Racconti Erotici > Lui & Lei > Capricci 3
Lui & Lei

Capricci 3


di geniodirazza
28.12.2024    |    275    |    0 9.3
"Io miro a diventare socia del tuo studio, non l’hai ancora capito? Cosa gradisci per cena?” “La compagnia di due belle donne e tanta amicizia; il resto è..."
“Mi hai detto spesso che non hai mai voluto un animale per casa; ti propongo di adottare una cagnetta randagia, sporca, malandata, travolta dalla vita, indegna di ogni considerazione, in possesso solo di una grande volontà di vivere e di qualche talento per il diritto; in qualche momento della tua vita le hai creduto e l’hai amata; dalle solo una cuccia e una scodella in cui gettare gli avanzi del cibo tuo e delle donne che amerai in questo letto.
Lasciami vivere e gettami le briciole di quello che ho dissipato; ti ho fatto tanto male che non riesco neppure più a misurarlo; ma ti ho adorato come maestro e come uomo; non è vero che non ti abbia mai amato; ho espresso male, malissimo il mio desiderio di assomigliarti, di essere come te; ma ti ho amato e ti amo tanto, tantissimo, nonostante gli errori e le cattiverie; se ancora credi che in me ci sia qualche talento; se ancora riesci a darmi un pizzico di fiducia, ricorda che è stato per te che ho rotto con i miei e, perché ti amavo, non posso più tornare da loro.
Se credi che queste considerazioni possano valere su un tavolo di trattative, prendile in esame prima di condannare; se credi che non ce ne sia più per me, sappi che ho fatto sesso ma non ti ho mai tradito e non intendo prostituirmi; che stavo benissimo con te e non me la sento di tornare al paesello ad affrontare giudizi più duri e meno motivati; sceglierò la terza strada.”
“Cosa sarà della pasionaria, della rivoluzionaria che aveva capito tutto e voleva imporre a me la sua rivoluzione?”
“Franco, quante volte mi hai ripetuto che tra utopia e trasformazione c’è sempre una rivoluzione destinata a ripiegare su se stessa? Sei un ottimo maestro; io sto pagando sulla pelle il ripiegamento della presunta rivoluzione sull’elemosina mendicata al mio nemico con la testa coperta di cenere; non lo vedi?”
“Ti rendi conto che accettare la tua proposta significherebbe rischiare di trovarmi tanti mandingo per casa?”
“No; non rischi più niente; in primo luogo, perché qualcosa si è rotto ed io devo cambiare, se non voglio morire; in secondo luogo, perché ho ben chiaro quanta ambiguità può nascere dalle menzogne o dai falsi pregiudizi; infine, perché ho capito cosa provo per te e so che, per lo meno, tutto voglio tranne che farti ancora male. Posso giurartelo … “
“Puoi giurarmi che non avrai più pruriti strani di vagina?”
“Posso garantirti che il mio amore ha un solo obiettivo utopistico; la mia sessualità è tutta un fatto mentale; questo almeno l’ho compreso; un masturbazione ben fatta è sempre meglio di una pessima copula. Infine, devo chiederti una fiducia che non merito ma che mi hai sempre concesso; stavolta posso assicurarti che non la tradirò.”
“Io non ti chiedo di farti monaca o di rinunciare alla tua sessualità; quello che ti chiedo è di non portarmi i casa i tuoi amorazzi; ti avviso che non potrai liberamente usare la macchina; piuttosto, sai dove lascio i soldi di riserva, se ne dovessi avere bisogno; preferisco saperti in un motel che per strada o in un bagno … “
“Non è paradossale che ti debba preoccupare dei miei pruriti di vagina?”
“Consideri paradossale che di una pupilla che ho amato intensamente, e che continuo ad amare ad onta di tutto, io mi occupi con la premura di sempre … “
“E di essere tu il mio partner a letto?”
“Solo se dovessi trovarmi in una particolare condizione di spirito, che non reputo impossibile; certamente, non nell’immediato.”
“In altri tempi, avrei saputo esprimerti la mia gratitudine; adesso suonerebbe ipocrita, per lo meno.”
“Adesso la mia segretaria se ne va, tu vai nello studio ed io mi adatterò nel letto che hai disfatto … “
“Se vuoi, te lo rassetto come avrei fatto sempre … “
L’armistizio prevedeva sanzioni assai dure per Paola, che imparò rapidamente a starsene segregata nello studio qualunque cosa succedesse; l’unica cosa che le era consentita era frequentare i corsi universitari, dove evitava persino contatti casuali con altri studenti per non incorrere in errori come una sveltina occasionale, della quale ormai non sentiva neppure il bisogno, dopo avere sperimentato il terrore per possibili violenze e l’amarezza per la caduta di tutte le ambizioni.
