Lui & Lei
Carnevale 1

26.02.2025 |
617 |
0
"Dice con molta serenità che vanno lì o in posti simili per una particolare esigenza; Nunzia è una donna calda ed ha bisogno di frequenti incontri con persone..."
Io ed Anna siamo quelli che si possono definire gli sposi non promessi ma predestinati.Nati e cresciuti nella stessa città, a pochi isolati di distanza, abbiamo percorso insieme tutte le esperienze dell’infanzia crescendo quasi in simbiosi.
Il periodo più bello dell’anno, per noi, è il mese di agosto che da sempre trascorriamo nella stessa località, nello stesso albergo, nello stesso lido, sotto due ombrelloni vicini frequentando gli stessi amici, gli stessi locali, insomma due corpi e un’anima.
Per di più, Anna è una autentica persona buona, pressata da un’educazione severa, quasi rigida, della famiglia e da un condizionamento ambientale che le impone di essere sempre la più brava, la più diligente, la più attenta, la più umana, la più … tutto; lei si impegna allo spasimo per essere all’altezza delle attese e, inevitabilmente, finisce per condizionare me che pendo dalle sue labbra ed accetto come verità evangelica qualunque cosa dica; sono, insomma, il suo fido servitorello, il suo tenero innamorato, il suo più grande amico, insomma sono … tutto.
Il suo candore la porta a volte a trovarsi abbastanza a disagio, ma Anna prosegue per la sua strada, con le sue convinzioni; e, a chi non la condivide, arrivederci.
Io sono sempre pronto a dirle di si, naturalmente.
La distanza che separa lei dalle amiche e coetanee è, all’incirca, quella dal quaternario all’era atomica; ed Anna è sempre orgogliosamente convinta di essere nel giusto, scegliendo la retroguardia.
Quando, a quattordici anni, io ne avevo sedici, tutte le sue amiche sono già veterane della masturbazione sia maschile che femminile, Anna non ancora ha dato un bacio, nemmeno a me; e nemmeno si preoccupa di sapere cosa sia la fellatio, il coito anale o a che serve toccare il seno; quando scopre che quasi tutte le amiche a quindici anni non sono più vergini, recita un’intera novena per espiare.
La volta che, finalmente, seduti su un pattino arenato sul lido, ci diamo il primo bacio, poi fugge vergognandosi come una ladra; addirittura, quando, al buio di una discoteca, ci baciamo con la lingua, in piedi, stringendoci come per dirci addio, con il mio sesso che picchia duro sul suo ventre e gli ossi pubici si scontrano da fare male, lei d’improvviso scappa in bagno; solo dopo un’infinità di reticenze, rivela che ha temuto di essersi fatta la pipì addosso e deve essere Erika, l’amica più disinvolta, a rivelarle che ha avuto il suo primo orgasmo.
Va avanti così per venti anni, anche dopo il matrimonio, fino ad oggi.
In tempi recenti, un poco di incertezza me l’ha messa la ripresa di frequentazione con le vecchie amiche, che per anni ha perso di vista e che, per quel che mi consta, non hanno certo rallentato il loro ritmo di vita; le più 'oneste' hanno realizzato matrimoni interessanti e opportuni; le più avventate si esibiscono volentieri in città e sono oggetto di divertenti pettegolezzi; delle 'scavezzacollo' si dicono varie leggende ma certamente non sono molto 'pacate'; per questo, ogni volta che accenna ad occasioni di incontri, di rimpatriate e simili, un po’ mi allarmo.
Il candore di Anna costituisce per me un’incognita problematica; una donna di trentacinque anni che per tutta la vita ha conosciuto un solo maschio, me; che fa l’amore a luci spente, senza toccare il membro, semplicemente stendendosi supina a gambe divaricate e facendosi penetrare 'sacralmente', alla missionaria; che si è opposta con energia a qualunque proposta di masturbazione, di coito orale o di coito anale considerandoli innaturali; insomma, una donna che solo il mio immenso amore mi fa accettare sapendo che è fuori di ogni logica; in una situazione ambigua rischia grosso.
Ed arriva anche la 'botta' temuta, nella maniera più stupida possibile.
In occasione del Carnevale, le amiche hanno pensato di organizzare in una locale discoteca un veglione mascherato assumendo a tema il senso stesso del carnevale storico.
Anna ha deciso di accettare l’invito e di partecipare insieme a me.
Cerco di farla ragionare.
