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L’eredità e i suoi vincoli 5


di geniodirazza
14.08.2024    |    850    |    2 8.4
"Sarebbe anche un modo per fare amicizia tra di noi e consentirmi di stare più vicina alla mia amica, tua moglie, ed ai suoi figli; se non ti va di essere..."
Mi guardava con amore, la maledetta; ed aveva gli occhi gonfi di lacrime, mentre accarezzava suo figlio facendo finta di vederlo per la prima volta.
“Scusatemi la scortesia, ma mia moglie è sempre intempestiva; scusami anche tu, Maria, ma non sapevo che la signora fosse una tua amica.”
“Anna non è solo una mia amica; è molto, molto, molto, aiutami a dire molto, più che un’amica, una sorella o una alter ego; diciamo che siamo la stessa persona in due entità; immagino che tu sia Salvo, suo marito; lui è Carlo, il mio amore brontolone, mio marito a fasi alterne. Anna, hai già parlato della tua idea?”
“No, quando lui ti ha chiamato, ho pensato che era meglio aspettare anche te. Mi sbaglio o sei incinta?”
“Non ti sbagli; aspetto una bambina; con Tancredi formerà una coppia perfetta; tu non mi dici niente?”
“Non ancora, ma non smettiamo di provarci … Dunque, Carlo, posso chiamarti per nome o ce l’hai ancora con me per qualche gesto a sorpresa?”
“Le donne belle come te o si odiamo immediatamente o si amano alla follia; non sono capace di odiarti; non lo meriti.”
“Okay; pace fatta, allora; senti, sei un ottimo imprenditore e noi siamo dei poveri sprovveduti che vogliono lanciarsi nel settore; senza esperienza, siamo destinati a fallire prima di cominciare; abbiamo rilevato quella fabbrica che ci hanno garantito sicura e utile; pare che entrando nel giro del tuo indotto possa rendere meglio.
Sarebbe anche un modo per fare amicizia tra di noi e consentirmi di stare più vicina alla mia amica, tua moglie, ed ai suoi figli; se non ti va di essere nostro amico, avrai la cortesia di non disturbare le nostre confidenze; a quel che capisco, Maria ti ha tenuto all’oscuro del fil rouge che aveva con me sin da quando me ne andai da Milano per ricongiungermi con mio marito; non è stato un tradimento; forse sapeva che ti sarei risultata antipatica e non voleva farsi obbligare a rompere con me.”
“Quante corbellerie riesci a mettere in una frase? Maria sa che le sue amiche possono essere mie amiche, se lo vogliono; sa anche che non controllo la sua posta e le sue telefonate; se mi avesse parlato di te e delle vostre trame, non avrei fatto storie; sai cosa mi colpisce? Alla fine, i due estranei siamo io e tuo marito; per voi, i maschi hanno solo la capacità e la funzione riproduttiva; e forse nemmeno quella.”
“Dai, non prendere cappello; sono certa che troverete di avere molto in comune, tu e Salvo, almeno l’orgoglio e l’ambizione. Ti va di fare pace, per esempio a cena stasera, e di cominciare a parlare da amici? Ma, innanzitutto, scusami l’errore stupido, cosa pensi della proposta? Essere amici forse è subordinato all’ipotesi di collaborazione.”
“Chi si occuperà della fabbrica, lui o, come mi sembra, tu?”
“Maria, ma tuo marito è così categorico nella divisone dei compiti? Non lavora mai fianco a fianco con te? … Ah, ecco … mi spiace per te, amico mio, ma io e Salvo le cose le facciamo insieme, possibilmente; non ci nascondiamo niente, neanche quando siamo costretti ad operare da soli.”
“Io non voglio insegnarti come si vive col partner; tu, per favore, evita di suggerirmi come si dirige una fabbrica.”
“Perdonami; mi sono fatta prendere la mano; ma ci deve essere qualcosa che ci fa scontrare; in ogni frase troviamo il modo di litigare; vogliamo seppellire l’ascia di guerra?”
“Hai detto a cena? Posso essere io ad invitare gli ospiti? Vi sta bene ‘Da Alvaro’ in centro? … Va bene alle otto? A stasera. Ah … sono felice di averti conosciuto e di avere conosciuto tuo marito, spero che saremo meno spigolosi in futuro.”
Ci accordiamo per la collaborazione, che ritorna molto utile sia a me che a loro; capisco che il marito ha investito soldi avuti da una eredità, forse è stato cancellato da un asse ereditario e la sua parte gli è stata liquidata, e, inesperto di manovre economiche, si è affidato alla moglie che qualcosa lo mastica, almeno dall’esperienza fatta in Germania e dalla vicinanza con me; è chiaro che a suggerire la collaborazione è stata Maria che ha voluto riavvicinare la madre biologica a Tancredi.
