Lui & Lei
Il principe azzurro 2
di geniodirazza
14.02.2024 |
1.835 |
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"”
“Silvia, abbiamo detto ‘società con l’eminenza grigia’; il mio compito è quello, stare a guardare e, al massimo, intervenire a suggerire se ti vedo in..."
C’era qualcosa di sospeso, nell’aria, mentre andavano a casa di lei dopo una cena saporita e stimolante; c’era poco da dire, tra loro, perché a Silvia aveva fatto sempre ricorso quando voleva sfogarsi raccontando tutto e lei aveva sempre colto la situazione forse prima e meglio di lui; si limitarono a qualche carezza ‘rubata’, per pudore; ma la voglia di innamorarsi era sempre più forte e pressante; decise di comunicarlo; manco a dirlo, era unanime con lui e solo per prudenza non la baciò; rimandando ancora una volta.Scoprì che abitava in un edificio vecchio, quasi nobile nelle architetture, ma ben ristrutturato e diviso in piccoli appartamenti; il suo era minimo, una sala con angolo cottura e una camera con un letto e un armadio; lo avvertì che, se avesse avuto bisogno di un cambio, c’erano alcuni capi di abbigliamento di un fratello che talvolta passava a trovarla; avrebbero dovuto stargli; gli chiese se volesse fare una doccia nel minuscolo bagno; ribatté che l’avrebbe fatta solo se entravano insieme; gli andò vicino e lo abbracciò.
“Voglio te adesso; non te la prendere, ma non me ne frega niente del resto; se posso, voglio sentire che, per stasera, sei mio.”
Era la prima volta che si scambiavano un bacio in totale libertà; ed era la sintesi di dieci anni d’amore sofferto in silenzio; le bocche si divoravano come a volersi fisicamente staccare e mangiare; le lingue intrecciarono un duello dolcissimo con scambi di umori, di emozioni, di piacere, di libidine; le mani scorrevano su tutto il corpo che finalmente toccavano con lussuria e non si stancavano di esplorare con la voglia di sentire che si appartenevano e si possedevano, al tempo stesso.
Il cazzo si gonfiò fino a dolere, stretto negli abiti; lei si mosse per adattarlo contro la figa, fino a stimolare il clitoride; copulavano da vestiti, in piedi, stringendosi reciprocamente le natiche per attirare il ventre; lei sentiva di bagnare di umori tutto l’intimo; lui rischiò un orgasmo che sarebbe stato deleterio per i pantaloni; Silvia approfittò di un momento di sosta del bacio interminabile e gli sussurrò sulla bocca un ‘ti amo’ che lo spiazzò completamente.
“Ti amo anch’io, ma solo adesso me ne rendo conto e mi accorgo di avere avuto per te sempre questo stesso trasporto; se solo avessimo avuto il coraggio di dircelo quando lo abbiamo scoperto, tanti anni fa … “
“ … Già! Adesso potrei portare il bambino a scuola; ma la finestra temporale è ancora ampia; non voglio un certificato che dica che sei mio; ma un figlio me lo farò dare, a costo di strappartelo con l’inganno; voglio la tua eternità, qualcuno da amare come amo te, con tutta me stessa, anche quando tu dovessi andartene … “
“Un cane fedele abbandona la padrona solo se viene tradita la lealtà; ti amo da dieci anni e mi ricambi con la stessa qualità; non esiste pericolo che me ne vada; portami nel tuo letto a celebrare la nostra luna di miele!”
”E’ da anni che non sono vergine; quale luna di miele vuoi celebrare?”
“Quella di due stupidi che per dieci anni si sono contenuti e finalmente possono trovarsi di fronte e darsi l’amore che hanno coltivato. Non è una luna di miele?”
“Si, amore mio; voglio essere tutta nuova per te e amarti come desidero da anni.”
