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Lui & Lei

Una storia di coppia 1 - L’amante


di geniodirazza
12.08.2023    |    13.595    |    4 9.4
"Secondo i miei calcoli, forse è la centesima volta che scopo con l’avvocato Ettore, formalmente integerrimo marito, padre ed amico, in realtà un maiale..."
Ogni settimana, da due anni, trascorro il giovedì scopando gioiosamente con Ettore, il mio amante, che solo quel pomeriggio è disponibile per stare con me in piena libertà, in una garconnière che ha realizzato in una stanzetta con bagno, affittata nel centro della città; in quello spazio angusto ci incontriamo con addosso sempre la massima frenesia per la voglia accumulata nella settimana di attesa.
Quattro anni fa mi sono trasferita in città dal paesello natio, con il mio compagno Marco, un ragazzo ‘buono come il pane’ come si diceva a quel tempo di personaggi del genere, col quale, dopo un’amicizia che datava dall’asilo, ho deciso di andare a convivere, ma lontano dai luoghi dove la mia fama di sfrenata amante si è diffusa tra gli abitanti, perché con la maggior parte dei maschi validi ho avuto l’opportunità di scopare, in qualche occasione.
Questo è stato il secondo dei motivi per cui ho accettato di andare a stare col ‘bravo ragazzo’; il primo è il posto di lavoro che entrambi abbiamo trovato in una fabbrica cittadina, io con mansioni da operaia, lui con incarico di impiegato in amministrazione, per via degli studi di ragioneria e per la frequenza, per alcuni anni, della Facoltà di Economia all’Università della regione, senza però conseguire la laurea.
Abbiamo preso un appartamentino in centro, il cui affitto è stato fatto a mio nome per mia imposizione, ma che viene pagato da Marco perché il mio salario non mi consentirebbe di sostenere, insieme a quelle per la casa, le spese per la cura del mio corpo a cui tengo particolarmente; insomma, se non può dire che mi mantiene, Marco può serenamente affermare che vivo da parassita sul suo stipendio; ma, se osasse dirlo, non glielo perdonerei mai né gli consentirei più di accostarmi.
Dopo due anni di vita serena ed armoniosa, mi è scattato un senso di ribellione; lui è riuscito a costruirsi una credibilità professionale che gli ha procurato anche molte promozioni di livello e di stipendio; io invece risulto spesso poco interessata al lavoro, di cui non mi importa un fico secco, e mi sono trovata talvolta a rischio di licenziamento; una sera, dopo una vivace litigata per le solite questioni di dipendenza mia dal suo reddito, durante una festa mi trovo a parlarne con Ettore.
La comprensione che mi dimostra quel brillante avvocato, il corteggiamento conseguente e il mio bisogno di un’alternativa al mio compagno sono la molla che mi spinge ad accettare di appartarmi con lui in un locale abbandonato dell’edificio della festa; quella sera risolviamo con un pompino memorabile; ma la decisione di rivederci per scopare, alla faccia del ‘ragioniere cornuto’, viene quasi automaticamente e, da allora, siamo una coppia fissa di amanti clandestini.
Poiché gli screzi sono frequenti e, nella mia stupida ingenuità, le corna mi paiono il modo migliore per offendere il mio compagno e piegarlo a un comportamento più devoto e umile nei miei confronti, ogni volta che ci scontriamo corro in un bar frequentato da mie amiche, prendo il primo cazzo che mi viene a tiro e, nel bagno, lo succhio oppure mi faccio scopare in figa o in culo con una sveltina, sollevando la gonna dietro e piegandomi a pecorina sul water.
Sono certa che Marco, se non ha saputo, almeno nutre dei seri dubbi; ma non ha nessuna reazione e questo mi imbestialisce ancora di più; non lo mando al diavolo perché comunque mi fa comodo stare con lui a sue spese; ma anche perché, in fondo in fondo, un poco di amore lo provo; non sono solo la puttana che sfrutta il protettore, ma mi sento una donna non apprezzata che reagisce ai soprusi del suo maschio, anche se tutti concordano nel ritenere che mi tratta da dea.
