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Amori equivoci 1


di geniodirazza
07.10.2024    |    2.047    |    1 9.4
"Esce delicatamente e si stende al mio fianco; lo accarezzo dolcemente su tutto il corpo, quasi a significargli il piacere che ho provato per la bellissima..."
Incontro Franco, lo scopamico al quale ho deciso di dedicare questa giornata di sesso, al bar che frequentiamo solitamente; come al solito, è affettuoso, galante e leggermente volgare nei gesti e nelle parole, come piace a me; questo aspetto dei nostri rapporti è uno dei motivi di base per cui da mesi ormai tradisco senza limiti mio marito Nello, rivelatosi col tempo troppo ‘perbenino’ per i miei gusti.
Me ne sono innamorata assai giovane ed abbiamo trovato subito una buona intesa, specie a letto; con una mazza oltre i venti centimetri, di cui non sono riuscita a trovare simili nei maschi che mi sono scopata in seguito, mi prepara sapientemente con lunghissimi cunnilinguo, fellazioni spesso spossanti e manipolazioni varie e diverse; quando decide di scoparmi, attraversa tutta la casistica, dalle spagnole più saporite alle scopate da tutte le posizioni alle inculate più dure e piacevoli.
Per un paio d’anni, dopo il matrimonio, ho accettato tutto con gioia e dedizione; poi ho cominciato a sentire la mancanza delle ‘coccole’; come se fossi ormai diventata patrimonio quotidiano, non mi rivolge più lusinghe e commenti per i piccoli elementi che fanno il mio orgoglio di femmina; non si accorge quasi più di una pettinatura nuova, di un diverso colore del rossetto; non mi sbaciucchia anche a sproposito o in momenti e posti impossibili.
Anche quando stiamo scopando, non capita mai che mi dia qualche schiaffone sulle natiche, mentre mi sfonda il retto fino all’intestino; non mi strizza i capezzoli fino a farmi urlare, per farmi godere di più; mai una parolaccia per eccitarmi; si ferma non appena sente che il cazzo in gola mi soffoca; insomma, tutto rimane nell’ambito della correttezza che, a mio avviso, va bene in chiesa ma non a letto.
Non gliene ho mai parlato, perché voglio che sia lui a prendere coscienza delle mie esigenze, senza che debba espormi ad un giudizio negativo facendo richieste ‘strane’; ma lui, convinto di darmi tutto quanto mi serve, si limita a scopare da perfetto marito, secondo i canoni del matrimonio classico; non so proprio come dirgli che ho bisogno di altro; e mi trovo naturalmente a ricevere quelle stesse cose da maschi incontrati occasionalmente.
Sei mesi fa, mi sono fatta trascinare da un baldo giovanotto che, sotto i suoi occhi, mi ha colmato di dolcezze e di adulazioni, mi ha carezzato di nascosto il culo, con la mia partecipazione volontaria, e si è trovato invitato a incontrarci, il giorno dopo, al bar che frequento; è stato il primo dei maschi con cui ho scopato contro mio marito e sono tornata a casa giuliva come una pasqua perché mi sono sentita trattata da vera puttana.
Rotta quella diga, è stato tutto un susseguirsi di cicisbei che, capito il punto debole, si mettono in coda per arrivare a scoparmi almeno una volta; è ormai noto a tutti che voglio sempre e solo carne fresca ed evito di scopare due volte con lo stesso soggetto; solo con Franco ho fatto eccezione e sono ormai alcune settimane che, più o meno a giorni alterni, prima mi faccio corteggiare e stimolare al bar e lungo il viaggio, poi mi faccio sbattere per ore in un qualsiasi rifugio, motel o casa privata.
Stamattina mi stimola molto l’idea di una giornata tutta di sesso e umiliazioni al cornuto; è la mia giornata di libertà dal lavoro e voglio godermela tutta; appena gli sono a tiro, Franco, con mio grande piacere, mi afferra per la vita e mi stringe la figa contro il cazzo che gli si rizza immediatamente; gli impongo di contenersi e di non baciarmi in pubblico, come sta per fare, perché comunque siamo in un bar e certe effusioni vanno controllate.