Erano vicini al letto; la sollevò in braccio e la depose al centro; le alzò la gonna fino alla vita e scoprì il ventre asciutto, quasi verginale, ed un ridotto slip che disegnava la figa carnosa; si abbassò a baciare per un attimo il monte di venere; aprì il pantalone, tirò fuori il sesso eccitato, duro come l’acciaio; aveva una buona dotazione, di quasi venti centimetri; a detta di sua moglie faceva l’amore da dio, sicché era ancora meno comprensibile la scelta dell’adulterio.
Salì sul letto e si sdraiò a coprirla tutta; la baciò con voluttà, infilò una mano a spostare lo slip e accostò la mazza alla figa; lei lo favorì muovendo opportunamente i fianchi e fece entrare lentamente l’asta in vagina, mentre lui le sussurrava dolcemente ‘ti amo’; la donna abbracciò con le gambe la vita e si spinse, dal basso, contro il cazzo che fece penetrare fino a sentire male contro l’utero; le parve quasi una vera deflorazione, nonostante la realtà; la visse come una dedica definitiva.
Mentre continuava a baciarla con autentica passione, la cavalcava dolcemente; quando sentì che l’orgasmo premeva, le chiese se potesse concludere dentro; lei lo rassicurò che era protetta dalla pillola; poi urlò nella bocca il piacere dell’orgasmo che le aveva scatenato nel ventre, quando liberò il suo contro l’utero; non era durata che qualche minuto, la loro prima scopata; ma era frutto di una voglia infinita di possedersi e si rilassarono, appagati, supini sul letto.
Non appena si furono ripresi dal languore che l’azione improvvisa e fulminea li aveva visti comunicarsi l’amore di sempre, cominciarono a spogliarci l‘un l’altro con lentezza e passione; ogni capo di vestiario che cadeva era l’occasione perché l’uno o l’altro si fermasse a carezzare, baciare, leccare una nuova parte del corpo appena emersa dall’abito; lui si dilungò sui seni giovani e forti di lei che titillò su tutta la superficie per dedicarsi poi totalmente ai capezzoli che succhiò con grande passione.
Lei godette ad ammirare il corpo tonico e giovanile di lui, che recava evidenti le tracce di una vita dedicata allo sport e ad una condotta sana; sembrava sciogliersi di piacere mentre passava voluttuosamente le mani sugli addominali forti, sul ventre solido, sui fianchi e sulle natiche disegnate; arrivò alla mazza e se ne impossessò, con le mani, non tanto per masturbarla quanto per sentirla viva e palpitante; era il suo modo di manifestare dopo anni il desiderio di possedere quella mascolinità.
Su lei stesa supina, si trattenne a lungo deliziando di baci leggeri e solleticanti il corpo che gli apparve assai più bello e desiderabile di quanto avesse immaginato fino a quel momento; quando le sfilò lo slip, ormai zuppo di umori e di voglia, restò quasi incantato a rimirare la vulva rasata, con solo un vezzoso ciuffo in cima, che si offrì tumida e grondante di piacere; sfiorò con la punta della lingua il clitoride e lei sobbalzò.
Cominciò da lì il delicato processo di innamoramento e di conoscenza dei due corpi; non erano ragazzini, ma l’entusiasmo fu quello delle prime volte; quando furono completamente nudi, Silvia gli si accucciò davanti, con le mani raccolte e puntate sul petto e il corpo che cercava il contatto con quello dell’uomo che adesso avvertiva suo; passò le mani dappertutto, quasi a sentire la consistenza di quel corpo che scopriva come un ragazzino al suo primo rapporto sessuale.
Il ‘momento magico’ fu interrotto bruscamente dal gracchiare del suo telefonino; lesse ‘Tina’ sul display e attivò il vivavoce.
“Che è successo? E’ tutta la sera che ti aspetto, dove diavolo sei?”
“Come ti permetti di disturbarmi in questo modo? Quando mai ti ho chiesto conto delle partite di burraco che ti inventavi o delle persone che incontravi per farmi le corna?”