Secondo i miei calcoli, forse è la centesima volta che scopo con l’avvocato Ettore, formalmente integerrimo marito, padre ed amico, in realtà un maiale come pochi, capace delle scelte più vergognose e delle pratiche più aberranti per mantenere la notorietà professionale o per professarsi grande amatore; comunque, nei vari pettegolezzi, non ho avuto sentore di altre amanti prima o insieme a me, il che fa dubitare forte della sua presunta fama di casanova.
La cosa che mi fa sorridere è che, nella situazione che viviamo, il vero cornuto è proprio lui; Marco sa bene di non avere preso con se una verginella pia, ma una troia inarrestabile; se sa delle corna e le subisce, al massimo è un ‘cornuto contento’ o forse un cuckold non dichiarato; ma Ettore non sospetta assolutamente che la ‘sua amante’ scopi con chi capita, indifferentemente, nei bagni dei bar o delle discoteche.
Quel pomeriggio ho deciso di fare il ’salto di qualità’ e ho invitato l’avvocato a venire a scopare a casa mia, nel letto che condivido col mio compagno; è l’affronto estremo che voglio fare all’uomo che, secondo me, non mi tiene abbastanza in considerazione, non si piega ai miei dictat e cerca di impormi il suo modo di vedere; il mio amante ha inizialmente molte perplessità perché non ritiene che Marco sia cuckold come io affermo; poi però si piega al mio capriccio.
Siamo decisamente molto intimi, dopo due anni di scopate clandestine; non impieghiamo molto a ‘scaldarci’, vista anche la particolare situazione nuova che ho determinato; immediatamente dopo che è entrato, comincio a spogliarlo mentre ci dirigiamo alla camera; dopo un piccolo imbarazzo davanti al letto matrimoniale che violo con un amante per la prima volta; mi spinge seduta sul bordo del letto ed avvia la ‘prassi’ normale delle nostre scopate, spingendomi il cazzo sul viso.
Non ho nessuna esitazione a prenderlo in bocca e farlo penetrare fino in gola come se scopasse in una figa alternativa, che rendo più stretta stringendo le labbra e accompagnando con la lingua la cappella fin quasi al velopendulo; freno qualche accenno di soffocamento e stringo in una mano l’asta, fuori dalle labbra, per dosare meglio la profondità e la violenza della penetrazione in gola; forti dell’abitudine, diamo vita ad un pompino magistrale.
Godo molto a succhiare e leccare il cazzo che mi ingombra lussuriosamente la cavità orale; il movimento di vai e vieni dalla gola mi stimola eccitanti sensazioni di goduria; sento che anche Ettore gode molto a scoparmi in bocca e ne favorisco tutti i movimenti; una mano scivola direttamente sulla figa e mi masturbo a lungo fino a raggiungere prima una serie di orgasmi leggeri e, alla fine, uno che mi squassa il ventre ed eccita lui violentemente.
Forse travolto dalla libidine che le mie reazioni al pompino gli hanno scatenato, si stacca di colpo dalla bocca e mi spinge fino a schiacciarmi con le spalle sul letto; tira su le gambe e mi fa appoggiare i piedi sulle lenzuola, mentre spalanca a compasso le cosce per avere davanti agli occhi la figa grondante completamente spalancata; abituata al suo cunnilinguo, mi preparo a sborrare a lungo sotto le sue leccate magistrali.
La lingua, che corre a spatola dalle ginocchia alla figa, mi copre rapidamente di quello che scherzosamente definisco il ‘tappeto di saliva’ che dalle ginocchia, per l’interno delle cosce, arriva fino alle grandi labbra che minuziosamente lecca, succhia e mordicchia procurandomi sferzate indicibili di orgasmi appena controllati; quando passa a succhiare e mordere le piccole labbra, gli urli si fanno irresistibili e forse si odono fino in piazza.
