incesto
Perché ora, perché qui! (Ricordi e pentimenti)
di geppettino2003
02.07.2019 |
18.450 |
7
"Sapesse che ero sul punto di cedere! Ed ora, qui trasformo in realtà le sue fantasie..."
Ho veramente apprezzato quei suoi piccoli gesti di delicata attenzione che ha saputo/voluto dedicarmi stasera. Mi ha fatto piacere condividere quella sua galanteria che, se pur persa nel tempo, è sempre gradita ad una donna matura. Una cavalleria ritenuta ormai fuori moda che, ben offerta, non da, solo, il senso del rispetto, va oltre.
Basta, veramente, poco per trattare una donna da signora. In un mondo pervaso dalla volgarità, sono piaceri che riempiono il cuore, soddisfano la mente ed esaltano il corpo.
Mi è stato palese il suo compiacersi nell’avermi accanto. I suoi spontanei complimenti, denotano la maturità di un ragazzo cresciuto con sani valori, in un mondo dove la cafonaggine dilaga, e la buona educazione si è eclissata.
La galanteria era, è resta, sempre un valore, che fa parte di uno stile di vita impostato in quella gentilezza che, declinata al femminile, lascia spazio a particolari pensieri: - A quale matura signora non fanno piacere sguardi di concupita ammirazione che nell’esaltare il fascino materializzano la frivola capacità di seduzione insita nel nostro essere, comunque, civettuole. -
Dopo lunghi mesi di forzato distacco la nostra piacevole serata sta per concludersi nella penultima fila di una sala semivuota, sia per l’ora che per film.
È passato un lungo tempo da quando la mia quotidianità non è più parte integrante della sua costante presenza per cui, pur
sorpresa, ho accettato il suo propormi di vedere - Il Macellaio -
Molti sostengono della mia forte somiglianza ad Alba Parietti sia del viso che, nel fisico e... le stesse carnose labbra!
Rivederla/rivedermi è una stuzzicante idea, notando il suo sorridere, con malizia, al mio aderire all’invito.
Dopo il primo quarto d’ora seguo un crescendo serrato di riprese intriganti che sfociano in una coinvolgente scena erotica.
Sul primo piano di un femminile volto stravolto di eccitazione avverto un tocco sulla parte esterna del gomito sinistro, poggiato sul bracciolo comune del sedile.
Convinta di un movimento naturale non me ne curo.
Pochi secondi ed il tocco si ripete, stavolta mi appare più deciso, come se in quel suo fare ci sia una sorta di segnale.
Prudenza vorrebbe che mi scosti ma non lo faccio, incuriosita di capire se il contatto è casuale o volontario.
Ancora un po’ ed il contatto si ripete, ma non al braccio, bensì alla caviglia. Resisto all’istinto di ritrarre il piede. Subito mi assale il dubbio che in quel suo deciso fare non c’è niente di accidentale.
Con timore ritraggo la gamba, ma solo il necessario, per non avvertire più il contatto. Inevitabilmente torno indietro negli anni. Rivivo il rischio che avrei potuto correre se avessi accettato quelle sue particolari attenzioni. Con garbo le ho rifiutate per come, con rispetto, è stato il suo prenderne atto.
Pensieri interrotti dal suo accostarsi a me. Mi scuoto con un brivido diviso tra timore e vergogna.
Una situazione che potrebbe diventare difficile da gestire.
La ragione dovrebbe suggerirmi di allontanarmi, fargli capire, come allora, che non è possibile, ma non lo faccio, un po’ per l’imbarazzo di rivelargli che mi sono accorta del suo fare, un po’ per la paura di rendere concreto il mio crescente disagio.
Nella sala semibuia, resa più oscura dalle frequenti scene notturne del film, immagini sempre più spinte di una conturbante Alba, passano davanti ai miei occhi senza più alcun significato, talmente è l’ansia che mi procura il suo atteggiamento.
Con la coda dell’occhio guardo attorno per accertarmi che non ci siano persone troppo vicine. Dietro di me soltanto posti vuoti,
quattro poltroncine affianco a noi, una giovane coppietta è impegnata più a sbaciucchiarsi che a seguire l’intrigo del film.
Nascosto dal leggero spolverino, che ho posato sulle gambe, sento il suo ginocchio appoggiarsi al mio, strusciarsi leggermente. Immagino che abbia capito la mia indecisione, e, forse, questo lo spinge ad osare di più.
Con un profondo sospiro cerco di attenuare l’ansia, vorrei allontanarmi da lui, invece, lascio alla sua gamba di aumentare il contatto. Cerco conferma delle reali sue intenzioni, con forte l’emozionante curiosità di sapere quanto può essere capace di andare oltre.
Il film, ormai, perde interesse lasciando spazio ad un forte travaglio interiore.
Con sorpresa sento il suo ginocchio ritrarsi. Non mi lascia il tempo di ringraziare Dio che riprende a provocarmi con altri leggeri tocchi, come cercasse una mia reazione, che non ho!
Che nel suo fare ci siano i ricordi di un lontano passato, e farmi intendere che mai quel suo desiderio si è sopito, e né il tempo, e la lontananza, hanno contribuito a quanto speravo succedesse. Sì, credo, deve essere così.
Insiste con un altro colpetto al ginocchio per sollecitarmi a starci. Un forte rossore comincia a diffondersi sul viso, e la bocca sta diventando arida per la paura.
Mi sento preda da un’agitazione interiore intensa nel capire ciò che vuole faccia: accostare di più le gambe alle sue e lasciarmi andare alla sfrontata provocazione.
È paura quella che inibisce ogni mia reazione, e l’assenza della mia volontà, sembra, lo incoraggi!
Aver imposto regole ferree nel passato ha, certamente, inibito quel suo desiderio, represso le sue voglie ma non ha inciso sulle sue fantasie.
Tutto questo tempo!
Cerco i suoi occhi, e nel suo sguardo leggo un forma di amorevole supplica, piena conferma che desidera che mi faccia palpare!
Ora! Qui!
Questa cosa mi sconvolge è la definitiva certezza del suo ardente, quanto perverso, desiderio!
Non ho il tempo di reagire che la sua mano tasta la gonna, cerca lo spacco del delicato tessuto che indosso. Subito dita ardite sfiorano la seta di preziose calze.
Sono dita delicate nel lento risalire. Sono certa che se manifestassi il mio dissenso finirebbe tutto.
I tocchi diventano sfrontati, il suo piacere cresce e, con esso, il mio turbamento.
Ruoto il bacino, mi muovo sulla poltroncina, di quel poco che mi permette di aggiustarmi la gonna. Solo per un attimo sfiora la sua mano che, veloce, si ritrae.
Il mio movimento naturale, direi dovuto, inevitabilmente mi porta ad accostarmi, senza volontà, un po’ più a lui.
Deve interpretarlo come un mio segnale perché, quasi subito, la sua mano si posa sul mio ginocchio, si sofferma solo per qualche istante poi, come fosse autorizzato ad osare di più, comincia a risalire la coscia con lenta accortezza.
Con la paura che qualcuno possa accorgersi del suo intrigante attacco alla bella signora, sistemo lo spolverino sulle mie gambe quanto meno per impedire ogni spiacevole vista.
Attendo gli eventi col cuore che batte a mille lasciando ad un profondo sospiro crescere e non solo di paura.
Con quella mia accondiscendente complicità nel permettergli delicate avances convinta di poter, ora come allora, governare maschili istinti, lascio ad una considerazione la mia decisione : Sfido ogni donna, superati i cinquanta, a non apprezzare le avances di un giovane stallone. Ma non tutte le donne sono uguali e non a tutti i giovani è concesso farlo.
Con la tentazione di starci, decido di accettare il “gioco” ma mi impongo di permettergli di palparmi ancora un po’ , poi mi ritrarrò.
So, come allora, di esserne capace!
Ma che imbarazzo se si scopre!
Avvicina di più le gambe alle mie, con l’unico movimento possibile del corpo: quello di accostarsi maggiormente a me. Sposta lo spolverino in modo che copra il bracciolo comune per celare la sua mano avanzare oltre.
Adesso si trova in una posizione migliore. Torna ad appoggiare la mano sulle mie ginocchia, poi, con cautela riprende a farla risalire, molto lentamente.
Avverto un’onda, ed è un cavallone di intima emozione che mi leva ogni volontà di sottrarmi da una situazione, si rischiosa ma che comincia ad assumere il provocante senso della trasgressione.
Il buio mi è complice, nasconde il diffuso rossore della mia vergogna, so di aver sbagliato, ma vittima di un turbinio di pensieri, ricordi, rinunce è tacita la mia accondiscendenza.
Rapita da quel suo erotico gioco, non riesco ad oppormi al naturale allentare, di un po’, le gambe.
Non volendo facilito la sua azione.
Ormai certo della disponibilità che dimostro, segue a guadagnare centimetri. Fa scivolare la mano all’interno delle cosce, le dita cominciare a spaziare dove la pelle è più calda e tenera. La seta che la fascia acuisce i tremori di una crescente eccitazione.
A stento governo un mio sussulto. Lo percepisce sicuramente compiaciuto.
Mi scuoto, consapevole del mio errore! Dovevo ritrarmi appena capito le sue intenzioni, quando la mano ha superato di una decina di centimetri il ginocchio, sostarci per lunghi secondi, aspettare la mia reazione che, invece, non c’è stata.
Adesso risale ancora, sempre molto lentamente, fino a raggiungere il bordo delle calze.
Prende atto che stasera ho preferito indossare delle autoreggenti al classico collant.
Quale fortuna!
Ha dita dal tocco sapiente e delicato. Sento la sua mano fermarsi oltre la preziosa seta, lo supera e prende atto che non può avanzare più di così senza scomporsi troppo.
Sottile percepisco un suo gemito di piacere, un lungo sospiro che si fonde con il ritmo spezzato del mio.
È infido il calore che risale il mio diventato debole corpo. Confesso l’iniziale preoccupazione si sta trasformando in una intrigante eccitazione.
Dio mi sto bagnando! E credo, sicuramente, lui deve avere un cazzo duro come il marmo.
Non controllo più i miei pensieri!
Il cuore salta più di un battito alla decisa rotazione del bacino che mi consente di avvicinare ancor più le gambe alle sue.
Quale paradosso sto vivendo!
È ardito, e fortemente intrigante, il suo accarezzarmi le cosce nella semioscurità di una sala cinematografica. La sua mano guadagna ancora millimetri. Raccolgo le forze e sto per ritrarmi, fermarlo, quando le luci in sala, lentamente, mi riportano ad una più consona realtà.
Mi approprio immediatamente del mio ruolo di compita signora matura, responsabile e, con un sospiro liberatorio, mi allontano da lui per riprendere una più corretta posizione. Le mani tra i lunghi capelli accompagnano un intenso respiro che gonfia l’apprezzabile mio seno. Ho vergogna nel vedere duri capezzoli modellare la delicata camicetta.
È la conferma del mio assurdo coinvolgimento.
E adesso?
Mi volto per guardarlo in faccia a lungo. Taciti i nostri occhi si incrociano. Secondi che segnano interminabili sguardi, e complici silenzi. Vorrei chiedergli del perché di questo suo sfrontato atteggiamento.
Perché ora perché qui!
Dovrei sentirmi offesa, della sua mancanza di rispetto, fargli capire che quello che vuole non è possibile, non è giusto e può diventare pericoloso. Ma mi convinco dal non farlo, avrei poca convinzione nella mia giusta reprimenda.
Nel suo amorevole sguardo leggo quasi una supplica per un ardente desiderio cresciuto, e represso, negli anni. Non vuole più soffrire la mia presenza ma condividerne assieme la gioia, approfittando stasera della ghiotta occasione di avere accanto la bella signora delle sue erotiche fantasie.
Con la ferma intenzione del farlo ora o mai più!
La luce lentamente restituisce l’oscurità alla sua provocazione. In un assurdo gioco io compita signora accanto a lui ed al mio alter ego che, dal grande schermo, si lascia andare ad eccitanti, erotiche, fantasie.
Neanche un minuto e si avvicina di nuovo, e quella sua mano riprende dolcemente il fare interrotto. Traffica sulla gonna per sollevarla, le dita percorrono le cosce verso l’alto, s’insinuano tra esse, spingono, è chiaro l’invito perché capisca che le devo allargare.
Stavolta, con ferma decisione, è immediata la mia reazione. Afferro il suo polso e serro forte le cosce.
Cerco di nuovo i suoi occhi, l’espressione del viso rende palese una passione, ed un desiderio altissimo, leggo una supplica come a chiedermi:
- non ti spostare per favore. -
Una espressione che mi inchioda sulla poltroncina.
Il viso mi scotta. Il corpo trema!
Decido di chiuderla qui. Tento di allontanarmi, ma in quella sua mano ce la forza di una intensa eccitazione cresciuta nel tempo, che mi lascia intendere che se ha osato già tanto, senza una mia precisa reazione, a maggiore ragione perché non starci adesso e lasciarlo fare!
Stringo forte la sua mano ma è inutile, forti dita avanzano inesorabili, sfiorano il mio intimo, il medio sale, spinge dolcemente tra il taglio di umide labbra.
Un intenso tremore mi sconvolge con la fica che arde tra le fiamme del peccato.
Continua nel suo lento avanzare. Sono colta da un brivido di apprensione al pensiero che qualcuno possa scoprire tutto.
Un pensiero mi sconvolge : con paura ammetto che se cominciasse a sfiorarmi l’intimo e muovere un po’ le dita su esso avrei un intenso orgasmo. Sono una di quelle donne dotate di un clitoride sensibilissimo che mi lascia raggiungere l’orgasmo prima del mio compagno che non è mai stato un campione di resistenza!
Forse è per questo che non mi allontano. Non è più vigliaccheria, o paura, nel timore che qualcuno si accorga di qualcosa, quel suo fare mi ha talmente coinvolta, intrigata, eccitata. Tremo al pensiero di non essere capace a contenere i sicuri miei alti gemiti.
Se ciò accadesse!
Mi assale la paura!
Mordo le labbra per non fargli avvertire avvicinarsi quell’infido mio tremore che anticipa l’orgasmo.
Lo osservo ancora. Noto che i suoi occhi sono pervasi dal forte desiderio.
Lunghi secondo di confusi pensieri che, uniti al piacevole turbamento, accompagnano, con fare quasi naturale, ad abbandonare, amorevole, il capo sulla sua spalla
È il segno della mia sconfitta!
Cedo a quelle sue sfrontate azioni, lascio che goda di quei momenti di eccitante emozione, che gli ho inibito per lungo tempo, stuzzicata, ora, qui, dall’idea di sentire trasformare le sue amorevoli carezze nel morboso piacere di essere palpata.
Perché sottrarmi ancora!
Ora la mano cerca di spostare la gonna verso l’alto. Gli è difficile farla scorre, nella mia posizione non può riuscire a possedermi la fica. E invece voglio tanto che ci riesca, perché ciò che tenta di fare è diventato un sublime piacere mentale, e non solo.
Diventata complice mi sollevo un po’ per alleggerire la pressione inferiore delle cosce sul sedile e permettere alla stoffa di scorrere più facilmente.
Non mi controllo e, rapida, decisa, incosciente, sfilo lo slip abbandonandomi definitivamente alle sue intriganti attenzioni
Mi fissa con un’espressione adorante, a cosce scoperte, nuda con le sole autoreggenti, il mio sfacciato corteggiatore, può ammirarle nella eccitante semioscurità.
Moltiplica la sua eccitazione sfilandomi dalle mani l’intimo mio indumento.
È un intrigante porco. Mi chiedo quante volte avrà goduto per me e di me! Come mi avrà immaginata, nuda, vestita, eccitata, porca!
La mano riprende ad accarezzarmi con tocchi delicatissimi. Sotto lo spolverino adesso ho le cosce abbondantemente scoperte e divaricate. Le dita sono giunte a tastarmi con più decisione la fica.
Una sensazione di voluttà, tutta cerebrale, mi lancia nel baratro della perversione avvertendo sul clitoride tocchi di dita che si alternano, entrambi piacevolissimi.
Che vergogna!
Gli è ormai palese la mia eccitazione, caldi umori si diffondono tra le sue dita. Le sento infilarsi sotto, accarezzarmi la rada peluria, esplorare la parte esterna della fica come volesse accertarsi quanto sia bagnata, quindi aprirsi una breccia tra umidi ciuffetti.
Un dito sfiora il clitoride, inizia a titillarlo, mi sento struggere dal languore. Chiudo gli occhi, stringo le labbra per non gemere alla sferzata di piacere che sta per avvolgermi, poi conquista la fica, tutta la fica, dal clitoride all’utero. Sapienti tocchi, con il dito che scivola tra labbra umide.
È morbosamente delicato.
Trattengo il respiro mordendomi le labbra. Il dito, abbracciato da calde labbra, esce, rientra, si muove, ruota. La mia mano stringe forte la sua accompagnandola ad un devastante piacere.
Seguo l’altra sua mano, sotto lo spolverino, sfacciato ed incurante, pestare su di un cazzo che, credo, stia impazzendo dalla voglia di sborrare. Il bordo del mio slip segue il suo lentissimo movimento.
Lo ha avvolto sul cazzo!
La cosa mi fa impazzire. Un piacere mai provato prima, mi spezza il respiro e tutto in me si trasforma in una emozione assurda. Un piacere che sembra non voler darmi tregua, si attenua, poi riesplode intenso, sembra una scarica elettrica che si fonde ad un piacere armonioso.
Riesco a trattenermi dal gridare il mio piacere che potrebbe, sicuramente, attrarre l’attenzione dei pochi spettatori.
Chiudo gli occhi, stringo le labbra tra i denti, strozzando il mio godere raggiungo l’acme del piacere. Il corpo sussulta tra le sue dita mentre stringo forte tra le gambe la sua mano. Godo in rapida successione tre volte: i primi due orgasmi sono intensissimi, il terzo lungo, devastante, liberatorio!
Confusa e sconvolta sento la mano fermarsi, come dare tregua ad un debole corpo ritrarre il braccio e ricomporsi.
Rapida abbasso la gonna, resto in uno stato di incoscienza per qualche minuto, succube di una emozione nuova, esaltante, pericolosa!
Il respiro stenta a tornare normale, mi ci vuole un po’ per raccogliere i pensieri. Non mi sembra vero ciò che ho vissuto. Ascoltare il suo profondo respirare sul mio slip mi riporta ad una morbosa, quanto perversa, realtà.
Lenta la sua mano cerca la mia, la stringe delicatamente, la porta verso di lui. Capisco subito che vuole essere ricambiato. Non mi sta forzando, si limita a condurla con leggerezza.
Mi lascio trasportare.
Lo guardo, confusa, nel suo sguardo come a chiedermi:
- Ti è piaciuto . -
Vorrei sussurrargli - Sì - ma mi trema la voce per il turbamento.
Complice lo spolverino, l’atmosfera creata dalla penombra, l’intrigo e l’eccitazione rende conturbante il momento.
Un rapido sguardo allo schermo per ascoltare i lascivi gemiti della eccitata Alba tra le poderose braccia del suo amante.
È come se mi rivedessi io, ora, qui.
La sua mano aumenta la trazione mentre, di contro, la mia resistenza diminuisce.
Non so cosa succederà adesso ma è un problema del dopo.
Lascio che termini di accompagnare la mano sullo spolverino all’altezza del pube. Tasto il rigonfiamento che preme contro il morbido tessuto.
È un gran bozzo.
Cedo al turbinio di sensazioni provocatomi da quel suo fare, materializzo il mio saper essere una magnifica puttana. Ho sempre amato le oscenità che sanno portarmi a sublimi eccitazioni.
Fremo alla mia voglia di prenderglielo in mano.
Intuendo quanto desideri farlo, ma vedendomi esitante, scosta il giacchino per farmi intravedere il cazzo, tirato fuori mentre mi stava facendo godere, dedicandomi il suo piacere. Così spera di vincere gli ultimi barlumi d’indecisione che ancora mi frenano. È veramente un cazzo superlativo e il mio slip lo avvolge.
Ricordo quei miei turbamenti, fondersi nei tremori dei suoi abbracci, quel suo stringermi forte alle spalle, ascoltare il caldo suo respiro morirmi sul collo, le sue labbra risalirlo per trasmettermi una perversa voglia.
Giorno, dopo giorno, subire le sue intriganti, e sfacciate, eccitazioni, lottare con la mia forza che lentamente stava per affievolirsi. La mente cominciare a spaziare in osceni pensieri ed il debole corpo dare segnali dì cedimenti.
Cominciava ad essere difficile resistere solo con un forzato, sofferto, distacco c’era la speranza che il tempo, e la lontananza, sopisse il suo desiderio.
Così non è stato. È bastata la gioia di rivedermi, bella, felice, allegra.
Ora basta!
Ho una gran voglia di farlo!
Sono certa che sa del mio saper essere intimamente troia. Ed ora, qui, voglio essere la sua maiala.
Un attimo e mi ritrovo stringere il grosso cazzo in mano.
Respiro profondamente e stringo forte l’asta. È veramente quel cazzo di splendida dimensione dei miei trascorsi, morbosi, turbamenti. Non riesco a cingerlo del tutto, è lungo, è arcuato verso l’alto, mi fa pensare alla curvatura di una banana, ha il glande più grosso dell’asta.
Lo scappello completamente e faccio scorrere molto lentamente la mano verso il basso.
Deve radersi perché non sento peluria, né sul pube né sullo scroto. I testicoli sono grossi, pieni. Incomincio a masturbarlo con la ferma intenzione di raccogliere il suo seme sul mio slip che, volutamente, ho lasciato avvolto sulla dura asta per poi saggiarne l’essenza.
Voglio essere la sua puttana!
Adeguo il movimento della mano alla curvatura del grosso pene. L’eccitazione che provo è tale da superare il timore di masturbare un uomo al buio di una sala cinematografica ed essere scoperta!
È caldo, duro e invitante, è un grosso bastone di carne pulsante! Lo sento distintamente palpitare nella mano con la sensazione che lo stomaco è diventato liquido, per come lo sento pervaso da un eccitante languore.
Da quanto tempo lo desidera, quante volte lo ha sognato, quante volte ha sperato accadesse.
Sapesse che ero sul punto di cedere! Ed ora, qui trasformo in realtà le sue fantasie.
Serra le mascelle, socchiude gli occhi, allarga le gambe. Il grosso cazzo quasi mi scoppia tra le dita. Capisco che è prossimo al piacere, sicuramente ciò che gli sto facendo vivere è talmente unico che non intendo spezzare il momento che precede l’orizzonte degli eventi.
Sto per sentire lo sperma caldo e vischioso colarmi sul dorso della mano. Il solo pensarlo mi procura un nuovo orgasmo, violento, lungo e, con un forte brivido, ne trasferisco l’intensità sul suo splendido cazzo.
Ascolto un suo mugolio malamente represso. Aumento il movimento della mano strofinandogli il pollice sul frenulo, ma mi blocco. Un brivido mi corre lungo la schiena.
Dio mi assale forte la voglia di baciarlo!
So che è quello che anche lui desidera faccia, ma il suo troppo rispetto gli inibisce dal chiedermelo.
Sarebbe troppo!
Sarebbe troppo anche per me, dovrei correttamente oppormi ad una perversa voglia che, invece sfrontata, cresce.
Uno solo, un piccolo bacio, solo un attimo. Le mie labbra sfiorare la rossa cappella per ringraziarlo di avermi fatto sentire, ora, qui, con l’intensità del suo amore, una donna desiderabile.
Mi volto per accertarmi che non ci siano veramente spettatori alle nostre spalle, la coppietta ha smesso di sbaciucchiarsi per dedicarsi ad un più casto, e puro, petting.
Mi chino lenta, ma resto ancora indecisa. Sento la sua mano trai miei lunghi capelli, imprime una leggerissima pressione, quel suo delicato spingermi in avanti dovrebbe incoraggiarmi ma genera l’effetto inverso. Avverte il mio irrigidirmi.
Allenta la pressione lasciandomi libera di decidere sperando che, almeno, non rinunci a masturbarlo.
Un residuo briciolo di paura mi frena, non mi è facile decidere, consapevole che non sarà la fine di un momento bensì l’inizio di una trasgressiva ed eccitante passione.
Allora perché non cominciare ora, qui!
Solo un bacio sulla cappella - mi ripeto - con forte la voglia di farlo e un pensiero : - quante volte ho fantasticato di fare un pompino ad un uomo che non fosse il mio. Vivere quel momento e goderne intensamente -
Questa situazione inattesa, tanto morbosa quanto perversa, sta per mutare in realtà la mia erotica fantasia e in un luogo in cui mai avrei immaginato accadesse, per lo più con chi mai avrei pensato potesse succedere.
Pensieri che confermano la certezza della mia vera natura: passionale, carnale, lussuriosa.
Vinco il timore.
Lo fisso con uno sguardo lascivo, quello che so di avere ogni qualvolta che sto per prendere un cazzo in bocca (ad oggi sempre lo stesso) succhiarlo e ingoiare la calda sborra.
Accendo quel suo desiderio, ora sono decisa, trasformo la sua speranza in realtà chinandomi molto lentamente tra le poltroncine.
Stringo il suo cazzo turgido e lo avvicino ad una bocca serrata, strofino la cappella sulle guance, il magnifico cazzo sfiora le mie labbra.
L’odore inebriante del suo essere maschio mi è irresistibile
Avverto la sua mano posarsi di nuovo sul capo, ma stavolta senza spingere, come se con quel gesto vuol far decidere a me se farlo.
Vado oltre!
Nella penombra poggio le labbra sulla maestosa cappella, avverto il violento palpitare, il cazzo picchietta sulle labbra invitandomi a schiudere la bocca. Un attimo ed il grosso glande modella le mie guance. Afferro la base del cazzo con una mano, la stringo forte e comincio a succhiare, leccare e poi tornare a ciucciare. Dimentico dove sono, chi sono e, specialmente, chi è.
Lecco i testicoli glabri, ne prendo in bocca uno, poi l’altro, faccio scorrere la lingua su tutta la lunghezza dell’asta e torno a succhiare il glande stuzzicando il frenulo.
In preda agli intensi spasmi dell’eccitazione, scappello il cazzo, lo riprendo in bocca e, nei miei lenti affondi, lo ingoio fino a sentire la pelle dello scroto sbattermi sulle labbra.
Scosto con una mano le ciocche dei lunghi capelli, voglio che possa godere ancor di più nel vedere il mio eccitante fare. Voglio che sappia quanto so essere, veramente, troia!
Sento sussurrare intensi gemiti, come volesse avvisarmi che sta per venire, continuo a succhiargli il cazzo, spingo il capo fino a fargli oltrepassare l’ugola, adeguandola alla sua curvatura. Mi sento vacca fin dentro l’animo e questa sensazione è motivo di goduria mentale.
So di essere brava anzi, bravissima! Sto per farlo godere, continuo con la mano, un suo secco tremito mi avvisa, ma seguo nel mio lento pompino.
L’ho già portato al culmine masturbandolo e ora voglio farlo venire e non credo immagini che intendo, che voglio, farmi sborrare in bocca.
Aumento il ritmo del risucchio condannandomi di essere solo ora, china davanti a lui, a succhiargli il maestoso, bizzarro, uccello, in trepida attesa di zampilli inesauribili di un piacevole seme.
È stellare la goduria!
Poi, come un treno in corsa, sento l’impulso dell’orgasmo montargli dentro come l’onda di uno tsunami. Il suo intenso tremare mi conferma, distintamente, che il piacere gli sta per avvolgere il glande, aumento il ritmo dell’intrigante pompino, continuo a pestare sul maestoso cazzo.
Come vorrei che riprendesse a toccarmi. Farmi godere ancora.
Stringo forte le labbra per ritardare l’eiaculazione e per far si che lo sperma schizzi con maggiore vigoria. Ad occhi chiusi aspetto il suo piacere, ancora un solo un istante, ed avverto il cazzo irrigidirsi nella durezza che precede il piacere.
Un istante prima di zampillare, avvolgo con la bocca il cazzo e mi lascio ingoiare dal buco nero dell’estasi orgasmica. Viene con un primo fiotto, il cui copioso schizzo riempie la mia ospitale bocca, seguito un secondo veemente fiotto dritto in gola. Ho la bocca piena di un caldo sperma.
Lo ingoio soddisfatta!
Immediato un altro perverso desiderio: farmi sborrare sul viso.
Chissà se supero ogni sua pornografica fantasia nell’immaginarmi la gran vacca che lo sta facendo godere.
Subito abbandono la presa di carnose labbra, stringo forte tra le mani il cazzo, riprendo a masturbarlo tenendolo poco distante dal mio viso. Solo un attimo e sputa un terzo fiotto di piacere sul mio accogliente viso. Segue a godere, e un copioso schizzo muore sulle labbra seguito da un quinto denso e caldo.
Ho ormai la certezza che sa che sono una troia e esserne sicura provoca in me un tumulto mentale tanto intenso che ho un altro orgasmo multiplo, come cavalloni di un mare in tempesta che s’infrangono uno dopo l’altro sull’arenile.
Se avessi immaginato questa sua dirompente forza avrei rifiutato, avrei resistito tutto questo tempo, sarei stata capace di rinunciare a tanto piacere.
L’orgasmo si attenua il cazzo sgocciola sulle labbra, lo riprendo in bocca per raccogliere con la nobile lingua le ultime calde gocce.
Mi sento una gran troia e lui è un meraviglioso figlio di puttana!
Lunghi secondi di una estasi ad oggi sconosciuta. Lentamente riprendo la mia posizione. Il buio cela il rossore diffuso dell’eccitazione sul mio volto. Quanto tempo, quante bugie, tante rinunce!
Riapro gli occhi e lo vedo rimettersi il cazzo ancora duro nei pantaloni, poggiare la schiena sulla spalliera della poltroncina, sorridere compiaciuto, il volto finalmente rilassato, rivolto verso il soffitto, incredulo per quel che è accaduto, mentre il suo caldo seme scivola lungo l’affusolato collo.
La coppietta accanto a noi mi guarda compiacendosi della mia erotica performance. Sorrido maliziosa. Non ho più vergogna, anzi!
Giusto il tempo di raccogliere con le dita il suo seme dal viso, portarlo alla bocca, odorarlo, e lasciare alla lingua il piacere di leccarlo, che usciamo sui titoli di coda, pochi secondi prima che si accendano le luci. Mi stringe a se, la sua bocca sfiora il collo raccogliendo quella goccia del suo seme, trasferendola a me in un bacio di focoso trasporto.
La sua mano palpa morbosa il nudo culo, il medio si infila tra chiappe sode, spinge!
Sono ancora eccitata respiro con affanno, barcollo mi appoggio a alla parete, sono si felice ma non appagata, come se al mosaico erotico di una indimenticabile serata, mancasse un ultimo tassello.
Tendo le braccia
È intensa la voglia di essere chiavata, sodomizzata, penso alla quantità di sborra che vorrei mi schizzasse dentro godendo insieme.
Pensieri che scuotono il mio essere veramente troia, presa da intenso tremore per l’intenso piacere di concludere una splendida serata godendo di una gran bella inculata.
È un attimo il mio voltarmi, le braccia tese sulla parete, divarico le gambe, intuisce il mio morboso desiderio, solleva la gonna, le mani cingono i miei fianchi...
Perché non farlo ora perché non farlo qui.....e perché non con mio figlio!
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