“Che vai cianciando di corna? Ti ha dato di volta il cervello?”
“Che mi dici delle foto che ho ricevuto e che sono certo che anche tu hai avuto?”
Il clic che interrompeva la comunicazione era l’unica risposta possibile.
Intanto Silvia gli si era accoccolata contro e quasi godeva di come lui diplomaticamente aveva cercato di farle capire quello che l’altra, evidentemente, si rifiutava di accettare; spense il telefonino e si dedicò totalmente all’uomo che, dopo quella telefonata surreale, sentiva ancora più totalmente suo; si baciarono appassionatamente mentre con le mani cercavano tutto il corpo e specialmente i punti erogeni per stimolare di nuovo il piacere di possedersi.
Percorse la donna, adesso sua, dalla fronte ai piedi, delicatamente sollecitando con la lingua tutti i punti sensibili, dalle orecchie alla bocca, dalla gola ai seni e poi giù verso il ventre e l’inguine; più che stimolarne la libidine, sembrava quasi che volesse assaporarla tutta, per memorizzare il sapore della pelle, del sangue, degli umori; si scatenò sulla vulva e le provocò infiniti orgasmi, succhiando soprattutto il clitoride, ma giocando con vagina ed ano che sentiva disponibili e ricettivi.
Silvia lo spinse supino sul letto e gli balzò addosso, con la bocca sul ventre, mentre gli collocava sul viso l’inguine infuocato; prese in bocca il sesso amato e diede inizio alla fellazione più bella che avesse mai fatto; sentì che stava grufolando nella sua figa e strinse le cosce intorno al viso per bloccarlo; non gradiva la doppia funzione che finiva per inibire il piacere di tutti e due; si alternarono allora a succhiare e a lasciarci titillare.
Per qualche minuto, fu lei a farsi affondare fino al velopendulo la cappella tesa e gonfia, a leccarne la superficie nella bocca e a godersela saporitamente; quando si fermava, era lui a passare a spatola la lingua su tutto il sesso, penetrando in vagina, a raccogliere gli umori di lei e i residui del suo stesso sperma ancora nell’utero; si succhiarono a lungo, quasi instancabilmente, e godevano di sentire gli odori, i sapori, le reazioni del partner in quel gioco piacevole di stimolazione e di godimento.
Quando la rovesciò bocconi sul letto e si stese su di lei appoggiando la mazza tra le natiche, lei gli chiese se per caso volesse prenderla analmente; le rispose che rinviava l’esperienza ad altro tempo; per il momento, si gustava il piacere di sentire tutto il suo corpo, infilò la punta in vagina e spinse; il sesso penetrò in fondo dolcemente e sentì che lei vibrava ad ogni centimetro di mazza che occupava il canale vaginale.
I giochi d’amore e di sesso li impegnarono per un tempo che non seppero valutare; presero anche sonno, ad un certo punto; era felice di tenerla accoccolata di schiena contro il ventre; lei gli aveva raccomandato di non stimolare troppo vagina ed ano per poter finalmente dormire un poco; ma era lei che si agitava sul sesso per trovare la migliore posizione contro il suo corpo; e lui la ridestava spesso solo per baciarla e rinnovare la dichiarazione di amore.
Dal giorno seguente, Gerardo fece in modo da acquistare un appartamento in una delle urbanizzazioni che una delle aziende da lui controllate realizzava nella periferia nord della città; la arredò con molto gusto e vi trasferì pezzo per pezzo tutto quanto c’era di suo nella casa della moglie; lei tardò molto a rendersi conto che Gerardo l’aveva lasciata; quando ne prese coscienza, per tigna, non gli disse e non gli domandò niente; a qualcuno che chiedeva conto della solitudine accennava a una inspiegabile decisione unanime.