Assodata la parte ufficiale, ci accordiamo per incontrarci la sera a cena; passiamo a prenderli alla pensione dove alloggiano e ci vuole poco a capire che Anna ha taciuto tutta la vicenda milanese, compreso il miniappartamento di cui è proprietaria; non posso approfondire e mi limito a cercare di essere amichevole e brillante; lei mi intriga ancora moltissimo; so che devo restare nei limiti imposti dall’ufficialità, ma la trovo ancora meravigliosa e ne sono ancora innamorato.
La cena scivola elegantemente; Anna e Maria non devono affatto recitare per raccontarsi aneddoti del passato ed esperienze successive; arrivano a parlare persino dei tradimenti ai miei danni, ma non figura nessun momento del rapporto tra me e la madre di Tancredi; qualche ombra sul viso di Salvo si dissolve rapidamente; capisco che le due hanno meditato tutto l’incontro quando Maria riesce a portare via il marito di lei con la banale scusa di andare fuori a fumare.
“Non sei riuscito a perdonare la mia fuga?”
“No; quella era prevista; sono solo amareggiato perché ti sei portata via una storia meravigliosa … “
“Maria ha ragione, quando dice che ti riesce impossibile partire dall’amore nelle tue valutazioni; io non rinnegherò mai la meravigliosa vicenda vissuta con te e l’amore che l’ha sostenuta; Tancredi è frutto di quell’amore, non di un’avventura; ma non riesci a capire che l’amore per Salvo veniva per me anche al di sopra di quello per mio figlio.
Come faccio a dirti quanto ho sofferto e pianto per decidere di lasciarlo a te che sei il padre migliore del mondo ed a Maria che, lo sapevo, è la madre più preziosa che potesse avere? Io amo mio marito, anche coi limiti che ha e di cui devo parlarti ad ogni costo; amo mio figlio come la cosa più preziosa della mia vita ed amo di te il ricordo meraviglioso di come ho perso completamente la testa fino a quando ho rimesso i piedi a terra ed ho dovuto decidere di tornare con lui … “
“Che volevi dire parlando dei limiti di Salvo?”
“In carcere è stato male, lo hanno curato con approssimazione; adesso è sterile ma non lo sa e vuole un figlio; con Maria abbiamo pensato che ancora una volta potresti essere tu il padre di mio figlio, ma stavolta sarebbe riconosciuto da mio marito. E’ un’idea abbastanza pazza da sollecitarti o è fuori dalla tua capacità di follia?”
“Anna, cerca di essere chiara. Cosa mi proponi?”
“Non ho toccato il nostro nido d’amore; potevo andarci con mio marito ed evitare la pensione; non sarebbe stato difficile fargli credere che l’avevo acquistato coi soldi guadagnati a Monaco; ma l’ho lasciato fuori, perché spero di tornarci a fare l’amore con te, almeno per farmi dare quel figlio che lui desidera tanto, che io voglio, anche per equilibrare la rinuncia a Tancredi; che spero che tu mi voglia dare per provare ancora una volta l’amore che ci ha tenuti insieme e che ancora ci lega.”
“Credi davvero che ci sia amore tra me e te?”
“Se mi sono sbagliata, scusami; vado prendere il primo giovanotto che mi garba e mi faccio inseminare … “
“E io ti spacco la faccia!”
“Con quale diritto?”
“Con quello dell’amore. Mi spieghi perché quando mi chiedete di mettere l’amore al principio di ogni cosa, poi il mio lo trattate da straccio inutile?”
“Davvero!?!? Ma guarda! Io vado dal cameriere a chiedergli di farmi fare l’amore e Carlo giustamente si offende; Sentimi stupido, io sono qui a ripeterti che sei ancora nel mio cuore, saldamente, che voglio ancora un figlio da te, ma stavolta solo per me e per mio marito; cosa credi che mi spinga a venire fino a Milano, a schiavizzare il mio lavoro al tuo potere imprenditoriale? La voglia di ricchezza o l’adulazione a un potente?
Sono qui perché amo mio figlio anche se non posso manifestarmi; sono qui per Maria, che è la persona più cara al mondo; sono qui per te, perché ti amo ancora anche se devo tenerti lontano; sono qui perché amo Salvo, voglio vederlo crescere e maturare accanto all’uomo che stimo al di sopra di tutto. Io ti amo e voglio che tu mi ami, nel nostro nido d’amore; poi voglio anche vivere ancora tutta la vita vicinissimo a voi, godermi insieme i nostri figli ed anche la bambina che tu e Maria aspettate.