Poteva fare la spesa e provvedere alla cucina per se e, quando capitava, anche per Franco; i soldi le venivano elargiti col contagocce, perché anche da quel punto di vista era chiaro che il bengodi era finito; per sua fortuna, aveva finanche troppo scialato, quando erano ‘in buona’, nell’acquisto di capi alla moda spesso mai indossati; poté quindi continuare a tenere un tono fashion attuale e adeguato; lo stesso valeva per i trucchi, di cui aveva scorte per mesi.
L’unica concessione di Franco era tutto quello che atteneva allo studio, per il quale non lesinava aiuti quando si trattava di comprare nuovi testi utili anche a lui e di concederle sussidi per buoni mensa o spese al bar per colazioni e merende; in sostanza, il loro rapporto si attestò sulla dimensione del tutore e della pupilla, per la quale lui si preoccupava che tutto funzionasse allo scopo di rispettare gli impegni scolastici; molto spesso era vicino a lei quando studiava e aiutava, suggeriva, consigliava.
Quello che mancava sempre più intensamente a Paola era il rapporto umano, affettivo e soprattutto, se ne rendeva conto sempre più con coscienza, amoroso; per un meccanismo imperscrutabile, si trovava all’improvviso innamorata come una ragazzina assolutamente vergine e rimpiangeva, dolorosamente, i momenti di felicità autentica vissuti a letto con Paolo, non solo mentore e guida, ma amante appassionato capace di provocarle emozioni indicibili ed orgasmi stellari.
Lui le aveva evitato di sopportare la presenza di altre donne nella sua casa; ma l’odore di sesso che emanava spesso da tutto il corpo, i segni inequivocabili di serate passate in sessioni appassionate, tutto insomma faceva trapelare senza possibilità di equivoco che lui aveva delle amanti, forse più di una, a giudicare dalla diversità dei profumi che ogni volta si tirava dietro, alle quali dedicava serate infuocate e spesso notti infinite.
Paola scoprì di soffrire molto per questa privazione; per un attimo fu tentata di rispondere alla pari, con gesti avventati come le copule occasionali che sempre vedeva consumate nei locali appartati dell’università; ma il ricordo bruciante della profonda umiliazione subita, il senso di colpa che ormai la uccideva, la paura di trovarsi di fronte al nulla con la prospettiva del suicidio la facevano desistere; soprattutto, dovette ammettere a se stessa che nessun blitz valeva una sera con l’uomo che era stato suo.
Decise di frenare gli spiriti bollenti e di adeguarsi alla nuova realtà ponendosi l’obiettivo del lavoro e dell’autonomia come prima tappa verso la personale affermazione; lottare per l’indipendenza avendo raggiunto l’autonomia era certamente più sensato e logico; decise allora di frenare il suo bisogno di amore, più che di sesso, e di pazientare quando viveva lunghissime serate da sola a leggere o alla tv.
Una volta che Franco non si presentò a casa fin oltre le nove e lei pensò che avrebbe passato la notte altrove, con un donna, non resistette al desiderio di provare, almeno una volta, a sdraiarsi sul letto, nel posto che era stato il suo per quasi due anni; ritrovò di colpo gli odori, le sensazioni di calore, le immagini delle copule che la spinsero a godere e a piangere allo stesso tempo; sapeva di avere distrutto un patrimonio, ma prevaleva il desiderio che si avverasse un miracolo.
In realtà, quella sera Franco aveva per la testa tutt’altro che amori più o meno coinvolgenti, stava affrontando una causa molto delicata di un comunità contro una multinazionale per l’inquinamento che una installazione produceva sul territorio con conseguenze gravi sulla salute; la delicatezza del tema e la complessità di alcuni passaggi lo aveva inchiodato alla poltrona e non si era accorto di avere oltrepassato di almeno tre ore il momento della chiusura.
Rientrando in casa, notò che tutto era spento, segno che Paola già dormiva; preferì non fare rumori e si recò silenziosamente in camera, evitando di accendere luci e sfruttando un leggero chiarore che veniva dall’esterno; stava per accendere la luce in camera, quando scorse sul letto, dalla parte che non occupava, il corpo rannicchiato della sua pupilla, in una posizione fetale che conosceva benissimo, stupenda in un pigiamino rosa tutto trine e sbuffi.