Mi stringo al suo fianco e sento la mano che passa lussuriosa sul culo, a cercare le tracce dello slip che non trova perché non l’ho indossato; scivola verso il seno e verifica che neppure ho il reggiseno; l’unico mio vestiario è un vestitino fresco, perché siamo in primavera, corto poco sotto l’inguine e ampio da esporre il seno completamente; mi chiede se andiamo via; gli spiego che aspetto una telefonata da mio marito che mi deve fornire una chiave.
Commenta che, una volta tanto, dipendiamo dal cornuto; ribatto che sarà felice dell’attesa, perché il posto dove lo porterò è di una bellezza unica; il ‘mulo di casa’ l’ha acquisito per quatto soldi in una vendita all’asta; potrebbe diventare la ‘mia’ alcova dove sbizzarrirmi con maschi in grado di darmi il piacere che cerco; ridendo, assicura che, per un po’ di tempo almeno, sarà anche la ‘sua’ alcova perché è l’amante migliore che possa cercare.
Evito di dirgli che, se si tratta di cazzo, il suo è più piccolo e meno valido di quello di mio marito; le doti per cui lo cerco non sono neppure qualità, nell’opinione corrente; ma mi accorgo che sto prendendo le difese del mio ‘cornuto’ e preferisco glissare; piuttosto, ci sediamo ad un tavolo d’angolo e le sue mani, nascoste dall’ampia tovaglia, vanno subito a titillarmi seno e figa.
“Sei una vera puttana insaziabile; ti sfondo tutta, oggi!”
L’oltraggio mi suona carezza e per un attimo provo vergogna per come sto sprofondando nella miseria più becera; finché le dice in privato, su un letto, quelle cose mi eccitano; qui, in un locale pubblico dove incontro anche amici rispettosi e corretti, le sue sono solo volgarità gratuite che rivolge alla ‘sua puttana’ quasi che alla fine debba pagarmi per le scopate che gli concedo; lo prego di trattenersi almeno fino alla telefonata.
Nello mi chiama e mi spiega come fare per aprire i cancelli e la porta del bungalow che ha comprato in una nuova struttura turistica a ridosso della città; per crearmi un alibi, lo avverto che il telefonino fa i capricci e, per precauzione, lo terrò spento per tutta la giornata; so che è dotato di un GPS da cui lui potrebbe seguire i miei movimenti; lo spengo e cavo via la batteria; lo riattiverò quando avrò concluso la mia ‘missione’ di cornificarlo.
Saliamo in macchina e mi metto alla guida, lasciando che il vestito risalga fin quasi a scoprimi la figa; Franco ne approfitta immediatamente per ficcarmi due dita dentro e masturbarmi freneticamente; gli impongo di fermarsi, perché non mi va di procurare un incidente e di dover rendere conto a mio marito anche dei danni ai veicoli eventualmente coinvolti; a malincuore, cede e si limita a carezzarmi il ginocchio e la coscia fino a sfiorare la figa.
Arrivati al bungalow, non si sofferma nemmeno per un momento, come farebbe qualsiasi persona fornita di un minimo di buongusto, davanti ad un paesaggio incantevole e per lui nuovo; ancora prima che io apra la porta, mi sta già smanacciando culo, ventre e seni; in fondo, mi dico, è per questo che lo cerco; in qualche modo, lo sento e lo tratto da escort, un maschio che scopa meccanicamente a pagamento.
Tecnicamente, non si prostituisce perché non gli pago una tariffa; ma in poche settimane già gli ho fatto molti costosi regali, pagati con la carta di credito del cornuto; maglioni, camicie, scarpe e accessori vari mi sono costati forse l’equivalente di una tariffa media di escort; ma la coscienza, che non mi ripugna a calpestare crudelmente la fiducia di un uomo a cui avevo promesso lealtà e fedeltà sull’altare, mi spinge a giustificarmi che non è una scopata a pagamento, ma amicizia espressa in regali.