Suo marito non si precipitò dalla nuova fiamma, come in molti pensavano che avrebbe fatto; rispettando l‘intenzione da lei professata di rimanere single ad ogni costo, andava di tanto in tanto a fare l’amore con Silvia, dopo una cena elegante, ma viveva praticamente nel suo appartamento; ben presto si rese conto che molte signore ‘bene’ apprezzavano molto la sua compagnia e gli si concedevano volentieri con lussuriosi amplessi, se lui le stimolava un poco.
In sostanza imparò ad usare la passione e il sesso per ottenere anche vantaggi sociali, scopando spesso con le mogli di autorevoli personaggi sui quali le donne avevano un indiscusso ascendente; dedicava la parte più intensa ed affettiva della sua passione alle scopate con Silvia, che amava molto ma con la quale evitava ogni discorso che potesse contrapporli; una parte notevole della sua sessualità si consumava con le accompagnatrici di una sola sera, quelle che sceglieva per partecipare ad una qualche serata di gala.
L’altra parte era riservata alle scopate per ‘opportunità politica’ dedicate a quelle signore che lo desideravano ma che rispondevano anche al requisito di poter fare spingere pratiche, anticipare risposte o favorire concorsi; in queste ultime impegnava il meglio delle sue energie, perché il successo nel lavoro era davvero la sua priorità assoluta; Tina scomparve presto dai suoi radar e non ne ebbe notizie dirette per alcuni mesi.
A ‘rinfrescargli la memoria’ di quello che era stata la sua vita negli ultimi tempi provvedeva l’immarcescibile farabutto, Fernando, che gli raccontava quasi quotidianamente le ‘nobili gesta’ da puttana di sua moglie, della quale descriveva minuziosamente le scopate, le inculate, i pompini, le masturbazioni, le spagnole e tutta la gamma di possibilità del sesso la cui pratica Tina, a detta dell’amante, possedeva quasi per naturale costituzione e che la intrigavano fino al midollo.
Quello che però faceva imbestialire Gerardo era la tignosa insistenza con cui l’ineffabile ‘amico’ Fernando continuava, ad ogni piè sospinto, a parlargli del ‘loro’ progetto e della parte da assegnare alla donna che si scopava, senza sospettare neppure lontanamente che si trattasse della sua ‘legittima consorte’; puntualmente gli proponeva i grandi meriti della donna con la sua capacità di gestire una boutique di abbigliamento per signora.
Più di un volta Gerardo lo rimbeccò invitandolo far presentare dalla donna un curriculum che ne garantisse le qualità per diventare segretaria di un alto dirigente; l’altro tergiversava assicurando che sarebbe stata la ‘sua’ segretaria e che garantiva per lei.
“Amico caro, credo che stai costruendo un castello di carta su un acquitrino; tu non avrai mai la direzione del nuovo complesso, se mai deciderò di occuparmene; per quel posto ci sono ben altre richieste e previsioni; non credo che avere scopato con una puttana che si spoglia appena vede un cazzo sarà elemento valido per farti assegnare una tale responsabilità.”
“Dai, non essere disfattista; Tina porterà un capitale nuovo, che deriverà dalla vendita della sua boutique; io sarò socio dell’iniziativa e lei sarà la mia segretaria; vedrai che ci intenderemo e sarai d’accordo; quando la conoscerai, ti sconvolgerà e forse te la scoperai anche tu ... “
“Senti, stronzo; io non scopo con una ninfomane che abbassa le mutande appena vede un cazzo; le donne che con cui faccio l’amore, e che sono molto più di quelle che tu potresti anche lontanamente immaginare, devono godere della mia stima, della mia fiducia e di un rispetto che non porterò mai ad una troia così facile da scopare; adesso, levati dai coglioni e lasciami lavorare!”
Ma la tigna di Fernando era inarrestabile e Gerardo si accorse che stava brigando per avere il sostegno di altri personaggi interessati alla vicenda; da voci di corridoio aveva appreso che si era imbarcato in debiti pericolosi con usurai che lo controllavano e lo spingevano al gioco d’azzardo con grave rischio persino di sopravvivenza; nonostante tutto, era preoccupato per Tina che forse rischiava quanto il suo ganzo o, per lo meno, era indispensabile a lui per risolvere i suoi debiti di gioco.