Riesci a ideare una famiglia allargata, in un castello di Barbie dove tutti possono vivere felici e contenti; riesci a far dominare l’amore anche nelle cose peggiori? Ho voglia del tuo amore; voglio che me lo dai nel nostro nido. Vuoi farlo o devo cercare altrove? Domani Salvo deve tornare dai suoi; io posso restare qui; Maria sa quello che desidero ed è disposta ad accettarlo; domani, vuoi dormire con me quel poco che l’amore ci concederà di dormire?”
“Quando deciderò che mi sono stufato di voi, chi devo ammazzare per prima, mia moglie che mi manovra come lo straccio per il pavimento o te che la istighi a farlo?”
“Sei il solito sanguinario. Che ne diresti, invece, di trovare un giorno l’occasione per vederci tutte e due nude su un letto in adorazione del tuo amore e darcene tanto da distruggerci insieme? Non sarebbe più bello, più nobile, più dignitoso, più esaltante? Pensi sempre e soltanto in negativo, povero il mio inaridito amore.”
“Bada che i nostri legittimi coniugi stanno tornando; nemmeno un bacio posso darti … “
“Rimandali tutti a domani sera; ti soffocherò d’amore!”
“Non ero io, quello che non sa fare sesso ma solo dare amore’”
“Con quello ti soffocherò; e adesso sta zitto perché sono già troppo bagnata … “
Lo sguardo che si scambia con Maria dice tutto; c’è l’intesa e domani Anna tornerà mia per un notte; solo all’idea, non solo mi si gonfia il cuore d’amore ma anche lo slip, perché il fratellino si alza e preme; mia moglie osserva, sorride e mi fa segno che, poi, a casa, saprà bene come partecipare alla mia libidine; la notte sarà piena di fuochi d’artificio.
Il pomeriggio seguente, Anna mi aspetta all’uscita dall’ufficio, sale con me in macchina ed andiamo al nostro antico nido d’amore; tutto è stato messo in ordine e pulito, segno che è tutto il giorno che lei pensa a quella sera; mangiamo del cibo precotto comprato lungo strada e sin dall’ingresso in casa lei è tornata ad essere la donna che amavo e che mi amava contro ogni logica; sento tra le braccia un corpo agile, forte, più solido di quel che ricordavo.
Mi perdo nella sua bocca e giochiamo per tutta la cena a scambiarci bocconi a toccarci dappertutto; le porgo il sesso da succhiare mentre ingoia un’ostrica e quasi si soffoca per come lo fa sprofondare in gola; mi delizia con lunghe succhiate sull’asta e sulla cappella; quando avverte che sono vicino all’orgasmo, si blocca per far durare a lungo la fellazione; sparecchia tutto di colpo, buttando nella pattumiera avanzi di cibo, piatti, bicchieri, posate di plastica; mi trascina sul letto e mi obbliga a sdraiarmi.
Mi percorre il corpo con le labbra baciando, leccando, mordicchiando, succhiano tutto, soffermandosi molto sui capezzoli dai quali mi strappa feroci scosse di piacere; quando arriva a prendere in bocca il sesso, sento i brividi attraversarmi tutto il corpo fino ad avere una febbre quartana di libidine; salto sul letto come colpito da fulmini; la rovescio sulla schiena e sono io stavolta e cibarmi di lei, del suo corpo, dei suoi punti erogeni, finché la mazza diventa dura da dolermi; allora la appoggio tra le cosce.
Un solo colpo di reni, violento, dal basso in alto, e la cappella urta con violenza la cervice; urla e gode, geme e cola umori di orgasmo; stringe le cosce e la verga è prigioniera della sua vagina che non la molla; i muscoli vaginali stringono il fallo e lo mungono finché l’eiaculazione esplode tra i miei grugniti animaleschi e i suoi lamenti da animale squartato su un altare sacrificale; sento lo sperma correre nell’utero, colpirlo con forza; capisco che accoglie gli spruzzi con lussurioso godimento.
“Non credere di avere finito; Maria non ti aspetta; Salvo è in viaggio; sei solo all’inizio; ti lascerò andare quando non ne avrai più per nessuno!”
Lo dice con un largo e soddisfatto sorriso; ma lo fa con determinazione; per tutta la notte non fa che copulare e possedermi; mi sveglia più volte perché la voglia le è tornata e non vuole perdere occasione non solo per farsi ingravidare col massimo margine di certezza ma anche per tornare a prendersi per una notte l’amore che ci ha riempito la vita per tanto tempo; in prima mattinata, telefona a Maria e avverte che i due giorni li passeremo a fare l’amore; se si sente defraudata, presenti il conto.
