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Amori equivoci 2


di geniodirazza
07.10.2024    |    2.120    |    2 7.5
"” Assistiamo commosse alla cerimonia con cui Tilde e Nello vengono ‘consacrati’ cittadini benemeriti e, subito dopo, mamma mi prende sottobraccio e ci..."
Il soggiorno nel miniappartamento di Iris si protrae per almeno tre mesi, per l’enorme difficoltà a trovare un alloggio congruo con le mie scarse entrate e, soprattutto, il denaro sufficiente a pagare il deposito di ingresso, tre mensilità a fondo perduto; per compensare, almeno in parte, lo scoramento davanti alla presa di coscienza del fallimento di tutte le mie illusioni di potere, scelgo alcune volte di accompagnare la mia amica in scopate random ed occasionali.
Senza una qualsiasi motivazione di base, anche fittizia e oggettivamente inesistente; senza un nemico da combattere, anche inventandomelo io, sento assolutamente inutile e squallido scopare con qualche individuo ‘raccattato’ in un bar o in una discoteca ed illudermi, a fine performance, di essere soddisfatta; la realtà che emerge è di un rancore profondo a mio marito che è l’ideale per il mio bisogno di primeggiare.
Non ho smesso di indagare, alla ricerca di un appartamentino che corrisponda alle mie esigenze e sia, al tempo stesso, compatibile con le mie entrate; comincio a girare anche cantieri di lavoro, che nella periferia sorgono quasi ogni giorno, per creare quella realtà abitativa che vuole rendere ad ogni costo la città una metropoli; l’urbanizzazione di intere aree verdi mira anche a fornire alloggi di piccolo formato, appunto per persone come me, singole e non ricche.
Nella dolorosa peregrinazione per ambienti che mi sono rimasti sconosciuti, anche se il mio ex marito vi si muove come un pesce in acquario, finisco per incontrare, quasi senza volerlo, un personaggio intrigante e sconvolgente; si tratta di un giovane imprenditore edile, decisamente rampante, autoritario ed abituato a prendersi quello che vuole, evitando comunque di entrare in rotta di collisione con personaggi dello stesso stampo e di potere uguale o maggiore.
E’ il padrone riconosciuto di vari cantieri edili nei quali sono costretta ad andare in pellegrinaggio alla perenne ricerca del ‘mio’ alloggio da affittare; lo incrocio un paio di volte, prima che lui faccia in modo da essere il mio diretto interlocutore in una terza visita; Iris mi ha aggiornato sul personaggio e mi ha messo in guardia sul fatto che è regolarmente sposato e indissolubilmente legato alla famiglia; nel caso, ci pensassi solo per una bella serata.
Per sovrammercato, è anche concorrente e avversario del mio ex marito, il che lo porta inevitabilmente a concupirmi, se non per altro, per il gusto almeno di prendersi qualcosa che è stata di Nello; l’ipotesi che il nostro incontro possa fare scattare una tardiva e inutile gelosia del mio ex è possibile e non dispiace a nessuno; a me, che voglio ancora offendere il mio ambizioso ex marito, risulta invece particolarmente piacevole, anche se assai rischiosa.
L’impatto è promettente; mi chiede del mio bisogno di un alloggio e si fa in quattro per convincermi ed assicurarmi che è in grado di garantirmi un mutuo conveniente, perfino per comprare il miniappartamento che è nelle mie aspirazioni; naturalmente, la contropartita è che accetti di cenare con lui; cerco di temporeggiare, per gli avvertimenti preoccupati di Iris; accenno ad un precedente impegno con la mia amica; mi suggerisce di verificare la fattibilità e di adottare soluzioni buone per tutti.
Iris, interpellata per telefono, mi suggerisce di proporre un’uscita a quattro, con lei e con un suo amico, avvocato ben noto nell’ambiente; Oreste, come si chiama l’imprenditore, accetta volentieri anche perché è amico dell’avvocato; fissa per il sabato sera, in un noto ristorante della città; l’occasione sarà utile per definire l’acquisto, anche con la consulenza dell’avvocato, che ha con lui probabilmente una collaborazione già sperimentata.
La cena risulta gradevole, nonostante qualche sbavatura dovuta al carattere maschilista del mio nuovo amante, e a qualche suo imperdonabile ‘scivolone’ per una cultura approssimativa; l’idea che voglia sentirsi pari a Nello, il mio ex marito, mi fa ridere sia del mio accompagnatore inutilmente illuso di crearsi una credibilità con due belle donne e un noto professionista, sia del mio ex, irrimediabilmente cornuto, nonostante la separazione in atto.
Il giovane avvocato è della specie abilissima a cercare e trovare i cavilli per aggirare la legge e per niente preoccupato di perseguire la giustizia come sarebbe giusto nelle sue funzioni; ma la sua marginalità alla malavita non toglie niente al suo eloquio ed alla capacità di fascinazione; poiché si dedica quasi soltanto ad Iris, che ha con lui una lunga esperienza di amicizia e di scopata, finisce per non incidere sullo sviluppo della vicenda che si sta dipanando tra me e Oreste.
Usciamo dal ristorante abbastanza ‘caldi’ perché si è bevuto molto, con vino e liquori; il mio partner ha ormai liberato tutta la smania di dominio; la passionalità si dispiega virulenta e marcia ormai abbarbicato a me come l’edera a un albero; mi blocca ogni pochi passi e mi bacia voluttuosamente in mezzo alla strada; l’idea di destare scandalo mi solletica solo perché spero che la notizia arrivi alle orecchie del mio ex e lo faccia soffrire.
Saliamo sull’auto sportiva, di grande valore, dell’imprenditore e lui si dirige sparato ad una sua villa di campagna, poco fuori città; uno sguardo con Iris ed un suo cenno di intesa mi suggeriscono che è d’accordo e che vuole godersi come me la serata di sesso e libertà; in pratica, siamo tutti al settimo cielo, io perché ho trovato la casa che cercavo, lui perché ottiene la serata di sesso che voleva, l’avvocato perché rafforza i suoi legami con quel mondo e Iris perché si diverte come le piace.
La casa, disegnata da un buon architetto, è decisamente bella e funzionale; i mobili sono di gusto e si fanno apprezzare dai palati fini, anche se non dal padrone di casa; le camere da letto sono un poco più pacchiane soprattutto per l’enorme quantità di specchi, su tutte le pareti e sul soffitto, che servono evidentemente per potersi ammirare anche mentre si scopa, vezzo presumibilmente del padrone che ha scelto quella soluzione e se ne vanta.
Ho già avuto occasione di scambiare con Iris esperienze di amore saffico; non mi preoccupa, quindi, l’idea di trovarmi in quattro su un lettone unico, a scopare indifferentemente con due maschi e una femmina che conosco calda e disinibita; ma la casa è grande e le camere sono molte; la mia amica e il ‘suo’ avvocato spariscono dietro una porta ed io mi trovo col ‘mio’ imprenditore che mi guida dolcemente ad un’altra camera, presumibilmente la più bella.
L’unico mobile evidente è un lettone enorme che occupa per buona parte la sala assai grande; se vi sono armadi o cassettiere, sono assai ben mimetizzati dietro la fila di specchi che corre sulle tre pareti; Oreste mi avvolge in un abbraccio tentacolare e comincia a spogliarmi, mentre mi stringe le natiche spingendo il bacino contro il mio a farmi sentire la possanza di una mazza che non mi sembra molto importante, rispetto a quella del mio ex marito.
Lo lascio fare, lascivamente piegandomi alle sue tacite richieste; mentre spinge in basso il vestitino sfruttando il largo scollo e la gonna svasata, io gli apro la camicia e porto alla luce il torace per la verità forte e giovane, coperto da una discreta peluria; afferro i capezzoli e li tormento con le dita; mentre lui mi accarezza con libidine la schiena e le natiche, mi piego a prendere in bocca i capezzoli grossi e duri e lo comincio a far vacillare dal piacere intenso che so provocare con quella poppata per lui inattesa.
Quasi a ricambiare il piacere che ha ricevuto, mi spinge schienata sul letto, coi piedi ancora sul pavimento, e si abbassa sul mio seno; mi sfila il reggiseno e comincia a leccare, succhiare e mordicchiare tutto il petto; quando i denti affondano nelle mammelle e mordono da farmi male, capisco che ha assunto informazioni e che è al corrente della mia tiepida forma di masochismo, che sfrutta nell’intento di darmi piacere; lo lascio fare e carezzo dolcemente la testa.
Il gusto aggressivo della violenza non si frena quando scende dal seno, attraverso il ventre, fino alla figa; le labbra succhiano con foga, le dita penetrano e scavano fino all’utero e i denti afferrano il clitoride stringendo fino a farmi male; ma io avverto solo il piacere che da quella stretta mi deriva e godo intensamente fino a squirtare nella sua bocca; accoglie impavido gli umori che gli scarico e mi stringe forte finché urlo, a metà tra dolore e piacere.
Insiste imperterrito a succhiare, leccare, titillare e mordicchiare finché non sente il terzo orgasmo esplodergli in bocca e non mi vede abbandonarmi languida sul letto; solleva la bocca dalla figa, si alza in piedi e mi porta a sedere; il cazzo mi balla davanti al viso; lo prendo con una mano, mentre l’altra corre ai coglioni che afferro delicatamente; comincia il balletto tra le mie mani, la mia bocca e il suo cazzo; la mia abilità di pompinara esplode in tutta la sua maestria.
Lecco accuratamente il meato e la cappella ricavandone la dolce sensazione di una pelle serica e dolce che lambisco con passione; atteggio la bocca a fessura stretta e faccio entrare il cazzo accompagnandolo con le labbra e con la lingua; quando sento la cappella dentro, la spingo contro il palato per farmi scopare in bocca; lo spingo alternativamente sulle gote per godermelo in ogni anfratto e, finalmente, a fondo, contro la gola, ben oltre il velopendulo.
E’ un mio vezzo particolare, quando pratico un pompino a regola d’arte, assaporarlo in ogni parte della bocca e della gola; mi piace sentirmi forzata fino ai conati di vomito o ai principi di soffocamento; godo, quando la mazza è particolarmente grossa, a sentirmi sbavare e salivare molto, per lubrificare l’asta e per godermela con tutta la bocca; non è, quello di Oreste, un cazzo particolarmente grosso; ma riesco a godermelo e a farlo godere molto.
Mi scopa in gola con veemenza; lo freno trattenendo fuori dalle labbra il grosso della mazza; alla cappella e alla metà che mi entra in bocca, fino alla gola, dedico appassionate leccate e profondi risucchi, che lo mandano in orbita; alla parte che resta fuori, dedico una masturbazione, tra pollice e indice, che gli da continui brividi.
“Sei un’idrovora che mi svuota; mai vista una simile succhiacazzi!”
Non sono queste, le carinerie che pretendevo dal mio ormai ex marito; ma, allo stato a cui sono giunta, non mi posso aspettare di meglio, da amanti occasionali, rudi, duri e anche un tantino buzzurri; stravolgendo ogni realtà, mi continuo a ripetere che è stato Nello, ignorando i miei veri bisogni, ad indurmi ad arrivare a quello stato di umiliazione; faccio buon viso a cattivo gioco e accetto gli epiteti più squallidi come dolcezze da innamorati.
Mentre succhio imperterrita il cazzo, decisa ormai a farlo sborrare in bocca a qualunque costo, lui mi apostrofava con epiteti pesanti come ‘puttana’, ‘troia’, ‘sfondata’, ‘rotta in culo’ e simili che, qualche mese prima, mi avrebbero fatto scattare con violenza contro mio marito se avesse osato usarli mentre scopavamo; con Oreste, non solo li accetto sorridendo ma rincaro la dose con offese al mio ex marito che definiamo ‘cornuto’, ‘frocio’ e ‘impotente’.
Neanche mi sfiora il dubbio che certi epiteti, se riportati a Nello e usati contro di me, possono farci rischiare una denuncia per oltraggio o diffamazione; ma l’idea che un qualche osservatore prezzolato mi stia registrando mentre scopo neanche mi sfiora per errore; per me, è solo la punizione ad un maschio incapace di amare una donna meravigliosa come io mi ritengo; il particolare che mi prostituisco a un imprenditore per avere la casa mi sfugge completamente.
Mi impegno allo spasimo nel pompino; infilo tra le cosce una mano e mi masturbo con voglia, mentre succhio davvero come un’idrovora; cerca di fermarmi, quando avverte che la sborrata gli preme dalla prostata; ma glielo impedisco e continuo imperterrita a succhiare perché voglio la sborra in gola; e finalmente sento gli spruzzi violenti di sperma che mi colpiscono direttamente; fermo il cazzo in bocca e raccolgo tutta la sborra gustandomela goccia per goccia.
Ho sborrato anche io, in contemporanea, e crolliamo stremati sul letto; continuo a tenere il cazzo in mano, quasi delicatamente, mentre ci rilassiamo dall’enfasi del pompino.
“Spero che tu non abbia una ripresa lenta e difficile!”
Gli sussurro quasi pentita di averlo fatto concludere con tanta rapidità.
“Non preoccuparti; ci starò poco a ricominciare; poi, per una figa come la tua, si fanno volentieri gli straordinari; ed io non ho neanche cominciato ad assaggiarti!”
Rinfrancata dall’assicurazione, mi stendo supina e con una mano gli tengo il cazzo mentre con l’altra mi carezzo la figa, in una dolce e tenera masturbazione.
“Se sei pronta a ricominciare, mi basta che mi succhi un poco … “
“No; leccami tu, adesso, ma a pecorina … “
Non devo ripeterlo; in un attimo, sono piegata carponi sulle ginocchia e lui, da dietro, passa la lingua a larghe spatolate su tutto il sesso, dal monte di venere al coccige; infila spesso la lingua in figa e nel culo.
Il cazzo ha ripreso la dimensione che aveva mentre lo succhiavo; me lo passa dolcemente, seguendo la linea percorsa dalla lingua, e lo accompagna con un dito che penetra in culo e in figa a ogni passaggio; non so decidere se preferisco una scopata a pecorina o un’inculata violenta che mi dia il senso della bestialità mia e del caprone che mi sta montando; lascio che sia lui a decidere; avverto presto la punta sull’ano e la mazza che entra nel canale rettale.
Il mio, ormai, non è più un semplice buco di culo; piuttosto, un tunnel nel quale il cazzo entra liberamente e senza problemi per me; l’unica cosa che devo fare è gustarmi la mazza che entra fino all’intestino, mi solletica da dietro l’utero, piacere a cui sono largamente abituata, e mi sbatte tutto il pacco intestinale facendomi sentire l’inculata fino allo stomaco; il piacere che ne ricavo è immenso e, a giudicare dai versi che fa, deve godere molto anche lui.
“Non sborrare troppo presto!”
Lo avverto e sento che rallenta la spinta e si gode il passaggio del cazzo lungo lo sfintere, quasi a farselo carezzare dai muscoli anali; con una leggera spinta, lo faccio cadere sulla sinistra e mi stringo al ventre, col cazzo piantato in culo; capisce l’intenzione e mi scopa a lungo, a cucchiaio prima sul fianco destro e poi su quello sinistro; mi rovescia sul letto e mi monta da dietro, con tutto il corpo; godo infinitamente e mi lascio fottere per una buona mezzora da tutti i lati.
Si sfila per farmi girare e mi incula faccia a faccia, sul bordo del letto, prima, e con una montagnola di cuscini sotto le reni, dopo; è evidente che quella posizione è la sua preferita e mi sbatte con forza, facendomi sentire la mazza fino al cuore; è forse la più bella scopata che facciamo, in quell’occasione; quasi a coronare la bellezza dell’evento, sborra lungamente nel mio intestino; al traino della sua sborrata, la mia esplode con virulenza; si stacca con delicata prudenza.
Ci riposiamo ancora qualche momento, poi si chiede ad alta voce cosa faranno i nostri amici; gli suggerisco di lasciarli fare e di pensare a noi; mi avverte che non può trattenersi tutta la notte; so che è sposato e lo capisco; lo avverto che per me va bene concludere in qualunque momento; vuole soltanto almeno una volta sborrarmi in figa; lo voglio anch’io e, prima di rivestirci, mi monta alla missionaria, mi scopa con inusitata violenza e sborra con entusiasmo.
Da quel momento comincia tra me e lui una relazione vera e propria; mi consegnano il miniappartamento che vado ad occupare ed inauguro con lui, con una scopata che mi resterà impressa nella memoria; sistemo anche le pendenze con la banca e Oreste mi garantisce la copertura del mutuo almeno finché scoperemo; lo avverto che non gli resterò fedele, come non ho fatto con mio marito, e rivendico il mio diritto alla scopata libera, quando mi capiti; è d’accordo.
Ma che il suo ruolo nella mia vita sia primario lo confermo anche facendomi accompagnare in tribunale per la causa di separazione; mi rappresenta l’avvocato amico di Iris e di Oreste, con patrocinio gratuito; purtroppo, scopro all’improvviso quale potenza reale sia il mio ormai ex marito; il pool di avvocati che si schiera a difesa di lui fa spavento, perché raccoglie i migliori professionisti del tribunale.
Il peggio viene quando esibiscono le prove documentate delle offese che ho fatto a mio marito mentre mi facevo sbattere come una puttana dai miei amanti; ci sono gli estremi per denunciare me e i miei complici per offese e diffamazione; peggio ancora, i conti presentati dicono che ho pagato con soldi suoi le corna che gli facevo; senza tenere nessun conto delle corna, sono a rischio di galera e di enormi difficoltà nell’attività che svolgo di impiegata in un pubblico ufficio.
Avrebbe gli estremi per mandarmi in galera, il mio ex; ma sembra stranamente disponibile a una soluzione che cancelli pochi anni di matrimonio, senza figli, semplicemente andando ognuno per la sua strada; l’unica magra consolazione che mi resta è sapere che comunque l’ho fatto cornuto e che ho al mio fianco un amante quasi fisso, mentre lui pare solo, irrimediabilmente; su questa povera considerazione poggio la mia presunta ‘dignità’ per andarmene a coda ritta.
Comincia per me una nuova fase della vita; Oreste non è certo il compagno ideale per chi voglia rifarsi un’esistenza sulla falsariga di quella vissuta con Nello, da moglie più o meno fedele; lui è legato a filo multiplo alla moglie ed ai figli; tra le altre cose, il capitale su cui ha costruito la sua attività è stato messo a disposizione dal suocero, che mal sopporta i suoi costumi libertini; ovviamente, a farne le spese, sono io, costretta al ruolo di ‘amante nell’armadio’ per non metterlo in crisi.
Dall’altro lato, non posso mollarlo di colpo, perché ben presto mi abituo a vedere pagato dalla sua società il rateo del mutuo che debbo alla banca; se dovesse gravare sul mio reddito, mi costringerebbe ad una vita di stenti; la soluzione è in una solida frequentazione di Iris, con la quale posso assicurarmi momenti di entusiastico piacere con scopate occasionali, random, organizzate nelle frequenti feste ed occasioni di gozzoviglie.
Quando proprio non reggo, vado a cercarmi giovani puledri da cui farmi corteggiare e coccolare in cambio di grandi scopate, nel mio miniappartamento, in macchina, in un bagno, dovunque capiti; comunque, anche Iris sostiene con forza che il rapporto con Oreste mi ‘deve’ star bene; lei ne approfitta per ‘tenersi buono’ il giovane avvocato con cui scopa di tanto in tanto; sicché non sono rare le occasioni di ‘fuga’ in situazioni spesso paradossali.
Per una di queste, mi propongono una ‘uscita a quattro’ piuttosto elegante per una festa che si celebra in una sala di rappresentanza del comune; si celebrano i cittadini benemeriti dell’anno in tutte le attività; l’intera città è mobilitata per l’evento; Oreste non è con noi perché anche sua moglie ha voluto partecipare; ci incontreremo alla festa; ovviamente, è opportuno evitare che certi altarini vengano svelati; accetto molto a malincuore di essere della partita; lo faccio per Iris.
Mentre andiamo e ci intratteniamo con gente conosciuta, mi pare di notare nella mia amica un’aria provocatoria, quasi irridente, della quale non riesco a trovare motivazione; mi rifugio nella convinzione che sia la particolarità dell’occasione e lascio perdere; resto sbalordita quando mi presentano e scambio un anonimo e breve saluto con la moglie di Oreste; a poco più di trent’anni, con due figli piccoli, è una donna di rara bellezza, con un fisico assolutamente intatto, nonostante le maternità.
Un capannello poco più avanti mi incuriosisce e, studiando i visi, scorgo una festeggiata che, con mia meraviglia, individuo come la mia sorella minore Matilde, Tilde per noi, che viene vivacemente complimentata da amici e conoscenti; Iris mi suggerisce che è stata proclamata, nonostante la giovanissima età, cittadina benemerita per il lavoro svolto, per la cronaca locale, in un giornale nazionale; sento mia sorella che si schernisce attribuendo il merito maggiore al compagno che la sostiene.
“Ciao, Tilde, riesci ancora a salutarmi o mi hai condannato anche tu?”
“Nina, amore mio grandissimo; non mi interessa affatto emettere giudizi; resti la mia carissima sorellona, qualunque cosa sia successa; come stai?”
Si è lanciata ad abbracciarmi e ritrovo intatto l’affetto della persona a me più cara in tutta la vita; le chiedo del premio e si schernisce dicendo che ha solo cominciato a lavorare seriamente nel campo che amava di più; fortunate coincidenze e il sostegno di un uomo che ama l’hanno aiutata a trovare i temi giusti per ben figurare; non vuole rivelare chi sia l’uomo del mistero.
“Meglio se lo scopri da sola … “
Veniamo separate a forza perché gli amici reclamano la festeggiata; chiedo a Iris se sappia dell’uomo di mia sorella; la vedo balbettare impacciata e non so trovare un motivo per la sua ritrosia; poi quasi sbotta.
“La sta baciando in questo momento!”
Mi giro e resto di sale; è Nello l’uomo che la stringe con amore e la bacia appassionato.
“Dio mio, no! Non può essere proprio il mio ex marito! … “
“Perché tu potresti essere la lercia troia che ti sei rivelata e tua sorella non avrebbe diritto all’uomo che ama da sempre?”
La risposta mi brucia alle spalle come una scudisciata; mi giro e mi trovo di fronte a mia madre, livida e feroce come non l’ho mai vista; cerco di dare una risposta ma mi escono solo balbettamenti.
“Nina, prima che scopri altre verità che ti faranno male, sappi che anche Nello è nel novero dei benemeriti, per la sezione imprenditori; quei due sono la coppia più indovinata che possa immaginarsi; puoi solo arrenderti alla tua insipienza!”
“Iris, tu sapevi?”
“Nina, io vivo tra la gente, non tra un letto e una macchina; tutti sanno di Matilde e Nello!”
Mi rendo conto all’improvviso che ho sbagliato tutto; Tilde è stata da sempre innamorata di Nello, ma non ha mai detto una parola meno che corretta; la mia ‘devianza’ deve avere indotto lei e Nello a fare i conti coi sentimenti e si sono dichiarati; mio padre, da sempre molto tenero con la mia sorellina, ha accettato la cosa e mia madre l’ha addirittura benedetta; i due si sono intesi, non solo a letto, ed hanno vinto le loro battaglie.
Io, stupidamente, non ho guardato neppure il programma della serata, troppo presa ad esibirmi senza successo; ora sono lì impalata senza sapere che fare; sono fortemente tentata di scappare senza salutare; ma un rigurgito di doveri familiari mi trattiene; spero almeno di ritrovare con mia madre l’affetto che Tilde mi ha dimostrato.
“Mamma, posso rimediare a tanti errori stupidi?”
“Figlia mia, i miei vecchi dicevano che solo alla morte non c’è rimedio; non sei morta ed hai solo venticinque anni; se esci dalla bambagia che ti ottenebra, tutto si può rimediare, tutto si può perdonare … “
“Non posso sperare di recuperare l’amore di mio marito, specialmente adesso … “
“Se fai un solo gesto contro tua sorella, ti giuro che ti ammazzo sul posto!”
“No, mamma, non intendo questo; cosa posso fare per uscire dalla mia stessa ragnatela?”
“Perché non provi a parlarne? Alla fine delle premiazioni abbiamo prenotato per quattro al ristorante preferito da tua sorella; se ci presentiamo in cinque, non fanno problemi e tu puoi affrontare l’argomento con tutta la famiglia.”
Assistiamo commosse alla cerimonia con cui Tilde e Nello vengono ‘consacrati’ cittadini benemeriti e, subito dopo, mamma mi prende sottobraccio e ci avviamo verso la loro macchina, con mio padre che continua a fingersi burbero anche se so che mi ha perdonato; mia sorella e il mio ex ci raggiungono ed è chiaro che hanno parlato a lungo, quasi certamente di me e della sorpresa di trovarmi a quella cerimonia; non è sfuggito a Tilde che mamma mi tiene affettuosamente per un braccio.
Mi congratulo sinceramente col mio ex marito e lui mi bacia dolcemente su una guancia, come ad una normale cognata; sono spiazzata e gli stringo, quasi clandestinamente, una mano come facevamo quando eravamo innamorati, in segno di complicità su un tema che ci vedeva in disaccordo con gli altri; so che non ce n’è più, perché l’amore tra lui e mia sorella è fin troppo evidente; ma sento comunque un brivido di corrente passare da lui a me, quasi a dire che l’amicizia è ancora intensa e viva.
Come sembra a tutti logico, è mamma ad aprire il ‘capitolo delle lamentele’ rimproverandomi aspramente e con un linguaggio brutale, che non le conoscevo, le mie immense ed ingiustificabili colpe; aggiunge anche che si rende conto che si è trattato soprattutto di immaturità e di rifiuto ad assumere responsabilità; poiché è una donna di dirittura morale inflessibile aggiunge anche che buona parte della colpa se la devono assumere loro, i miei genitori, che non mi hanno costretta a crescere in fretta.
Non risparmia neppure Nello, al quale attribuisce il demerito di non avermi obbligato, anche con la forza, ad assumere le mie responsabilità consentendomi di fare scelte rivelatesi letali, prima che causassero i danni che hanno provocato; poiché è abituata ad essere sempre concreta, conclude il ‘pistolotto’ invitando tutti ad offrire idee per tirare fuori dal fango la famiglia e in particolare me, la figlia scapestrata che ora non può girare impunemente perché da tutti vista come ‘facile’ e ‘disponibile’.
Matilde si inserisce, rivelando una capacità di controllo che io non mi sono mai sognata, anche su nostro padre, categorico e inflessibile normalmente, e su Nello, nonostante il grande potere che detiene apertamente e di cui lei può disporre perché sa bene come spingerlo o frenarlo, secondo le esigenze del momento; riassume che devo allontanarmi dalla città per far perdere la memoria delle mie esagerazioni e che mi si deve garantire una sopravvivenza onesta e borghese.
Poiché il desiderio di tutti è che il nucleo familiare si ricomponga, con la nuova coppia di lei con Nello, suggerisce al compagno di favorire, con le sue aderenze in alto, il mio trasferimento in una sede non molto lontana, di cercare un alloggio congruo alle mie esigenze e di assicurarmi, al di là delle determinazioni di legge, un assegno per garantirmi un livello di vita borghese, almeno finché non troverò un uomo al quale legarmi anche per una vita più serena.
Mio padre interviene per segnalare che il mio ruolo di dipendente da un ufficio pubblico assicura il passaggio ad altra sede e che lui è in grado di sollecitare le autorità per rendere rapida la decisione, viste le difficoltà in cui mi trovo a vivere; Nello spiega che sa tutto del miniappartamento, che può rilevare quella proprietà e, in cambio, assicurarmene una equivalente, totalmente pagata da loro, nella nuova sede; l’unica cosa che resta è farmi gli auguri di correggere la mia vita e diventare una donna diversa.
Matilde corre ad abbracciarmi quasi urlando che è sicura che ce la farò, perché ho già sbagliato troppo, e che ha troppa fiducia in me per non attendersi un cambio di rotta decisivo; l’ultima scena della nostra piccola epopea familiare si svolge una mattina di un mese dopo, quando monto in macchina per raggiungere la nuova destinazione per il lavoro e per la casa che Nello ha comprato per me; la promessa è di rivederci presto, ma soprattutto di esserci tutti al matrimonio e al battesimo del figlio che aspettano.
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