Riuscì a soprassedere ogni volta, finché Silvia gli chiese di incontrarsi perché Tina aveva fatto pressioni per chiudere la pratica della vendita del negozio; le fece appuntamento al solito bar e si trovarono, lui, lei e Tilde, un’ora prima di quella fissata con Tina per concludere l’affare; lui chiese alle due donne come volessero risolvere la vicenda, visto che non avevano il capitale necessario per rilevare il locale; Silvia gli disse che poteva racimolare un anticipo e avrebbe avuto bisogno di aiuto per ottenere un mutuo oneroso.
“Scusami, noi chiaramente non abbiamo mai parlato del vostro progetto; ti va di espormelo?”
“Semplice; io mi indebito per trovare i fondi; ci metto tutta la mia volontà e la mia esperienza e faccio decollare l’atelier; Tilde ci mette la sua creatività e i suoi talenti, produce abiti nuovi e meravigliosi; con le vendite riusciamo a coprire tutto!”
“Sei meravigliosamente ragazzina e sognatrice! Ma in affari contano i fatti e gli aiuti; non ce la farai mai da sola, senti uno che se ne intende, per favore ... “
“Dino, io ci tengo a questo progetto; Tilde ne è più entusiasta di me; non riusciamo a dare corpo ed articolazione alle idee, ma ne siamo innamorate e vorremmo riuscire; hai qualche proposta diversa?”
“Se mi assicuri che non ti riterrai offesa e prevaricata dalle mie idee, forse uno schema operativo ce l’ho; non puoi e non devi essere sola in questa avventura; se Tilde è con te, come minimo dovete condividere il peso delle scelte; poi forse ti serve un consulente segreto che ti indichi le strade ... “
“Tu non puoi essere il mio Pigmalione?”
“Fin da questo momento! Ma dobbiamo definire ruoli e competenze ... “
“Non la fare lunga; Tina tra poco viene e vuole risposte, anzi soldi contanti!”
“Silvia, ricordi cosa dicesti la prima volta che abbiamo fatto l’amore, quando ti chiesi di farla diventare una storia senza fine?”
“Bada che ero lì e ti amavo come non mi era mai capitato; ti dissi che volevo rinunciare alla mia individualità esasperata, se in cambio potevo contare su un compagno leale e se, invece di uno stupido certificato di matrimonio, che si strappa appena si accenna al divorzio, ti impegnavi a darmi un figlio che rendesse eterno il mio amore ... ricordo male?”
“No; perfetto; se accetti la mia guida in questa nuova avventura, allora vieni a stare con me, sulla base di accordi per restare liberi nella coppia, facciamo un figlio entro un anno e tu acquisti il locale in società con Tilde, che ci mette la creatività, e con il bimbo da venire; intanto, amministri anche la parte di tuo, di nostro, figlio; io me ne sto nell’ombra e indico i percorsi; si può fare?”
“Stronzo, ti pare il modo di chiedere se voglio venire a stare con te? E’ chiaro che lo voglio! Vuoi un figlio? Io lo voglio, il mio; se a darmelo sei tu mi fa ancora più felice; vuoi essere con noi nell’avventura? Benvenuto amore mio! Ti bastano queste risposte?”
“Tilde, tu che dici?”
“Nella tua casa c’è una sala che posso usare come studio per disegnare? La bottega di Tina è sufficiente per un laboratorio e per uno showroom; per disegnare ho bisogno di uno spazio mio; non ti creerei fastidi perché tu sei a casa solo di notte, quando io dormo nel mio monolocale; se vieni a fare sesso con qualche amore nuovo, mi metto i tappi nelle orecchie ... “
“Dal momento che Silvia entrerà formalmente e definitivamente nella mia vita, non avrò molto spazio per nuovi o vecchi amori; l’importante è che tu sia d’accordo; se decidiamo così, allora Silvia mette iniziativa, attività e gestione, Tilde mette creatività e fantasia; nostro figlio mette i capitali che posso destinare immediatamente al mio unico erede. Accordo fatto?”
