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Le fisime di Francesca


di geniodirazza
30.03.2025    |    2.302    |    1 9.7
"Forse per un’ora non mi sono stancata di leccarlo in ogni dove, dalla punta del cazzo al buco del culo, scusami, Nico, questi discorsi forse possono..."
Non era facile la vita in una cittadina di provincia, quando ero nel pieno della giovinezza e il mio obiettivo primario era soprattutto godere ed essere felice; a venti anni, con un carattere peperino ben rodato negli anni, non potevo certo votarmi a pratiche ecclesiastiche e a ritiri spirituali; avevo cominciato a fare le prime seghe ancora alla scuola media; lì stesso mi ero esercitata a succhiare cazzi ed ero diventata un’artista del pompino; il culo l’avevo dato a sedici anni e la figa a diciassette.
In sostanza, il mio corpo armonioso e rotondo nei punti giusti era il bengodi di tutti gli amici coi quali uscivo la sera, specie nei fine settimana, per andare a ballare in una discoteca nel vicino capoluogo di provincia; ovviamente, solo una parte della serata era dedicata al ballo ed ai contorcimenti più deliziosi per offrire il meglio che il corpo di una donna poteva proporre; il grosso della serata e della notte era riservato alle scopate nei bagni o nelle auto nel parcheggio.
Il mio seno straripante, un quarta abbonante senza costrizione di reggiseno, era un magnete naturale per gli occhi di tutti i ragazzi allupati che si precipitavano a venirmi addosso con la massima disinvoltura quando scendevo in pista col gonnellino il cui bordo sfiorava appena i peli del pube, a quel tempo ancora non rasati, e con un top che sottolineava il seno prosperoso e ne accompagnava il ballonzolare al ritmo della musica del momento.
Ero decisamente felice di sentirmi ammirata, desiderata e, in qualche modo, amata; e lo ero ancora di più quando un cazzo novo, ancora non assaggiato, veniva a strusciarsi contro la figa già rorida di suo e si infilava direttamente tra le natiche, quasi per andare a cercare con la punta, nonostante gonnellino e perizoma, la figa da sfondare; se poi, contemporaneamente, due mani mi artigliavano le tette e stuzzicavano sapientemente i capezzoli, allora era l’Eden, per me.
Con Nicola, il mio ragazzo del momento, avevo un rapporto molto chiaro ed aperto; gli avevo parlato della mia predilezione per i cazzi forti e grossi; gli avevo anche spiegato che l’amore era un sentimento che non si ripartiva; ma anche che il sesso e la passione non intendevo farli monopolizzare da nessuno; per questo, non avrei mai accettato di dare solo a lui il culo o la figa; pur amandolo con tutta me stessa ed essendo disposta in prospettiva a fare coppia, non gli consentivo di porre veti sulle mie scopate libere.
Potevamo stare bene insieme se lui accettava che io scopassi quando dove come e quanto mi piacesse; la mia ninfomania era ormai acclarata e gli chiedevo di accettare l’amore come sentimento unico e assorbente ma di lasciarmi le scopate che preferivo senza fare obiezioni; d’altronde, erano ormai anni che i miei amici costituivano il terreno di pascolo dove prendevo cazzi da succhiare, manipolare, infilare in figa; lui invece amava sentire me che gli raccontavo i particolari delle scopate.
Lo intrigavano al massimo i racconti relativi a quello irruento che aspettava solo di vedermi appoggiata a pecorina sul sedile posteriore dell’auto, col culo fuori della macchina, per infilare di forza la grossa mazza in vagina; lui, anzi, il piacere maggiore lo provava quando gli descrivevo passaggio per passaggio le emozioni che mi dava prendere in mano il cazzo barzotto e sentirlo gonfiarsi nelle mani; poi il piacere sensuale quando la mazza scivolava sulle labbra e penetrava attraverso il palato sino alla gola.
La narrazione delle grandi scopate, delle grandi seghe, dei pompini stratosferici e delle spagnole elaborate era fonte di grande piacere per lui; per questo, quasi sempre mi dilungavo a descrivergli le scopate, quando ci trovavamo i giorni seguenti, o a progettare con lui le scopate che volevo farmi e mi sarei fatte, quasi che a quel punto scopassimo insieme; lui non sapeva ancora dire con chiarezza quali sentimenti lo spingessero ad accettare quella condizione.
Però aveva posto alcune condizioni; la prima era che niente avvenisse alle spalle; dovevo avvertirlo delle iniziative di scopate e, dopo, parlargliene ampiamente e dettagliatamente; la seconda era che non mi lasciassi mai scappare nessun accenno alle corna perché lo avrebbe ritenuto offensivo e non poteva rassicurarmi su reazioni esagerate e imprevedibili; lo stesso valeva per i miei partner; lui accettava di starsene nell’ombra a lasciarmi scopare in pace, ma guai se uno degli amanti esprimeva giudizi offensivi.
Nei miei raid sessuali la rabbia scattava quando si incontrava la mazza che pareva giusta per quella situazione, ma non c’erano le condizioni per portarsi a letto lo sconosciuto; succedeva quasi sempre quando si andava con una sola macchina in cinque e alla fine, in parte per una sorta di strana vergogna in parte per oggettive difficoltà ad organizzarsi, nessuno riusciva a scopare come avrebbe voluto; nella maggior parte dei casi, si risolveva con un lungo e sofferto petting strusciandosi tra le cosce un cazzo duro da far male.
L’ultima volta mi era capitato con un ragazzo di colore, bello come tutti quelli della sua nazionalità, che mi aveva affascinato sin dal primo momento e col quale avevo passato gran parte della serata a coccolarci e a strusciaci addosso quasi per sentire la pelle dell’altro sulla nostra; alla fine, mi ero decisa ad abbassare la mano fino all’altezza degli inguini ed aveva afferrato alla base un cazzo di notevoli proporzioni di cui stentavo quasi a tenere il diametro nel cerchio di pollice e indice che si toccavano.
Decisa a combinare comunque qualcosa col nuovo arrivato, lo spinsi delicatamente verso i bagni e riuscii ad impossessarmi della porta di quello per i disabili spingendo rudemente un’amica che cercava di appartarsi; appena dentro, sapendo che presto avremmo subito pressioni per fare in fretta, gli abbassai pantaloni e boxer e mi impossessai dello scettro di maschilità che esibiva orgoglioso; lo presi a due mani e cominciai a masturbarlo godendo di sentirlo indurirsi ancora di più tra le dita.
Quando sentii che rischiava di godere tra le mani, ne ritrassi una che portai alla figa e mi masturbai quasi con ferocia per arrivare a godere in fretta, mentre accompagnavo la cappella alla bocca dove la feci penetrare con qualche difficoltà; con un paio di spinte contro il velopendulo raggiunse un velocissimo orgasmo che mi scaricò sulla lingua inondandomi completamente la bocca; contemporaneamente, dall’utero una lava bollente di umori si scatenava nello squirt più intenso che ricordassi
Era una sera come tante, quando lui affrontò il problema.
“Franci, com’è andata ieri, con gli amici?”
“Una gran bella serata, Nico; eravamo in sei in due macchine e solo quando ci siamo fermati in una radura del bosco mi sono resa conto che c’ero solo io, come femmina; credevo che altre due mie amiche si fossero unite; ma mi spiegarono che avevano avuto difficoltà all’ultimo momento e non rimaneva che giocare tra di noi; lo sai, che quando si tratta di giocare io perdo il senso del controllo e non ho perso tempo a stendermi sul sedile posteriore del Suv, quello più grande e spazioso, e a prepararmi a scopare.“
“Uno per volta, a coppie o tutti insieme?”
“Sai ... , è un discorso difficile; è ovvio che parti sempre per un tete a tete ma poi qualcuno si infila, si impossessa di altre posizioni e finisco per trovarmeli tutti e cinque addosso, assai arrapati e pronti a farmi provare tutti i piaceri del mondo ... Insomma, avevo accettato di fermarmi con loro perché è da anni che me li scopo e mi sono diventati quasi necessari; poi, li avevo assaggiati in tutte le salse; è chiaro che la situazione, con tutti e cinque, era speciale e meritava una prova.
Il primo a fiondarsi a mangiarmi la figa è stato Davide, che è diventato assai bravo nel cunnilinguo; dopo dieci minuti ero in una tempesta di orgasmi mentre lui imperversava a succhiare, titillare, mordicchiare e leccare il clitoride; poi qualcuno ci ha rovesciato, è penetrato con tutto il viso tra le chiappe ed ha preso a succhiarmi e leccarmi il culo aprendomi lo sfintere con le dita che, fino a tre, si sono infilate nell’ano ed hanno ruotato per allargare l’entrata.”
“Hai sborrato molte volte?”
“Non ti so dire quante! Pensa che, mentre i due mi succhiavano l’anima dalla figa e dal culo, gli altri tre si sono attaccati alla bocca e due ai capezzoli, uno a testa, e mi hanno svuotato di tutti gli orgasmi che potevo raggiungere in una serata così particolare; dopo che si sono saziati largamente di me, si sono dedicati a scoparmi e li ho sentiti in figa uno per volta; poiché erano frenetici e non volevano rispettare turni, uno si è steso schienato sul sedile e mi ha fatto montare sopra.
Sai quanto mi piace scopare a cavallerizza; figurati con che gioia mi sono inginocchiata sopra di lui e ho sentito una mazza enorme sfondarmi il ventre fino ad urtare con la punta la cervice dell’utero; mi ero appena assestata seduta sul cazzo quando un altro, alle spalle, mi ha schiacciato contro il primo e ha cercato di incularmi con una determinazione che non ricordavo; ho sentito il cazzo premere contro l’ano ed ho dovuto urlare che non accettavo l’inculata per obbligarli a non provarci più.
“Stai dicendo che ti hanno scopato anche in più di uno contemporaneamente? Hai anche fatto pompini mentre lo prendevi in figa? Anche agli altri hai dedicato sesso e passione?”
“Certo, amore mio, tutti sono usciti soddisfatti da quell’esperienza, sia chi mi ha scopato, sia quello che mi si è seduto sulla faccia e mi ha messo in bocca un cazzo da oltre venti centimetri e alla fine ha sborrato con grande fervore.
Quelli a cui avevo dedicato all’inizio solo una sega, me li sono spupazzati dopo, da soli, in un fuori programma che ho improvvisato scopando per quasi un’ora con ciascuno di loro; ovviamente ne soddisfacevo due per volta per essere felice anche io; la posizione normale era un in figa ed uno in bocca; talvolta si cambiavano di posizione ma sborravano senza fermarsi.”
Mentre raccontavo la mia kermesse con cinque partner, lui mi stava montando volentieri alla missionaria, come mi piaceva, con le gambe aperte a forbice e trattenute per le caviglie, mentre lui mi chiavava con colpi metodici, calmi e lenti per fare durare il più a lungo possibile il piacere della scopata; gemevo ed urlavo ogni volta che lui spingeva il cazzo più a fondo nella figa; lui accompagnava la scopata con una serie di vergognosi epiteti che in quel momento suonavano di pura lussuria.
“Senti, grande troia, quel ragazzo nero di cui mi hai parlato tanto, non l’hai più visto?
“Si, amore mio, l’ho rivisto e l’ho anche assaggiato di nuovo ma non sono riuscita a scoparmelo come vorrei perché non ancora sono riuscita a portarmelo a casa; mi manca rotolarmi sul letto e sentire la sua mazza sulla pelle del corpo; ricordi che per settimane ho dovuto limitarmi a stringermi a lui ballando fino a sentire tra le cosce, contro la figa, la sua mazza che è più grossa di quante ne ho mai assaggiato?
I primi tempi quasi non ci credevo quando sentivo sbattermi contro il ventre quell’enorme batacchio; poi feci la faccia tosta e abbassai la mano almeno per sentirlo tra le dita e scoprii che non lo riuscivo a circondare tutto, tanto era grosso; quella volta che lo trascinai in bagno e gli abbassai pantaloni e boxer credetti di svenire per la gioia; una cazzo enorme mi scivolò tra le mani e si irrigidì fio a diventare una barra d’acciaio che puntava diritta al mio ventre; da allora, desiderai sentirlo nell’utero.
Non ero riuscita ad averlo tutto come mi sarebbe piaciuto, perché è davvero grosso e bisogna avere davanti tanto tempo, per gustarselo totalmente; nel bagno della discoteca riuscii a prenderlo in bocca, come mi piace moltissimo; e non ti nascondo che ho provato una gioia unica quando rischiò di soffocarmi con una botta troppo forte; ma lo sai anche tu che in bagno si possono fare solo sveltine rapide e superficiali.
L’altra settimana i miei lasciarono la casa vuota per un paio di giorni, per una visita di cortesia a parenti in una città vicina; ne approfittai subito per chiedere a Mohamed di venire a casa mia dove speravo di restare da sola a lungo; lo incontrai davanti al negozio dove lavora, lo presi su in macchina e lo portai dove abito.
Appena entrati in casa, avvertii immediatamente la grande lussuria a cui dovevo prepararmi; mi afferrò in un abbraccio a tenaglia che quasi mi soffocava e la sua bocca, umida, carnosa, grossa, risucchiò interamente la mia in un bacio che non ha eguali nella mia memoria; la lingua larga, pastosa, piena, mi ingombrava tutta la bocca e la percorreva in ogni papilla; sentii quella lingua scoparmi come un cazzo di notevole spessore dappertutto, dalle gote alla gola fino al velopendulo.
Mentre con la bocca mi faceva vedere il paradiso del piacere, con la mani forti, grosse, nervose, mi stringeva le natiche e mi attirava verso il ventre; tra le cosce, una mazza spropositata mi strusciava la figa e mi faceva sbrodolare; perdonami amore, ma il tuo cazzo è un fuscello rispetto a quel bastone di carne che mi scivolava sulla figa e mi faceva godere in tutto il ventre; abbiamo passato un tempo interminabile e velocissimo al tempo stesso, a simulare una scopata in piedi, ancora vestiti.
Quando mi sono risvegliata dal languore lussurioso in cui quel bacio mi aveva piombato, mi sono seduta ai piedi del letto e l’ho tirato a me per le natiche forti e compatte; gli ho aperto il pantalone e l’ho fatto scivolare a terra; gli ho sfilato il boxer innalzato a vela per la mazza che spingeva; la ‘bestia’ mi è apparsa davanti agli occhi in tutta la sua immane possanza; ti giuro, amore, che era veramente impressionante quella mazza di carne di almeno venticinque centimetri che mi copriva il volto, dal mento alla fronte.
L’ho presa a due mani, perché una sarebbe stata insufficiente, e l’ho masturbata per qualche minuto; mi dava una grande sensazione di potenza tenere tra le mani quella bestia, domata dalla mia lussuria, e accarezzarla come un giocattolo prezioso; il movimento sull’asta scopriva la cappella, enormemente larga, a coprire lo spessore del cazzo, viola dalla tensione dell’erezione e pronta a sfondarmi in tutti i buchi.
Ho carezzato a lungo quel cazzo e me lo sono gustato sulla pelle del viso, delle mani, delle braccia; me lo sono passata su tutte le superfici possibili e lo sentivo diventare parte di me, per quelle ore di scopata; quando ho visto che il precum appariva sulla punta, ho spinto avanti la lingua ed ho leccato delicatamente solo le gocce; poi però ho percorso tutta la mazza, dalla cappella ai peli del pube, corti e ricciuti; è cominciata la mia ‘avventura della leccata’.
Forse per un’ora non mi sono stancata di leccarlo in ogni dove, dalla punta del cazzo al buco del culo, scusami, Nico, questi discorsi forse possono turbarti; ma con quel cazzo per me nuovo e sconosciuto, ho realizzato il pompino più ricco, più tecnico e più bello che si possa immaginare; dopo averlo leccato meticolosamente su ogni centimetro, spostandomi continuamente dall’alto in basso e girandoci intorno per sentire ogni ganglo, ogni bitorzolo, finalmente ho preso tra le labbra solo la cappella ed ho succhiato; sentivo che l’altro godeva e fremeva ad ogni risucchio; per fortuna, ha retto senza sborrare.
Tirando fuori la lingua e facendoci scivolare sopra la mazza, ne ho preso in bocca una parte, quella che riuscivo a far entrare della sua grande massa; ho guidato la punta verso il palato e, in fondo, verso la gola; mi sono fatta scopare in gola per lungo tempo, godendo di tutte le emozioni che la grossa nerchia mi provocava nella figa e nella testa; sono sicura di avere avuto almeno tre orgasmi, e tutti belli grossi, perché mi perdevo completamente nella sensazione di infinito che mi dava la mazza.
Il ragazzo deve essersi stancato di sentire il cazzo usato come un giocattolo per il mio piacere; mi ha denudato velocemente e mi ha spinto supina sul bordo del letto, si è accucciato sul pavimento ed ha affondato la testa sulla mia figa; non te la prendere, amore mio, ma sono andata in paradiso, quando la sua bocca grossa e carnosa ha percorso il pube ed ha artigliato il clitoride.
Ho creduto di impazzire dal piacere quando ho sentito la mia femminilità risucchiata in quelle labbra che tante sensazioni mi davano; mi sono abbandonata alla libidine e ti assicuro che quella provata è indicibile; la lingua che avevo appena percepito in bocca è diventata uno strumento di piacere inimitabile; mi ha percorso tutto il canale vaginale, ho pensato che fosse arrivata addirittura all’utero ma era solo la lussuria che inondava il mio corpo; mi sono abbandonata urlando e gemendo.
Dopo avermi fatta impazzire con un cunnilinguo mai provato prima, mi ha chiesto di girarmi e di sistemarmi carponi, a quattro zampe, sul letto; mi è venuto alle spalle ed ha ricominciato a leccarmi; stavolta passava la lingua, larga, umida, pastosa, lungo tutto il perineo, dalla figa al culo; ogni tanto infilava la punta in uno dei due buchi e mi faceva godere fino a sborrare; standomi dietro, ha facilmente portato la punta del cazzo alla figa, già abbondantemente umida delle sborrate che mi sono sgorgate dal ventre per il grande piacere. Una sola botta e venticinque centimetro di cazzo mi sono arrivati sino al ventre.
Ho urlato e ho dovuto frenarmi perché il vicinato non udisse i miei urli e si spaventasse; mi ha chiavato a lungo ed ho goduto senza limiti del piacere della mazza dentro; ma lo schiaffo del ventre sulle natiche, ritmico e violento, mi eccitava quanto la mazza che mi stimolava i muscoli del canale vaginale riempito come non lo è mai stato; ho sentito un dito che andava a saggiare il buco del culo ed ho capito che la prossima mossa avrebbe potuto essere un’inculata epica; lo avevo avvertito che nel culo non volevo prenderlo ma sapeva che avrei lasciato fare e si è limitato a titillarmi con grande piacere mio.
Quando ha deciso di scoparmi da dietro, mi ha lubrificato tutta, prima con la lingua a spatola sul culo e sulla figa poi ha infilato la sua mazza e l’ha spinta fino in fondo attirandomi a se per le tette che aveva artigliato da dietro; ho sentito il ventre squarciarsi, quando quel mostro è entrato dal culo nelle viscere; dopo un attimo di turbamento, nemmeno di dolore, ho provato solo piacere.
La libidine mi ha invasa tutta, dalla testa alla figa fino al cuore; è stato il momento più bello di quel pomeriggio; lui mi ha fatto girare in ogni modo per variare l’angolo di penetrazione; mi ha messo sdraiata al suo fianco e mi ha scopato sollevandomi la gamba libera, alternativamente la destra e la sinistra; si è steso tutto sopra di me e mi ha scopato in figa strusciandomi sul culo totalmente col ventre sulle natiche e i pettorali sulla schiena; intanto, mi stimolava i capezzoli o mi titillava la figa.
Mi ha chiavato a cucchiaio, dall’alto; insomma ho sentito quel cazzo meraviglioso girare per tutto il corpo come meglio poteva; quando si è saziato, ha ricominciato con la figa ed ha percorso anche stavolta tutto il repertorio possibile; in tre ore e passa, ho provato tutto, dalla spagnola al pompino più raffinato, dalla sega alla scopata più elaborata fino all’inculata epica; non ho fatto che prendere dentro il cazzo ed ero veramente al colmo della felicità.”
“Da quello che capisco, hai goduto come una vacca e per te è stato un episodio di grande importanza ... Oppure è stato qualcosa di più significativo? Non è, per caso, che ormai il piacere di questa nuova mazza mi esclude non solo dal panorama delle tue scopate ma anche dei tuoi affetti e devo cercarmi l’alternativa? Sono ancora validi i nostri accordi o qualcosa tra noi è cambiato?”
“Non è cambiato niente nel nostro rapporto; io continuerò ancora a chiederti di lasciarmi libertà di scopare e di accontentarti della certezza del mio amore; i patti sono quelli e saranno rispettati sempre; se dovesse succedere qualcosa di diverso, sono la prima a dirti che puoi anche intervenire con tutta la violenza e la cattiveria che ritieni; io rispetterò gli accordi, sempre. Non ci saranno novità strane; e comunque non posso farci niente; sei tu il debole e, se non reggi ad un principio di libertà intangibile, il problema è solo tuo.”
“Il tono della voce, alcune frasi strane e tutta una situazione generale mi suggeriscono che questa tua strana passione per il nero non è normale e non può valutarsi come le amicizie antiche di anni con ragazzi ‘normali’; è chiaro che siamo alla vigilia di grandi cambiamenti e che dovrò essere il primo a prenderne atto. Spero che non costerà a te molto più che a me la rottura che stai avviando con tanta determinazione. Per quel che mi riguarda, dirti addio è più facile di quanto tu ti illudi ... “
Pareva che fosse stata fatta chiarezza tra due giovani innamorati; ma non avevo detto tutto e con chiarezza; avevo cercato di glissare sull’entusiasmo con cui mi ero fatta scopare dal ragazzo di colore e sull’enfasi con cui lo avevo invitato a tornare a trovarmi spesso, cosa che avevamo regolarmente fatto, sicché le corna di lui ormai erano più che ramificate; lui aveva taciuto che molte voci ostili erano arrivate e tutte concorrevano a indicare la sua come la situazione di uno schiavo dominato da una puttana.
Il ‘crac’ arrivò improvviso una sera che lui venne inaspettato a prendermi alla gelateria dove avevo passato il pomeriggio con gli amici ed avevo largamente e a lungo pomiciato e scopato con molti di loro; quando Nicola entrò nel locale, mi stavo strusciando con il ragazzo di colore assaporando nella maniera più lussuriosa la mazza grossa e dura; ero di spalle e fu il mio partner a vederlo.
“Bada che è arrivato il tuo cornuto; sarà bene che gli dia qualche contentino per tenerlo buono ... “
Capii immediatamente che l’imbecille aveva detto l’unica frase che poteva distruggere il rapporto con il mio ragazzo e sperai di rimediare staccandomi di colpo e con violenza dal lubrico abbraccio col nero e lanciandomi verso il mio ragazzo, ma ne vidi solo la sagoma allontanarsi verso l’auto parcheggiata davanti al locale; cercai di inseguirlo ma mi dovetti arrendere e guardare desolata il retro dell’auto che si allontanava sgommando.
Tentai inutilmente di contattarlo; urlai e imprecai contro l’improvvido amante occasionale che con una frase imbecille aveva ucciso la ‘gallina dalle uova d’oro’, il ragazzo con cui forse potevo sperare di realizzare una vita di dissolutezza e di piaceri col beneplacito di lui che presto o tardi avrebbe rivelato le sue inclinazioni di omosessuale, di cornuto contento e di slave disponibile ad una padrona energica e furba.
Per qualche settimana cercai di nascondere sotto il tappeto la delusione per aver perso un punto certo di riferimento nella mia vita ignobile; poi cedetti alle pressioni degli amici e recuperai le mie abitudini per essere presente e in prima linea in tutti gli eventi, sopratutto quelli che si sarebbero scatenati in orge sfrenate e che si organizzavano in tutte le località dove fosse possibile trovarsi a scopare senza limiti e senza problemi.
La proposta di spostarsi in un’altra città, capoluogo di provincia confinante con la nostra anche se pertinente ad altra regione, ci colse impreparati, perché il nostro mondo non era mai andato oltre i limiti regionali; quasi tutti si rifiutarono quasi spaventati di affrontare l’incognita del nuovo locale, di nuovi ambienti, di nuovi gruppi di amici; solo io non ebbi esitazioni; decisi che avrei preso il toro per le corna e avrei dato il via ad una nuova fase della mia vita, lontano da ambienti dove ero fin troppo conosciuta.
In definitiva fui solo io, accompagnata da Davide, che da sempre era il preferito tra i miei amanti, a presentarmi nella nuova discoteca e a incrociare quasi immediatamente Nicola con una bella ragazza bionda, alta più di un metro e settanta, coi capelli lunghi fin a metà schiena, decisamente ‘svestita’ con un gonnellino che le lasciava scoperte le gambe belle e disegnate come colonne di un tempio fino al punto in cui le natiche si arrotondavano verso l’alto e la figa occhieggiava appena rivestita da un minuscolo perizoma.
“Ciao, Nico, hai cambiato vita senza neppure avvertirmi ... !”
“Non è vero; la comunicazione che ero licenziato me la diede il tuo amante di colore; i patti erano chiari; nessuna offesa; mi hai lasciato umiliare; è finita, ho cambiato lavoro e mi sono trasferito qui; ho incontrato Stella e me ne sto innamorando; anche con lei abbiamo la stessa intesa, ma lei non è perfida e sleale come te; sono certo che presto sarò in grado di offrirle tutto intero il mio amore e di proporle di formare una coppia stabile e regolare ... Tu che ne dici, amore?”
“Dico che avrei preferito essere presentata prima di essere provocata a intervenire; immagino che lei sia la stronza che ti ha fatto tanto male; non so quanto sei innamorato di me, visto che qualche scoria di lei mi sembra che te la porti ancora addosso ... Se vuoi davvero che facciamo coppia anche di fronte alla società, io non sono contraria; sto imparando a viverti con interesse, forse con amore; se arrivo a innamorarmi sul serio, allora niente mi potrà fermare; se affretti i tempi, ci sto da subito ... “
“Franci, mi dispiace per te ma Stella ha solo sbagliato nel ritenere che io sia ancora legato in qualche modo a te; mi è passato tutto, anche il senso del disamore dopo la delusione; Stella, mi sto innamorando di te e possiamo anche da questo stesso momento andarcene a casa nostra per imparare a vivere insieme, da amanti, da innamorati, da conviventi, come preferisci.”
“Per ora preferisco ballare e, se non vuoi che qualcuno mi faccia assaggiare sulla figa lo spessore della sua mascolinità, ti consiglio di venire a concupirmi tu; a casa, saremo abbastanza carichi per iniziare una nuova vita di coppia; per ora, vieni a pomiciare da fidanzatino innamorato ... !”
“Ciao, Franci; io vado dove mi porta il cuore; Davide, se ci riesci e se ti interessa, questa troia non è così male come si propone; forse tu puoi piegarla a desideri più logici. Ciao a tutti a due ... “
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