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Incesto al mio matrimonio


di geppettino2003
05.07.2011    |    127.217    |    4 9.0
"Mimì, è al settimo cielo, mamma è commossa, Turi è alle mie spalle..."
…“Vuoi tu, Concetta Caruso, prendere il qui presente Domenico Chillemi, come tuo legittimo sposo…”

La piccola chiesetta è gremita, finalmente corono il mio sogno. trentadue anni, non ci speravo più; prima anni di studio per arrivare alla laurea poi, ancora tanti sacrifici per ricucirmi un mio spazio nel mondo del lavoro, in una terra certamente non semplice. Con gli anni che, inesorabili, passavano. Mai una unione stabile, i miei pensieri rivolti ai miei studi con la speranza di una splendida carriera, per cui non mi sono concessa molti diversivi.
Adesso Mimì, conosciuto un anno e mezzo fa, il classico colpo di fulmine, favorito sicuramente anche da una mia ritrovata serenità interiore, ha fatto di tutto per potermi sposare.
Oddio devo essere sincera, una qualche strategia per spingerlo a fare questo passo un po’ ce lo messa anch’io. Mi sono concessa solo il giusto, rispettando il retaggio culturale di anni vissuti in un collegio all’ordine delle Orsoline dell’entroterra siculo. Ho sapientemente misurato, quasi con il contagocce, il piacere che poteva offrirgli il mio corpo; certo ho dovuto rinunciato ai piaceri di una ritrovata sessualità. Gli ho permesso, infatti, solo qualche toccatine fugace. La nostra intimità sempre all’insegna di un voluto pudore, mai oltre quello che per me era concesso.
Non ho mai voluto avere rapporti completi, anche se ultimamente, avendo avuto l’opportunità di sondare il bel muscolo che sentivo crescere al tatto dai pantaloni di Mimì, sono stata sul punto di cedere. Ma un mio fioretto mi vuole illibata al matrimonio.
Porto, quindi, in dote al mio uomo, la mia verginità!
Oggi è la mia giornata. Finalmente! nel mio vestito bianco candido, in piedi sto per pronunciare il fatidico si. Ma devo essere sincera sono frastornata, da stamattina è un crescendo di emozioni… sensazioni alle quali, consapevolmente, avevo rinunciato per le quali, in queste poche ore, cresce in me una forma di latente pentimento… un rimorso imposto da una cultura che non mi appartiene più!

Siamo a Taormina, il San Domenico con le sue suite ci offre l’opportunità anche del soggiorno, la funzione religiosa è fissata per le ore 18,00 a S. Angelo di Brolo, mio paese natio posto alle pendici dei monti Peloritani, in una Chiesetta dall’architettura normanna così graziosa e caratteristica. Mimì e sua madre sono in un altro albergo, la tradizione vuole che lo sposo non veda la sposa nel giorno della matrimonio se non al momento del suo arrivo in chiesa.
L’euforia regna, invece, sovrana nella mia stanza, e la condivido con mia madre Immacolata.
Mia madre, meravigliosa cinquantenne. Donna virtuosa e di rispetto che ha sacrificato se stessa per accudire noi figli dopo la tragica morte di mio padre in un incidente stradale avvenuto dieci anni fa.
Immacolata, di nome e di fatto, rappresenta la sicilianeità in tutte le sue manifestazioni, dolce e sensuale nei suoi intimi momenti, austera ed autoritaria nella educazione impartita a noi.
Mamma è stata una splendida femmina. E lo è ancora oggi. Il suo fisico longilineo e disegnato alla perfezione, lo sguardo intenso racchiuso in due grandi occhioni e la sensualità di donna matura sono il segno tangibile di una maliziosa voglia di vivere che, credo, non l’abbia mai abbandonata e della quale in questi anni avrà subìto quei risvolti che solo papà riusciva a colmare.
Imponente nella prorompenza di un bellissimo corpo, un seno da quarta misura, meravigliosamente tonico, lunghe e ben tornite gambe che si congiungono plastiche in un fondoschiena davvero favoloso mamma mi è davanti fasciata da intrigante vestaglia di seta semitrasparente.