Quando raggiunge il clitoride, mi sento esplodere il ventre in frammenti di colori mai visti, sento uccelli cantare e farfalle agitarsi nello stomaco; nonostante l’abitudine ormai inveterata a sentirmi mordere il clitoride dal mio amante, ogni volta scoppio di piacere, quando lo sento grufolare sulla figa e accompagnare la lingua con le dita che entrano, masturbano e cercano il punto di massimo piacere, il punto G, che puntualmente trova e stimola.
Mentre la bocca e i denti torturano il clitoride, le dita di una mano penetrano, due nella figa e due nel culo, per cui mi sento stimolata nel ventre e penetrata da davanti e da dietro; i miei orgasmi si susseguono fino a vuotarmi quasi completamente; ma sono pronta a recuperare immediatamente, anche quando un’esplosione è più spettacolare di altre perché davvero mi ha fatto godere in maniera astronomica.
Molto spesso, lo step successivo preferito è il sessantanove; anche quel pomeriggio, mentre mi rilasso priva di energie per l’ultimo grosso orgasmo, lui si stende al centro del letto e mi fa montare sul suo corpo, portando la mia bocca sul cazzo ritto dal ventre contro il cielo e la mia figa sulla sua bocca; mi trovo con la notevole mazza davanti agli occhi e alla bocca; la comincio a leccare con devozione e me la faccio entrare in gola; mi blocca con le ginocchia ed è lui a percorrere il sesso con la lingua.
Dalla posizione in cui sono, culo e figa sono ben evidenti al suo sguardo, alle mani e al piacere; non ho dubbi che si stia incantando davanti al ‘mandolino’ delle mie natiche perfette e che le ammiri con gli occhi prima di stringerle e strapazzarle con le mani; le dita penetrano nel buco del culo e si aprono per allentare la resistenza dello sfintere; mi sento spaccare in due, dalla figa al cervello, e godo delle leccate profonde e lunghe che percorrono il perineo.
Ci sollazziamo a lungo, in quel modo, ed io verso intensi flussi di orgasmo nella sua bocca, con qualche squirt, che agli inizi mi hanno impressionato, finché non ho visto con quanta lussuria li beve senza curarsi del sapore inevitabile di piscio che conservano; quel pomeriggio, le mie sborrate sono decisamente più lunghe, più frequenti e più intense del solito; l’idea di cornificare il mio compagno sul nostro ‘sacro talamo’, come lui lo giudica, mi da una marcia in più nella scopata.
Esaurita la foga dei pompini, mi fa stendere supina al centro del letto; so che, a quel punto, mi scoperà a missionaria e, istintivamente, mi prefiguro i gesti e le emozioni; mi si stende addosso quasi coprendomi con la sua stazza muscolosa e appoggia la cappella alla figa; coi piedi divarica le mie cosce, cercando l’accesso alla vagina; sento la punta del cazzo entrare quasi delicatamente; faccio scivolare le cosce lungo i fianchi e porto i piedi dietro la sua schiena.
Siamo fusi in un unico indissolubile; spingo con le reni e il cazzo scivola dolcemente nel canale vaginale; lo sento riempirmi lentamente tutto il sesso; poiché conosco bene quel batacchio, godo come sempre, finché la punta urta la testa dell’utero e avverto che è tutto dentro; le palle mi battono sul culo e vengo stimolata da tutte e due i lati; stringo le cosce e catturo il cazzo in figa; attivo i muscoli della vagina e succhio da lui la sborrata che ora aspetto con ansia, prevedendo ogni emozione.
Non gli do spazio per cavalcarmi come vorrebbe; con le manovre della figa e dell’utero, miro a strappargli la sborrata ‘da fermi’ senza necessità di montare; coglie al volo la mia intenzione perché l’ho fatto già altre volte, per avere la sensazione di essere io a scoparlo e non di essere montata da lui; in fondo, è una pratica per affermare che non mi faccio mettere sotto da un maschio, neanche scopando, e che cerco io il piacere dal suo cazzo.