Sento che mia moglie ride di gusto; la rassicura che era tutto previsto e che è felice di sapere che finalmente ci siamo ritrovati al di là degli incresciosi equivoci che sono intercorsi; è veramente felice per me e lo sento dal tono squillante della voce che mi arriva di riflesso; finisco per farmi travolgere e riprendere il mio impegno amoroso prendendo Anna analmente, come mi è sempre piaciuto moltissimo.
Il punto più surreale della vicenda sembra raggiunto, visto che nei giorni seguenti le mie donne amate si frequentano con un’assiduità che non ricordavo o alla quale forse non avevo fatto caso; Salvo invece mi si è appiccicato come un cerotto alla pelle e non si muove dal mio fianco qualunque cosa faccia; conosce persone, chiede spiegazioni, impara meccanismi al punto che qualche vecchio operaio mi chiede se per caso non stia preparando il mio successore; faccio cenno che tutto è possibile.
Soprattutto, nei momenti di relax, scivola sul privato e mi racconta tutto di se, del suo amore per Anna e delle difficoltà che hanno attraversato per ritrovarsi alla fine più uniti di prima; poi spara la ‘bomba’; sa perfettamente che le cure ricevute in carcere per una banale cistite lo hanno reso sterile; crede che Anna non lo sappia e che stia soffrendo perché non riesce a rimanere incinta nonostante si diano da fare molto a letto.
Lasciandomi perplesso, mi chiede se me la sentirei di aiutarli ad evitare di ricorrere ad una banca del seme e procurarsi il figlio di uno sconosciuto come proprio; fingo di non capire; non vorrei farmi coinvolgere e cerco di glissare; mi propone apertamente di fare sesso con la moglie e di ingravidarla; ha capito che c’è fra noi un feeling particolare e non gli dispiacerebbe se il figlio che dovrebbe riconoscere come suo fosse biologicamente mio.
Non me la sento di continuare a recitare; ma non voglio assumermi la responsabilità di scelte che non spettano a me; gli dico apertamente che sarei anche felice di farlo; ma per una questione così delicata, c’è bisogno che sia Anna a decidere e che, soprattutto, se ne parli lealmente e con chiarezza tutti insieme, mariti e mogli, perché è una scelta che coinvolge tutti; mi chiede se possiamo vederci a casa nostra per parlare con le due donne contemporaneamente; concordiamo per la sera stessa.
L’atmosfera è decisamente surreale e c’è bisogno di una ‘botta’ d’inizio; in quel momento sono l’unico che possiede tutti li elementi e spetta a me dare le carte.
“Anna, tuo marito sa perfettamente della sua difficoltà a riprodurre; mi ha chiesto di essere il padre biologico di vostro figlio. Solo tu hai diritto a rispondere e a dire o non dire.”
Anna va ad abbracciare suo marito.
“Salvo, adesso devo confessarti cose che ti dispiaceranno; spero che saprai superarle; se non ci riesci non te ne faccio una colpa; sappi solo che ho agito per amore, anche se qualche confusione l’ho fatta.
Dopo che finisti in carcere, per dieci anni sono rimasta fedele alla memoria del nostro amore e non ho voluto conoscere altro maschio; poi incontrai Carlo che attraversava una crisi profonda con Maria ed aveva un urgente bisogno di un figlio per via di un’eredità; lo amavo davvero molto e decisi di essere la sua compagna fino ai divorzi, il nostro e il loro; da quell’amore nacque Tancredi, che non è figlio di Maria ma mio; subito dopo seppi che ti rivedevano il processo e potevi essere liberato.
Non chiedermi cosa mi sia successo; so solo che mi riscoprii innamorata profondamente di te; non riuscivo a gettare via quello che avevo vissuto con Carlo, ma non volevo rinunciare al mio antico sogno d’amore; parlammo a lungo, io e Maria; trovammo che l‘unica via per la felicità fosse che lei recuperasse l’amore di suo marito, io quello del mio e che il bambino avesse un padre naturale e legittimo con una madre putativa che lo adora; tu era meglio se non sapevi; per questo ho taciuto.
Poi ho scoperto la tua sterilità e i fatti sono stati sconvolti; ora vorremmo un figlio e tu non puoi darmelo, però non me l’avevi detto; io un figlio ce l’avevo già; Carlo sapeva che se tornavi tu io l’avrei lasciato; se mi avessi detto che eri sterile, avrei portato Tancredi con me sarebbe stato nostro figlio; abbiamo fatto un casino di una situazione che poteva essere semplice; ora ci ho aggiunto la ciliegina; sono incinta, ancora una volta di Carlo; cosa pensi di fare?”