La guardò intenerito, si spogliò nella penombra e rimase in slip, come spesso faceva quando dormivano insieme; si stese accanto a lei, dandole le spalle, ma non prendeva sonno, forse anche per i morsi della fame; sentì che lei si agitava un poco; forse aveva avvertito la presenza dell’altro corpo; d’improvviso, si spinse contro di lui e si appoggiò con tutto il corpo alla schiena; capì che stava sognando e che il sogno doveva essere particolarmente eccitante.
Lei si strofinò con tutto il corpo e lui sentì i capezzoli rizzarsi contro le spalle ed il ventre schiacciarsi con violenza contro il fondoschiena, finché non avvertì che il clitoride usava l’osso sacro per titillarsi; sembrava quasi che nel sonno, se veramente stava dormendo, la ragazza copulasse con lui; i gemiti che sussurrava contenevano spesso il suo nome; era come guardarla mentre copulava con lui e godesse intensamente del rapporto; si sentì un tantino guardone, ma gli piacque.
Dopo un languidissimo ‘siiiiiihhhhh’ col quale concluse il rapporto, Paola si era rilassata; girò la testa e la guardò dolce e infantile mentre si appoggiava alle sue spalle con il piacere dell’orgasmo soddisfatto disegnato sul volto; il sesso gli balzò durissimo in avanti; le prese le braccia e la strinse a se; sentirsi tirare la destò dal sonno e reagì quasi spaventata.
“Oh, dio, che ho fatto! Scusami, Franco, non ho resistito alla voglia si sentire il calore del nostro letto; perdonami; ho infranto una norma fondamentale nel nostro equilibrio … “
“Ssshhhh! Stai zitta e buona; ho seguito tutto; ho visto anche come hai fatto l’amore col mio didietro … “
“Cosa ho fatto?”
“Hai stimolato il clitoride sul mio osso sacro; devo dire che hai avuto anche un meraviglioso orgasmo … “
“Oh, dio, sono venuta strusciandomi su di te? Scusami; lo desideravo tanto che nel sonno l’ho fatto davvero! Ma tu, perché sei qui?”
“Dove vorresti che fossi; questa è la mia casa, questo è il mio, anzi il nostro, letto; perché trovi strano che sia qui?”
“Io credevo che passassi la notte con una donna, in un altro letto; per questo mi sono lasciata andare alla voglia di recuperare il posto che era mio; avevo tanto bisogno di dire a me stessa che ti amo e che rimpiango con dolore i momenti meravigliosi che qui stesso mi hai dato; adesso mi sposto e vado via subito … “
“Adesso tu continui a stare stretta a me; anzi, mi abbracci sul serio, come hai fatto tante volte.”
“Oh, dio, sì; certo che ti abbraccio; ti voglio, sentirti in braccio a me è il massimo … “
“Visto che ci sei, occupati anche del mio fratellino che a questo punto sta soffrendo, là sotto … “
“Posso toccarlo? Posso masturbarti? Non ti offendi?”
“Te l’ho chiesto io … Ho avuto una giornataccia e so che le tue manine sono un toccasana, lo sono sempre state … “
Paola aveva passato le mani sul torace e lo stava abbracciando con amore infinito; il suo corpo aveva aderito perfettamente a quello del compagno; si rendeva conto, adesso con lucida chiarezza, che riuscivano sempre a fondersi in un unico, quando facevano l’amore con tanta dedizione; ora lei stava amandolo, quel corpo; non era una questione di vasi sanguigni o di sesso che si gonfiava; era un fatto di sintonia, di dolcezza che si scambiavano, di amore che palpitava.
“Ti va di dirmi che cosa ti tiene teso?”
“Lo sai; è quella storia della causa contro l’inquinamento … “
“Ma tu hai tutti i documenti per vincerla, quella causa … “
“Tu credi? Nel nostro mestiere, l’imprevisto è sempre in agguato; basta una pressione politica; poi, con la scusa anche capziosa dell’occupazione … “
“Ma tu sei forte, amore mio; sei quasi imbattibile e ce la farai, vedrai; adesso pensa solo a scaricare i cattivi pensieri; lasciati amare e rilassati.”
“La tua manina funziona, vedo; come mai è così dolce?”
“Vuoi che te lo ripeta? Non ho difficoltà; ti amo, Franco; ma non da ragazzina capricciosa che usa le parole per dare aria ai denti; ti amo da persona matura che ha commesso tanti errori ed ora vuole riprendersi il suo amore granello per granello; non so se ce la farò o se sono fuori tempo massimo; ma adesso, qui, col tuo sesso che sento palpitare nella mano ed eccitarsi anche se non ti masturbo tecnicamente, ma mi limito a sentirlo mio; adesso, qui, sogno che posso ancora riprendermi il tuo amore.”