Cancello immediatamente le ‘ubbie’ che mi solleva la coscienza della mia stupidità e mi abbandono languida ai suoi baci focosi e stimolanti; in un attimo, sono nuda tra le sue mani e comincia il lungo percorso della preparazione delle scopate che mi aspetto celestiali; mi accarezza il seno e il ventre, infila le mani tra le cosce e mi titilla la figa lungamente; comincio a sbrodolare e a gemere per i piccoli orgasmi che mi scatena.
Mi spinge supina sul letto e piomba fra le cosce, portando immediatamente la bocca alla figa; lecca deliziosamente grandi e piccole labbra, finché raggiunge il clitoride; lo lambisce con la lingua e lo afferra tra i denti; lì scatta la differenza con Nello; mio marito a quel punto continua all’infinito a leccare e succhiare facendomi illanguidire e cadere in deliquio per la gioia del titillamento con labbra e lingua; raramente e con garbo stringe intorno i denti dolcemente.
Franco invece diventa aggressivo e violento; i denti sul clitoride diventano quasi uno strumento di tortura; molto spesso sono costretta a riconoscere a me stessa che avrei dovuto fare presente a mio marito una mia vena masochistica; poiché me ne vergogno, in buona sostanza, non gli ho mai detto niente; Franco lo ha scoperto per la sua innata violenza; quando si è reso conto che godo molto quando mi morde la figa, ha cominciato a farlo con determinazione e violenza.
Urlo i miei primi orgasmi; so che arriverò a sera completamente fuori uso per quanto sborrerò; lui è decisamente professionistico, se non proprio un vero e proprio bull; riesce a controllare le sue sborrate e a raggiungerne, in una giornata, al massimo tre, in bocca, in figa e in culo; mio marito, travolto dall’amore e dal piacere, non si trattiene ed è capitato che sia crollato senza forze dopo la quarta, in una notte.
Il mio obiettivo adesso è godere comunque allo spasimo; riesco a ribaltare le posizioni, lo spoglio velocemente, lo faccio stendere sul letto e mi attacco al cazzo giocando a farlo indurire fino a che gli dolga; ma è esperto e resistente e la sua mazza si leva alta a essere usata per il mio piacere; mi scopo in bocca fino a rischiare di soffocare o di vomitare; passo più di un’ora a leccare, succhiare e godere in tutta la cavità orale; masturbandomi mentre faccio il pompino, riesco a sborrare almeno tre volte.
Quando mi stende supina e mi viene addosso, so che mi scoperà a missionaria; appena mi ha infilato, in un solo colpo, il cazzo in figa, gli abbraccio i fianchi con le cosce e coi piedi dietro la schiena gli do il ritmo; con un colpo di reni ribalta la posizione e si fa montare a cavallerizza; sono io a quel punto che decido penetrazione e ritmo; l’ho imparato da Nello che ama molto farsi cavalcare e mi suggerisce i movimenti per variare le sensazioni e le emozioni.
Quando mi fermo perché i muscoli mi dolgono, mi fa mettere carponi e mi viene dietro; mi lecca a lungo, amorosamente quasi, su tutto il sesso, dal pube alle natiche; si ferma spesso a penetrare con la lingua culo e figa, spremendomi piccoli e grandi orgasmi; quando si solleva in ginocchio, so che mi scoperà a pecorina, per ora usando il culo solo per infilarvi le dita mentre mi sbatte il ventre contro le natiche con il rumore tipico delle carni che si scontrano.
Mentre mi scopa, mi afferra le tette, da dietro, e tira i capezzoli fino a farmi veramente male; i miei lamenti di dolore sono il segnale per fermare la tortura; Nello non è stato mai nemmeno tentato di farmi provare quel dolore; ancora una volta, sono costretta a riflettere che non gli ho mai accennato ad una mia possibile vena masochistica, unica giustificazione valida a certe preferenze; comunque i capezzoli martoriati sono un ulteriore elemento di piacere.
La ‘cerimonia’ dell’inculata ha tempi e modi ormai standard; prende dalla mia borsa il tubo del gel lubrificante e anestetizzante; mi lecca a lungo il buchetto; unge di gel le dita per facilitare i movimenti; riempie canale rettale e figa addirittura con quattro, due per ciascun buco; ruota quelle nel culo per ammorbidire lo sfintere; finalmente, appoggia la cappella all’ano e spinge con forza finché i coglioni sbattono sulle natiche.
