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Lui & Lei

Era destino


di Membro VIP di Annunci69.it AlexBx37
19.03.2025    |    4.614    |    5 8.3
"Nell'ufficio dove lavoro siamo, in totale, sei persone..."
Quanto segue è successo realmente, e non avrei nessun motivo per mentire. Mi trovavo nel mio ufficio ed era una mattina di gennaio come le altre. Nell'ufficio dove lavoro siamo, in totale, sei persone. Due donne e quattro uomini, compreso me. Giorgia, una delle mie colleghe, capelli neri, con la frangetta un po’ hippy, occhi scuri con un occhiali neri, era seduta davanti a me.
Non vi nascondo che la sua presenza è sempre motivo di distrazione. Vedi, Giorgia non è quella che possiamo definire una gran figa... non è molto alta, non ha un seno prosperoso, la bocca non è carnosa... ma neanche troppo sottile. Ma a vederla così... mi dava l'idea di una donna selvaggia...
E la scorsa estate ne ebbi la prova. E tutt'ora, quando ci penso, mi viene duro... Faceva molto caldo, andammo a mangiare pausa pranzo assieme. Mangiammo due tramezzini in un bar davanti al nostro studio, ed eravamo fuori. Lei aveva una classico vestito estivo, sempre color nero. Aveva le maniche corte e io non potei non notare le due enormi chiazze sotto le sue ascelle. Faceva caldo e io, a quella veduta, aveva ancora più caldo. Quando fu il momento di pagare, mi tuffai letteralmente in cassa. Pagai tutto io e lei mi ringrazio dicendomi che non dovevo. Io le dissi che era stato un piacere. E lei mi rispose: «La prossima volta pago io!». Gli risposi, scherzosamente: «Va bene, ma almeno un abbraccio me lo dai?».
E lei mi diede l'abbraccio... appoggia la mia testa sopra la sua spalla destra e... annusai. Un fortissimo e pungente odore di sudore conquistò le mie narici. Era forte. Molto forte, ma non era invadente. Era selvaggio, un odore acre ma splendidamente eccitante. Non vi posso dire che puzzava, perché quando usiamo questa parola tendenzialmente la utilizziamo per dare una connotazione negativa. Era un odore di sudore, questo sì, non era certo una colonia... ma era selvaggio, eccitante. Ho conosciuto molte donne che sono pazze di uomini che sudano, nel mese estivo. Una volta chiesi ad una mia amica perché gli piacesse questa cosa, e lei mi rispose: «Perché, quando vedo un ragazzo che gioca beach volley in spiaggia... un ragazzo bello, madido di sudore... con i capelli bagnati appiccati sulla faccia... il sudore rende la pelle più eccitante».
Dopo quella volta, quell’odore si installò nelle mie narici e non uscì più. Arrivai, perfino, ad associarlo ad ogni chiazza di sudore che vedevo sotto il braccio di una donna. Ma il suo era veramente buono: forte… acre… selvaggio e passionale. Il genere umano è un animale, e come tutti gli animali abbiamo in comune alcune cose. L’odore del nostro corpo è motivo di seduzione, è causa di erotismo.
Ma ritorniamo in quel giorno di gennaio. Fuori c’era il sole, ma faceva freddo. Mi sono sempre piaciute le giornate solari in inverno. Ora di pausa pranzo. Quel giorno non avrei dovuto lavorare nel pomeriggio, quindi le chiesi di andare a mangiare qualcosa. Ma questa volta non un tramezzino, volevo andare a mangiare qualcosa di buono in un ristorante.
Ma chi paga?
Ovviamente io, perché mio è l’invito. Lei accettò, e ci recammo in un locale elegante. Ordinammo da mangiare e io ordinai anche del vino. Lei non poteva bere perché doveva lavorare, io invece potevo. E volevo, perché l’alcol mi avrebbe aiutato. Mi avrebbe reso più sicuro in quello che avrei voluto fare. Ma che cosa volevo fare? In effetti, non ci avevo ancora pensato…
Ma dovevo per forza fare qualcosa? È una collega di lavoro, avrei potuto rovinare tutto. Però era da molto tempo che pensavo a lei, e quell’odore della scorsa estate… è ancora nelle mie narici.
Mangiammo bene, e io bevvi due bicchiere di vino e mi sentivo già più rilassato pronto a spingermi laddove, da sobrio, non sarei riuscito. Per tutto il pranzo la guardavo fisso negli occhi, e nei suoi leggevo che, in parte, aveva capito…
«Quest’estate… ti ricordi quando abbiamo mangiato un tramezzino a pranzo?» chiesi.
«Ne abbiamo mangiati diversi...» rispose.
«E’ vero, ma un giorno… faceva molto caldo. Avevo pagato io, e ti chiesi un abbraccio». Era il momento della verità, l’amo era stato gettato. In base alla risposta avrei capito che avesse abboccato o meno.
Ma lei non rispose, semplicemente sorrise, e lo fece guardandomi negli occhi. Aveva capito, e forse… prese il cucchiaino con cui aveva finito il dolce, se lo mise in bocca e lo succhiò lussuriosamente. Poi se lo cavò dalla bocca e mi disse, semplicemente: «Si, ricordo».
Io ero disarmato. La sicurezza che i due bicchieri di vino mi avevano dato, dopo quel gesto e dopo la maniera con cui mi ha risposto, mi avevano disarmato.
«E ricordo anche, che tirassi su con il naso, non appena la tua testa fosse sulla mia spalla».
Non ti tedio con particolare insignificanti, ma dopo pranzo siamo andati in ufficio, non c’era nessuno, e siamo andati nella stanza degli archivi (la classica «camera da letto» degli uffici). La baciai con avidità, la mia lingua le trapanava le labbra. Ma non volevo che lei mi toccasse. In quel soleggiato pomeriggio di gennaio, io volevo solo una cosa. Non fare sesso... volevo fargli un ditalino. Quanto mi aveva eccitato (e mi eccita ancora) questa parola! Fin da quando ero adolescente…
La mia mano destra era dentro le sue mutandine. Era bagnatissima e dal tatto potevo immaginare come fosse la sua figa. Era pelosa, ma molto pelosa. Tirai su la mano e mi annusai il dito. Ero in estasi. Poi lo succhiai. Il gusto era forte, ma molto forte. Non fece altro che aumentare la mia eccitazione. Se mi avesse toccato l’uccello solo con il mignolo, sarei scoppiato in un grande orgasmo.
Ritornai dentro le sue mutande. Appoggiai l’indice sul suo clitoride. Ma non lo schiacciai; sfruttando la sua eccitazione (era molto bagnata) gli facevo dei piccoli cerchi prima a destra e poi a sinistra, senza mai premere. Era così bagnata che il suo liquido permetteva al mio dito di non farle alcuna pressione. Alternavo il ritmo: prima un po' sostenuto, e poi adagio. Allegro moderato, allegretto, allegro vivace, largo, presto… ho applicato tutte le mie conoscenze dei ritmi musicali. Lei ansimava, e aveva dei spasmi molto violenti. Iniziava ad avere caldo… la sua testa era appoggiata alla parete, leggermente inclinata. Stava così, mentre il mio indice la stava mandando in estasi, con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta, smossa dai suoi stessi spasmi. Vedevo che stava sudando, la sua fronte era madida di sudore. Al momento dell’orgasmo, mi abbracciò e mise la sua testa sopra la mia spalla, lasciandosi andare ad un sospiro molto ampio accompagnato da un grandissimo spasmo. E indovinate un po'… mi sembrava di essere ritornato indietro nel tempo, a luglio, quando per la prima volta sentii l’odore del suo sudore.
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