“No, Dino; un’ultima precisazione; da questo momento sono la tua compagna; dalle prossime mestruazioni rinuncio alla pillola ma per un mese non è il caso di rimanere incinta; dopo, faremo l’amore liberamente finché un’ecografia dirà che aspettiamo un figlio; ti chiedo e ti garantisco solo sincerità e lealtà; non ti prometto e non pretendo fedeltà; io, da questo momento, scelgo di votarmi alla monogamia per amore tuo, del figlio che avremo e del sogno che realizzeremo.
Tu non hai nessun obbligo, tranne quello dell’amore; porta il tuo salsicciotto in tutti i letti che vuoi, ma a casa portami sempre e solo l’amore più grande che puoi; troverai in cambio quello mio senza limiti e quello di tuo figlio, immenso; non raccontarmi cazzate sulla tua fedeltà; non te la puoi consentire, con tutte le primedonne che ti stai scopando e che non puoi abbandonare per non perdere preziose occasioni di lavoro. E’ chiara questa piattaforma di convivenza?”
“Hai ragione; sai, Tilde, ho commesso una scorrettezza; ho fotografato i tuoi disegni e li ho fatti vedere ad alcune donne che pesano, nell’economia della città; sono certo che faranno la coda per comperare, a prezzi assai salati, le tue creazioni; la moglie del sindaco mi ha detto che posso chiedere di fare la prima sfilata al castello; sarebbe un’entrata trionfale, per tutte e due ... “
“Dino, ti disturba se tra noi ti chiamo amore? E da tanto che desideravo farlo! ... Bene, amore mio, quando ne hai parlato con la sindaca? Tra una scopata e un’inculata, scommetto; lo sanno tutti che sei l’amante preferito di quella vacca, scusa il linguaggio; capisci perché non voglio importi la fedeltà? Una tua scopata offre a me l’occasione per organizzare la più grande sfilata di moda che sia mai stata realizzata in città; Tilde sarà meravigliosa come autrice di capolavori; vada per la società con l’eminenza grigia!”
Era arrivata Tina e si era lanciata immediatamente ad imporre l‘attuazione rapida degli adempimenti per definire il cambio di proprietà del negozio; quando vide l’intestazione della banca da cui doveva arrivare l’importo del bonifico, guardò meravigliata l’amica e le chiese di che banca si trattasse; ‘Una di Andorra’ le rispose Gerardo che si era tenuto in disparte.
“Hai depositi off shore? ... Ah, c’entri tu? Come mai sei qui?”
“A te sarebbe sufficiente rispondere che almeno questi non sono cazzi tuoi; comunque anche con una troia non riesco ad essere sleale; la cessione è a un gruppo di tre perone, Silvia, Tilde e il figlio di Silvia ... “
“Silvia, tu hai un figlio? E chi è il padre, se non sono indiscreta ... ?”
“Mio figlio nascerà di qui a un anno; il padre sarà Dino, il tuo ex marito ... “
“Ti sei messa con Dino? E il tuo stato da single? Il figlio ancora non è stato neppure concepito e già entra in società? Che favole mi raccontate?”
“Ho scelto la monogamia con l’uomo che amo da anni al di sopra anche delle mie convinzioni; il certificato del nostro amore sarà il figlio che avremo; il padre lo ha già associato alla mia avventura nella moda e mi ha dato facoltà di gestirlo come affidataria.”
“Quindi, tu ci metti l’impegno, Tilde la creatività e il padre di tuo figlio il capitale; tu che farai caro il mio ex?”