Partecipo alle inculate con grande lussuria e godo moltissimo delle variazioni che propone, dalla pecorina alla posizione a cucchiaio, da destra e da sinistra, faccia a faccia sul bordo del letto o su un rilievo di cuscini sotto le reni, tutto disteso sulla mia schiena o dall’alto, mentre io appoggio solo le spalle sul letto e sollevo i piedi al suo collo; mente mi incula, io da sola o con la sua mano mi masturbo lungamente e raggiungo un numero non calcolato di orgasmi mentre lui controlla la sua sborrata.
Siamo arrivati all’alcova intorno alle dieci e mezza del mattino; mangiamo a letto due panini che avevo preparato prima di partire, innaffiandoli con una bottiglia di vino che nel frigo non manca mai; alle sei del pomeriggio decidiamo che ne abbiamo abbastanza; facciamo una salutare doccia, evitando di stare insieme sotto il getto per non arrivare tardi a casa, dove mio marito rientrerà alla solita ora di cena; rivestiti, usciamo.
Mentre chiudiamo il bungalow, Franco mi chiede quando prevedo di tornare ad incontrarci; un’idea che mi sta frullando per la testa si affaccia prepotente e gli chiedo se sia disposto a venire a scopare a casa mia, la volta seguente; mi chiede cosa farà mio marito; gli obietto che sfidarlo apertamente è proprio quello che sto meditando e che ora desidero più di ogni altra cosa al mondo; vedo nettamente la diffidenza manifestarsi sul suo volto; l’idea di una pistolettata da un cornuto non gli garba; me lo dice.
Lo disprezzo profondamente, a quel punto; poteva defilarsi in mille modi; ma la vigliaccheria che gli leggo in viso cancella di colpo tutte le motivazioni, assurde, per cui lo avevo accettato per tante scopate comunque gratificanti; lo avverto che non c’è più trippa per gatti e che inviterò qualcuno più disposto ad affrontare il rischio; sono convinta che Nello farà al massimo una scenata a me, ma sono pronta a rischiare anche la fine del matrimonio, per tentare di piegarlo alle mie scelte.
Rientro a casa stanca della kermesse di un’intera giornata; riesco ad imbastire una cena non ignobile e, quando mio marito arriva, mangiamo in fretta e accampo immediatamente stanchezza e un malessere inspiegabile; vado a letto anche per evitare possibili avances sessuali dal legittimo consorte; ho già deciso che il matrimonio può essere messo a rischio da una scopata offensiva; in realtà, sto cavando via la pietra che demolirà la costruzione della vita coniugale.
Quello che non so è che Nello, già messo sul chi vive da voci di corridoio, appena mi chiudo in camera va in bagno e controlla il mio vestito che reca tracce fin troppo evidenti di scopate senza limiti; ha anche notato che giro senza intimo e il sospetto è diventato realtà; curiosa nel telefonino e scopre che manca la batteria, che non ho riposizionato; non ha bisogno di andare oltre la somma del due più due per capire che ho passato la giornata a letto con un amante.
Non prende nessuna drastica decisione, esce di casa solo per sfogare la tristezza del sogno di una vita che finisce nella sborra di un caprone; non cerca una spalla asciutta su cui sfogarsi e non sogna vendette o ritorsioni; ma forse è stasera che incontra la persona determinante per gli sviluppi della nostra storia; quel che è peggio è che la va a cercare proprio nel bar da cui è partita la tempesta che sta sfasciando la nostra famiglia.
Dormo saporitamente, per la stanchezza e per la sinecura che sempre mi ha caratterizzato; non mi rendo conto che per un paio di settimane mio marito appare distante e diffidente; l’uomo che mi scopava quasi quotidianamente, non mi tocca per molti giorni e neppure me ne preoccupo, tesa come sono ad inseguire il mio sogno di vederlo piegarsi alla personale interpretazione dell’amore, decisamente equivocata.
Continuo ad inseguire l’utopia di vedere mio marito implorarmi di tornare ad amarlo alle mie condizioni; dovunque mi capita, aggancio giovani caproni da cui mi faccio montare senza problemi; Il ragazzo che aggancio dopo due settimane dalla scopata con Franco mi sembra perfetto per le mie esigenze; è abbastanza arrogante e supponente per accettare di venire a scoparmi a casa mia; non fa nessuna domanda su mio marito, anche se sa che sono sposata.
L’unica che mi ferma, per invitarmi a riflettere sull’opportunità di alzare l’asticella fino a quel limite, è Iris, una mia carissima amica, single per vocazione, per scelta e per determinazione; poiché è al mio tavolo proprio quando propongo allo sconosciuto di andare a scopare a casa mia, mi guarda quasi inorridita e osserva che certe scelte, compresa quella della vita da single, devono essere fatte sempre in una logica inoppugnabile.
Non condivide le mie convinzioni sulla ‘distrazione’ di mio marito al quale non ho fatto cenno di mie esigenze particolari; ritiene che la provocazione di fargli le corna nel letto matrimoniale può scatenare una bestia che non riesco a valutare; le dichiaro ingenuamente che l’amore tra coniugi non si incrina per qualche scopata; il mio è intatto; si mette a ridere e mi ricorda che il matrimonio obbligherebbe anche alla fedeltà; la mando al diavolo e mi porto a casa, alle sei del pomeriggio, l’amante nuovo.
So che Nello alle sette circa sarà puntualmente a casa e non intendo perdere tempo; appena entrati, lo guido alla camera e cominciamo a spogliarci lungo il percorso; quando si sistema in piedi davanti a me, seduta sul bordo del letto, attacco immediatamente i suoi abiti e tiro giù, insieme, pantaloni e boxer; il cazzo che mi esplode davanti al viso è un autentico gioiello; grosso come quello di mio marito, è chiaramente più eccitato e pronto a sfondarmi dappertutto, come mi aspetto.
Lo prendo a due mani, una sui coglioni e una lungo l’asta, e do il via ad una sapiente masturbazione, mentre lecco le palle e le porto in bocca una per volta; passo la lingua lungo la mazza e, arrivata in punta, gioco a lungo con ghirigori lungo la cappella; di colpo, la spingo in gola, in fondo fino a sentire conati di vomito e un senso di soffocamento; comincio a scoparmi in bocca mentre con la mano sulla mazza attivo una masturbazione esaltante.
Devo strizzargli i coglioni perché accenna già a sborrare; lo guardo con aria severa, capisce e si attiva per frenare; lo fa più volte mentre lo succhio e lo mando ai pazzi con il pompino più sazio che abbia mai ricevuto; capisco che non è abituato a grandi scopate e mi impegno a farlo godere al massimo e, al tempo stesso, ad insegnargli come far godere una donna calda come me; le carezze che mi rivolge mi dicono che è l’allievo giusto.
Sfila via il cazzo dalla bocca e si dedica al mio abbigliamento, scarso e facile da sfilare; sono nuda in pochi attimi e sento che mi afferra i seni, mentre infila in figa due dita che mi masturbano sapientemente il clitoride; mi spinge supina sul letto, scende sulle tette e comincia a leccare, succhiare e mordere con forza i globi e i capezzoli che tortura con denti avidi e abili; deve avere avuto informazioni sulle mie preferenze e mi rendo conto che mi sta letteralmente e sadicamente torturando mentre gode.
Quando scende lungo il ventre fino alla figa, sento i denti che afferrano subito il clitoride e lo tormentano; scatta il suo istinto sadico e mi accorgo che mi fa effettivamente male; ma di quel dolore io colgo solo la parte che mi eccita terribilmente; avrei dovuto appurare e far sapere a mio marito che ero masochista impagabile, ma mi nascondo dietro la convinzione che quella cosa doveva intuirla lui e comportarsi di conseguenza; si sarebbe risparmiato tante corna.
Intanto, il mio amante occasionale mi sta divorando letteralmente la figa ed io esplodo in orgasmi successivi che gli inondano viso e bocca dei miei umori da orgasmo; quando è sazio delle sborrate che mi ha provocato, mi fa sistemare al centro del letto, mi viene addosso e mi pianta nel ventre la sua notevole mazza; mi duole l’utero, per la violenza con cui ha picchiato contro; ma sono felice anche di quello e godo.