“Sospettavo che ci fosse stato qualcosa tra voi; avevo capito che mi hai spinto a trasferirci a Milano per essere vicina a lui; non sapevo del figlio, ma ora è anche più chiaro che hai addirittura voluto creare un altro Carlo facendomi impegnare nell’attività imprenditoriale; io sono un ex detenuto e ho poche prospettive di lavoro; non posso avere un figlio mio ed ho chiesto a Carlo di fartelo avere; ci avevate pensato prima voi, ma per me sta bene. Io ti amo e non sono disposto a lasciarti, anche perché sei l’unica realtà bella a cui posso attaccarmi; il figlio sarà mio e vi amerò tutte e due come meritate; resta da vedere cosa intendono fare Maria e Carlo.”
“Io so che ho di nuovo un marito che mi ama, un’amica alla quale voglio profondamente e sinceramente bene; ho un figlio che è mio da un anno e dal quale non intendo separarmi anche se non ha niente di mio, fisiologicamente; adesso anche Salvo merita tutto il mio affetto; mi avevi detto che avresti avuto un altro figlio da Carlo, stavolta solo tuo e di tuo marito.
Tra poco avrò anche una figlia mia; mi sta benissimo essere madre putativa di tre bimbi, anche se due sono di mio marito e della mia amica. Una famiglia allargata non mi spaventa; anzi, se acquistate l’appartamento accanto al nostro, arrivo a proporre la convivenza quotidiana e fisica; se poi , qualche volta, vorrai Carlo anche nel letto, sarò felice per te e per lui.”
“Anna, come pensi di comprare un appartamento? Tutto quello che avevo è investito nella fabbrica … “
“Intanto, devi sapere che sia Tancredi che quello che nascerà sono stati concepiti in un nido d’amore, un miniappartamento che Carlo comprò per me e che si potrebbe vendere per dare un anticipo per il nuovo appartamento; non te la prendere, il nostro è stato vero e grande amore, tu eri fuori da ogni ipotesi … “
“E cosa sarebbe la storia che se vuoi vai a letto con Carlo?”
“Hai paura di una famiglia allargata e mista? Non ti piacerebbe imparare da Maria che cosa si può fare a letto con una donna? Lei ha fatto tanta esperienza! Due mogli e due mariti per ciascuno; quanto meno, passerebbe la voglia di commettere adulterio con altri; tre figli che crescono insieme con un padre rigoroso e rompiballe, un padre buono e cedevole, una madre severa e rigorosa e un’altra concessiva e debole … Credi ci possa essere una famiglia migliore?”
“Anna io sono senz’altro affascinato e disponibile; ma tu ti accorgi che voi due, come si lamentava prima, avete deciso anche la vita di Carlo? Lo capisci che le due donne che ama, e questo lo vedo persino io adesso, gli chiudono gli spazi e decidono la vita di uno che è enorme quando deve controllare la vita di intere aziende?”
“Salvo, quest’individuo meraviglioso e terribile ti ha già contagiato; tu escludi immediatamente un principio assoluto che è l’origine di tutto, l’amore. Io ti amo con tutte le tue debolezze; io amo Carlo, con tutte le sue arroganze; io amo i nostri figli, miei, di lui e tuo, anche se solo per la legge; io amo Maria con tutti i suoi dolori e le sue pene; io so che mi ami; forse non ami abbastanza Maria, ma ci penserà lei a farsi amare, anche fisicamente.
No so se riesci ad amare Tancredi perché è mio figlio, oltre che di Carlo; sei stato tu a volere il figlio che avrò ancora da lui, capisci quanto lo amo? Ho due figli, tutti suoi!; so che ameremo la loro figlia perché è parte di noi; so che sei incantato da Carlo imprenditore; gli hai chiesto di fare l’amore con me; non puoi non amarlo; resterebbe da chiedere a Carlo, ma lui è parte di me, non può non amare quello che io amo; fa il restio perché deve difendere la sua mascolinità, il suo ruolo alfa; ma ci ama, tutti, più intensamente di quanto vuole; ed è lui il centro di questo cerchio magico; tutto ruota intorno a lui; e lui non si sottrae, vero amore mio?”
“Il mio avvocato, in tribunale, dichiarerebbe ‘di fronte a queste prese di posizioni, mi affido alla bontà della corte’. Fate voi e fatemi sapere … Piccola chiosa … Io amo tutti voi, più di quanto voi amiate me … anzi, per essere pignoli, vi voglio bene, profondamente; voglio il vostro bene e tutto quello che può fare il vostro bene. Chiaro, amori miei?”
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