“Quello che ho fatto sempre per la donna che amavo prima di scoprire che troia era ... “
“Perché continui a parlare di me come di una troia? Che ti ho fatto per meritare questa taccia?
“Credi che quindici anni di corna non bastino a classificarti troia?”
“Quindici anni? Da quando ci siamo conosciuti? Chi dice una cosa del genere?”
“Le amiche che ti conoscono da sempre; per gli anni recenti, ho anche i documenti di un’agenzia; per le tue scopate con Fernando ho persino foto e video.”
“Di che Fernando parli? Lui è solo un amico che mi aiuta in un progetto che sta portando avanti!”
“Cara la mia ex, non ricordi che qualche anno fa ci furono furti nel quartiere; ti spaventasti e pretendesti un sistema di controllo che prevede la registrazione di tutto quello che avviene in casa? Quelle registrazioni dicono che fino a ieri sera hai scopato col tuo Fernando nel letto che doveva essere nostro; poi le notizie particolareggiate le ho avute direttamente da lui, compresi i filmini che ti ha spedito; hai già dimenticato tutto?”
“E vero; ho sbagliato qualcosa e l’errore mi torna contro adesso; ma tu come fai a conoscere Fernando?”
“Fra poco te lo dirà lui; non hai appuntamento qui?”
“Anche questo ti ha detto? Siete proprio grandi amici ... !”
“Io dovrei essere amico del farabutto che si scopa mia moglie alle mie spalle nella casa che era mia?
“Non riesco proprio a capire ... “
“Tina, lasciatelo dire da una vecchia amica; tu non hai mai capito niente!!!!”
Era intervenuta a sorpresa Franca che si era tenuta in ombra; l’ex moglie capì che a vuotare il sacco era stata l’amica più fedele, nauseata dagli errori che lei aveva commesso; cominciò a temere che anche l’incontro tra Fernando e Gerardo non avrebbe avuto nessun esito positivo; adesso aveva davvero paura di avere commesso un grave errore vendendo la bottega; senza quel riferimento, non le restava neppure una parvenza di lavoro; figurarsi poi i sogni di ricchezza!
Il suo amante era arrivato e aveva salutato tutti; andò ad abbracciarla e la baciò.
“Gerardo, questa è Tina di cui ti ho parlato ... “
“Tina, mi presenti tu o devo spiegare io?”
“Stronzo, quest’uomo è il mio ex marito; bel casino mi hai combinato! Gli hai detto anche i peli di quello che abbiamo fatto insieme; ti sei illuso che ti ponesse sul trono più alto e volevi nominarmi segretaria; non sai che Dino, quando ha perso le staffe, poche volte nella sua vita, ha fatto a pezzi chi ha cercato di mettere le mani su quello che era suo; tu non ci hai messo solo le mani; per cambiare la mia sorte; mi hai convinta a vendere la bottega ed ora mi trovo in mezzo a una strada. Complimenti, imbecille!
Dino, sei stato più paziente di Giobbe ed io ti ho messo letteralmente in croce; non potrò mai vergognarmi o pentirmi abbastanza; se mi permetti un piccola difesa, voglio che sappi che davvero credevo che tu volessi una ragazza casta, morigerata, fredda e senza passione; ho cercato di ingannarti recitando la verginella mente scopavo da troia fuori dal matrimonio; non ho alibi né giustificazioni da proporre; ma una cosa spero di poterla ancora chiedere.
Ormai è chiaro che ho distrutto la mia attività che mi consentiva qualche margine di autonomia; non ho un lavoro, ho perso l’unico pilastro a cui mi sono sempre aggrappata; rischio davvero di finire molto male; te la senti di fare un ultimo sacrificio di umiltà e di cercarmi un posto di lavoro che mi eviti di diventare prostituta di professione? Sei l’unica persona a cui posso chiederlo; so che hai il potere di farlo; mi indichi cosa fare per uscire dalla mia stessa trappola?”
