per far funzionare un progetto, li guardo e mi trovo a pensare ‘Speriamo che i miei figli siano così, almeno nell’impegno; se lavorano, hanno le qualità per farsi valere.’ Ecco; io so che hai le qualità per farti valere e sarò felice quando vedrò i miei sogni approdare in porto e non naufragare, come è successo per alcuni.”
“Senti, vecchio bacucco, nessuno dei tuoi sogni è naufragato. Ora monto io in cattedra; c’è differenza tra arenarsi e naufragare. Quante volte ti sei arenato? E quante hai ripreso a navigare? Mamma è arenata, tu sei arenato, noi siamo arenati e, se non mettiamo insieme le energie, la barca non riprende la navigazione. Ora tu e lei vi chiarite, vi picchiate, copulate fino a morire, ma rimettete in linea questa barca e ci fate navigare.”
“Carla, tu devi essere folle; eppure non mi ricordo che da piccola hai battuto la testa. Il mio avvocato mi massacra se faccio l’amore con Marina; mando all’aria anni di lavoro e di sentenze giudiziarie!”
“Senti, bello, tu adesso vai di là sul lettone di nonna e ti metti a parlare con tua moglie, vi raccontate tutto, da quando vi siete conosciuti fino all’ultimo alito di odio che vi siete scambiati. E non uscite da quella camera finché non vi siete letti nella coscienza fino all’ultima parola, finché non avrete messo sul letto l’anima; poi decidete che fare. Papà, io come tutte le ragazze ho sempre sognato di fare l’amore con te; se ti metti a copulare con mamma, mi lasci guardare almeno un poco?”
L’accolse un coro di proteste da tutti.
“Stupidi, ma se è da anni che li spiamo e conosciamo tutto della loro sessualità!”
Rivelò e scoppiò a ridere.
“Marina, ma tu hai sentito tua figlia che dice? Ci spiava quando facevamo sesso!”
“Embè? Io l’ho fatto alla sua stessa età, l’ho vista quando ci spiava e, ti confesso, qualche volta mi sono esibita perché imparasse.”
“Per la miseria … Andiamo a parlare di là, come suggerisce Carla?”
“Sono venuta per questo; e spero che tutto venga fuori con chiarezza ed onestà anche se ti farà molto male e ne farà altrettanto a me.”
Ci sedemmo sul letto di mamma e mi venne naturale prenderle le mani; Marina appoggiò la testa sulla mia spalla.
“Fammi stare così; se non ti guardo diretto negli occhi, forse mi è più facile.”
Cominciò veramente dal principio il suo racconto, proprio come aveva consigliato Carla, e ricordò con intenso affetto i nostri primi incontri, il primo indimenticabile bacio, le prime toccatine timide e poi l’escalation progressiva dell’intimità fino alla deflorazione.
Inevitabilmente, eravamo emozionati e, senza volerlo, le mani mi scivolavano sul suo corpo che riscoprivo all’improvviso con la forza emotiva con cui lo scoprivo da ragazzo.
Quando mi ricordò la sera in cui sul lungomare, complice la chitarra che Aldo suonava, malissimo, ma chi se ne fregava!, lo sciabordio delle onde, il luccichio delle stelle, abbassai le sue mutandine e, con mille tremori, la penetrai per la prima volta, inesorabilmente la mia testa si poggiò sui suoi capelli e la porta scricchiolò.
Mi precipitai a spalancarla e sorpresi ad origliare l’ineffabile Carla.
“Ho capito, entra e ascolta; ma guai a te se interrompi o commenti.”
Fece sulle labbra il segno di croce a significare che non avrebbe detto una parola; ma trovò il tempo di sussurrarmi prima.
“La baci adesso o più tardi?”
Le tirai una finta sberla; Marina la strinse a se.
“Non so a te come è stato …”
“Aho, calma, la mia vagina è ancora vergine, a vent’anni suonati. Io quella la darei solo al mio papà o a uno che ne avesse le enormi qualità!”
La guardai spazientito e capì che doveva zittire.
“Meglio ancora; quando l’ho fatto io è stato il paradiso; ero tra le braccia del ragazzo che amavo alla follia, era la sera più bella dell’estate, erano mesi che ci si stropicciava e si cercavano impossibili vette di piacere e finalmente quel ‘coso’ temuto e desiderato, amato e vituperato, quel coso maledetto mi stava entrando nel corpo. Non era un semplice fare l’amore. Era dare tutto e pretendere tutto; io ti do la cosa più preziosa per me, la mia verginità, e voglio da te l’unica cosa che può farmi felice; la certezza che questo amore sarà solo mio.”
A quel punto si dovette interrompere per ricordare che io l’impegno l’avevo sempre mantenuto, in povertà ed in ricchezza, come recita la formula matrimoniale; lei invece si era trovata ad un certo punto a cambiare atteggiamento.