Una delle contestazioni più dure che ho subito è stata fatta da Ines, una delle migliori amiche, mia e di Marco, che, di fronte alla dichiarazione che gli faccio le corna perché così mi ribello allo strapotere del mio compagno, mi ha fatto notare che, regalando la bocca, la figa o l’ano a perfetti sconosciuti, in un anonimo bagno, io mi sottometto alla loro ottusa mascolinità mentre non riesco a leggere l’amore e la dedizione del mio compagno in ogni suo gesto.
Scopare alla cavallerizza o trattenere in figa il cazzo per ‘mungerlo’ mi sembra un modo per reagire a quell’accusa; ma non ci vuole un’intelligenza superiore per capire che comunque i miei sono solo ‘dei buchi’ di cui i maschi approfittano senza curarsi delle mie emozioni; anche Ettore, in quel momento, è preoccupato solo di se e della sua sborrata ma non tiene in nessun conto il mio desiderio, la mia passione, la mia vendetta su Marco.
Decido di abbandonare le elucubrazioni cervellotiche e di dedicarmi al piacere del sesso; dopo qualche minuto di iniziativa, sento finalmente il cazzo spruzzarmi contro la cervice dell’utero una lunga e intensa sborrata che mi manda in brodo di giuggiole non solo per il piacere fisico dell’orgasmo che mi provoca ma anche perché mi sento dominatrice del maschio e in qualche modo dedico al mio compagno l’effimero successo.
La forza dei preliminari e la violenza dell’ultima sborrata ci hanno un poco svuotati; ci troviamo supini sul letto, io con in mano la mazza barzotta ma già pronta a riprendersi, lui con una mano sulla figa ed una che stuzzica un capezzolo; mi indica, a gesti e a spinte, di mettermi carponi sul letto e va a sistemarsi dietro di me; capisco che sta passando alla fase a pecorina, per scoparmi e forse per incularmi; immagino quel che avrebbe fatto e mi dispongo con tutta me stessa a godermelo.
Dalla posizione favorevole che ha assunto, mi lecca a larghe passate il perineo tutto, dalla figa al culo; quando incontra i buchi, si ferma a penetrare, con la punta della lingua, specialmente in vagina; all’ano dedica solo l’attenzione di una fase preparatoria, in attesa dell’inculata vera e propria; sento la figa dilatarsi ed aprirsi ad ogni passata di lingua, desidero sentire ancora nel ventre la sua mazza; dentro di me, maledico e inveisco contro Marco che non mi si piega.
Quando si solleva in ginocchio e accosta la punta alla figa, capisco che sta per sbattermi con forza la mazza nell’utero; accolgo con gioia anche il piccolo dolore che mi provoca l’urto della cappella contro la cervice ed esplodo in un grido di gioia che stimola l’eccitazione del mio partner; mi sbatte l’asta in figa e partecipo con libidine alla scopata che va per le lunghe, perché lui si trattiene al massimo.
Dopo la lunga monta a cui si abbandona lussuriosamente, sento che sfila il cazzo ancora ben duro dalla figa e sposta la cappella verso il buchetto; intuisco che è il momento dell’inculata e comincio a pregustare le emozioni che senza alcun dubbio il cazzo nel culo mi offrirà; non si muove a prendere il gel che normalmente uso; già altre volte mi ha sfondato il retto senza aiuti; sento che raccoglie i miei umori col cazzo e appoggia la punta all’ano.
Un colpo deciso e i centimetri della sua sberla mi entrarono nelle viscere; li avverto uno per uno, gustandomi il piacere della penetrazione e la stimolazione, dal retro, dell’utero sensibile e pronto a godere; quando sento le palle sbattere sulla figa, ho la certezza che la sua mazza è tutta nell’intestino; stringo i muscoli dell’ano e avverto netto il piacere della stimolazione del sesso tutto; comincia la monta e mi limito a contare gli orgasmi che mi sollecita la lunga inculata.
Non si limita alla pecorina; mi sgambetta e cadiamo di fianco sul letto, lui sempre incollato a me dal cazzo nel culo; continua a scoparmi a cucchiaio, da dietro mentre mi masturba la figa con una mano; mi fa spostare prima sul fianco destro poi su quello sinistro; mentre mi pompa nel culo, mi tiene alta la coscia non investita dallo sforzo della scopata; mi cavalca a lungo nelle due posizioni, poi mi sbatte letteralmente sul lenzuolo e mi monta addosso.
Sento il torace scoparmi la schiena, il ventre che struscia sulle natiche dure e le cosce che scivolano sulle cosce; mi sta scopando con tutto il corpo ed io godo come una scimmia appropriandomi del suo calore, della sua libidine, del suo piacere; è una delle più belle inculate che ho fatto con lui; esce improvvisamente, ma con garbo, dal culo e mi fa rovesciare supina, infila sotto le reni tutti i cuscini, solleva in alto le cosce e mi incula di fronte.
Sa che amo molto farlo guardandolo in faccia, quasi ad accertarmi che sia proprio lui a dominare il mio ventre da dietro; mi cavalca per qualche minuto da quella posizione, poi si solleva in ginocchio e, progressivamente, mi fa alzare insieme a lui, sempre col cazzo piantato in culo, finché resto solo son le spalle sul letto e il corpo quasi ritto in verticale; mi scopa dall’alto ed io sento un piacere nuovo invadermi.
Quasi a completare la gamma delle inculate, mi fa spostare sul bordo del letto, supina col culo sporgente in fuori e le gambe sollevate in alto; entra nel culo che gli si apre davanti in tutta la sua slabbratura e sento la mazza sfondare fino all’intestino, mentre le palle picchiano dure contro le natiche; la cavalcata diventa epica e io gemo e urlo piacere mentre lui mi sfonda fino a farmi sentire il cazzo direttamente nello stomaco.
Mentre mi gusto la mazza profondamente piantata nel culo e godo come una scimmia, avvertiamo i rumori di qualcuno che entra; istintivamente, il mio amante si blocca; gli faccio cenno di continuare l’inculata sublime che stiamo facendo e presto solo un poco di attenzione alla porta che ho lasciato volutamente aperta; Marco si affaccia un momento, da un’occhiata e si ritrae; spingo il culo contro il ventre e sollecito Ettore a continuare la monta che ha iniziato; sborra in pochi momenti.
Si concentra sulla manovra per sfilarmi la mazza dall’intestino senza procurare danni e, quando il cazzo è barzotto, lo tira fuori con un ‘flop’ caratteristico che mi riempie di gioia; mi sfilo da lui, tampono con le mani il culo per evitare di spargere in giro la sua sborra e mi precipito in bagno; mi lavo accuratamente, indosso un accappatoio ed esco in cucina; di Marco neppure l’ombra; rientro in camera dove trovo Ettore che si veste.
“Che cazzo fai? Perché ti rivesti? Abbiamo già finito? Di solito almeno due round ce li concediamo!”
“Katia, mi spiace ma non me la sento di andare oltre, con questa situazione; tuo marito è di là … “
“A parte il fatto che non è mio marito e non lo sarà mai, ti ho assicurato che non commetterà niente di illecito; gli ho fatto le corna; forse lo sapeva ed ora è certo che lo sa e conosce anche con chi; non capisco perché vuoi andartene … “
“Non mi hai detto che convivete senza matrimonio e non sai che cosa comporta per te, questo; mi hai raccontato che è cuckold, ma è chiaro che non è vero; un cuckold ama la sua donna al punto di ammirarla anche mentre scopa con un altro; lui mi è parso schifato e non si è fermato ad ammirare la nostra scopata; c’è qualcosa di fasullo, in quello che dici.”
Intanto sento che Marco è tornato e si è seduto in cucina; esco dalla camera e vado ad affrontarlo.
“Allora, cosa ha da dire il mio prepotente compagno?”
“Niente! Se è stato uno degli stupidi capricci che una ragazzina ignorante e immatura si è fatta passare, forse esiste qualche margine per ridiscutere il nostro rapporto; se invece, come hai fatto in questi due anni, sei determinata a rompere, sappi che il mio disamore è già ai livelli di guardia; una imbecillità ancora e me ne vado; la casa è tua e ti spetta; ma dovrai gestirtela da sola, col tuo salario; se non sei mantenuta dal tuo amante o dagli altri che ti sbattono, avrai grossi problemi.”
“Col cazzo! Ho cominciato a farti le corna da quando sei diventato ancora più prepotente arrogante e maschilista; te le farò ancora fino a che non ti arrenderai e ti piegherai a me; non mi lasci senza sostegni perché ti ho sopportato per quattro anni.“
“Il tuo caro avvocato forse ti spiegherà che, non essendoci nessun vincolo né legame tra noi, io me ne vado senza nemmeno salutarti; la casa resta a te perché sei tu la titolare dell’affitto, ma non avrai più una lira dal mio stipendio o dai miei conti; ormai sono mesi che mi concedi a denti stretti quello che ad altri distribuisci a larghe mani; se non cambi indirizzo, me ne vado; la palla sta a te, qualunque cosa decidi di fare; ho già scelto che sopporterò solo un’altra stronzata; sarà l’ultima!”
“Te lo ripeto; col cazzo!!!!! Siamo conviventi e mi devi delle garanzie, vero, Ettore?”
A bella posta, ho chiamato in causa il mio amante perché affronti con me la responsabilità; non può più sottrarsi; entra in cucina mentre si allaccia il pantalone.
“Scusami, Marco, ho fatto una stronzata enorme; ti prego, non farlo sapere a mia moglie … Lo so, hai ragione; tu sei coinvolto ed ora sarebbe giusto che anche lei sapesse; Katia, bada che mia moglie ha molte più ragioni di Marco di reagire male; lui non ti ha sposato e non ti deve niente; se se ne va, non puoi mettergli il sale sulla coda; mia moglie, se mi caccia, mi spolpa vivo in tribunale perché l’ho sposata e ha dei figli miei; stai sbagliando tutto; se ti offre un margine per ricucire, devi approfittarne.”
“Sei un grande stronzo anche tu! Nemmeno una bugia sei capace di dire, per aiutarmi; bell’amante! Ma forse la vera stronza sono io che mi sono messa con un presuntuoso maschilista e l’ho sostituito con un senzapalle; andate a dare via il culo ambedue!”
“Beh, a dare il culo mi pare che poco fa dimostravi che sei particolarmente brava; tra l’altro, caro il mio avvocato coglione, questa troia non ha fatto corna solo a me e a tua moglie; bada che l’hanno vista fare pompini, scopare e farsi inculare nei cessi del bar e delle discoteche; forse sei ancora più cornuto di me … Allora, carissima amica, che cosa decidi?”
“Io non sono tua amica; non sono la tua schiava; sono una donna libera che era venuta a vivere con te e ora non ti sopporta più; non devo non voglio e non posso fare niente; lascia tutto come sta; quando ti farò ancora le corna farai quello che ti pare!”
“Se vengo a sapere qualcosa che mi turba, me ne vado, sappilo; da quel momento, cerca un modo per sopravvivere perché sei una povera parassita e non sei in grado di gestirti la vita; adesso sarò io a fare il maschilista e capirai che cosa ti ho risparmiato per tanti anni; tu vattene e non azzardarti più a salutarmi!”
Decido di tentare il colpo a sorpresa che lo spiazzi.
“Senti, stronzo, ti va di fare l’amore, adesso?”
“Scoparti nella sborra del tuo amante? Per quattro anni ti ho pagato profumatamente come una puttana da marciapiede per avere da te la figa che a tutti, anche prima di venire in città, hai dato gratis; credi davvero che sia ridotto così male da dover ricorrere a una troia immatura appena uscita dal letto dove ha scopato con un altro? Vattene a dormire e organizzati per vivere da sola, se ne hai qualche idea … “
“STRONZO!!!!!!”
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