“Dino, prima che dici qualunque cosa, io con Tina, Franca e Matilde ho vissuto gli anni dell’adolescenza, con tutte le bellezze, le dolcezze, le amarezze, gli errori e gli equivoci che caratterizzano quell’età; stiamo per dare una svolta alla nostra vita; non me la sento di assistere inerte al fallimento di una di noi; ha molte colpe, se così vuoi intendere; per me, ha fatto solo errori infantili ma imperdonabili; ti sta chiedendo in tutta umiltà un aiuto; io non me la sento di pestare le mani con cui si aggrappa al burrone.
Anche se dovessi massacrare i nostri sogni, ti dico che voglio che lavori con noi a questa meravigliosa avventura; Matilde sarà fin troppo impegnata nello studio che tu le allestirai perché sei un generoso; io mi dovrò occupare del laboratorio e delle attività fuori dell’atelier, a cominciare dalla straordinaria sfilata che hai proposto; lascia che Tina se ne vada per la sua strada, ma assumiamola come direttrice delle vendite.
Io lo devo a me, alla mia adolescenza, ai sogni frantumati di quattro ragazze straordinarie che si sono perse ma che non si abbandoneranno mai; scusami se vado contro il tuo parere ma le voglio ancora bene; non riesco a dimenticare anche che è stato per la sua ingenua presunzione se posso parlare con te di vita futura, di un figlio nostro, di grandi progetti; lascia che mi assuma la responsabilità di farla collaborare al nostro sogno; siamo comunque le tre amiche di sempre.”
“Silvia, abbiamo detto ‘società con l’eminenza grigia’; il mio compito è quello, stare a guardare e, al massimo, intervenire a suggerire se ti vedo in difficoltà; tu decidi le collaborazioni; non mi fa felice sapere che Tina, dopo avermi umiliato per anni, è accolta da te nella nostra famiglia lavorativa; spero che sul lavoro trovi quei talenti che non ha mai dimostrato; ricorda che ha gestito passivamente un negozio da mercato popolare; tu le chiedi di dirigere un casa di moda; non è la stessa cosa.
Ma ti amo e voglio vederti felice; se avere a fianco una vecchia amica ti fa bene, fa bene anche a me; se qualcosa dovesse rompersi tra noi perché la tua amica è capace solo di provocare frane e terremoti, sappi che te ne assumi tutte le responsabilità e le conseguenze; voglio credere che, obbligata a lavorare bene, Tina sarà in grado di sostenere il ruolo; lo vedremo dalla prima sfilata che ora diventa una cartina di tornasole; ti ripeto, se ce la fa, felice per te, per lei ed anche per me!”
“Dino, chi ha sbagliato e ti ha fatto molto male è la ragazzina che sognava il principe azzurro e non l’ha saputo riconoscere, anche se ha vissuto al suo fianco per dieci anni; ti prego di credere che ora desidero solo cancellare le tracce di un passato di tigna e di errori; avrò bisogno, come Silvia e come Tilde, del tuo aiuto e della tua guida; spero che saprai mettere da parte il tuo dolore e il tuo orgoglio per aiutarmi come ti chiedo adesso, io che non l’ho mai fatto.”
“Dino, noi crediamo all’amore anche se predichiamo il libertinaggio, e più ancora all’amicizia che ci tiene unite; la nostra eminenza grigia dovrà occupasi solo di questo, indirizzare tre donne ad essere amiche e imprenditrici; è nel tuo Karma e so che lo farai; l’amore, se lo vuoi, te lo darò in dosi da cavallo; tu liberati degli orpelli e sii te stesso; dammi amore, dammi un figlio e aiutaci a crescere, non solo mettendo a disposizione la tua casa per Tilde ma sostenendoci con l’esperienza e la maturità che possiedi a iosa; saremo felici tutti, tra qualche anno, quando nostro figlio avrà quattro mamme e un padre meraviglioso, credimi!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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