“Prima che mi fai godere, e non ci metterai molto ad occhio e croce, hai mangiato qualcosa? Io sono digiuno e vorrei mettere qualcosa sotto i denti … “
“Allora, ti tocca rinviare l’orgasmo; adesso, come fossimo una vera coppia borghese, tu mi permetti di preparare dei toast e ci sediamo a tavola come se fossimo davvero tutti e due innamorati … “
“Quindi, tu non lo sei; io sono sempre stato innamorato di te; lo sono ancora, se qualcuno ti dovesse domandare ... ”
“Ti prego di non costringermi a piangere; mi farai fare anche l’amore, dopo?”
“Questo non lo so; sono stanco; è tardi; sono ancora incavolatissimo con te; vedremo … non è detto … forse … insomma, per ora è sì.”
“Vieni, andiamo a preparare la cena nella nostra cucina … “
Non erano del tutto sgombrate le nuvole, ma riuscirono a riequilibrare un poco i rapporti, i due, specialmente dopo una nuova esperienza in campeggio, stavolta in Istria, in cui inevitabilmente dormire in tenda li portò ad amarsi come un anno prima e non fossero mai esistiti i ‘mesi della guerra’ nella storia del loro rapporto; Franco ancora tremava, quando la vedeva esibirsi sculettando arrogante davanti a maschi eccitati; Paola ancora sobbalzava quando lui ricordava quei momenti bui; ma l’amore si rivelava saldo.
Dopo la sessione autunnale di esami, brillantemente superati, Paola andò all’incontro collettivo per chiedere il titolo della tesi e propose una riflessione sulla causa per inquinamento che Franco stava sostenendo; il tema era di grande attualità; il professore appariva molto scettico; bisognava intervistare i protagonisti e accedere a documenti delicati; Paola, che aveva dato l’indicazione per amore al suo mentore, decise di esibire la loro intimità, almeno professionale; fece il numero di Franco e mise il vivavoce.
“Franco, ho chiesto di lavorare sul processo che stai sostenendo contro l’inquinamento e il professore Tartaglione ritiene che sia difficile intervistarti e accedere ai tuoi documenti … Sei in vivavoce.“
“Ciao, Mario; Paola non ti ha detto che è la mia pupilla, che la seguo io e che vive a casa mia; se l’argomento ti interessa, accetta il titolo; se vuoi, ne riparleremo … “
“Ma è solo la tua pupilla?”
“Vuoi sapere se ne sono innamorato? Si; ma è soprattutto una studentessa intelligente, diligente e meticolosa; non potrei esserne innamorato altrimenti … “
“Hai sempre tutte le fortune, tu. Signorina, è ovvio che il titolo è suo; spero che ne faremo un buon lavoro … “
Mentre procedevano le assegnazioni, un’amica in attesa del turno chiese a Paola se potesse farle incontrare Franco, visto che voleva proporre come tema una sua vecchia causa per la difesa di un bosco; non avrebbero dovuto esserci problemi, ma preferì telefonargli.
“Franco, c’è qui una mia collega che vorrebbe svolgere una tesi sul processo da te condotto per la tutela del ‘bosco degli gnomi’; posso dirle che la incontrerai e l’aiuterai?”
“Innanzitutto, dimmi se e quanto è bella …. “
“E’ bella … bella da farmi preoccupare e ingelosire … “
“Allora invitala a cena da noi, stasera se vi va … Stai forse pensando di farmi fare un statua nel cortile dell’università? Io cosa dovrei fare poi per te, in cambio?”
“No, amore, non monumenti, solo una lapide … alla memoria dopo che ti avrò ammazzato. Io miro a diventare socia del tuo studio, non l’hai ancora capito? Cosa gradisci per cena?”
“La compagnia di due belle donne e tanta amicizia; il resto è orpello. Per ora torno al lavoro; più avanti, se sarai brava, il grosso lo scaricherò a te ed io farò il divo. Ciao.”
“Bice, ci verresti stasera a cena da noi? Sarebbe l’occasione per un primo approccio con Franco; spero che tu non abbia cattive intenzioni … “
“No, rassicurati, solo indagine professionale!!!!!!”
“Scherzo, naturalmente; adesso devo andare per comprare quanto servirà per la cena … ”
“Non ho niente da fare; posso aiutarti a preparare e intanto familiarizzo con l’ambiente?”
“Okay; andiamo; vedrai che uomo meraviglioso è e quanto riesce a dare, se ti prende a benvolere … “
“A te ha dato molto?”
“Più di quanto si possa immaginare; purtroppo me ne sono accorta tardi e non mi sono gustata tutto; spero di rimediare … “
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Capricci 3:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni