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Lui & Lei

Capricci 2


di geniodirazza
28.12.2024    |    2.255    |    0 7.2
"Ancora una volta riuscì a ricucire, con qualche opportuna moina, e ricorrendo a qualche buona copula che realizzavano la sera, dopo cena, nella loro..."
La volta successiva le andò meglio; Franco non c’era, quel sabato sera, perché aveva una causa importante da curare e si trattenne in studio fino a tardi; Paola andò al solito bar e trovò lo stesso biondino; stavolta non dovette fare manovre per eludere il compagno e se lo portò direttamente nel bagno per gli invalidi; appena dentro, si allacciarono in un bacio di grande lussuria, mentre le mani svariavano sui corpi a cercare e stimolare libidine.
Il ragazzo rivelò grande abilità a strofinare i capezzoli fino a provocare orgasmi violenti; lei masturbò a lungo e con sapienza la mazza dura e grossa, all’incirca simile a quella di Franco; lui la fece sedere sul lavandino e le leccò a lungo la vulva succhiando il clitoride con orgasmi sempre più forti; il tempo era comunque tiranno e lei ebbe quasi solo il tempo di prendere la mazza in bocca e leccarla tutta dalla radice alla cappella.
Ambedue aspiravano alla copula; lui cercò di penetrarla in vagina lasciandola seduta sul lavandino; lei lo favorì spostando una coscia il più lontano possibile per essere tutta aperta davanti all’asta; gli chiese di non essere troppo veloce perché già il goldone le riduceva la sensibilità e voleva godersela, la mazza; lui cercò di essere il più delicato possibile e riuscirono a copulare abbastanza per avere un orgasmo contemporaneo.
Uscirono dal bagno, anche ripuliti alla meno peggio, in tempo perché poi arrivasse Franco a prenderla e a portarla a casa; in auto l’odore di sesso era intenso ed evidente; lei non cercò di nascondersi; l’avvertì che aveva copulato nel bagno del bar col biondino della volta precedente; lui non fece nessun commento; una volta a casa, cenarono in silenzio e andarono a letto; lui si girò di spalle e si mise a ronfare.
Paola non poteva ritenersi soddisfatta di una copula che non obbligava lui a soffrire e ad abbassare la cresta; lo svegliò dicendogli apertamente che il sonno era finto e che stava sottraendosi al suo dovere di chiarezza.
“Vuoi ribadire ancora che sono un cuckold e che devo eccitarmi a sentire le tue copule nei bagni?”
“Franco, io non lo so se sei cuckold e ti nascondi per non asservirti a me; o se non lo sei e io mi sto giocando tutta la vita su questa convinzione … “
“Ragazza, la verità è la seconda che hai detto; adesso intuisco che mi vorresti cuckold per dominarmi ed essere tu l’individuo alfa, tra noi due. A parte che come individuo alfa sei poco affidabile se ti fai mettere sotto da individui senza qualità, e lo hai detto tu, solo per la speranza di trovare un momento in cui mi domini; a parte che non sono cuckold e che stai giocandoti la vita e la stai perdendo; a parte tutte le imbecillità, che ci guadagni se sono cornuto contento?”
“La soddisfazione di sottometterti; sei talmente grande, talmente forte che anche una piccola sconfitta è motivo di vanto … Te la senti di fare l’amore?“
“Mi dispiace, no; non mi interessi tu, non mi interessano i maschietti che ti sbattono, non mi interessano le tue copule; temo che sei al capolinea … “
Si girò di nuovo e si addormentò, stavolta sul serio; Paola era sempre più inferocita; le sue certezze vacillavano; i dubbi aumentavano e il terrore dell’abbandono era concreto e prossimo; si impose la calma e riuscì anche ad ottenerla; ma il tarlo continuava a forarle il cervello; lui era cuckold e non lo voleva ammettere solo per non cedere di fronte a lei nemmeno in quest’ammissione che, a ben pensarci, non avrebbe comportato niente di sgradevole, tranne il fatto che lo avrebbe piegato a lei.
Ancora una volta riuscì a ricucire, con qualche opportuna moina, e ricorrendo a qualche buona copula che realizzavano la sera, dopo cena, nella loro camera; ma il malessere adesso era patologico; aveva perso quasi di vista la parte razionale di se stessa, quasi non ricordava più quanto lui pesasse nella sua formazione culturale; aveva superato gli esami della sessione estiva ma sapeva che era già alle porte quella autunnale ed aveva bisogno di libri e del sostegno di lui per affrontare prove difficili.
Ma il rancore, che non covava più ma era esploso con violenza ed apertamente, la portava ad offenderlo ed aggredirlo continuamente, anche se aveva perfetta coscienza che solo con una parola lui poteva ridurla sulla strada senza aiuti; non si rendeva conto che stava facendo leva su un amore inspiegabile del professionista per la capricciosa ragazza, per tenere in piedi una baracca che faceva acqua da tutte le parti.
Lei continuava ostinatamente a dichiarare di non provare sentimenti per lui ma continuava a distinguere tra il sesso che le imponevano con violenza, quello si, gli amanti occasionali, e l’amore che continuamente chiedeva al partner, al mentore, all’amico, al suo uomo; la cecità era davvero totale e la faceva muovere senza criterio sbattendo in tutti gli spigoli alla ricerca di una vittoria che, raggiunta, sarebbe stata effimera e illusoria perché, se lui accettava il ruolo, avrebbe comunque vinto.
Paola era giunta al punto che ‘vittoria ad ogni costo’ era il suo motto e la cercava in ogni occasione; nel mese di luglio, con l’afa al massimo, gli amici organizzarono una ‘spedizione’ alla villa al mare di uno di essi; lei si precipitò ad aderire; andarono in otto, quattro ragazze e altrettanto ragazzi; si fermarono per un week end; quando rientrarono dalla vacanza, la prima cosa che fece Paola, la sera a letto con Franco, fu confidargli che aveva fatto sesso; lui chiese con chi; con tutti e quattro, rispose.
La faccia di lui era tutta un programma; ma lei calcò la dose perché lo voleva vedere in ginocchio; raccontò quindi che già nelle auto si erano divisi in quattro coppie; lei era capitata con due studenti dell’ultimo anno, ambedue palestrati, di buona famiglia, ‘ben dotati’ si affrettò a precisare; quello che era salito con lei sul sedile posteriore di un’auto non aveva perso tempo a mettere le mani nei pochi stracci di cui era coperta; si era sentita subito avvolta in un bacio languido e appassionato.
Mentre una mano le strizzava un capezzolo, l’altra si infilava nel costume e afferrava la vulva provocandole intensi orgasmi; aveva risposto afferrando la mazza e masturbandola sapientemente; l’altro le aveva afferrato i capelli e l’aveva costretta ad abbassarsi sull’inguine, infilandole in bocca un fallo di notevole dimensione; si era fatto succhiare per tutto il percorso frenando l’orgasmo ogni volta che si approssimava.
Ad un certo punto, aveva cercato anche di penetrarla da dietro, stendendosi sul sedile; ma la posizione infelice non aveva consentito la manovra e l’aveva costretta a riprendere la fellazione.
“Perfetto esempio di libertà; presa per i capelli e costretta succhiare la verga; sei stupendamente libertaria e femminista, ribelle a qualunque opposizione, basta che si chiami Franco!”
“Tu in quel modo non sai neanche copulare!”
“Ricordatene quando mi chiederai di farti fare l’amore!”
“Non vuoi ammettere che ti stai eccitando; ma la tua mazza dice che sei su di giri!”
“Ho in testa una ragazza che amavo …. Lei sì che mi eccita, anche da morta!”
“Io non sono morta!”
“Ma non sei la donna che amo!”
“No, quella è nella villa dove mi hanno sbattuto in quattro, in tutti i buchi, contemporaneamente; ti sarebbe piaciuto vedermi posseduta come una bambola, di’ la verità; sei un cuckold e ti ecciti al racconto delle mie copule!”
“Sei alla vigilia della fine!”
Se ne andò nello studio e, ancora una volta, chiuse a chiave e la lasciò fuori dalla sua vita; Paola ebbe un attimo di terrore e le venne da piangere; se davvero avesse esagerato? Se si fosse sbagliata e Franco la lasciava sola, in mezzo a una strada, nel cuore dell’estate? Ma lo sgomento durò poco; ormai era chiaro che le bastava portarlo a letto, fargli fare l’amore come solo lei sapeva fare e il suo schiavetto sarebbe tornato a più miti consigli.
Aspettò il mattino seguente e lo attese in cucina; quando lui uscì dal bagno e si sedette al tavolo per fare colazione, lo aggredì direttamente.
“Franco, mi spieghi perché continui ad ostinarti a negare che sei un cornuto contento? Lo fai solo per darmi torto ed essere ancora tu a vincere? Lo so bene che sei un cuckold, si vede da troppi particolari; ti piace ascoltare le mie copule, sopporti ogni corno che ti faccio; perché non ti arrendi e, una volta tanto, ammetti che ti ho sconfitto? Non capisci che saremmo più felici?”
”Paola, ascoltami; forse è l’ultima volta che ti do una lezione; spero che la capisca e la colga nel suo valore. Stai commettendo l‘errore più marchiano che un avvocato possa commettere nella sua professione; tu hai deciso che io ho una colpa, che la mia testimonianza non vale niente, che le mie dichiarazioni sono false e mi hai già condannato. Tu non sei in grado di fare l’avvocato; nella mia professione si valutano i fatti, oggettivamente, senza pregiudiziale; si analizzano tutti gli elementi e soprattutto i documenti e le testimonianze; solo quando si è in grado di provare i fatti con quelli, si pronunciano le sentenze.
Con questo comportamento, stai dimostrando che non sei capace di amore; che non vali niente come compagna perché non rispetti nessuno dei principi della convivenza; che sei irrazionale e pregiudiziale; che condanni senza prove; non solo sarò costretto a cacciarti dalla mia casa, dai miei benefici, dalla mia vita; ma sarò costretto a buttarti in mezzo alla strada e anche io commetterò l’errore di condannarti sapendo che lo sto facendo.
Quando deciderò che devi andartene, so già che non avrai molti sbocchi; nel caso peggiore potresti arrivare al suicidio per vergogna, per impotenza, per fallimento totale; in quel caso, come te, sarei pregiudiziale, al tempo stesso accusa giudice e boia; ma io avrò la coscienza culturale, umana e professionale di aver cercato fino all’ultimo di farti ragionare e che tu non hai voluto ascoltare perché sei ottenebrata da una tua convinzione che non ha nessun riscontro con la realtà.”
“Grazie per la lezione, maestro; io so che ti ecciti ad ascoltare le mie copule; so che non mi hai detto niente quando sono andata in giro a farti le corna; solo un cuckold fa questo; non sono io il cattivo avvocato; sei tu il patetico colpevole che si arrampica sugli specchi per difendere la sua credibilità. Io non ti ho mai amato ma ti ho sempre ammirato come professionista, come maestro, come mentore.
Poi mi sono resa conto che ti serviva solo la schiavetta per esprimere il tuo potere e allora l’altra parte del mio cervello ha elaborato la vendetta; ti ho costretto ad accettare tradimenti prima piccoli poi sempre più grandi fino a quest’ultima prova; fai finta di ribellarti, ma sei eccitato perché mi immagini in mezzo a quattro più giovani di te che mi montano da tutte le parti; la tua recita è finita; la prossima volta sarai smascherato e ti arrenderai; allora sarò soddisfatta e felice.”
“Auguri, ragazza; preparati ad affrontare l’ignoto senza la mia carta di credito e senza sostegni.”
“Ma vai al diavolo, impotente cornuto!”
“Se valessi qualcosa come studente di legge, sapresti che già, avendo registrato questo colloquio, potrei denunciarti per oltraggio; ti avverto che questa è casa mia e che il mio lavoro è a rischio; ho in casa una pistola per difendermi da aggressori; se ti porti in casa un amante, sappi che vi ammazzo, tutti e due; e non pago niente perché sparo legittimamente.”
“Boom; stavolta l’hai sparata grossa, povero il mio cornutello!”
Ormai era fuori di sé; convinta che lui fosse un cuckold che si nascondeva, non evitava esagerazioni; quella stessa sera, Franco era seduto sul divano e stava sfogliando pratiche del suo lavoro, quando Paola entrò in compagnia di un ragazzo di colore, grosso come un armadio a sei ante, muscoloso e ben dotato, come denunciava il pantaloncino teso sull’inguine; lei lo abbracciava e lo incoraggiava.
“Vieni, il cornutello adesso va a prendere la sua videocamera, registra come copula un vero maschio e poi si godrà il filmino manipolando il suo inutile pisellino; tu adesso farai il tuo dovere e gli dimostrerai come un vero maschio tratta una donna calda e appassionata. Cornuto, è vero che adesso prendi la videocamera e ci riprendi? Povero il mio impotente, è vero che adesso ci accompagni alla camera da letto e ti metti a guardare come questo maschione mi sbudella davanti e dietro, sopra e sotto come tu non saprai mai fare?”
“Paola sei impazzita; stai andando fuori da ogni limite; te l’ho detto che posso sparare e ammazzarvi; non mi esasperare … “
“Vediamo se hai il coraggio di sparare o se invece preferisci ammettere che sei un cuckold e che aspetti solo di esibirti davanti a me che ti do le direttive; vieni, John, portami a letto e fammi godere!”
Si allontanarono verso la camera e non si curarono di lui che aveva preso la borsa di lei, cavato via le chiavi di casa, quelle della macchina e le carte di credito dal portafogli; lasciò il telefonino ma dal suo chiamò qualcuno; Paola e il suo mandingo erano in camera e lui la stava spogliando rapidamente; stettero poco, il vestito e l’intimo, a volare; altrettanto fu per la maglietta e lo short di lui; erano nudi completamente e distesi sul letto; lei si era attaccata al sesso e lo succhiava con passione.
Il ragazzo aveva una mazza di circa venticinque centimetri e Paola riusciva non solo a leccarla tutta, dai testicoli grossi come pesche alla cappella larga come un grosso fungo; ma riusciva anche a succhiarne in bocca una grossa parte e a copulare in gola con due terzi del bastone largo come una lattina da bibita; il ragazzo doveva essere bene abituato al sistema, perché reggeva nonostante i lamenti che lei gli provocava con la sua artistica fellazione.
“Cornutone vieni a vedere che bella mazza ha il mio amico; o hai paura del confronto? Perché non prendi la videocamera e illustri questo meraviglioso momento? E’ la tua apoteosi; tu finalmente dichiari di essere cuckold e ti arrendi alla tua dolce compagna, non credi?”
Franco non la degnava di risposta e a malapena lanciava qualche occhiata verso la coppia; riuscì appena a distinguere che il maschio l’aveva distesa sul letto e si era fiondato a leccarle la vulva con grande passione; la faceva godere molto, come testimoniavano gli urli di lei; ma alcune note false denunciavano anche che era lei a caricare i toni della copula a favore del suo compagno / vittima.
Visto che lui non dava cenni di vita, lei si portò addosso il partner e si fece penetrare in vagina in un sol colpo; urlò con quanto fiato aveva in gola, perché davvero la mazza aveva sfondato parti finora intatte; lei accentuò gli urli di piacere rivolti a Franco; quando si rese conto che non venivano reazioni da lui, ruotò il corpo sotto l’amante provvisorio e passò a farsi possedere in vagina a pecorina, da dietro, sollevandosi su braccia e ginocchia.
Franco stava fibrillando, ma non per quello che credeva Paola, che raggiunse l’apice della sua performance portandosi la cappella all’ano e facendosi penetrare nel retto; il dolore fu reale, perché era il sesso più grosso da cui si faceva penetrare; urlò e singhiozzò, ma incitò il mandingo a sfondarla; erano impegnati in quella manovra quando la porta si aprì e comparve Franco, vestito di pelle nera con una maschera sul viso, fruste, scudisci, collari e dildi spaventosi solo a guardarli.
Era con lui una femmina addobbata allo stesso modo che brandiva un gatto a sette code e uno scudiscio, in cintola portava vari strumenti di tortura.
“Fermi lì; adesso è il nostro turno di divertirci; mettetevi a quattro zampe e strisciate sul pavimento se non volete essere frustati a sangue!”
“Franco ma che mascherata è questa?”
“Imbecille che sa tutto di cuckold e niente di sadomaso; siamo una coppia abituata a praticare la violenza e il dolore; lei è Crimilde e la conoscono in tutta la regione per i suoi amplessi violenti e sanguinari; io sono il suo assistente; sono un poco più masochista ma mi piacciono la violenza e il sangue, adesso voi due vi mettere questi collari, strisciate sul pavimento e camminerete a quattro zampe finché ve lo ordinano i vostri padroni. Tutto chiaro?”
Il mandingo si rivestì più rapidamente di come si era spogliato, infilò la porta e sparì senza salutare; Paola completamente nuda si copriva il seno temendo staffilate e stava piangendo a dirotto.
“Franco, abbi pietà, non farmi male; ho paura del dolore … “
“Non mi pare, ragazza; ero qui quando ti ha fatto sanguinare l’ano con la sua mazza; non è il dolore a farti piangere, è la paura, la vergogna; adesso sai che se rispettassi la mia natura ti farei a brandelli la pelle di tutto il corpo; ma mi fai schifo anche come vittima; vestiti e vattene da questa casa; hai passato il limite, hai invaso la mia libertà e adesso te ne vai … “
Intanto si era liberato della bardatura di pelle ed altrettanto aveva fatto la donna in cui Paola riconobbe la sua segretaria.
“Oh, mio dio, era tutta una farsa … era una recita per darmi dell’imbecille … non ho capito niente e mi sono costruita un personaggio che non esisteva; per dimostrarlo, ho calpestato i principi elementari della convivenza; quanto sono idiota!”
“Si, ma io non recito quando ti dico che con me hai chiuso e che devi andartene ora stesso dalla mia casa; qui non c’è più posto per te; hai toccato il fondo dell’aberrazione, ti sei prostituita alla tua pregiudiziale ed ora non puoi fare di peggio; anzi si, perché ti toccherà andare a battere, se non vuoi tornare al paesello o suicidarti per la vergogna del totale fallimento; da me non aspettarti più nessun aiuto; ho requisito le carte di credito e le chiavi; uscita da questa casa ti resteranno gli occhi per piangere.”
“Devo ritorcerti contro quello che hai detto a me? Sono stata una emerita imbecille e presuntuosa; mi sono costruita un nemico nell’amico più caro e l’ho perseguitato con tutte le mie forze; ho costruito un reato, l’ho perseguito, giudicato e condannato; non c’era sentenza da eseguire. Tu stai condannandomi a morte, comunque la rigiri. Cosa mi resta?
Tornare dai miei e vivermi una condanna a vita di clausura per scontare tutte le mie colpe di lussuria, di vita sregolata, di errori marchiani? Cercare un protettore perché mi assegni un tratto di marciapiede e mi mandi a battere quel poco che il mio corpo o reggerà? O forse, ed è la vera ipotesi, andare alla stazione per abbracciare il primo treno in corsa? Il giudizio spetta a te, la condanna è tua, tu devi essere il boia. Pronuncia la sentenza; io posso solo accoglierla e accettarla.
“Cosa potrebbe proporre, in trattativa, il grande avvocato esperto di trasgressioni sessuali?”
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