Un corto accappatoio fascia il mio corpo, esco dalla doccia ancora bagnata, sento già fremere ogni centimetro della mia pelle, fantastico già su quando, tutto finito, potrò concedermi con tutta me stessa al mio uomo.
Il lungo vestito bianco steso sul letto aspetta che il mio corpo ne venga amorevolmente accolto.
Mamma con due grossi lacrimoni agli occhi pronti a solcarle il viso è in camera per aiutarmi. La sua presenza è di ausilio a spezzare la tensione che mi è compagna da stamattina.
L’accappatoio scivolato ai miei piedi, mi consente di stendere sul mio corpo un olio alle mandorle che mi inebria la pelle, esaltandone la lucentezza. Nuda con una gamba sul letto massaggio delicatamente una coscia, lente le dita risalgono dal polpaccio sino all’inguine, una leggera pressione ripetuta più volte, poi sull’altra coscia. La fragranza di profumi mediterranei si diffonde, rapidamente attorno a me.
Osservo il letto, quello stesso letto che fra un paio d’ore mi vedrà unica attrice di una notte dove la passione sarà la sola complice al donare la mia illibatezza all’uomo che amo e che condividerà tutti i prossimi giorni della mia vita.
Mamma mi è accanto, segue il mio fare con particolare interesse, dalla sua morbida vestaglia di seta intravedo delicatissime calze di seta nere sostenute da un piccante reggicalze in pizzo traforato, e un civettuolo slip, piuttosto sgambato,. Mamma è proprio una bella femmina.
Piacevolmente sorpresa le ammiro un corpo accattivante e, così vestita, è veramente sexy.
“mamma sei proprio bella… ma dimmi da quando papà non c’è piu… non ha mai avuto occasioni…per…”
Mentre avvicinandomi a lei le offro il piacere della fragranza della mia crema sul suo corpo.
Un corpo che ho sempre apprezzato.
“ho preferito dedicarmi a voi e… sai il rispetto è rispetto ma…”
“mai un uomo ti ha… in tutti questi anni…”
Nel silenzio del suo sguardo una amara constatazione!
Sono delicata mentre, privata della leggera vestaglia, spazio con la mani aperte sulla sua nuda schiena. Dal collo, con dolcezza, sfioro la vellutata pelle. Sento al tatto sciogliere la sua tensione, percepisco il suo abbandonarsi alle mie sapienti dita. Gli anni di collegio mi hanno offerto l’opportunità di maturare particolari esperienze. Dovevo pur sopravvivere ai richiami di un corpo caldo!
Il mio dolcissimo fare le dona una particolare sensazione di piacere ancora più accentuata dalla divenuta sensibile pelle di mamma. Il mio è un piacevolissimo massaggio, scendo lentamente sul fondo schiena, lunghi secondi indugiando sui glutei per arrivare al punto da dove le cosce si spingono sensuali fino a terra, per risalire subito, con leggere pressioni delle dita, sulla schiena.
Il mio impegno è particolare e la sua voce si fa calda e sensuale mentre poggio le labbra sul suo affusolato collo facendole sentire il calore del mio respiro. Del suo percepisco un sospiro profondo. Il mio delicatissimo bacio a fior di pelle la fa trasalire.
“che bella carusa che sei ”(che bella ragazza che sei)
“Sono anni che mani forti non sfiorano il mio corpo…”
L’olio agevola i miei movimenti. Riprendo dalle spalle le mani sempre aperte scendono sui fianchi per poi risalire il suo corpo, con studiata lentezza, lambendo il seno. Le dita ne seguono il contorno.
Le carezze lentamente si fanno piuttosto intriganti “mamma che bel corpo”.
Le delicate unghie lunghe sfiorano le rosee aureole, piano piano si avvicinano ai capezzoli, li lambiscono. Un brivido percorre la sua schiena, mentre le mie mani scivolano ancora una volta sui fianchi.
Qualche secondo e i suoi seni lentamente riempiono i miei palmi aperti, i capezzoli strusciano ripetutamente tra le dita reagendo inturgidendosi. Sta crescendo il suo intimo piacere.
“Concetta… sei veramente brava”. Un anelito, appena sussurrato, accompagna il suo pensiero.
E’ meravigliosa mentre trema ad ogni mia intrigante carezza.
Le dita sfiorano ancora il seno. Inerme subisce un piacevole supplizio.
Anch’io coinvolta inizio un stuzzicante gioco con i capezzoli, mi chino strusciando dolcemente le labbra sulle aureole, bacio delicatamente il suo seno, baci a fil di pelle.
”che fai …… oooohhhh”
Il suo sguardo intenso e i suoi sospiri prolungati rendono tangibili uno stato di coinvolgimento carnale che la rapita.
Si blocca mentre richiamo in bocca un suo capezzolo, lo inumidisco con un delicato gioco di lingua.
Freme al dolce contatto. È eccitata!
Non credo abbia mai provato sensazioni così belle. Sento il calore intenso che lentamente comincia a sprigionarsi dai suoi pori.
Piano mi inginocchio, le mani dai suoi fianchi lentamente tornano sui glutei, le dita sostano tra il solco che li divide. Percepisce il calore del mio respiro tra le gambe, le mie umide labbra quasi a contatto con il suo intimo. Una sensazione mai provata che la lascia indifesa davanti a me.
“Concettaaaaaa……”
Sussurra il mio nome con un filo di voce che piano si spegne lasciando spazio ad un profondo gemito
“mmmmhhh………”
I nostri occhi si cercano, nel più assoluto silenzio, la guardo mentre una timida lingua sfiora la sua intimità, il suo corpo è attratto dalle mie carnose labbra. Un respiro intenso mi sfugge e si unisce al suo, divarica con estrema naturalezza le gambe avvicinando il suo corpo alla mia bocca.
Sfioro delicatamente i primi ciuffetti neri del suo caldissimo intimo. Mamma non riesce a sottrarsi al morboso richiamo delle mie umide labbra. La punta della lingua delicata sfiora la sua intima fessura e raccoglie le prime gocce di una splendida sensazione.
Attimi di intensi fremiti. Il suo respiro comandato da una eccitazione che la sta turbando, gli occhi socchiusi e le labbra strette per non gemere, le gambe si divaricano in maniera del tutto naturale. Tutto il suo corpo freme. Un bacio appassionato sconvolge il suo corpo.

Giusto il tempo di renderci conto che Turi, mio fratello sta entrando nella nostra stanza.
“Santa Rosalia che bedde fimmini ca siti”
(Santa Rosalia che belle femmine che siete).
Mio fratello, venticinque anni, nu beddu fugghiolu (un bel ragazzo), alto, fisico possente, un viso il cui taglio degli occhi dona una espressione di morboso interesse, per poco non ci ha sorpreso in un atteggiamento che difficilmente avrebbe lasciato spazio a qualsiasi tipo di giustificazione!
Il mio distacco dal corpo nudo di mamma è immediato, solo il rossore dei nostri rispettivi visi da il segnale dell’intimo coinvolgimento che ci ha pervaso.
Confesso che erano anni che desideravo fremere del corpo di mia madre. Molte volte le sue coccole hanno riempito il mio bisogno di amore e più volte ho percepito quel suo latente piacere a darmi conforto.
Quei ricordi che chiusa nella mia celletta del collegio mi hanno accompagnato quando era forte il mio bisogno di calore.
Oggi mio fratello, mi accompagnerà in chiesa e sarà lui che mi condurrà all’altare. Dopo la morte di papà, la sua presenza in casa è stata una sicurezza. L’uomo per quanto giovane è sempre un uomo e quel suo profumo di maschio ha aleggiato per anni in casa.
Il tempo di ricoprire le nostre accattivanti nudità e Turi, mi sorride abbracciandomi forte forte. Mi lascio avvinghiare della focosa prorompenza dal suo abbraccio. Partecipo con le sue forti mani stampate sulle mie chiappe. Percepisco il suo giovane corpo sospingere, provocatoriamente, il mio. Ma è solo per un attimo poi, rapito dal seducente corpo di mamma, la bacia delicatamente sulle guance stringendola forte a se
“Mamma stanotte to figghia sà ddiverte… e tu…” (mamma tua figlia stanotte si diverte e tu…)
“Turi sei sempre il solito aspettaci giù con mamma noi dobbiamo vestirci…”
Interrompo ogni possibile riflessione mentre osservo che il rossore del viso di mamma sembra acuirsi ma, fortunatamente, Turi è già di spalle.

Il silenzio impera per lunghi secondi. Ci vuole un pò per riprenderci entrambe e poi mamma, ancora un po’ frastornata, mi ricorda la tradizione della nostra terra, che vuole che la lingerie della sposa deve essere regalata. E mi porge una culottes in merletto bianco piuttosto trasparente. Sorridendo mi aiuta ad indossarla. Il mio vestito non prevede l’utilizzo di reggiseno, bensì un corpetto, stretto ed un po’ scollato che esalta il mio seno. In chiesa uno scialle coprirà il provocante decolletè.
“mamma ti voglio bene…”
La stretta gonna, cinge il mio corpo, indosso il corpetto finemente lavorato in pizzo di San Carlo e organza. Mamma mi aiuta ma devo trattenere il respiro per favorire il suo allacciare tutti i gancetti della guepiere posti sul davanti. Dall’addome risale lenta, ad ogni gancio le dita sfiorano la mia pelle, trattengo il respiro per agevolare la chiusura dei ganci in prossimità del seno. I capezzoli sono ancora particolarmente gonfi. La sua espressione è dolce, i suoi occhi sono lucidi, il suo respiro diventa un’altra volta intenso. Le dita sostano sul mio seno, il contatto è deciso. Uno sgardo languido e si china per baciare i capezzoli, le labbra sostano sulla delicata pelle, un attimo e la sua lingua li lecca con trasporto.
Mamma intende continuare il mio saffico gioco!
Seguo una sua mano scivolare tra le sue gambe. Una carezza che fa crescere il suo respiro, anche l’altra mano scivola lentamente verso il basso, ma si ferma sul bordo della mia culottes, le dita ne oltrepassano il contorno e rendono tangibile un perverso contatto.
Gemo mentre inizia a masturbare anche me.
Le sue labbra si uniscono alle mie, le lingue giocano delicatamente.
Siamo pervase dal bisogno di due corpi che invocano il rispettivo piacere!
I respiri ci uniscono, la nostra pelle trema, le nostre mani intimamente si cercano, le nostre dita ci fanno impazzire.
Un orgasmo violento, incontrollato, esplode.
Vengo tra le dita di mamma mentre lei gode delle mie.

“….e prometti di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia……”

Salire sulla vecchia e splendida Bugatti di famiglia, così agghindata non è facile. La macchina è alta devo, quindi, alzare il lungo abito, mamma mi aiuta, con cura a raccogliere anche il velo, non voglio che si stropicci, l’abito sale ben oltre il bordo delle bellissime calze bianche, sino a quasi all’orlo della culottes, tutto accentua ancor di più il candore della mie pelle esaltando le mie gambe fasciate dalla bianca seta con la civettuola giarrettiera di color azzurro, anche questa una tradizione.
Anche mamma deve alzare il suo lungo, e stretto, vestito di seta nero, quasi arrivando a scoprire il bordo nero delle calze. Sono belle le cosce tornite che traspaiono. Il suo fascino è ancor più messo in risalto dalla accattivante trasparenza da cui si intravede il prezioso reggiseno, di una raffinata intriganza, che mostra la tonicità di un corpo mantenuto al massimo del suo splendore. Turi alla guida è incapace di distogliere lo sguardo dal corpo di entrambe ed, incrociando il mio, ride sornione, mentre mamma con le gambe accavallate si offre in tutto il suo essere magnifica femmina sicula complimentandosi del mio essere raggiante.
“Concetta oggi sei bellissima”
“Mamma Concetta è sempre bellissima…”

La strada che ci separa dalla chiesa, scarsi 40 km., è abbastanza comoda. Venticinque kilometri di autostrada e poi la vecchia statale, con qualche curva, ci porterà in chiesa. Turi è incapace di distogliere lo sguardo dal corpo di entrambe, i suoi occhi si dividono sulla bella sorella e la conturbante maturità di mamma. Più volte incrocio il suo sguardo interessato dallo specchietto.
Siamo in perfetto orario, il sole ha ormai, quasi, ultimato la sua fase calante, la prima blanda oscurità ci accompagna a lasciare l’autostrada ed immetterci sulla statale che ci porterà al paesello.
La mia mente riaccende ricordi che volutamente ho cancellato. È stata dura doverlo fare. Più volte, la mia debolezza di femmina sola mi portato ad essere vittima di pensieri sconci sul corpo di mio fratello. Quante volte il suo torso nudo è stato motivo dei miei turbamenti notturni. Quante volte ho immaginato il suo corpo avvinghiato a quello di qualche donna mentre fremeva tra le sue braccia, e quante altre volte i mie occhi hanno sostato increduli su quel rigonfiamento che traspariva tra le sue gambe. Quante volte mi sono data della pazza mentre cedevo ad una fantasia perversa e sporca.
E quel suo forte abbraccio ha riacceso un mio perverso desiderio. Il mio cuore batte forte…e un infido calore mi riscalda le cosce.

“….nella buona e nella cattiva sorte….”

“Vi vitti abbracciate… eravati du bedde fimmini…. porche e bottane” (vi ho visto abbracciate… eravate due belle femmine…. porche e puttane)
Turi è diretto nella sua confessione
“…siti du belli fiche… ho sempre voluto fottervi… vi sentiva i notti smaniari suli n’to letto… sintiva i vostri gemiti… sapiti quanti pugnette vi dedicai…” (…siete due belle fiche… ho sempre voluto fottervi… vi ho sentito la notte smaniare sole nel letto… ho ascoltato i vostri gemiti… sapete quante pugnette vi ho dedicato…)
Interdette ascoltiamo la sua confessione, ed ancora più osceno
“avivu a minchia tisa pronta mi vi sborru i supra ma tu ta maritari e poi vidimo, ora però vi vogghiu vidiri ancora… mamma fammi quanto si brava come lesbica, ti piaceva a so lingua tra li cosci” (avevo il cazzo teso pronto a sborrarvi di sopra ma tu ti devi sposare ma poi vediamo… ora però vi voglio vedere ancora… mamma fammi vedere quanto sei brava come lesbica, ti piaceva la sua lingua tra le cosce)
“Turi si nu porcu!” (Turi sei un porco)
Veemente è la mia reazione!
“sugno convinto ca a tutti e dui vi manca nu bellu cazzu” (sono convinto che a tutte e due vi manca un gran bel cazzo)
“pensa a guidare che è tardi”
“la sposa deve farsi aspettare”

Mentre parlo percepisco il respiro intenso di mamma e la sua testa poggiarsi sulla mia spalla. L’espressione del viso conferma l’asserzione del figlio ed è stata incapace di reagire!
Una sua tremula mano percorre lenta la mia coscia, delicatamente si infila sotto il vestito raccolto, prosegue esitante, si insinua lenta alla ricerca di morboso contatto.
Con un fremito mi abbandono alle sue carezze, mentre mamma già strofina le dita sulle mie intima fessura raccogliendo il caldo seme già sparso tra le cosce, per poi portarlo alla sua bocca e leccarlo smaniosa. Inizio a gemere!
Anche la mia mano, contemporanea, viaggia timida sulla sua coscia ed inizia lentamente ad accarezzarla, risale l’interno coscia sino al bordo della leggera gonna. La sollevo e continuo ad sfiorarla sino a percepire l’intenso calore tra l’incrocio delle sue cosce. Le dita lentamente giocano rapite da un morboso piacere. Inizio una carezza lenta, ritmica e continua, sfrego la clitoride, scendo tra le grandi labbra, raccolgo il suo piacere.
“si acussì, belle e bottane” (si così belle e puttane)
Turi ha sguainato, in maniera oscena, il cazzo e mentre guida pesta perverso.
Mamma lentamente avvicina le sue labbra alle mie, la punta della lingua ne percorre i contorni.
Solo per pudore tento di resistere ma invano. La lingua è nella mia bocca calda ed accogliente.
Il corpo stretto dal vestito, blocca ogni mio movimento, inquieta mi assale una irrefrenabile voglia di godere. Non riesco più contenermi.
Mamma mi slaccia il corpetto, che con tanto cura aveva allacciato. Libera i seni, stringe con passione i capezzoli, li lecca con trasporto, tira ancora più su il vestito arrotolandolo meglio sui fianchi, libera il mio corpo prima di possedermi safficamente.
“mi vinni dura a minchia ora ma nesciu i fora e… Concetta varda quantu è rossu!” (mi è diventata dura la minchia ora la tiro fuori e… Concetta guarda quanto è grosso!)
Turi ammira i nostri caldissimi corpi sciogliersi stravolti da un morboso sentimento di amore.
Mamma scivola lentamente ai miei piedi, per facilitagli le carezze sollevo una gamba, la poggio sull’ampio sedile, sono veramente oscena in questa posizione. Le offro la visione completa della mia fica, le grandi labbra aperte e vogliose pronte per la sua lingua. In questa posizione ha di fronte tutto il mio caldo intimo, mi carezza le cosce, stringe i capezzoli, mi priva della culottes e comincia a leccare dedicandosi con molta calma sulla clitoride.
Incrocio le gambe sul suo collo, come una volgare troia, spingo il busto in avanti, agevolo una penetrazione profonda e intima. Colpi lenti e cadenzati mi danno un infinito piacere, sono completamente sua. Completamente eccitata incentivo i suoi movimenti
Mamma libera la lingua tra le mie cosce completamente aperte, trova fa fica bagnatissima.
Le mani sui fianchi spingono la lingua ancora più dentro, prende in bocca il mio sesso, bevendo tutti miei umori, sino all’ultima goccia stringendo tra le labbra la clitoride e stimolandola con delicati colpetti di lingua.
Circondo con entrambe le gambe il suo capo spingendolo ancora di più dentro di me
Sono pronta ad esplodere, vengo come una puttana, una donnaccia che ora vuole godere sempre di più.
“SSSSIIII……”
È violento il mio primo orgasmo, è intensissimo. Un orgasmo incontrollato, anche mamma geme facendomi morire dal piacere. Soddisfo il suo crescente desiderio di venirle in bocca.
“si na grande porca….ora futtiti a to matri…” (sei una grande porca ora scopa tua madre)

Mamma si siede accanto a me, mi bacia appassionatamente, il viso contrito, gli occhi lucidi implorano il suo momento. Ora è il suo turno!
Lascio scorrere le spalline del vestitino, lentamente sulle braccia sino a lasciarla praticamente nuda, solo il reggicalze e le calze nere esaltano un corpo eccitante.
Contemporaneamente comincio a baciarla, piccoli baci sulla fronte, poi sugli occhi, arrivo alla bocca, poggio le labbra, la lingua le circonda, la bacio con passione, un bacio lunghissimo la lingua cerca la sua, la trova vi si avvolge frenetica.
Scivolo sul seno, comincio a leccarglielo a mordicchiarle i capezzoli, sono duri, gonfi.
Mamma scivola lungo il sedile, ed io, a mia volta, scivolo a terra, la guardo lascivamente stesa, le gambe larghe, mi insinuo tra le cosce e comincio a leccarla prima tra le grandi labbra, trovo la clitoride, la stringo tra le labbra, spingo la lingua più dentro che posso.
La mano tra le intime labbra. È un lago, stringo la clitoride tra le dita, sussulta con un gemito sibilato e profondo. La masturbo molto lentamente.
Il suo respiro lentamente cresce, spalanca ancor di più le gambe mentre due dita sono completamente dentro di lei. È fradicia di umori e si muove inquieta.
“MMMMmmmhhhh…” Geme.
Si svincola dalla mia perversione, si solleva, si gira, si mette in ginocchio, mi offre lo splendido culo, vuole che lo lecchi, cosa che faccio eccitata, la lingua penetra nel piccolo buco, lo inumidisce, al primo perverso contatto inarca la schiena, grida, si dimena, gode morbosa.
Senza alcun comando appoggio il medio poi lo infilo, violento, nel culo.
“ssiii… ancora… ti prego… cosìì… mi fai morire”
Scuote la testa in un piacere devastante.
Orgasmi ripetuti ed intensi.
Spingo forte il dito nel culo e con le altre due dita della mano la possiedo.
Ancora un orgasmo ed un altro ancora
Con la lingua riempio la bocca dei suoi umori procurandomi un piacere assurdo.
Mamma è calda, caldissima.
“ssiii vengo minchia che siete brave… mamma hai proprio bisogno di un bel cazzo”
Turi con una mano guida e con l’atra si è masturbato godendo ascoltando i nostri gemiti.