Innanzitutto, le chiedo di documentarsi su quel benedetto senso storico e le anticipo che avrebbe scoperto che era la giornata della ‘trasgressione femminile’ soprattutto in una direzione prettamente sessuale.
Anna commenta che è un’esperienza fattibile.
Con la solita pazienza, le chiedo se per caso ricorda quando ci eravamo ‘messi insieme’.
Naturalmente ricorda benissimo la sera di vent’anni prima, sulla spiaggia, con chitarre, falò, birre e l’invito alle ragazze a ‘farsi’ il maschietto preferito; Anna aveva scelto me e si era seduta vicino a me.
Anche vent’anni dopo, non è possibile riuscire a spiegarle che il senso di quel ‘farsi’ non era quello che aveva adottato lei, sedersi vicino e lasciarsi sfiorare, per un solo attimo e del tutto casualmente, il seno appena nascente; devo quasi urlare per convincerla che le altre ragazze si erano infrattate e avevano provveduto ciascuno a suo gusto a ‘farsi’ il maschietto, con le mani, con la bocca, con il sedere o addirittura con la penetrazione completa.
A quelle condizioni, cerco di spiegarle, il veglione mascherato a tema per carnevale può essere solo una proposta di libertà per le dame di fare sesso con il partner che scelgono, possibilmente non quello abituale.
La discussione è lunga, perché Anna, quando ha una convinzione, non intende ragioni; per lei la festa è solo un veglione in maschera con qualche piccola concessione; al massimo, un bacio a uno sconosciuto mascherato.
Cerco di farla riflettere sulla distanza che c’è sempre stata tra lei e le sue amiche in tema di sesso; le ricordo che non ne sa niente, neanche i primi rudimenti, e che rischia di trovarsi alla mercé di qualcuno che può avanzare pretese particolari e per lei neanche opinabili.
Non riesco a smuoverla per niente.
La avverto allora che, se si sbaglia e le cose precipitano, a rischio c’è il matrimonio; con un logica assurda, mi accusa di ricattarla e, appunto per questo, manda la conferma.
Non passo un buon periodo, in attesa della data fatidica; so con quasi assoluta certezza che Erika e compagne non pensano ad una festa soft come pretende Anna, ma so anche che, ormai, non è possibile farla recedere.
Decido che, alla peggio, mi defilo.
Anche lei torna ancora sull’argomento e cerca di dimostrare la ragionevolezza della sua fiducia; non si può forzare nessuno, se non vuole, è il suo punto di vista; se proprio le cose si mettono male, può sempre ritirarsi ed io devo solo darle una mano, invece di gufare ad ogni costo.
Non serve a niente dirle che alcuni uomini, in particolari momenti, diventano ingestibili; inutile farle osservare che, per una norma qualsiasi fatta ad hoc, possono separare i maschi dalle femmine, cosa, peraltro, assai probabile, e che in quel caso non potrei affatto aiutarla; inutile anche farle notare che certi caratteri dei maschietti delle sue amiche non sono proprio raccomandabili, qualcuno risulta persino manesco, e che quasi tutti, quando la vedono, la guardano con un certo spirito.
Le mie sono, per lei, solo fisime, al massimo gelosia e, soprattutto, sfiducia in lei e nella sua capacità di gestirsi.
Visto che non c’è proprio niente da fare per farla recedere, decido di fare buon viso a cattivo gioco e di accettare il rischio di trasformare in una disgrazia un’ipotesi di festa.
Decidiamo persino i costumi da affittare per l’occasione e, premeditatamente, non parliamo più della faccenda fino alla data fissata.
Quando entriamo nella discoteca, sembra che niente di particolare vi abbia luogo; un foglio di carta appena leggibile indica ‘veglione in maschera’ al piano superiore e vi ci dirigiamo; troviamo un ventina di persone, metà donne, che già si sistemano in fila di fronte.
Una capobanda chiarisce che le signore prenderanno un piccolo assaggio di ciascuno dei signori e poi faranno la loro libera scelta.
Cerco di tenere gli occhi incollati al massimo su Anna e riesco a seguirla per tutto il percorso mentre si avvicina a ciascuno o viene afferrata e biancicata da altri.
Quando mi viene vicino, la stringo per la vita; tenta di svincolarsi ma le sussurro.
“Anna”
“Portami via, Mario, portami via, ho sbagliato tutto!”
Non sto a pensarci un attimo, la prendo per un braccio e la strattono verso le scale.
“Ecco il colpo di fulmine!”
E’ il commento scherzoso della capobanda.
Scendiamo di corsa le scale e ci sediamo ad un tavolo.
Anna mi abbraccia e scoppia a piangere; non so come fare per calmarla e mi limito ad accarezzarle la testa; pian piano si riprende e mi racconta.
“E’ stato orribile; ognuno pareva avesse il diritto di farmi quello che voleva; i primi mi infilavano la lingua dappertutto, nella bocca, nelle orecchie; qualcuno mi palpava i seni e mi strofinava i capezzoli facendomi anche male; uno mi ha infilato la mano tra le cosce e mi ha preso l’inguine non so per che cosa; e poi tutti mi facevano sentire la verga da sopra i vestiti, tutti mi palpavano il sedere come se ne fossero i padroni. E’ stato terribile … non dovevo venirci … Perdonami, sono stata stupida.”
“Non esagerare; è stata una brutta esperienza, ma anche quelle servono a crescere. Peccato, adesso, avere speso tanti soldi per il biglietto e per gli abiti e doversene tornare a casa a non fare niente.”
In quel momento, passa accanto al nostro tavolo un distinto signore non più giovanissimo, ma decisamente serio ed elegante, accompagnato da una signora forse sui quarantacinque anni decisamente bella e con un personale di tutto rispetto.
“Perdoni l’intrusione; avete bisogno d’aiuto, per caso?”
“No, grazie.”
Mi affretto a rispondere.
“Ma la signora sembra sconvolta!”
Interviene la donna.
“Ha avuto un brutto momento ma forse è già passato.”
“Perdonate la mancanza di correttezza, mi chiamo Nicola …. E lei è la mia compagna Nunzia. La signora forse dovrebbe bere qualcosa che la tiri su. Un po’ di sangria?”
“Sono Mario … e lei è mia moglie Anna. Si, credo che bere qualcosa le farebbe bene; non so se le piace la sangria. Anna, che ne dici?”
“La sangria va bene, ma dammi la mano e siediti vicino a me. Accomodatevi anche voi.”
Così prendiamo posto intorno al tavolo, Nicola porta una bottiglia di sangria e dopo qualche minuto siamo serenamente a chiacchierare.
Nicola dice che sono abbastanza abituali frequentatori del posto, ma che quella sera si sono trovati spiazzati dal veglione al piano superiore.
Dice con molta serenità che vanno lì o in posti simili per una particolare esigenza; Nunzia è una donna calda ed ha bisogno di frequenti incontri con persone dell’altro sesso in grado di soddisfare le sue esigenze, alle quali Nicola non può provvedere perché un’odissea ospedaliera lo ha ridotto all’impotenza.
Normalmente, incontrano coppie con altri tipi di problemi e, se è possibile, si armonizzano per organizzare qualcosa insieme; alla peggio, ci sono sempre dei ‘giovani in affitto’ che, a pagamento, possono soddisfare Nunzia.
Gli faccio presente che il nostro problema è esattamente opposto, che Anna è come una bambina non cresciuta, per il sesso, e che si è fatta travolgere da amiche un po’ più disinvolte a partecipare a una festa a sorpresa, ma che, di fronte alla crudezza della realtà, ha avuto una crisi di pianto.
Sotto il tavolo, intanto, Nunzia ha allungato una mano e l’ha poggiata sul mio ginocchio; visto che non ho reagito male, sta avanzando verso il ventre e il mio fratellino in basso ha immediatamente alzato al massimo la testa riempiendo la mano di Nunzia che accarezza il pacco.
“Mi sa che Mario sarebbe proprio ideale per me!”
Esclama rivolta a Nicola.
Ma io la freno.
“Forse non è chiaro che Anna è veramente una bambina, per la conoscenza del sesso; non so come potremmo coinvolgerla, se volessimo organizzare qualcosa.”
Però mi appare sempre più chiaro che forse è il momento giusto per fare uscire Anna dal guscio, per di più con poco rischio, visto che l’impotenza di Nicola eviterebbe preventivamente penetrazioni eventualmente non gradite.
Mi rivolgo allora ad Anna direttamente.
“Senti, amore; queste persone sono lontane da noi e sono comunque assai diverse dalle tue amiche del veglione; stiamo valutando che insieme potremmo dare vita ad una serata di grande interesse, specialmente per la conoscenza e per l’arricchimento di noi stessi; noi tre siamo dell’idea di provare; tra persone civili, fermarsi e ritirarsi non è mai un colpa; se invece l’esperienza ci soddisfa, possiamo utilizzarla per la nostra stessa crescita. E’ importante sapere la tua opinione. Che ne dici?”
“Ma io, cosa dovrei fare?”
Nicola interviene.
“Amare, Anna; devi solo amare tuo marito come ti senti; ognuno di noi lo farà con chi sente vicino ed amabile; poi vedrai che le forme dell’amore sgorgheranno naturali.”
“Scusatemi, ma sono frastornata. Amare, fare l’amore, fare sesso. Ma non sono la stessa cosa?”
“Sembrano … non sono. Il sesso è un apparato del corpo umano che risponde a sollecitazioni meccaniche dell’organismo, che vanno dalla stimolazione all’erezione alla sollecitazione all’orgasmo a tutto ciò che attiene al sesso. Fare sesso significa mettere in atto, scientemente, tutti i meccanismi che concorrono alle funzioni sessuali e creare l’attività di funzionamento del sesso.
Amare è un moto dello spirito, spesso totalmente incontrollabile, che spinge a privilegiare qualcuno, o anche qualcosa, su tanti ed è un’attività della sfera emotiva. Fare l’amore significa riuscire a mettere insieme l’amore e il sesso per creare una perfetta armonizzazione tra corpo e cuore, tra cervello ed emozione.
Puoi essere bravissima a usare il sesso, tuo o degli altri, e quindi fare sesso meravigliosamente; ma puoi essere brava a fare e a dare sesso alla persona amata e stai sicura che in quel caso raggiungi veramente l’apice del piacere e della soddisfazione. Sono concetti difficili o ti ci ritrovi?
Ma, soprattutto, pensi di rientrare in una delle condizioni descritte? Sei eccitata? Vuoi fare sesso? Sei innamorata e vuoi fare l’amore? Ti ecciti perché sei innamorata?”
“Non lo so, adesso; e non lo so, perché finora del sesso mi avevano fatto vedere solo la parte negativa, quella sporca, quella vietata. Devo fare chiarezza.”
“Allora tuo marito ha fatto la scelta giusta. Stasera qualche chiarezza la puoi fare e, visto che siete così giovani, potete diventare dei magnifici amanti.”
Nicola va dal barman e ritira una chiave; poi torna da noi e ci guida verso il fondo della sala.
“Qui ci sono delle salette particolari; io ne posso avere una. Non ci disturberanno e staremo benissimo.”
Apre una porta che appena si distingue nella parete e accende una luce.
Lo spettacolo almeno per noi è straordinario; al centro della sala, un letto circolare ricoperto di lenzuola nere di seta; sul soffitto un enorme specchio sovrasta tutto il letto; intorno alle pareti diverse sedie ben organizzate.
Nicola abbraccia Nunzia e l’avvolge in un bacio appassionato.
“Sei contenta, amore?”
“Per ora sono contenta; tra poco sarò sicuramente felice. Per fine serata spero di essere entusiasta e di tornare ancora a incontrare questi meravigliosi ragazzi.”
“Lo spero tanto anch’io.”
E riprendono a baciarsi.
Io ed Anna ci troviamo violentemente attratti e ci abbracciamo con altrettanta foga; mentre la bacio con passione, allungo una mano fra le cosce e le tasto la vulva.
Ha uno scatto e si irrigidisce; passo delicatamente il palmo su tutto il monte di venere e la sento sciogliersi, insinuo il medio nella vulva e la sento scattare come per una scossa elettrica.
Decisamente è molto tesa e c’è bisogno di tempo per scioglierla.
Le bacio la gola e il petto; sbottono la camicia del costume e alla fine riesco ad avere accesso al suo seno prorompente; chino la testa, bacio le mammelle e scendo fino a prendere in bocca un capezzolo.
“E’ la prima volta …”
Mi ansima sulla testa.
“Ti piace?”
“Si, continua … A casa, poi, me lo farai ancora?”
“Ogni volta che vorrai!”
“Ti amo.”
“Anch’io.”
Intanto Nicola ha lasciato Nunzia e si avvicina ad Anna che un po’ si trattiene, poi capisce che in gioco c’è tutto e lo lascia accostarsi; lui la bacia quasi con prepotenza e comincia a farle ruotare la lingua nella bocca, fino in fondo.
Anna scopre un bacio impensato e si appassiona; infila lei la lingua e comincia a ruotarla nella bocca di lui; il ventre che si accosta al ventre segnala l’insorgenza di una voglia di penetrazione.
Nicola, che non ha niente da farle sentire, si fa largo con la mano nella gonna ed arriva fino al tanga che non copre, anzi sottolinea la sua intimità, ed ormai è così bagnato che dà solo fastidio.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Carnevale 1:
