incesto
Mamma Un sogno possibile
di geppettino2003
05.03.2023 |
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"Minuti ed offrire un accattivante culetto a carezze appena sfiorate, sicuro preludio di chissà quali ulteriori momenti trasgressivi..."
Anni fa, estate, un caldo torrido, impossibile dormire, la notte ospite in camera dei miei, unica stanza con il condizionatore.Meno di un’ora e risvegliarmi a frasi difficili da comprendere, aprire gli occhi, intorpidito, vedere mamma, ascoltare, il suo sussurrare parole per me senza senso.
Di contro il grugnire di papà! Curioso concentrarmi su quelle figure che, in penombra, sembravano avvolte in un unico intreccio. Respiri di mamma quasi strozzarsi. Distinguere la sua figura, vedere, per la prima volta, un morbido corpo nudo.
Seguire il far danzare di un prosperoso seno per la gioia del suo uomo, le mani, come fossero impazzite, stringerlo, le dita pizzicare i capezzoli, le labbra serrate contenere mugolii difficile da interpretare, sicuramente non di dolore.
Minuti ed offrire un accattivante culetto a carezze appena sfiorate, sicuro preludio di chissà quali ulteriori momenti trasgressivi.
Per un attimo incrociare il suo sguardo.
Spaventato chiudere gli occhi.
Ancora lunghi secondi trascorre, e non sapere perché, ne controllare, il crescere spontaneo dell’uccello.
Al buio, continuo il salire di suoi profondi respiri, l’intensità dei suoi gemiti, ed il diventare duro del pisello.
Una mano lentamente scivolare tra le gambe, toccare, tastare una intima reazione a quanto ascoltavo e vedevo. Cominciare ad accarezzarmi, non sapere perché, ma sentire di volerlo fare. Una emozione nuova, diversa, mai provata, bella!
Ancora parole confuse, per me senza un senso, impormi di riaprire gli occhi, vedere quella delicata figura contorcersi al fare del suo uomo che dava forti colpi tra le sue gambe. La sua reazione singhiozzata, la voce intimargli di continuare, di spingere più forte, di farlo ancora, di non smettere! L’espressione del viso confermarmi momenti di sicura, piacevole, emozione.
La mia mano aveva acquistato velocità, un sù e giù incontrollato. L’uccello opporsi con forza al mio stringerlo, diventare sempre più duro ma non farmi male, al contrario!
I suoi lunghi sospiri, farsi ripetuti, intensi, cadenzati. Il momento del suo piacere unirsi al mio ed accompagnare il mio tremore al bagnarmi la mano di un intenso e caldo godere, per la prima volta, vissuto!
Al buio di quella notte ho scoperto il suo essere diversamente mamma, nell’intimo sapersi trasformare in erotica femmina che, a letto, sa come emulare una pornostar.
E da quella notte è cambiato il mio approccio a lei!
Rivivere costantemente quella intrigante notte, quei trasgressivi minuti, quasi impormi a mutare il mio rapporto con il suo innocente, ed amorevole, essere mamma. Cominciare a fantasticare sul suo essere femmina vogliosa, e desiderabile.
A seguire un lungo periodo di confusione, il giorno vederla madre, presente, disponibile, affettuosa, al buio delle mie notti, sognarla offrirsi, amante complice, e godere solo al crescere di perverse fantasie.
Iniziare un lunghissimo periodo di sfacciate sfide.
A distanza di anni rivivo il mio fare, e le sue reazioni al mio sfidarla.
Ritornare a quei miei episodi, a sfacciate provocazioni, irriguardosi atteggiamenti che avrebbero potuto/dovuto imporre una sua, diversa, reazione.
Chiedermi perché non c’è stata!
Quel mio starle accanto, e non riuscire a controllare diventate costanti erezioni, inizialmente con vergogna tentare inutili, e goffi, tentativi per mascherarle, forte l’intenzione di trasmetterle primi sfacciati segnali, ma non sapere come fare per renderle tangibile il mio desiderare un eccitante dopo.
Il suo sorridere, confondermi, darmi possibili speranze!
Nel tempo sempre più frequenti i litigi con papà, la tensione in casa palpabile, diventate, così, costanti le nostre sere soli sul divano, al suo bisogno di conforto unirsi il crescere del mio morboso desiderio.
Starle accanto, apprezzare la provocante figura, fantasticare sul procace seno che, libero da costringimenti, disegnava il suo essere opulento sotto la larghe maglie, e non riuscire a controllare Il crescere spontaneo di dure eccitazioni.
Il suo notarle, subirle, è giustificarle certa del naturale crescere di un giovincello con gli ormoni a palla.
Consapevole, ma non fare nulla per privarmi del piacere di quel suo innocente starmi accanto nel cercare conforto.
Quel suo non reagire quasi impormi di diventare sempre più sfacciato, spingermi a rischiare nel rendere sempre più palese la potenza del mio sporco desiderio, Impossibile da non vedere!
Sfogare poi il mio sognarla in, diventati, costanti lunghi momenti di solitari, ed intendi, piaceri.
Al salire della mia sfacciataggine, nel suo cercare una assurda verità, una mattina impormi di starle accanto per un voluto selfie, pretendere il mio morboso accostarmi alle sue spalle, costringermi a stringerla forte, cercare il perverso contatto. Immediata strusciare la forza della mia eccitazione tra invitanti chiappe. Netta l’impressione che abbia percepito il violento, incontrollato, palpitare del mio uccello. Il suo non reagire ai miei intensi tremore, al contrario arrossire, darmi l’assurda conferma di aver apprezzata.
Agli esiti di quegli scatti leggere nel suo sguardo, per la prima, un suo di più.
Il tempo trascorrere e ogni occasione diventare spunto per il crescere della mia sfacciataggine
Al mattino in cucina con il solo box non mascherare gli effetti dei miei notturni pensieri.
La sera al suo augurarmi una tranquilla notte, proporre nella penombra della mia camera il duro uccello sempre più sfrontato. Attimi per seguire, nei suoi languidi occhi il salire dell’emozione.
Cosi convincermi di una sua forma di complicità al non reagire al crescere sempre di più del mio sfrontato fare.
Il ruolo di figlio prevalere ed accorgermi dell’oltrepassare i giusti limiti, subentrare il doveroso rispetto dovutole, ed impormi lunghi periodi di stasi, senza però rinunciare il dedicarle le mie più sporche fantasie.
Difficile resistere. Il tempo non aiutarmi. Rendermi conto di non avere più controllo, anche quando il contesto dovermi imporre più cautele nello sfruttare le occasioni che si presentavano per renderle palese il mio morboso desiderio.
Arrivare anche rischiare ad una festa di famiglia, chiedermi di ballare un lento, stringendomi a se pochi secondi e tremare ad una bestiale eccitazione crescere. Abbracciarla, le mani sui fianchi, lasciarle sentire l’uccello pulsare tra le gambe, ed il mio respiro morirle sul collo.
Pochi minuti di una forte eccitazione privarmi del rispetto, stringerla sempre più forte. Non opporsi, subire e non fare nulla per impedirmi di farle percepire, per la prima volta, il tremore del mio corpo ad uno sporco piacere schizzarmi tra le gambe.
La vergogna assalirmi ed incidere su quel rispetto dovuto, ma il leggere nei suoi occhi lo stupore, ma non la rabbia confondermi sempre di più.
Così diventare costanti i miei lunghi solitari momenti a lei dedicati. Ogni volta più perversi, sempre più morbosi. Frugare nei suoi cassetti, privarla di una culotte dimenticata tra anonimi slip, respirare la sua essenza di femmina, indossarla, lasciare alla fantasia libera di sporcarla del mio caldo seme.
Difficile oppormi al mio desiderio, mi bastava uno sguardo, un suo innocente, movimento, per scatenare momenti indicibili, sempre più sporchi, sempre più intriganti, sempre più eccitanti.
E in uno di quei momenti, beccarmi in bagno nel topico momento di una delle mie continue masturbazioni.
Sentirmi i suoi occhi addosso, sorpresa non sapere cosa fare ne cosa dire. Secondi per superare la mia vergogna, difficile oppormi alla cresciuta voglia di godere, decidere, sfrontato, di continuare con lei presente davanti a me.
Lasciare alla mano di scivolare lentamente sul duro cazzo, ad occhi chiusi, con il respiro strozzato, sillabare il suo nome, accarezzarmi, con alta la voglia di arrivare all’orgasmo.
Non riuscire a controllare il piacere del mio fare. Spaventata, ferma, immobile, gli occhi lucidi, accorgersi del mio imminente godere. Allo spavento unirsi la paura. Lunghi secondi, guardarla negli occhi, non fermarmi, continuare, difficile il suo raccogliere le forze per allontanarsi velocemente, attimi e seguire il mio lungo, intenso, sfacciato, piacere schizzare.
Con vergogna il mio dopo nello starle accanto. Consapevole del mio irriguardoso comportamento, dell’offendere il suo ruolo, combattuto tra il rispetto ed il desiderio, impormi di smettere e tornare l’affettuoso figlio.
Ancora un lungo periodo, e in casa la tensione risalire, i litigi con mio padre quasi quotidiani, e a sera suo il ricercare mie parole di conforto, abbandonarsi ai miei abbracci, apprezzare le mie delicate carezze.
Il non reagire al mio renderle tangibile l’emozione di stringerla a me, farle percepire il mio diverso amore, come fosse inconsapevole complice nel tenere vivo quel mio impossibile desiderarla, con la sua innocente sensualità, non cercata, ne voluta.
Il tempo trascorrere e nei suoi permissivi atteggiamenti leggere più di semplici conferme, sfuggevoli i suoi sguardi al mio ostentare il maschio essere. Il tutto, mio malgrado, tenere alti i miei sensi ma non sapere come fare per coinvolgerla.
Un S. Valentino decidere di confessarle il mio desiderio, lasciando al tempo l’opportunità del suo decidere.
Una lettera, uno scritto per esternarle anni di mie intime sofferenze, dichiararle il mio desiderio di amarla, offrirmi come amante passionale. Chiederle di condividere il mio perverso desiderio di poter dare, ad un sogno, una possibilità di realizzazione.
Quelle parole, quei pensieri, unite ad un intrigante completino sexy per rendere concreto il mio alto desiderio.
Tutto mi sarei, potuto, aspettare tranne ritrovarmi sul mio telefonino una serie di cuoricini.
Titubante il giorno dopo chiederle del mio regalo, confessare di averlo gradito, aver sorriso al mio pensiero, ma il pudore imporle di cambiarlo.
L’espressioni del viso, dirmi di più.
Non aver redarguito il mio desiderio, nel suo atteggiamento lasciar trasparire una forma di piacevole accondiscendenza.
Chiedermi come interpretare quei suoi cuoricini!
L’assenza di reazione al mio confessare la mia morbosa passione, spingermi oltre nelle mie intriganti provocazioni figlie di un diverso amore.
Riprendere i miei amorevoli e stretti abbracci diventati sfacciati, stringerla, lei non opporsi, ne rifiutare, anzi nei suoi
atteggiamenti avere l’impressione di una condivisa emozione.
Ancora una mia confessione, stavolta superare la decenza, ed il rispetto dovutole. Sfacciato proporre la mia sporca eccitazione. Lasciare sul suo telefonino foto di un potente cazzo avvolto da quella sua, rubata, rossa culotte. Scatti attimi prima di una violenta esplosione di piacere a lei dedicato.
Stavolta, per la prima volta dopo anni, reagire stizzita alla mia sfrontatezza. Nelle sue parole percepire l’offesa della madre tradita negli affetti, delusa del mancato rispetto al suo ruolo, alterato l’atteggiamento, ma non ritrovarmi cinque dita sulle guance!
Quella rabbia impormi ad abbandonare ogni altra morbosa manifestazione. Privarmi di ogni altra iniziative e decidere di accelerare il mio abbandonare la casa e sposarmi, quale unica soluzione per lenire il mio sporco desiderio verso lei.
Apprenderlo e inizialmente opporsi! Lunghi mesi impegnato in un diverso fare sopraffare il mio desiderio. Averla accanto semplice madre, premurosa nei suoi consigli, su giusti suggerimenti, ma leggere un fare imposto, non voluto.
Poi in quel mio giorno la preoccupazione incidere sulla sua gioia, dall’espressione del viso trasparire lo sconforto, confessarmi della sua paura di restare sola, di non aver più opportunità di parole dolci, momenti di affettuose carezze, intimi abbracci.
Conclusa la festa nuziale volermi stringere in un, forte, e lungo,abbraccio, netta la sensazione che, in quei pochi secondi, cercasse la potenza di quel cazzo che non ha mai smesso di cercarla!
Il tutto ancora confondermi!
Tutto questo appartiene al mio passato.
Alcuni mesi trascorrere e prendere atto che, anche dopo il mio matrimonio, nulla è cambiato. C’è l’ho ancora in mente e continua a farmi sangue!
Mio padre sempre più assente ed il suo bisogno di conforto sempre più presente. La fortuna di vivere nello stesso paese, consentirmi visite a casa sua, diventate costanti nell’ultimo periodo.
Notare il suo aver cambiato modo di vestire, semplice nel suo proporsi, sensuale il suo fare. Stretti leggins ad esaltare il bel fondoschiena, comodi maglioncini con décolleté appena accentuati, coprire appena il prosperoso libro seno, un diverso colore ai suoi corti capelli e a quelle lunghe unghie sempre più curate.
Vederla innocente nel sue essere
magnifica mamma, ed eccitarmi al solo poterle stare accanto.
Naturale riprendere il mio stuzzicarla, pur consapevole di rischiare di mettere in pericolo il mio matrimonio. Riprendere il mio intrigante osare, ancora sfacciato, e il suo non opporsi al mio mostrare la forma di un cazzo che lascio che traspaia da sotto la tuta che, volutamente, indosso senza slip.
Complice accompagnare il mio malizioso sorridere, ed i suoi atteggiamenti mutare. Le mani tra i capelli, lente scendere sul viso, nascondere il rossore delle gote, le dita giocare sul collo, incrociare il mio sguardo, seguire occhi interessati seguire il veloce crescere di un signor “cazzo” che rendo palese in tutta la sfacciata potenza. Chiaro il suo non controllare profondi sospiri gonfiare il morbido seno. Attimi scuotersi, privarsi di una possibile debolezza, accavallare le gambe e privarmi di sporche fantasie, e ancora non reagire.
Di nuovo assalirmi Il bisogno di cercare un senso al sua fare, capire, sapere, scoprire, come interpretare, in quei suoi remissivi atteggiamenti, quelle risposte che, sembra, continui volutamente a rifiutare di rendermi palesi.
Ricomincio a sperare!
Manifestare le miei più perverse fantasie, non subito sue ferme rimostranze, mi convince che devo solo sapere come trasmetterle che il mio non è uno sporco desiderio. Renderle tangibile che non cerco solo sesso, aspiro a qualcosa di più. Ed è a quel di più che vorrei si offrisse, e non solo per me!
L’avvicinarsi del San Valentino e, il seguire a breve il suo compleanno, offrirmi la giusta occasione per una ultima opportunità. Devo solo riflettere su di una, possibile, diversa, strategia e non commettere più gli errori adolescenziali.
È vero è madre ma, anche, femmina e, come tale, sono certo che la intriga essere ancora desiderata!….
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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