L’occasione io neppure la ricordavo ed era stata quella di un concorso di bellezza organizzato al villaggio turistico dove eravamo andati a villeggiare.
Naturalmente, Carla a quel punto interloquì.
“E’ lo stesso dove andavamo poi? Noi c’eravamo già?”
Si, era lo stesso e loro erano già belli grandi; per questo avevo cercato di dissuaderla dal cimentarsi in una gara di bellezza marina che non aveva nessun senso se non soddisfare un pizzico d’amor proprio.
Marina confessò che il mio atteggiamento la indispettì molto, perché attribuiva le mie riserve a una disistima della sua bellezza, al dubbio che non potesse essere all’altezza delle altre e cominciò così a covare un sordo rancore nei miei confronti perché, a suo avviso, non la trovavo abbastanza bella per competere con altre bagnanti.
Istintivamente, spostai la sua testa e la guardai diretta negli occhi.
Non riuscivo a credere che una donna della sua intelligenza avesse preso una cantonata del genere.
Glielo dissi; e Carla non poté che confermare la mia opinione.
“Cavolo, mamma, ne abbiamo visto di quegli spettacoli da baraccone; e tu per una considerazione così logica e chiara hai perso la fiducia nell’uomo che dicevi di porre al di sopra di tutto? Cavolo, è da criminali. Bastava una semplice, aperta litigata e non sarebbe successa una tragedia che hai trascinato per anni, per la miseria!”
“Ho premesso che raccontare avrebbe fatto male a me, a te e a voi tutti; adesso, per favore, non montate in cattedra per condannare la stupidità di una ragazza ancora ingenua, con poca autostima, che si ritiene rifiutata o non accettata dal suo uomo. Non appena un tale, piacente, apprezzato, ricercato, comincia a farla sentire bella come il sole, desiderabile al di sopra di tutto, ci cade e ci resta. Da lì a concedersi a chiunque dimostrasse un minimo di apprezzamento, il passo è breve.”
“Quando ti sei resa conto dell’enormità di quello che avevi fatto per tanti anni?”
“Il danno non l’ho ancora valutato e non so se sono in grado di farlo. Sono qui per chiedere aiuto a capire cosa mi è successo e cosa posso fare ancora per salvare almeno me stessa o, se è possibile, la famiglia.”
“Papà, aspetta che ti dica una cosa. Io so che cosa si prova a non sentirsi apprezzata. Non si gareggia per il titolo di regina per il gusto personale, ma perché ci si sente inferiori in un gruppo e si fanno anche le peggiori cose per affermarsi, Riesci a capirmi?”
“Si; non ti condivido, ma posso capire che sbandi; ma poi ti stai riprendendo.”
“Qui hai avuto ragione; perché mio padre se n’è andato e mi ha obbligato a capire quali fossero le cose che valevano, compreso il lavoro e la correttezza di comportamento. Lei ha avuto la sfortuna di incontrare le persone peggiori nel momento peggiore.”
“Analisi giusta; forse c’è anche una mia piccola involontaria colpa nel suo primo errore. Ma mi sai dire, Marina, quando, come e dove comincia il tuo percorso di ravvedimento?”
“Forse è cominciato quando sei andato via; anzi, no, quando ho avuto la notifica del divorzio. Mi avevate fatto credere che anche la separazione fosse solo un gioco. Non avevo idea che fosse anche una frode del fisco, di cui mi rendevo complice. Col divorzio ho capito che il mondo di plastica che, con la tua acquisita ricchezza, mi ero costruita intorno era fasullo e poteva crollare in ogni momento.
Di lì a capire che tutto quello che avevo avuto e di cui mi ero beata era fasullo, il passo è stato breve; come procedere, questo non lo so. Per un attimo ho visto solo nel suicidio la soluzione definitiva.”
“Non credo che esasperare fino a questo punto sia un modo corretto di porsi i problemi.”
“Ma tu prova a vederti ad un tratto una povera cretina che chiunque si può sbattere solo dicendole che le sta bene una gonna; prova ad immaginarti di elemosinare uno sguardo di interesse ignorando quante persone ti amano sul serio; prova a trovarti ad uscire da un incontro sessuale con la perfetta coscienza di esserti fatta umiliare e calpestare; prova a sentirti disprezzata, ignorata, dimenticata e rifiutata da chi amavi alla follia e, fino a pochi mesi fa, stravedeva per te.
Cosa mi resta da aspettarmi? Qualche fallo che mi sfonda perché il poveraccio non ha niente di meno peggio per infilarci la mazza? Qualche pietistica carezza consolatoria di chi ti vede disfatta, dopo averti ammirata nel pieno della tua bellezza?”
“Senti, Carla, questo lo chiedo a te, perché Marina non mi pare in condizioni di spirito per affrontare il tema. E’ così determinante per una donna essere accettate sessualmente? Riuscite mai ad apprezzare un complimento alle qualità intellettuali, morali, sociali? Per una donna esiste solo il sesso, come metro di valutazione?”
“Si, papà; è sbagliato, ma è così. Tu oggi mi hai fatto felice con i giudizi che hai espresso; ma se mi offri il membro da masturbare, mi dai una sensazione di onnipotenza che posso avere solo quando ti vedo strabuzzare gli occhi perché stai eiaculando; e tu, maschio, non puoi valutare il peso che ha il momento in cui faccio spruzzare il tuo sperma e lo vedo inondarmi il corpo. E questo vale per tutto il sesso, in generale.
Se tu a mamma dimostri che è una persona superiore che non deve niente a nessuno, la fai contenta; se la possiedi, la mandi in paradiso. In questo momento lei non vuole il tuo perdono o la tua ammirazione; lei vuole il tuo sesso, vuole essere posseduta, sbattuta, ridotta a femmina. Solo così può sentirsi amata, accettata, apprezzata. Ti riesce così ostico il concetto?”
“No, mi risulta disgustoso perché è il sentimento che anima le ragazzine che riempiono il mio letto anche a decine, se lo voglio.”
“Adesso esageri; chi sei? Rocco Siffredi? Tu con me non hai mai copulato così freddamente e impersonalmente. Tu mi amavi, non mi possedevi.”
“Vero, verissimo. E gli altri?”
Marina riusciva solo a piangere.
“Ma non riesci a capire che sbattevo in giro perché cercavo uno che mi amasse come mi amavi tu e trovavo solo tori che mi montavano! Lo vuoi capire che cercavo te e trovavo imbecilli!”
“Cavolo, mamma, ma perché non glielo hai mai detto?”
“Per orgoglio; l’ho detto dall’inizio che ho sbagliato la prima volta per stupidità e ho continuato per tigna. Cosa altro posso dire?”
“E per tigna hai distrutto la nostra famiglia, la nostra vita!”
“Eh, no, caro papà; niente è distrutto. Tu sei qui e io non ti mollo; sei mio padre, ma sei anche il mio amore, sei l’uomo che voglio e che cederei solo ad un’altra donna, a mia madre. Se ti va, sverginami qui ora, davanti a mia madre e a tua madre; se non ti va, possiedi davanti a me mia madre e ritrova l’amore che vi ha legato. Non hai alternative. Sono pronta ad evirarti con le mie mani se non decidi fra queste due possibilità.”
“Siamo al ricatto?”
“Siamo all’amore; Carla o Marina? Chi è il tuo amore? Non puoi tirarti indietro e devi possedere una delle due, adesso!”
“Marina, ma la senti tua figlia? Questo le insegni? Farsi sverginare da suo padre?”
“Se avessi avuto il suo coraggio, non ti avrei neanche preso in considerazione. Mio padre era molto più bello e affascinante di te.”
Improvvisamente entrò mamma.
“Senti, Francesco, stai prendendola per le lunghe. O ti tira o non ti tira. Se non hai nessuna voglia di ricucire, vattene in Argentina e non tornare più; piangerò, e anche molto; ma poi mi rassegnerò e passeranno tutti i dolori. Se invece ti tira ancora in Italia, allora fai l’amore con tua moglie e spera che abbia capito. Alla peggio, svergina quella povera creatura e caricatene la responsabilità per la vita. Ma da questa stanza devi uscire con una doppia scelta; Argentina o Italia, la prima; tua moglie o tua figlia, la seconda. Cosa decidi?”
“Io non voglio tornare per sempre in Argentina; io voglio tornare a casa mia. Carla, ti adoro come non puoi immaginare, se non fossi mia figlia, ti sposerei. Ma sei mia figlia e devo adorarti come figlia; niente di più. Devo e voglio riprovarci con te, Marina. Ma stavolta la fedeltà deve essere totale e garantita. Sarei capace di ucciderti, in caso contrario.”
“Cosa aspetti a prendermi, anzi a farmi fare l’amore?”
“Che tua figlia si vada a piazzare dietro la porta per origliare. Non mi va di vedermela intorno mentre faccio l’amore con te.”
“Ipocrita; hai detto tu che è anche un tua abitudine stare col membro da fuori in mezzo a tante bellezze angeliche!”
“Tu pensa a guardare tua madre che ha confessato di essersi esibita per te!”
“OK. Ti voglio bene. Posso dirtelo, questo?”
“Sai che è da un bel po’ che non lo dicevi?”
“E ti rendi conto che adesso assume anche un suono ambiguo perché te ne voglio anche con tutto il corpo?”
Sorrise e scappò via.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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