Si stacca da me, frenando ancora una volta la sborrata, e mi fa mettere carponi sul letto, si colloca dietro di me e aggredisce con la bocca il sesso; tra languide leccate, dolci titillamenti con le dita e morsi feroci che mi stimolano, fa passare alcuni minuti; il piacere sommo lo raggiungo quando mi schiaffeggia le natiche urlandomi la sua gioia di possedere un culo così bello e voglioso; mi sento enormemente gratificata dai complimenti e il mio piacere si fa ineffabile.
Finalmente si solleva in ginocchio, accosta la cappella alla figa e spinge in fondo la sua notevolissima mazza; urlo per il dolore dell’impatto sull’utero e ancora di più per la lussuria che la scopata mi ha sollecitato; sposta la cappella verso l’alto e sento che mi incula solo con gli umori che il cazzo ha raccolto dalla figa; grido per il piacere che la scopata violenta mi procura ma godo anche perché sento la mazza violentarmi l’intestino e, da dietro, ancora una volta l’utero; sborra rapidamente.
Esce delicatamente e si stende al mio fianco; lo accarezzo dolcemente su tutto il corpo, quasi a significargli il piacere che ho provato per la bellissima prova di scopata che ha appena superato; avverto qualche dolore al culo e alla figa per la violenza del rapporto, ma sono languida di piacere; ascolto con attenzione i rumori che vengono dalla casa, dove qualcuno ha aperto la porta e aspetto con ansia che mio marito venga a prendere atto delle sue corna.
Accolgo con un sorriso ironico e irridente il suo volto che si affaccia nel riquadro della porta della camera.
“Ciao, stronzo, sei contento che finalmente sai per certo di essere un povero cornuto? Adesso che intendi fare?”
Non pronuncia una sillaba, si gira ed esce; sento la porta di casa che sbatte; di tutte le reazioni che potevo ipotizzare, quella è la meno prevedibile; invece mio marito, con una determinazione degna di altre motivazioni, mi pianta in asso, rabbiosa più che se mi avesse morso un cane affetto dalla malattia; poiché ormai la scopata c’è stata ed è risultata soddisfacente, almeno per me, dico all’amante del momento di andare via perché non ho più voglia; si riveste e mi lascia ai miei tormenti.
Dopo la farsa, risultata inutile, recitata per offenderlo, Nello sembra dissolversi dal mio mondo; pranza e cena fuori, non mi rivolge il saluto neppure se ci scontriamo fisicamente in casa; ignora qualunque cosa gli dica e dorme nel suo studio, su un divano letto messo lì appunto per casi di emergenza; tignosa più di lui, continuo imperterrita a godermi i maschi che mi capitano, portandomeli talvolta anche a casa, dove so che non lo vedrò per niente.
La sorpresa mi arriva una sera che sto cenando da sola, come sempre, e non so ancora come imbastirmi una serata di corna al pecorone, scappato e non ricomparso, ma che comunque non deve avere assunto iniziative per rompere il matrimonio, perché sue tracce mi compaiono nello studio ormai diventato il suo rifugio in casa; sembra quasi che sia lui a nascondersi da me ed evitare in ogni modo di confrontarsi, forse perché non ha motivazioni da opporre alle mie scelte di libertà, o di libertinaggio.
La scampanellata mi scuote dal mio torpore; vado ad aprire chiedendomi chi possa intervenire a risolvermi una serata in cui non voglio restare sola coi miei problemi; i cinque che entrano non hanno facce né conosciute né raccomandabili; si presentano come amici di Nello che hanno saputo da lui che la moglie ha voglia di giocare a scopa con amici e sono lì per farla contenta; sono quasi felice, perché, nella mia lettura, è la resa di mio marito che mi ha portato degli amanti per godere delle sue corna.
Chiedo lui dove sia, mi rispondono vagamente che prima o poi arriverà; ma ormai non mi interessa più; se ha mandato gli amici, per me vuol dire solo che si è rassegnato a farmi scopare con altri anche se mi turba che abbia scelto lui i partner; li sto spogliando e mi stanno denudando mentre andiamo verso la camera; mi sento esplodere di gioia a mano a mano che vedo spuntare le mazze notevoli che hanno e che mi preparo a sorbirmi col massimo piacere.
Mi trovo, quasi senza rendermene conto, nuda sul letto con cinque maschioni intorno, tutti nudi e a cazzo duro, che mi afferrano senza riguardo da tutte le parti; non sono palpamenti, i loro, ma strette violente, dolorose, come se qualcuno li avesse avvertiti delle mie perversioni; a sorpresa, uno mi infila nella figa una mazza grossa e lunga che mi sconvolge il ventre; otto mani mi sollevano insieme e uno mi si infila sotto; gli altri mi abbassano sul cazzo di culo, sfondandolo mentre arriva all’intestino.
Sento le budella sconvolte dalla mazza terribile che mi penetra senza lubrificazione; un cazzo mi ha occupato la bocca e non riesco neppure a urlare come mi verrebbe naturale; le mani sono impegnate, ai miei lati, da due mazze che sembrano non smettere di gonfiarsi; le masturbo e succhio quello in bocca; cerco di adeguarmi alla penetrazione multipla e lascio che i due mi fottano in culo e in figa.
A mano a mano che procediamo nella scopata, mi rendo conto che non è il sesso il loro obiettivo, ma la violenza, assai superiore al mio masochismo; uno dei cazzi si sfila dalla mia mano e si va ad affiancare a quello che mi scopa in bocca; mi trovo a succhiare con enormi difficoltà due cazzi insieme; le mascelle mi dolgono per la fatica, ma i due mi sbattono le mazze nell’esofago senza pietà e senza rallentamenti.
Non vedo nessuna motivazione ad una violenza così cinica e immotivata; ma i cazzi in bocca mi impediscono di articolare qualunque protesta; una mano blocca sul letto il braccio libero; l’altro cazzo che masturbavo si sfila e il tizio si affianca a quello che mi scopa in figa; mi fanno sollevare in alto le gambe e infilano le due mazze, insieme; sento che i tessuti si lacerano perché due sberle difficili da sopportare individualmente sfondano insieme l’utero.
Sento di svenire e quasi neppure più sento quello che mi fanno per alcune ore; mi trovo sola, in un lago di sangue che sgorga da culo e figa; con le mascelle dolenti per lo sforzo, riesco a malapena a chiamare il pronto soccorso; mi trascino alla porta e la lascio aperta per i soccorsi che arrivano molto rapidamente; non riesco a rispondere a nessuna delle domande che mi pongono e mi abbandono svenuta al dolore e al senso di liberazione da un incubo.
I medici non mi lasciano parlare e i poliziotti all’ospedale non possono avere molte indicazioni; dalla borsa che avevo lasciato in casa hanno derivato le mie generalità e sento dire che hanno avvertito mio marito a casa dei miei; non so se sbalordisco, se mi preoccupo per l’imprevedibile novità o semplicemente mi meraviglio che il cornuto si sia rivolto proprio ai miei familiari; ma, nelle mie condizioni, non posso dire niente senza tirarmi la zappa sui piedi.
Quando arrivano i miei genitori, immediatamente salta fuori che ricevo in casa, in assenza di mio marito, amanti violenti e irrispettosi, sconosciuti a tutti e aggressivi; ma più ancora emergono le corna che ho fatto a mio marito per sei mesi; la reazione di schifo dei miei genitori è automatica e indiscutibile; per il loro intendimento della famiglia e della morale, sono fuori da qualunque ipotesi di perdono.
C’è assai poco da discutere; decidono, famiglia e rappresentanti della legge, che ho l’unica scelta di andare via in attesa della separazione giuridica e del divorzio; come risolverò la mia vita, non interessa a nessuno; per fortuna, mi viene a trovare Iris che mi garantisce ospitalità finché non troverò un alloggio mio; lo stipendio mi consente una vita modesta, come quella di tante mie compagne di lavoro che ci vivono ma che non si possono permettere i lussi che faccio pagare al cornuto.
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