“…..e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita finché morte non vi separi…”

Poi piano piano il respiro si fa meno accelerato, la calma ritorna padrona dei nostri sensi, mancano pochi kilometri alla chiesa.
In assoluto silenzio, ci rivestiamo e mamma mi aiuta ancora una volta a richiudere tutti i gancetti della mia guepiere.
“Chistu è solo l’iniziu…” (questo è solo l’inizio!)

La marcia nuziale si diffonde nel piccolo paesello, la mia espressione è veramente raggiante mentre varco la soglia della chiesa. Lo sguardo dei miei invitati ne è la conferma.
Turi mi cinge il fianco mentre ci avviamo verso l’altare, Mimì in piedi mi sta aspettando, sua madre è accanto a lui.
Turi sussurra
“…si proprio na grande troia… aiu u cazzo tisu e tu vogghio schiaffari in to culo… u vogghiu ora… stasira”(sei proprio una grande troia. Ho il cazzo duro e te lo voglio schiaffare in culo… lo voglio ora… stasera)
“MA CHE DICI?!?”
Un brivido mi sconvolge
“a lui oggi darai la fica a me il resto…”
“stasera voglio fotterti nel tuo bel culo e venire nella tua calda bocca”

“Concetta… figliola… rispondi….”

Don Antonio, sollecita una risposta.

La mia mano sinistra stretta forte forte dal mio promesso sposo, il suo sguardo fisso al mio in trepida attesa, il cuore mi batte forte in gola, le labbra rinsecchite dall’emozione, il corpo ancora devastato dalla eccitazione, tra le gambe gli umori continuano a riscaldarmi le cosce.
I miei occhi cercano mamma, accanto a lei Turi, tutti e due sorridono

“si lo voglio…..”

…“chi è contrario a questa unione parli ora o taccia per sempre….”

Non so perché ma volto per cercare lo sguardo di mia madre e di mio fratello. L’espressione di mamma sembra più di sorpresa che di gioia quello di mio fratello materializza una morbosa sfrontatezza!

“…Mimì puoi baciare la sposa….”

La labbra si uniscono, Mimì incurante dell’essere soli davanti al prete, l’affollata chiesa, la presenza dei suoi, tenta di risucchiare nella sua bocca la mia lingua, un applauso convinto si amplifica nella piccola chiesa, con in sottofondo un brusio che manifesta scalpore e nel contempo incontenibile sorpresa.
Resisto, vergognandomi del suo trasporto, il mio sguardo è emblematico del mio dissenso, ma il piacere che mi procura la sua plastica lingua è intenso. Solo attimi ma intensi.
Sarò predisposta!

Lanci di abbondante riso accolgono la nostra uscita sul sagrato della chiesa. Mimì, è al settimo cielo, mamma è commossa, Turi è alle mie spalle. Siamo pronti per una prima fotografia di gruppo, la confusione impera.
“stringitivi” (stringetevi)
grida il fotografo, Turi approfitta del gran caos, una mano ferma palpa, sfacciato, il mio fondoschiena.
Subisco passiva, è ancora viva la sua confessione bisbigliata, davanti all’altare. Sono ancora intimamente sconvolta e non riesco ad oppormi.
Durante la funzione religiosa ho vissuto tutti gli avvenimenti di questa giornata, prima la intima dolcezza di mamma, a seguire l’esplosione del suo piacere, ed il mio forte coinvolgimento carnale con Turi che, accortasi di quanto sono porca, vuole onorare con me il suo essere maschio siculo.
Continui fremiti hanno attanagliato il mio corpo, mentre davo il mio assenso alla esortazione del prete. Sono riuscita a mascherarli con l’inevitabile emozione del particolare momento.
Ed adesso mentre la forte mano è ben ferma sui miei glutei, con il dito medio che lotta con il tessuto della tretta gonna che ben si oppone alla sua voglia, continua a bisbigliare
“mi fai morire… ti voglio… inculare…”
sono scossa, sinceramente scossa.
Piacevolmente scossa mentre guardo mio marito… Dio come lo amo!
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